lunedì 27 settembre 2021

Scurcola Marsicana Blog compie 2 anni


Chi l'avrebbe mai detto? Il blog dedicato a Scurcola Marsicana che ho creato, quasi per gioco, il 27 settembre del 2019 è arrivato al suo secondo anno di vita e di attività. Nel frattempo c'è stata una pandemia, ci sono stati momenti pessimi ma anche piccole sorprese, ci sono state molte perdite ma anche alcuni ritorni. Ho cercato di portare comunque avanti il mio lavoro di ricerca, di studio e di scrittura come so fare, che forse non è il meglio al mondo, ma è il mio meglio. Il blog è cresciuto e ha permesso a tanti scurcolani, e non solo, di scoprire, conoscere, capire e, soprattutto, recuperare memoria e, con la memoria, anche qualche consapevolezza in più e, spero, un pizzico di senso di appartenenza.

Scurcola Marsicana: dal blog al libro

Attraverso i miei post (quello presente è il n. 191) ho cercato di ricostruire e raccontare piccoli pezzi della nostra storia, quelli che il tempo, forse, ha solo un po' offuscato e lasciato impolverare. Tra le novità più piacevoli, e per me importanti, dell'ultimo anno c'è stata la "trasformazione" di una parte dei contenuti del blog in un testo cartaceo. "Scurcola Marsicana: dal blog al libro" è stato realizzato grazie al fondamentale contributo della Banca di Credito Cooperativo di Roma e, soprattutto, all'iniziativa del presidente Francesco Liberati che non smetterò mai di ringraziare per l'opportunità che ha mi ha concesso e per l'attenzione che continua a riservare a questo blog e al mio lavoro.

Dettaglio (via delle Scuole)

Nel suo secondo anno di vita, Scurcola Marsicana Blog ha continuato a mantenere un numero di lettori che ritengo decisamente importante: circa 27.000 visualizzazioni su un totale (nei due anni) che supera le 58.000. Non avrei mai immaginato che le "minime" vicende scurcolane che riporto nel blog sarebbero riuscite ad attirare tanti lettori. Mi piace anche evidenziare, secondo statistica, i tre post che, negli ultimi 12 mesi, hanno ricevuto più attenzione. Al primo posto c'è, sempre amatissimo, il racconto di "Borgo Pio di Perla, Ancizia e Lillida" visto circa 1100 volte, a seguire la "Lettera al Sindaco che verrà" che sfiora le 1000 visualizzazioni. Al terzo posto ciò che ho scritto per ricordare "La maestra Titina" che ha raggiunto le 800 visite. Questo il "podio" dei post più letti dell'ultimo anno.

Verso la Rocca a primavera

Rimanendo nell'ambito statistico, la maggior parte dei lettori del blog sono, inevitabilmente, italiani. A seguire, Scurcola Marsicana Blog ha attratto lettori che provengono, rispettivamente, da Stati Uniti, Belgio, Paesi Bassi, Francia, Argentina, Norvegia e Germania. Insomma, non so come e non so perché ma ci sono persone che da tanti Paesi del mondo approdano su questo blog. Si tratta, probabilmente, di scurcolani che si trovano all'estero o discendenti di scurcolani che, forse, cercano di mantenere un piccolo contatto con il luogo d'origine e li ringrazio per questo.

Fontanile in via della Vittoria

Numeri a parte, ciò che mi gratifica di più è, come sempre, l'affetto e la considerazione che continuo a ricevere da tanti scurcolani che dimostrano di apprezzare la mia opera di ricerca e di scrittura e che mi offrono spunti degni di approfondimento. A volte è faticoso, a volte anche un po' scoraggiante ma ritengo che continuare, fino a quando possibile, a restituire a chi legge piccoli pezzi delle proprie radici possa condurre a una minuscola eppure utile "rivoluzione culturale". Resto sempre dello stesso avviso: conoscere rende consapevoli, essere consapevoli ci fa sentire responsabili, essere responsabili induce a prendersi cura di ciò che conta e ciò che conta, per tanti, è anche il luogo in cui si è nati e in cui si vive.



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venerdì 24 settembre 2021

Prospero Bonafamiglia di Scurcola, cavaliere dell'Ordine di San Maurizio e Lazzaro nel 1595


Lo scorso mese di aprile ho pubblicato un post dedicato alla prestigiosa famiglia Bonafamiglia i cui rappresentanti, secondo quanto ho potuto ricostruire, vissero a Scurcola nel corso del Cinquecento. Tra i membri dei Bonafamiglia di cui ho rintracciato notizie vi sono: Nicola o Cola Bonafamiglia, di professione notaio, alle dipendenze della potente famiglia Colonna (che al tempo governava le nostre terre fino a poco prima dominio degli Orsini); Fabrizio Bonafamiglia, il cui nome è tuttora leggibile su un portale in pietra lungo via Porta Reale, e, infine, Prospero Bonafamiglia nominato da Pietro Antonio Corsignani nella sua "Reggia Marsicana" [1] quale figlio di Fabrizio, uomo "erudito nei versi italiani e latini" ma anche Cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro.

Ed è proprio sull'appartenenza di Prospero Bonafamiglia all'antico ordine cavalleresco dei SS. Maurizio e Lazzaro che desidero soffermarmi. Prima di tutto ho potuto compiere questa ricerca grazie al valido suggerimento ricevuto dall'avvocato Giacomo Tutinelli il quale, dopo aver letto, via Internet, il mio post sui Bonafamiglia di Scurcola, mi ha contattata per condividere alcune interessanti informazioni in suo possesso. L'avvocato Tutinelli ha compiuto approfondite ricerche per ricostruire il suo albero genealogico e, soprattutto, è impegnato nel rintracciare notizie a proposito della nobile famiglia dei Conti Resta di Tagliacozzo, di cui è discendente. "Nel ricostruire il filo genealogico dei Resta" mi ha spiegato l'avvocato Tutinelli "mi sono imbattuto nel processo di ammissione all'Ordine Mauriziano (1601) di Giovanni Andrea Resta (nato intorno al 1586), da cui risulta che il padre era il cavaliere Gaspare e la madre Olimpia Bonafamiglia di Nicolò e Bartolomea Cucina".

Portone di Palazzo Resta a Tagliacozzo

Giacomo Tutinelli, dunque, nel corso delle sue ricerche, si è imbattuto nel nome di una rappresentante dei Bonafamiglia, per l'esattezza Olimpia, figlia di Nicolò, moglie di Gaspare Resta. Nel documento studiato dall'avvocato si legge: "Similmente la casata de Bonafamiglia in la Scurcola è nobile e principale vivendo nobilmente…". Il nome di Nicolò, padre di Olimpia, potrebbe essere riconducibile a Nicola o Cola Bonafamiglia, scritto in una variante grafica leggermente differente? Non è da escludere. E, se come ritengo, Fabrizio sia figlio di Nicola o Cola, ciò lascia intuire che Olimpia possa essere sorella di Fabrizio e, di conseguenza, zia di Prospero. Oltre ad arricchire di importanti spunti la ricerca attorno ai Bonafamiglia, l'avvocato Tutinelli mi ha rivelato che nel documento storico da lui consultato vi è anche un accenno allo stemma dei Bonafamiglia costituito da "un pellicano in campo azzurro". Sarebbe splendido rintracciare la presenza di questo emblema in qualche luogo di Scurcola ma, al momento, non mi sembra esista nulla del genere nel nostro paese.

Oltre a tali preziose, e finora ignote, informazioni sui Bonafamiglia, l'avvocato Tutinelli mi ha fornito un utilissimo consiglio: richiedere all'archivio storico dell'Ordine Mauriziano una copia digitale del processo di ammissione di Prospero. Ho seguito l'indicazione ricevuta e ho preso contatto con l'archivio in questione. In questo modo ho potuto leggere le pagine originali, stilate nel 1595, della cosiddetta "prova di nobiltà" di Prospero Bonafamiglia. Purtroppo le prime facciate del fascicolo sono pesantemente danneggiate e quasi del tutto illeggibili ma, fortunatamente, le successive risultano in condizioni migliori. Vale la pena ricordare che l'Ordine "arruolava" prevalentemente uomini nobili ma anche persone che non avevano alcun titolo, come i Bonafamiglia, potevano chiedere di entrare a farne parte. In caso di accettazione, l'Ordine conferiva la nobiltà personale di cavaliere che, però, non era trasferibile né a figli né ad altri familiari. Solo nel caso in cui la carica fosse stata rivestita per tre generazioni consecutive, la nobiltà poteva radicarsi nella famiglia e divenire ereditaria.

Una delle pagine danneggiate del fascicolo

La "prova di nobiltà" di Prospero è rappresentata, tecnicamente, dalle deposizioni di alcune persone che attestano le sue autentiche origini cristiane e la specchiata onorabilità della famiglia di provenienza. Leggendo documenti così antichi e così speciali, confesso di aver provato un'immensa emozione. Credo di essere la prima scurcolana ad aver consultato il fascicolo storico (seppur in versione digitale) relativo al tentativo di ingresso nell'Ordine cavalleresco dei SS. Maurizio e Lazzaro di un concittadino vissuto più di 400 anni fa. Fin dalla prima pagina si evince la richiesta all'autorità preposta di concedere "l'habito dei Santi Maurizio et Lazzaro di grazia a Prospero Bonafameglia dalla Scurcola" e, soprattutto, dettaglio rilevante, "dispensando sopra la sua minorità" [minore età, ndr]. Anche dalle testimonianze successive, infatti, si evince che nel 1595 Prospero avesse intorno ai dieci o undici anni. Ciò lascia intendere che fosse nato attorno al 1585. Era ancora un bambino (un "putto", si legge nel documento) e, per questa ragione, viene facile ipotizzare che il suo ingresso nell'Ordine mauriziano sia legato prevalentemente alla volontà di suo padre Fabrizio il quale, forse, mirava ad ottenere, nell'arco di tre generazioni, un titolo di nobiltà per la sua famiglia.

Philippus Britius e Marcellus Paradisus sono gli "inquisitori" incaricati di recepire le informazioni necessarie ad attestare la "prova di nobiltà" di Prospero Bonafamiglia. Le testimonianze trascritte e firmate sono quelle di Scipione Belpiano di Napoli, Mario Colonna, Domenico Alissandri, Lucio Montano Abbate di Sant'Angelo e Gialonardo Lombardo. Da tutte le deposizioni si ricava che Prospero è figlio legittimo e naturale di Fabrizio Bonafamiglia e, dettaglio finora ignoto, di Elisabetta Francioni, sua madre. Rispetto alle famiglie di provenienza, nella deposizione dell'Alissandri, si legge: "i Bonafamiglia sono principali nella scurcula e molto facultosi e il padre è stato molti anni erario di casa Colonna" mentre dei Francioni si legge che sono di Roma e sono "boni cristiani". Un'altra caratteristica che si rileva da ogni testimonianza è legata alle origini dei Bonafamiglia che non hanno discendenze legate a "giudei, marrani o altre genti infedeli ma da cristiani antichi cattolici e fedeli". Il Lombardo, da parte sua, attesta: "Fabrizio ha esercitati governi per più lochi e sempre si è portato bonariamente né mai ha fatto arti meccaniche né mai ha fatto vigliaccherie né mai è stato urtato da alcuna infamia".

Porzione di testo deposto da Lombardo

In sostanza, dal documento che ho potuto leggere, si ricavano nuove e importanti informazioni: che nel 1595 Prospero fosse solo un bambino di dieci o undici anni, che sua madre si chiamasse Elisabetta Francioni ed era di Roma, che Fabrizio, erario dei Colonna, non ha mai esercitato "arti meccaniche" (lavori manuali). Per diventare cavaliere dell'Ordine mauriziano, inoltre, era fondamentale non avere discendenza ebraica, né essere marrani (ebrei convertiti), né infedeli (musulmani). Prospero aveva tutte le caratteristiche necessarie per diventare cavaliere, eppure da un altro documento, il "Registro di ammissione alle prove", si ricava che in questo frangente, ossia nel 1595, Prospero non venne ammesso nell'Ordine. In base a un appunto, probabilmente vergato molto più tardi, allo scurcolano Prospero Bonafamiglia l'abito mauriziano sarebbe stato assegnato solo l'8 marzo 1611. Tale data, però, confligge con altre essenziali e fondate notizie. In primis con quanto esplicitato in un libro intitolato "Istoria dell'Ordine equestre dei SS. Maurizio e Lazzaro" [2] da cui risulta che Prospero entrò a far parte dell'Ordine proprio nel 1595. In seconda istanza, l'esistenza del libro scritto da Prospero, "Sacra historia della santissima Sindone di Christo" [3], pubblicato per la prima volta nel 1606, in cui egli si definisce ufficialmente "romano, Cavaglier delli SS. Mauritio e Lazaro". Immagino che Prospero non potesse auto-attribuirsi un titolo tanto prestigioso in maniera abusiva per cui sono indotta a ritenere che la data riportata nel "Registro di ammissione alle prove", ossia l'8 marzo 1611, non sia corretta.


Note:
[1] Pietro Antonio Corsignani, "Reggia Marsicana", Napoli, Parrino, 1738, p. 484.
[2] Giovanni Battista Ricci, "Istoria dell'Ordine equestre dei SS. Maurizio e Lazzaro col Rolo de' Cavalieri e Comende", Torino, Stampa di Gio. Francesco Mairesse all'Insegna, 1714.
[3] Prospero Bonafamiglia, "La Sacra historia della Santissima Sindone di Christo Signor Nostro. Raccolta in compendio da gravi Auttori per Prospero Bonafamiglia romano, Cavaglier delli SS. Mauritio e Lazaro. Con una pia essortatione. All'illustrissima Archiconfraternità del Santo Sudario di Roma", Luigi Zanetti in Roma 1606 & ristampata in Torino appresso i FF. de' Cavaleris, 1608.

***

Ringrazio sentitamente l'avvocato Giacomo Tutinelli che, pur non conoscendomi, con estrema gentilezza, e comprendendo il senso delle mie ricerche su Scurcola, ha deciso di fornirmi informazioni molto rilevanti. A lui devo le "scoperte" legate alla figura di Prospero e altri fondamentali dettagli circa i Bonafamiglia di Scurcola.


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lunedì 20 settembre 2021

Nel 1871 lo studioso tedesco Ferdinand Gregorovius visitò Scurcola


Tra i grandi personaggi che, nel tempo, hanno visitato e conosciuto Scurcola, oltre al pittore e viaggiatore inglese Edward Lear, di cui ho già scritto, vi è anche lo storico tedesco Ferdinand Gregorovius (1821-1891). Il resoconto della sua esperienza di viaggio è incluso in "Wanderjahre in Italien", un'opera in cinque volumi che raccoglie le descrizioni degli itinerari italiani che Gregorovius percorse tra il 1856 e il 1877. La parte dedicata alla scoperta dell'Abruzzo è inclusa nel volume 2, all'interno del capitolo "Una settimana di Pentecoste in Abruzzo" risalente al 1871. "Wanderjahre in Italien" è stato tradotto e pubblicato in Italia nel 1907, versione dal tedesco di Mario Corsi, col titolo di "Passeggiate per l'Italia" [1]. L'incipit del racconto del viaggio abruzzese di Ferdinand Gregorovius è piuttosto curiosa: "Dopo un inverno faticoso, l'amico Lindemann [si tratta del pittore tedesco Karl Lindemann-Frommel, ndr] ed io volemmo concederci lo svago di una gita, durante la settimana di Pentecoste, nel selvaggio ed ancora così poco noto Abruzzo".

Frontespizio di "Passeggiate per l'Italia" (1907)

Nel 1871 la nostra terra era considerata ancora "selvaggia" e, anche per questo, poco visitata o poco visitabile. Quando lo storico, al tempo già cinquantenne, decise di avventurarsi in Abruzzo, il territorio marsicano si presentava ancora dominato dalla presenza del Lago Fucino che lo stesso Gregorovius riuscì a vedere seppur già parzialmente ridotto nelle sue dimensioni dai lavori di prosciugamento che Alessandro Torlonia stava conducendo. Lo studioso tedesco non è concorde con chi spera di trarre nuove terre coltivabili cancellando il grande lago: "sarà distrutta così una grande opera naturale, e l'Italia sarà vedovata per sempre di una meraviglia della natura, di uno dei più fulgidi suoi gioielli. Io non so assuefarmi all'idea che questo solenne lago, che per migliaia e migliaia d'anni ha specchiato nelle sue acque questi monti severi e maestosi, debba scomparire per sempre". Gregorovius descrive il canale scavato per far defluire le acque, i Cunicoli di Claudio e, presso Trasacco, dove le acque del lago sono ancora visibili, veleggiare ancora delle "oscure barche".

Il Lago Fucino prima del prosciugamento

Poi Gregorovius, accompagnato dall'amico pittore, decide di visitare il campo di battaglia dell'epico scontro del 1268 tra Corradino di Svevia e Carlo d'Angiò anche se per lui, tedesco, quel campo è solo "di Corradino". È primavera e i due viaggiatori si muovono di buon mattino. Gregorovius si avvicina al luogo della battaglia e compie delle riflessioni: "La battaglia è chiamata con vari nomi dai cronisti del tempo, di Tagliacozzo, di Alba, di Campo Palentino, della Scurcola. Anche Dante dice: e là da Tagliacozzo / ove senz'arme vinse il vecchio Alardo. Questo prova soltanto che Tagliacozzo al tempo di Dante era il luogo più importante dei dintorni, mentre Scurcola era un piccolo castello dipendente da Alba, e del quale appena si conosceva il nome. Indubbiamente la battaglia dovrebbe prender nome dalla Scurcola, perché il Campo Palentino, che Carlo in alcuni documenti indica come luogo dello scontro, si trova esattamente sopra Scurcola".

Ruderi dell'abbazia ai primi del Novecento

Poco oltre scrive: "Due passi ancora, e siamo di fronte a neri avanzi di mura e di pilastri, ultimi resti dell'abbazia di S. Maria della Vittoria". Ho già raccontato del triste destino dell'Abbazia cistercense di S. Maria della Vittoria voluta da Carlo I d'Angiò che andò distrutta, probabilmente, già a partire dalla metà del Trecento. I due visitatori si addentrano nel borgo di Scurcola, "labirinto di strettissime strade il dorso roccioso del monte, la cui pietra serve in parte di selciato alle vie" […] "Tutto il paese è come il monumento dell'antica battaglia. Si leggono con strano stupore i nomi storici di queste sporche e strette viuzze: Via Carlo d'Angiò, Via Corradino, Via Ghibellina. Gli abitanti stessi sembrano viventi tradizioni di quell'avvenimento…". Un sacerdote li conduce nella Chiesa della Madonna della Vittoria e fa ammirare loro la statua della Madonna, di cui il Gregorovius non sembra apprezzare le corone d'oro donate nel 1757 ("si ebbe il barbaro gusto di coronare con due laminette d'oro le due teste delle immagini"e il tabernacolo ligneo che la conteneva, ("ornata d'immagini ben conservate e di ottima esecuzione, rappresentanti la crocifissione di Cristo ed altre scene bibliche").

Stemma attuale di Scurcola Marsicana

A seguire, i due visitatori scendono nella parte bassa di Scurcola. Si fermano in Piazza del Municipio, divenuta, più tardi, Piazza Umberto I, di fronte allo stemma di Scurcola (un ponte con cinque gigli) e all'iscrizione Domus Universitatis Scurculae. "Il sindaco del luogo [nel 1871 era Gaetano De Giorgio], un distinto e solenne vecchio dalla lunga barba grigia, mi disse che quello stemma aveva origine dal Castrum S. Marie in Pontibus, che una volta i Templari avevano posseduto presso il Ponte del Salto; questo dev'essere quel Castrum pontium dove risiedette Corradino". La gita degli amici tedeschi continuerà verso Tagliacozzo ma, prima, Ferdinand Gregorovius compie una sorta di orgoglioso e malinconico elogio del giovane Corradino, sconfitto nella battaglia di Scurcola. "I grandi imperatori svevi stanno solennemente al culmine della nostra storia, e ne rimarranno le più eroiche figure, finché duri la memoria tedesca".


Note:
[1] Ferdinand Gregorovius, "Passeggiate per l'Italia", vol. 2, trad. Mario Corsi, U. Carboni, Roma, 1907.



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mercoledì 15 settembre 2021

Il portone cinquecentesco con simboli francescani della Chiesa di Sant'Antonio


Tra gli innumerevoli gioielli artistici che la Chiesa di Sant'Antonio di Scurcola Marsicana conserva, vi è lo splendido portone cinquecentesco decorato con alcuni simboli francescani. Si tratta di un'opera scultorea in legno di sambuco che si è mantenuta nei secoli. Presumibilmente il bel portone a due ante della nostra Chiesa risale agli anni in cui i francescani giunsero a Scurcola per fondare il Convento. A testimoniarlo lo storico Francesco Bordoni (1595-1671), il quale, nella sua Cronologia dell’Ordine Francescano [1], spiega che nel 1506 il Vescovo Giacomo Maccafani (1471 c.-1530) decise di concedere la Chiesa di Sant'Antonio ai Minori Francescani per realizzare un Convento. È quindi intuibile che la chiesa esistesse già prima del 1506 anche se un'iscrizione (anch'essa francescana), incisa nella lunetta dell'antico portale in pietra, originariamente situato presso la duecentesca Abbazia di Santa Maria della Vittoria, riporta l'anno 1518 ad attestare la presenza dei minori francescani a Scurcola almeno da questa data.

Anta destra e anta sinistra del portone francescano

Il portone francescano della Chiesa di Sant'Antonio, dunque, dovrebbe risalire a tale periodo: ciò significa che ha più di cinquecento anni. Le due ante che lo compongono sono decorate da preziosi intagli: ogni anta è ripartita in tre riquadri, ogni riquadro contiene una decorazione e alcune sono connesse all'ordine di San Francesco. Nell'anta di destra, partendo dall'alto, abbiamo il simbolo più rappresentativo dell'ordine francescano, quello composto da due braccia incrociate, uno ignudo e l'altro vestito dal saio: essi rappresentano il braccio di Gesù Cristo e quello di Francesco a indicare la conformità del Santo di Assisi a Cristo. Nel riquadro sottostante ci sono due animali fantastici che si affrontano, potrebbero essere due draghi o due grifoni posti ai lati di un'anfora. Il riquadro in basso, invece, accoglie un fiore stilizzato all'interno di una cornice a fasce.

Simbolo francescano con due braccia

Per quanto riguarda l'anta di sinistra, sempre partendo dal pannello più in alto, abbiamo la figura scolpita di Sant'Antonio da Padova (vedi foto di apertura del post) con il giglio tra le mani, il Santo è racchiuso all'interno di un clipeo decorato da foglie di varia foggia. Appena sotto è collocato il noto trigramma cristiano IHS legato, come più volte ho fatto rilevare, anche alla figura di San Bernardino da Siena, amatissimo predicatore francescano che, secondo la tradizione, passò a Scurcola nel 1438 lasciando la sua "bastoncella", una sorta di "reliquia laica" conservata dalla Confraternita a lui dedicata. Infine, nell'ultimo riquadro, in basso, è stato scolpito un altro fiore dalle fattezze leggermente diverse rispetto a quello dell'altra imposta.

Trigramma IHS

Oggi il bellissimo portone francescano non è più visibile dalla strada Tiburtina, che passa a pochi metri dall'ingresso della Chiesa di Sant'Antonio. Diversi anni fa, infatti, per proteggerlo dalle intemperie, dai gas di scarico delle vetture e, forse, anche da potenziali azioni vandaliche, è stato deciso di installare una controporta di legno di fattura molto semplice, quella che attualmente si vede passando davanti alla Chiesa.

Facciata chiesa di S. Antonio
(dipinto di Ferdinando Cicchetti)

L'antico portone francescano dei primi del Cinquecento, come intuibile, si trova poco oltre. Esso, fortunatamente, è stato sottoposto a un importante intervento di restauro alcuni anni fa. C'è una sola pecca: la Chiesa di Sant'Antonio, che nel 2019 è stata ritenuta "meritevole del riconoscimento dell'interesse culturale al fine della conservazione e della tutela del Bene" (come da provvedimento del Presidente della Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale, arch. Stefano D'Amico), è perennemente chiusa e diviene complicato per i fedeli o per i visitatori poter ammirare un oggetto così antico e pregevole.


Note:
[1] Francesco Bordoni, "Historia Tertii Ordinis S. Francisci. Cronologium fratrum et sororum Tertii Ordinis S. Francisci tam Regularis quam Secularis", Parma, Typus Marij Vignae, 1658.

***

Integrazione al post a seguito del messaggio ricevuto
dal dott. Ernesto Andreoli che riporto di seguito:

Per anni ho frequentato la Chiesa di S. Antonio e conoscevo la situazione di degrado dei portoni. Nel 2008 i cinquantenni di Scurcola (alcuni, non tutti) si sono proposti per l'organizzazione della festa dei Santi Patroni Antonio e Vincenzo con l’intento, pubblicamente dichiarato, di devolvere i proventi della lotteria, e le eventuali economie della festa, proprio al recupero dei portoni. Abbiamo contattato, in accordo con le Autorità Comunali e il Parroco, la Sovrintendenza che ci ha autorizzato e ci ha fornito le indicazioni per il restauro, indicando anche la Ditta idonea allo scopo.

Il lavoro è stato realizzato con grande professionalità dalla ditta Carnicelli con la fornitura di tutta la documentazione ante e post restauro. Il costo è stato di circa 12.000,00 euro. In quella stessa occasione abbiamo provveduto al restauro del portone di protezione dei portoni artistici e del portone laterale, comunemente utilizzato quale accesso alla Chiesa. Contestualmente abbiamo dotato di idonei servizi igienici la Sacrestia.

Per completezza di informazione ricordo che anche altri Comitati di Festeggiamenti hanno devoluto gli avanzi economici alla conservazione o dotazione di quanto utile e necessario per il buon funzionamento della Chiesa di S. Antonio. Che tristezza la sua frettolosa chiusura nell'ottobre del 2016!

***

Ringrazio Franco Farina che mi ha permesso, gentilmente, di utilizzare le sue fotografie del portone ligneo della Chiesa di Sant'Antonio di Scurcola Marsicana per completare e arricchire il post.




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venerdì 10 settembre 2021

L'antica meridiana di Scurcola Marsicana


A Scurcola esiste ancora un'antica meridiana e immagino che molti l'abbiano notata. Si trova sulla facciata della Chiesa della SS. Trinità, a destra rispetto all'ingresso principale. Dell'antico strumento di misura del tempo che, suppongo, sia stato utile agli scurcolani per almeno tre secoli, oggi, restano solo pochissime, lievi tracce. In ogni caso i segni della nostra meridiana sono tuttora visibili e potrebbero essere utilizzati per restaurarla e renderla di nuovo riconoscibile ed evidente. Per capire meglio quale sia stata (e possa ancora essere) la funzione di un orologio basato sui movimenti del sole, ho consultato il prof. Cesare Lucarini, grande appassionato della misurazione del tempo oltre che esperto realizzatore di meridiane: una è presente accanto all'ingresso del suo palazzo.

Meridiana realizzata da Cesare Lucarini (via Porta Reale)

Cesare, oltre a un'interessante fotografia che mostra la meridiana come era prima che venisse ripulita la facciata della Chiesa, ha messo a mia disposizione alcune pagine dei suoi appunti personali relativi alla misurazione del tempo. Dalle note stilate da Cesare Lucarini, ho appreso che, agli albori della civiltà, gli uomini dividevano il giorno nell'alternanza di periodo di luce (da dedicare alle attività umane) e periodo di buio (da dedicare al riposo). La suddivisione in due parti della durata del giorno è denominata temporale o temporaria e, in considerazione del fatto che la durata dell'ora diurna è diversa da quella notturna (in base al procedere dei mesi e delle stagioni), le ore non hanno tutte la stessa durata e quindi il sistema temporale (o temporario) è chiamato anche a ore diseguali.

La meridiana di Scurcola prima della ripulitura della facciata

Il giorno chiaro, secondo questa logica, viene ripartito in 12 ore: ora prima, ora seconda, ora terza, ecc. L'ora sesta rappresenta il mezzogiorno mentre l'ora dodicesima è il tramonto. Tale meccanismo è stato alla base della misurazione del tempo per molti secoli: era in uso al tempo di Gesù ma anche all'epoca di Dante (XIII-XIV sec.) che lo utilizza nella sua "Divina Commedia". La meridiana di Scurcola, come si evince dagli appunti del prof. Lucarini, è un orologio solare verticale a ore diseguali. Esso era dotato di uno stilo (gnomone) perpendicolare al quadro, il cui punto terminale stabiliva l'ora grazie alla sua ombra. Il "quadrante" della nostra meridiana era suddiviso quindi in settori: "le ore 0 e 12 sono parallele all'orizzonte e rappresentano il sorgere e il tramontare del sole", scrive Cesare. E, infatti, ancora oggi si nota ciò che resta delle linee che un tempo ripartivano la meridiana di Scurcola.

Posizione della meridiana

La chiesa cristiana, fin dalle sue origini, ha ripartito la giornata in base a quelle che vengono chiamate "ore canoniche", un criterio ereditato dall'uso ebraico di recitare le preghiere a orari precisi. La formalizzazione delle "ore canoniche" (diseguali) avvenne nell'anno 525 da parte di San Benedetto (hora canonica benedettina) che compose il primo ufficio di preghiere delle ore, così da poter organizzare i tempi della preghiera, del lavoro e del riposo della sua comunità monastica. Le ore del giorno, anche nella ripartizione "canonica", sono sempre dodici ma visivamente si segnalano solo quelle da dedicare alla preghiera: prima (sei del mattino) terza (nove del mattino), sesta (mezzogiorno), nona (alle quindici) e duodecima (vespri al tramonto). Quindi gli orologi solari basati sulle "ore canoniche" indicano, in maniera a volte anche un po' rudimentale, solo le ore predisposte per la preghiera. La suddivisione è essenziale e segna la prima, la terza, la sesta, la nona e la duodecima. Su tale ripartizione si basavano anche i meccanismi degli orologi meccanici del XV-XVI secolo i cui rintocchi richiamavano proprio le ore canoniche: al mattino 3 rintocchi (prima), 2 rintocchi (terza), 1 rintocco (sesta); al pomeriggio 2 rintocchi (nona) 3 rintocchi (vespro), 4 rintocchi (compieta - notte)

Esempio di orologio solare
Hora canonica benedettina (dal web)

Sicuramente l'orologio solare presente sulla facciata della Chiesa della SS. Trinità è stato realizzato dopo il 1583, anno in cui l'edificazione della chiesa venne terminata. Come ho già scritto diverso tempo fa, a Scurcola, fino agli inizi del Novecento esisteva, in zona Corte Vecchia, una torre dotata di orologio meccanico (probabilmente installato nei primi dell'Ottocento). Credo di poter asserire, senza allontanarmi troppo dal vero, che prima dell'arrivo di un orologio "moderno", in tanti a Scurcola abbiano continuato a misurare le ore del giorno e della notte sia con l'ausilio degli immancabili rintocchi di campana, sia con il supporto della meridiana magari continuando a dividere il tempo in ora terza, ora sesta e via dicendo.

***

Ringrazio sentitamente il prof. Cesare Lucarini che ha ha messo a mia disposizione le sue utilissime note tecniche sulla misurazione del tempo, le sue conoscenze pratiche e, in generale, la sua attenzione nei riguardi del lavoro che conduco attraverso il blog. Grazie a lui ho potuto descrivere la meridiana di Scurcola, sperando che possa essere presto recuperata e valorizzata.



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domenica 5 settembre 2021

La croce degli amici della montagna di Scurcola Marsicana sul Costone


Qualche tempo fa Antonio Gabrieli ha segnalato, via social, la presenza di una targa molto particolare che si trova sul Costone (montagna tra i comuni di Rocca di Mezzo, Rocca di Cambio e Borgorose), una cima denominata anche Vena Stellante. La targa metallica riporta questa dicitura: "Gli amici della montagna di Scurcola Marsicana 1-8-1990". Antonio non immaginava di trovare il nome di Scurcola su una montagna che, pur rientrando nel territorio del Parco Naturale Regionale Sirente Velino, non è così prossima al nostro paese: "è stata una bella sorpresa. Bella perché comunque è stato come trovare un pezzo del tuo paese così in alto e così lontano da casa... un po' come quando, all'estero, incontri un compaesano", mi dice Antonio. Personalmente questo episodio mi ha intrigato molto e, spinta dalla mia solita curiosità, ho provato a ricostruirne la storia.

La targa sulla croce del Costone

L'unica persona che poteva offrirmi qualche delucidazione in merito era Romeo Nuccetelli, indicato fin da subito come uno dei fautori dell'impresa del Costone. Sono riuscita a "intercettarlo" e a raccogliere il suo racconto. Prima di tutto Romeo mi ha spiegato che il gruppo degli "amici della montagna di Scurcola Marsicana" che hanno installato la croce sul Costone e hanno posto la targa segnalata da Antonio sono: Stefano Garzia, Fernando Di Pietro, Raffaele Silvestri e lui stesso, Romeo Nuccetelli. Tutti grandi appassionati di montagna e di lunghe camminate sulle alture dei nostri territori e non solo.

La croce sul Costone

Nell'estate del 1990, i quattro amici erano saliti sul Costone, o Vena Stellante, e stavano facendo colazione in vetta. "Ho notato, a qualche decina di metri da dove ci trovavamo, una vecchia croce che era stata probabilmente divelta e buttata per terra", mi spiega Romeo. I quattro parlarono tra di loro e, nell'arco di poco, si trovarono tutti d'accordo nel voler restituire una croce a quella montagna. Romeo, Stefano, Raffaele e Fernando, una volta tornati a Scurcola, si sono adoperati per concretizzare il loro progetto. Nell'arco di poco tempo, presso l'officina di Stefano Garzia, hanno costruito una croce in acciaio inossidabile. Quindi, a distanza di poco, l'hanno trasportata verso il Costone.

"Fino a Campo Felice siamo andati in macchina" continua Romeo "dal Rifugio Sebastiani ci avevano promesso un aiuto per trasportare la croce fino alla sommità del Costone, ma poi rifiutarono. Quindi ci siamo arrangiati da soli: io e Raffaele abbiamo sollevato la croce mentre Stefano e Fernando, con gli zaini, portavano tutto l'occorrente per installarla: cemento, acqua e attrezzi vari". Nella circostanza era salito con loro anche Achille Garzia, figlio di Stefano, che ha girato un video (che non ho visto). Dopo un'ora e mezza di salita, i quattro scurcolani sono giunti a destinazione. Hanno iniziato a lavorare e, nell'arco di un'altra ora, la croce era lì dove tutti gli escursionisti possono ammirarla ancora oggi.

La croce con targa

"Poco dopo aver impiantato la croce" mi spiega Romeo "abbiamo visto arrivare sulla cima del Costone un frate con una decina di persone. Ho immediatamente immaginato che Fernando Di Pietro, profondamente credente, avesse organizzato tutto: difficile, in quella circostanza, ipotizzare una coincidenza. Il frate ha celebrato una breve messa e ha benedetto la croce". I quattro hanno poi voluto ricordare la loro impresa apponendo la targa che Antonio ha fotografato, "Gli amici della montagna di Scurcola Marsicana 1-8-1990", senza esplicitare i nomi di nessuno di loro. "Murata sotto la croce" conclude Romeo "c'è una bottiglia che contiene un foglio con i nostri nomi". Una bottiglia che sta lì, nascosta tra i sassi e la terra, a perenne ricordo di ciò che quattro scurcolani, amici della montagna, decisero di compiere ormai più di 30 anni fa.

***

Tutte le fotografie che corredano il post sono di Antonio Gabrieli che ringrazio per aver deciso di condividerle con me e, quindi, offrirmi lo spunto per un'altra storia scurcolana da raccontare. Ringrazio Romeo Nuccetelli che, ancora una volta, ha avuto la pazienza di dedicarmi un po' del suo tempo e i suoi ricordi.
 


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