giovedì 15 febbraio 2024

Quando a Scurcola si celebrò la giornata contro le bestemmie e i turpiloqui

Scurcola Marsicana negli anni Venti

Il 13 Maggio del 1926, a Scurcola Marsicana, fu celebrata la “Giornata anti blasfemia”. A dar conto di quanto avvenne circa un secolo fa è la gazzetta settimanale “Abruzzo-Molise” [1] pubblicata a Rochester, Stato di New York, e diretta dall’immigrato luchese Vincent Massari. A pagina 7, quella dedicata alle “Cronache degli Abruzzi e Molise”, si trova un articolo che racconta quanto avvenuto a Scurcola nel corso di quella particolare giornata di cui, ritengo, non ci sia rimasta alcuna memoria.

Ad aprire l’articolo vi è il riferimento a una data: “Giovedì 13 corrente”. Si potrebbe pensare al 13 Giugno (considerando la data di pubblicazione della gazzetta) ma, in realtà, dopo aver compiuto qualche verifica, ho constatato che si sarebbe trattato del 13 Maggio 1926. Un giovedì, per l’appunto. Ebbene, come si legge, la “Giornata anti blasfemia” era stata preceduta da "una preparazione spirituale di tre giorni, attraverso un triduo in cui tenne il pergamo il rev. padre Vincenzo da Scifelli": vuol dire che l’omelia, durante la messa, fu tenuta da padre Vincenzo che veniva da Scifelli, frazione di Veroli, nel frusinate.

La mattina del 13 le note del concerto musicale di Luco nei Marsi dettero il segnale della festa. Alle otto vi fu pontificale [messa solenne, NdR] celebrato da mons. Bagnoli, vescovo dei Marsi, instancabile organizzatore di queste feste religiose e sociali insieme, di cui disse in mirabile analisi il carattere e gli scopi. […] Verso le dieci vi fu una commovente cerimonia: il vescovo benedì la bandiera del locale Circolo cattolico maschile Alessandro Manzoni, egregiamente organizzato dalle locali maestre pie Filippini. Fu padrino l'egregio cav. Oreste Di Giacomo”.

Ricordiamo che il cav. Oreste Di Giacomo (1855-1944), al tempo, era medico condotto di Scurcola Marsicana (su questo blog, in passato, ho raccontato la triste vicenda legata alla scomparsa di suo figlio, Luigi Di Giacomo). Alle 10 di quel mattino vi fu un’altra messa a cui fece seguito un’imponente processione eucaristica. “Presso il monumento ai caduti di guerra, dove era stato allestito un bell'altare, la processione sostò ed il vescovo impartì una solenne benedizione”.

Quindi giungiamo al cuore della giornata: “Alle tre fu aperto il pubblico comizio di propaganda antiblasfema. Il sindaco, ora podestà [2], sig. Vitantonio Liberati, presente con belle parole gli oratori, ed accennò agli scopi di questa lotta contro la bestemmia che deve, fra l’altro, emancipare il popolo italiano da ogni forma di bruttura e di degradazione morale, incompatibile con le nuove aspirazioni ideali attuali”. Ovviamente si fa riferimento alle “aspirazioni” del regime fascista che era ormai consolidato anche nel nostro paese.

A seguire vi furono, come si legge nell’articolo, gli interventi dell’oratrice prof. Anita Ferrari [3] di Roma e del prof. Francesco Aquilani, docente di Diritto costituzionale presso la Regia Università di Roma. “A sera il concerto musicale di Luco nei Marsi svolse in piazza uno scelto programma, lasciando nell'uditorio la più favorevole impressione. Tra gli organizzatori della festa notiamo l’abate D. Domenico D'Amico [4]; il conte Alessandro Vetoli [5], presidente del comitato maschile; la signora Maria Liberati Di Giacomo, presidente del comitato femminile e le instancabili maestre pie Filippini”.


Note:
[1] “Abruzzo-Molise”, Anno IX, Numero 25, venerdì 25 giugno 1926.
[2] In epoca fascista, dal 1926 al 1945, gli organi elettivi dei Comuni furono soppressi. Tutte le funzioni svolte in precedenza dal sindaco, dalla giunta comunale e dal consiglio comunale furono trasferite al podestà che veniva nominato dal governo fascista tramite apposito decreto. L'istituzione della figura del podestà si deve alla Legge n. 237 del Febbraio 1926.
[3] Anita Ferrari fu segretaria generale dell'Associazione educatrice internazionale (ente cattolico che aveva numerose scuole) e responsabile di vaste organizzazioni scolastiche confessionali. Molto religiosa, Anita Ferrari era ben inserita sia negli ambienti vaticani che fascisti.
[4] Don Domenico D'Amico era nato ad Avezzano il 1° Febbraio 1876 ed è morto nel 1942. Nel 1901 fu sacerdote a Cappadocia (parrocchia SS Biagio e Margherita). Nel 1913 diventò sacerdote di Scurcola. Nel 1938 decise di dimettersi per ragioni di salute e al suo posto arrivò don Carlo Grassi.
[5] Il conte Alessandro Vetoli, detto il "conte nero", era figlio del conte Vincenzo Vetoli e di sua moglie Luisa Marimpietri. Suo fratello, Angelo Vetoli, detto il "conte bianco" poiché albino, fu Sindaco di Scurcola in diverse fasi della storia del nostro paese: era deceduto pochi giorni prima della celebrazione della "Giornata anti blasfemia", il 27 Aprile 1926. Alessandro e Angelo Vetoli furono gli ultimi discendenti della famiglia Vetoli a Scurcola Marsicana.


Puoi leggere questo post gratuitamente e senza pubblicità. Se ti è piaciuto e ritieni di voler incoraggiare il mio lavoro di ricerca e di scrittura, puoi sostenermi facendo una donazione tramite PayPal (PayPal.Me/mariatortora) o IBAN IT95Q0832740790000000004341.

domenica 4 febbraio 2024

Il dipinto di San Francesco ritrovato per caso grazie ai... topi!

 

C’è un dipinto, all'interno della chiesa di Sant’Antonio da Padova di Scurcola Marsicana, al quale è legata una vicenda piuttosto singolare che, personalmente, non conoscevo. L’ho individuata attraverso le pagine del “Rocky Mountain News”, uno storico quotidiano pubblicato a Denver (Colorado), dal 23 Aprile 1859 al 27 Febbraio 2009. Nel numero del 18 Settembre 1905 del citato giornale, infatti, si parla dell’insolito ritrovamento di un’opera pittorica dedicata a San Francesco.

Secondo quanto riportato all’epoca dal quotidiano statunitense, i devoti che frequentavano la chiesa di Sant’Antonio di Scurcola erano stati spaventati, in più occasioni, dalla presenza di alcuni topi che sembravano provenire da un dipinto appeso dietro all’altare maggiore. Il parroco del tempo decise di rimuovere il dipinto scoprendo che, al di sotto, non solo si celava il fatidico nido di topi ma anche un ulteriore dipinto.

Articolo originale

Nell’articolo si fa riferimento a un’opera “raffigurante San Francesco d’Assisi che riceve le stimmate”. Nello stesso articolo, inoltre, si legge: “L'affresco è così ben conservato che sembra appena dipinto. Gli intenditori sostengono che sia opera di qualche famoso artista del XVI secolo”.

Nella chiesa di Sant’Antonio da Padova di Scurcola, in effetti, esiste un dipinto che rappresenta San Francesco che riceve le stimmate. Attualmente si trova collocato presso uno degli altari posti lungo la navata, sul lato sinistro. Le sue condizioni non sono eccellenti ma l’opera è comunque ben riconoscibile.

Bisogna tener conto che, nel 1905, la chiesa di Sant’Antonio non aveva ancora subito i pesanti danneggiamenti causati dal terremoto del 13 Gennaio 1915, quindi non sappiamo se il dipinto in oggetto fosse lì dove lo vediamo ora o si trovasse in un’altra area dell’edificio sacro. Quel che ci è permesso di capire, grazie a un vecchio articolo pubblicato dal “Rocky Mountain News” di Denver, è che l’opera venne scoperta per caso e solo grazie a dei... topi!


Puoi leggere questo post gratuitamente e senza pubblicità. Se ti è piaciuto e ritieni di voler incoraggiare il mio lavoro di ricerca e di scrittura, puoi sostenermi facendo una donazione tramite PayPal (PayPal.Me/mariatortora) o IBAN IT95Q0832740790000000004341.

Il filosofo Antonio Rocco tra “Le Glorie degli Incogniti” (1647)

Siamo nella Venezia del Seicento, la città più cosmopolita della penisola. Giovanni Francesco Loredan ha solo 27 anni quando, da giovane no...