lunedì 30 settembre 2019

La struggente bellezza di Palazzo Vetoli


Palazzo Vetoli è uno spettacolo. Persino nella sua fatiscenza, nel suo declinante abbandono. Un palazzo spesso vagheggiato dagli scurcolani che, almeno negli ultimi quaranta anni, non hanno potuto vederlo: i vecchi proprietari consentivano l'ingresso a pochi. Un palazzo che però è sempre lì, a sovrastare un lato della piazza, coi suoi tre grandi finestroni. Per tanti Palazzo Vetoli è nei racconti di genitori, zii o persino nonni che nell'elegante sala in stile Liberty hanno ballato da ragazzi, fino agli anni '70. Poi, per un paio di generazioni, quella sala e il resto del palazzo sono divenuti inaccessibili. Molti hanno potuto solo immaginarlo. Almeno fino a quando, in occasione della Giornata Nazionale dei Borghi Autentici 2019, le porte di Palazzo Vetoli sono state finalmente aperte.


Due unità separate, ormai. Due proprietari diversi. Il progetto di recupero, però, pare comune: restituire Palazzo Vetoli a Scurcola e agli scurcolani. Ed aprirlo anche a chiunque abbia voglia e interesse ad ammirarlo e utilizzarlo come spazio di incontro gastronomico ma soprattutto culturale e artistico. Progetti che richiederanno tanto impegno, economico e umano, ma che potrebbero portare questo magnifico palazzo signorile a divenire il centro pulsante di un paese, Scurcola, che per tanti versi appare ormai svilito e ripiegato su se stesso.


Daniela Falcone da una parte, Vincenzo Nuccetelli con i suoi soci di Osteria Futuro dall'altra mostrano indubbiamente un immenso coraggio. Il coraggio, misto forse a una piccola dose di incoscienza, di chi desidera costruire qualcosa di importante per sé ma anche per il paese, il coraggio di chi vuole scommettere su una visione nuova e differente di cosa si è e di cosa di può tentare di essere. Forse Daniela e Vincenzo sono dotati del dono di immaginare e desiderare qualcosa che a tanti potrebbe apparire folle o del tutto inutile. Ai disfattisti, e a Scurcola ce ne sono tanti, voglio solo chiedere un po' di pazienza poiché, ne sono certa, il progetto di rilancio di Palazzo Vetoli ha un senso profondo e rivoluzionario e, con il tempo, troverà la sua meritatissima realizzazione.



Puoi leggere questo post gratuitamente e senza pubblicità. Se ti è piaciuto e ritieni di voler incoraggiare il mio lavoro di ricerca e di scrittura, puoi sostenermi facendo una donazione tramite PayPal (PayPal.Me/mariatortora) o IBAN IT95Q0832740790000000004341.

venerdì 27 settembre 2019

Virgilio jo scarparo


Virgilio è morto pochi giorni fa. Lui è stato per decenni "jo scarparo" di Scurcola. E per "scarparo" si intendeva che Virgilio le scarpe le vendeva e le riparava pure. La sua bottega, perché di bottega è meglio parlare, si trovava lungo Corso Vittorio. Coi suoi grandi baffi scuri e gli occhi svelti, Virgilio ha scelto e consigliato scarpe a migliaia di persone nel corso della sua vita.

Con la sua dipartita un'altra bottega di Scurcola chiude per sempre. Perché di "scarpari" a Scurcola ormai non ce ne sono più: nessuno vende scarpe e nessuno le ripara. Piccoli, inestimabili frammenti umani e artigiani che si perdono senza che nessuno sembri accorgersene davvero.

Puoi leggere questo post gratuitamente e senza pubblicità. Se ti è piaciuto e ritieni di voler incoraggiare il mio lavoro di ricerca e di scrittura, puoi sostenermi facendo una donazione tramite PayPal (PayPal.Me/mariatortora).

Perché un blog dedicato a Scurcola Marsicana?


La risposta più immediata è: perché nessuno l'ha mai fatto prima. Ma, a pensarci bene, questa non è l'unica motivazione. Un blog su Scurcola Marsicana serve. A me, in primis. Serve a raccogliere una quantità importante di informazioni, curiosità, storie, dettagli e immagini che, altrimenti, non avrebbero altra destinazione se non una sorta di raccolta privata e personale di documenti, foto e racconti che diletterebbe me e pochi altri. Un blog serve a condividere quel che imparo e quel che già so sul mio paese e quel che altri, più bravi di me, hanno saputo raccogliere e descrivere prima di me. Perché tanto rischia di perdersi fagocitato dal tempo, dall'indifferenza e dalla dimenticanza. E non possiamo permettercelo.


Puoi leggere questo post gratuitamente e senza pubblicità. Se ti è piaciuto e ritieni di voler incoraggiare il mio lavoro di ricerca e di scrittura, puoi sostenermi facendo una donazione tramite PayPal (PayPal.Me/mariatortora).

Il filosofo Antonio Rocco tra “Le Glorie degli Incogniti” (1647)

Siamo nella Venezia del Seicento, la città più cosmopolita della penisola. Giovanni Francesco Loredan ha solo 27 anni quando, da giovane no...