giovedì 28 novembre 2019

Anche Scurcola avrà la Panchina Rossa, simbolo della lotta contro la violenza sulle donne


Venerdì 29 novembre, alle ore 11, in Piazza Risorgimento, a Scurcola Marsicana, viene inaugurata la Panchina Rossa. Come molti avranno già avuto modo di sapere e vedere, in moltissime città e paesi d'Italia sono state installate le Panchine Rosse, uno dei simboli più diffusi della lotta contro la violenza sulle donne. All'evento sarà presente l'Amministrazione del Comune di Scurcola, i bambini della scuola primaria e tutti i cittadini che vorranno partecipare. E considerando la valenza dell'evento, si spera siano in tanti.

Si tratta di un'iniziativa molto importante perché denota che anche un paese piccolo come Scurcola è sensibile a una tematica socialmente e umanamente rilevante come la violenza sulle donne che a volte si concretizza in un atto estremo come il femminicidio, ma molto più spesso passa attraverso maltrattamenti e soprusi più sottili, subdoli e invisibili che producono comunque stati di grande sofferenza e di immensa frustrazione.

La Panchina Rossa è un oggetto fisico, ben visibile e riconoscibile, che diventa anche un richiamo simbolico al preoccupante fenomeno della violenza di genere. Il Rosso è il colore dell'allarme, dell'emergenza ma anche del sangue di tutte quelle donne che hanno sofferto e soffrono violenze, spesso persino nell'ambiente domestico. La Panchina Rossa di Scurcola riporterà una targa con il numero nazionale antiviolenza 1522 perché nessuno dimentichi che chiedere aiuto è il primo passo verso la fine delle violenze e delle sopraffazioni fisiche e psicologiche.

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martedì 26 novembre 2019

Bellezze d'altri tempi: Luisa Slinger De Giorgio


Un ritratto in bianco e nero dei primi del '900. Finalmente una donna. Avete notato? È sempre difficile trovare il ritratto di una donna tra le foto di un tempo. La donna ritratta in questa immagine ha un volto semplice e regolare, gli occhi scuri e forse vagamente malinconici. Le labbra sottili e un po' seriose e i capelli raccolti in un'acconciatura curatissima. Il suo abito è innegabilmente prezioso e sofisticato. Decorato con ricami e perline che somigliano a delicati intarsi. Un abito dalle tinte scure, a quanto pare, che sottolinea una vita sottile. Sul capo un semplice fiocco che riesce a tenere a bada i numerosi riccioli. Non indossa molti gioielli, solo alcuni fili di perle attorno al collo e un medaglione.

Questo ritratto appartiene a Luisa Slinger De Giorgio. Il cognome "De Giorgio" ovviamente ci conduce a Scurcola. Luisa, la bellezza d'altri tempi immortalata in questa cartolina, era la moglie di Donato De Giorgio, fratello del più famoso musicista e maestro di canto Vincenzo De Giorgio. Dai registri dei nati a Scurcola durante l'800, più volte citati nei post precedenti, si rintraccia un Donato De Giorgio, nato il 27 ottobre 1861, figlio di Benedetto De Giorgio e Filomena Marino Piccoli. Non è dato sapere come Donato De Giorgio abbia conosciuto e quindi sposato Luisa Slinger. Lei è probabilmente una baronessa francese che, a quanto si evince dal retro della cartolina, è vissuta anche alla Corte degli Zar di Russia.

Il retro della cartolina fotografica

Significativo e molto interessante il testo che è possibile leggere voltando l'antica fotografia: "A la carissima amica Checchina. Luisa De Giorgio Slinger. Napoli, il 22 dicembre 1900". E' lecito immaginare che la dedica in questione sia stata scritta di propria mano da Luisa che, evidentemente, donava un suo ritratto a Checchina. Ma chi è questa Checchina? La spiegazione mi è stata fornita da Stefano Bontempi, colui che ha messo a disposizione queste bellissime foto. Checchina altri non è che Francesca Fanella (1868-1943), aristocratica aquilana, moglie di Vittorio Bontempi. Evidentemente Luisa e Francesca si erano conosciute a Scurcola e c'è un'altra foto che le immortala nel bel cortile di Palazzo Bontempi in un affollato ritratto di famiglia.

La cartolina fotografica, dunque, risale al 1900 e fa parte dell'archivio fotografico dei Bontempi. Poco più in basso qualcuno, più tardi, ha tracciato un'altra frase che racconta di Luisa ciò che ho descritto poco sopra: che fosse moglie di Donato De Giorgio, che avesse origini francesi e che sia stata ospite presso la corte degli Zar. Non sono riuscita a rintracciare ulteriori notizie su Luisa Slinger De Giorgio ma il suo ritratto è già di per sé un magnifico racconto.

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giovedì 21 novembre 2019

Quando Scurcola divenne Scurcola Marsicana


L'aggettivo "Marsicana" non è sempre stato associato al nome di Scurcola. Anzi. Per molti secoli Scurcola era solo Scurcola e non possedeva, nella sua denominazione, alcuna specifica che la associasse alla terra dei Marsi. La necessità di avere un'attribuzione precisa ed univoca, ben riconoscibile fin dal nome, è venuta a farsi stringente agli inizi del '900. Dal 1905 al 1914 il nostro paese fu gestito da amministrazioni guidate dal sindaco Vittorio Bontempi, il notaio-fotografo di cui ho parlato in un post pubblicato qualche tempo fa. Nell'anno 1910 venne emanata una delibera comunale con la quale si richiedeva ufficialmente, agli organi provinciali, di poter cambiare il nome di Scurcola in Scurcola Marsicana. Non si trattava del capriccio di un sindaco né di un'eccentrica richiesta degli scurcolani del tempo. L'esigenza nasceva da questioni estremamente pratiche: occorreva distinguere Scurcola da Sgurgola, un paese che attualmente si trova nel territorio della provincia di Frosinone.

Come si rileva anche dal testo riportato a pag. 461 del libro "Scurcola Marsicana Historia", il Consiglio Provinciale dell'Aquila, presieduto da Marinucci, Vidimari e Sardi, in data 10 luglio 1910, decise di rilasciare parere favorevole affinché al nome di Scurcola venisse aggiunto anche l'aggettivo Marsicana. Le ragioni, come si legge poco dopo, erano legate all'opportunità di identificare in maniera inequivocabile Scurcola rispetto a Sgurgola: "… questo servirà per evitare disguidi postali che attualmente si verificano con molta frequenza e spesso con danno non lieve di quegli abitanti". Siamo gli inizi del '900, periodo di grandi migrazioni. Molti scurcolani, in questi anni, sono costretti a lasciare il paese d'origine per cercare lavoro a Roma, quando va bene, o addirittura a imbarcarsi per trovare fortuna al di là dell'Oceano. C'è chi va negli Stati Uniti, chi in Argentina, chi in Brasile, chi addirittura in Australia.

Pubblicazione ufficiale dell'autorizzazione a cambiare nome

"Trattasi però sempre di operai i quali non hanno molta istruzione e quindi la inesatta scrittura dell'indirizzo nelle lettere che essi spediscono alle loro famiglie fa sì che molto spesso esse vadano inoltrate nel comune di Sgurgola in Provincia di Roma [oggi in provincia di Frosinone, ndr], e notisi che molte volte quelle lettere contengono i sudati risparmi di poveri emigranti, risparmi che talvolta non giungono a destinazione e vanno dispersi", continua il testo del parere del Consiglio Provinciale dell'Aquila. Era quindi importantissimo aggiungere "Marsicana" al nome di Scurcola per evitare episodi come quelli descritti. Infatti con il Regio Decreto del 2 aprile 1911, pubblicato in forma di sunto, nella Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia 29 aprile 1911, n. 101, Scurcola venne ufficialmente e definitivamente autorizzata a chiamarsi Scurcola Marsicana.


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lunedì 18 novembre 2019

Scurcola Marsicana: un borgo in vendita


Camminare per il centro storico di Scurcola è un'esperienza che sento di consigliare a chiunque. Il borgo che, nei secoli, è venuto a comporsi attorno alla Rocca e anche oltre è un luogo che molti ignorano e che in tanti ci invidiano. Scorci caratteristici, stradine suggestive e pezzi di storia che incedono passo dopo passo. Scurcola Marsicana è un paese piccolo ma straordinario che probabilmente altrove verrebbe valorizzato, amato e protetto in mille modi. Cammino spesso per il centro storico di Scurcola e quello che vedo, purtroppo, è un borgo senza vita. Il fenomeno dello spopolamento è vasto e sta portando alla scomparsa di molti piccoli centri come il nostro. Il paese vecchio non può offrire le comodità di altri luoghi, è evidente, ma lasciare che il borgo di Scurcola appassisca e muoia è estremamente doloroso.



Ho fatto una breve camminata sotto la pioggia qualche giorno fa. Mi sono spostata di poche decine di metri lungo via Oberdan, via delle Scuole, via del Castello, via Luigi Di Giacomo. Uno spazio tutto sommato minimo del borgo. Eppure è bastato muovermi in un'area abbastanza ristretta per vedere e fotografare tanti (troppi?) cartelli "Vendesi". Quanti sono gli immobili in vendita nel centro storico di Scurcola? Non li ho contati con precisione ma ne ho visti e ne vedo molti. Ci sono case, cantine, vecchie stalle, qualche rudere ma anche bei palazzetti d'epoca. Insomma, un po' di tutto. Cartelli che sono lì anche da anni, ormai sbiaditi dal sole e dalla pioggia. Nessuno acquista niente nel nostro paese.


Nessuno acquista immobili nel borgo di Scurcola per via di quello spopolamento che, come detto, inesorabile e fatale, sta annientando paesi e borghi come il nostro. Le persone se ne vanno. Soprattutto: i ragazzi se ne vanno. Qui per loro non c'è modo di sopravvivere. La Marsica non offre granché a chi, per fortuna e per merito, ha avuto modo di formarsi, studiare, laurearsi e specializzarsi. Qui i nostri ragazzi non trovano sbocchi lavorativi decenti a meno che non scelgano di accontentarsi di fare altro e ricevere meno gratificazioni, personali ed economiche, che altrove. Se ne vanno, giustamente, a trovare lavoro, casa, famiglia in altri luoghi d'Italia e del mondo. Come biasimarli? Tra le ragioni per cui Scurcola si sta svuotando e inaridendo, c'è anche questa. Ed è la ragione per cui tante case, nel borgo, restano senza acquirenti.


Quelle case, un tempo, erano di persone che non ci sono più. Ora, probabilmente, appartengono a figli, nipoti o pronipoti che spesso vivono altrove. Scurcola forse l'hanno frequentata tanti anni fa e adesso di quegli immobili non sanno che farsene. Nessuno torna a vivere in quelle vecchie abitazioni e il borgo rimane sempre più vuoto e, a tratti, spettrale. Chi resta compie atti eroici. A volte deve lasciare la macchina a distanza. Per fare acquisti è costretto a scendere in piazza o andare nei centri commerciali fuori Scurcola. Deve affrontare scale e salite. Lamenta l'assenza di alcuni servizi. Eppure resta. Ho parlato con Concettina qualche tempo fa. Vive poco più in basso rispetto alla Chiesa della Madonna della Vittoria. Ci vive da quando è nata e non lascerebbe mai il paese vecchio. Ammiro questa donna e tutte quelle persone che, come lei, non se ne andrebbero dal centro storico per niente al mondo. Hanno fatto una scelta di cuore ma per molti le scelte di cuore sono troppo complicate da compiere e da gestire.


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sabato 16 novembre 2019

Un tempo a Scurcola c'era anche la Chiesa di San Lorenzo


San Lorenzo, come tutti sappiamo, viene festeggiato il 10 agosto. E la notte del 10 agosto è la notte delle stelle cadenti. La scelta di questa data non è un caso: la tradizione cattolica vuole che Lorenzo, santo di origini spagnole vissuto nel III secolo, sia stato martirizzato proprio il 10 agosto dell'anno 258, vittima delle persecuzioni dell'imperatore romano Valeriano. La leggenda narra che San Lorenzo venne bruciato vivo sopra una graticola e, infatti, un'urna che contiene la graticola è conservata nella Chiesa di San Lorenzo in Lucina a Roma. La devozione a San Lorenzo è piuttosto diffusa e va detto che un tempo anche a Scurcola Marsicana esisteva una Chiesa a lui dedicata. Di questo edificio sacro, purtroppo, non ci resta nulla: non ci sono ruderi, non ci sono tracce evidenti, non ci sono rovine di alcun tipo. Eppure la Chiesa di San Lorenzo esisteva fin dal Medioevo. A dircelo sono antichi documenti ecclesiastici e altre testimonianze scritte nel corso dei secoli.

Urna settecentesca con la graticola di san lorenzo 02
Urna con la graticola di San Lorenzo - Roma

Per avvicinarmi alla memoria della perduta Chiesa di San Lorenzo di Scurcola Marsicana, ho disturbato e consultato Enzo Colucci (Fausto Vincenzo Colucci). Con estrema disponibilità e gentilezza Enzo mi ha spiegato che, prima di tutto, nel catasto è indicata una specifica zona di Scurcola il cui toponimo è proprio indicato come San Lorenzo. E non è un caso. La zona si trova a sud-ovest del paese, in un'area denominata "Pedemonte", ossia "ai piedi del monte", nello specifico ai piedi del Monte San Nicola. L'area individuata catastalmente come San Lorenzo si trova, quindi, nella zona bassa del nostro Monte, in corrispondenza di un piccolo bosco di acacie e sterpaglie. Si trova poco più in basso del livello della strada che attualmente collega Scurcola a Sorbo. Come detto, di questo edificio sacro non ci resta nulla, ma almeno possiamo farci un'idea, più o meno precisa, di dove si trovasse.

Nel cerchio rosso l'area di San Lorenzo

Ci restano, fortunatamente, i documenti scritti. Prima di tutto sappiamo che Monsignor Matteo Colli (1531c.-1597), con una sua bolla datata 26 settembre 1583, unì ai beni della Collegiata della SS. Trinità, quelli di altre chiese di Scurcola, tra cui quella di San Lorenzo. Lo storico Fulvio D'Amore, nel volume "Scurcola Marsicana Historia", a pagina 254, riporta questo brano: "S. Lorenzo era una Chiesa, che trovavasi a pie' del monte, ed a mezza strada che porta alla Villa di Sorbo, ora è totalmente diruta, ma circa settanta anni prima esisteva mezza scoperta, essendovi dei vecchi che se la ricordano e che raccontano che nel venerdì della Settimana Santa soleva visitarsi dalle genti della Scurcola in occasione di andare facendo le visite delle chiese, e dicono dippiù, che ne' scavi che si fecero in tale sito in quel tempo che fu fatto in campanile alla Chiesa della SS.ma Trinità, vi si rinvennero due casse di pietre ricoperte di terra, che poi si posero in opera nella fabbrica di detto campanile. Questa chiesa, secondo la detta bolla di Monsignor Colli fruttava trenta ducati". Enzo Colucci, che riporta il testo in questione alle pagine 47 e 48 del suo saggio "La strage di Scurcola Marsicana", spiega che il documento di cui anche D'Amore ha riportato uno stralcio è conservato presso l'Archivio Diocesano dei Marsi. Si tratta di una "carta" senza firma e senza data che può essere fatta risalire con una certa sicurezza a prima del 1768.

Gli scritti conservati parlano chiaro: alla fine del '500 Monsignor Colli unisce i beni di San Lorenzo, che fruttava 30 ducati, ai beni della SS. Trinità. Nella prima parte del '700 un altro documento ci racconta qualche dettaglio in più su questa chiesa che appariva al tempo ormai diroccata ed era stata utilizzata come cava di materiali per ricostruire il campanile e forse anche altri edifici. Ne "La strage di Scurcola Marsicana", Enzo Colucci riporta anche un'ulteriore ipotesi che collegherebbe la zona di San Lorenzo al tragico eccidio avvenuto a Scurcola nel 1861, pochi mesi prima dell'Unità d'Italia. Secondo il Lugini, infatti, i pochi soldati piemontesi morti durante gli scontri con i briganti "furono inumati sotto la montagna Pedemonte". Come spiega Colucci: "Nessuna memoria è rimasta del punto esatto delle sepolture. Si può supporre, però, con molta probabilità, che l'inumazione sia avvenuta in un luogo con caratteristiche di sacralità e tranquillità. Nel passato si seppelliva su luoghi sacri e l'unica area che aveva queste caratteristiche è quella interessata dalla Chiesa di San Lorenzo".

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giovedì 14 novembre 2019

Perderemo anche la storica fontanella di Cantalupo?


Noi scurcolani la chiamiamo semplicemente Cantalupo. Si tratta di quella zona di Scurcola, rivolta verso occidente, in cui si trovava una delle antiche porte d'accesso al borgo: Porta Cantalupo, per l'appunto. Salendo lungo via Luigi Di Giacomo, poco più in là dell'arco, sulla sinistra vi è uno degli angoli più caratteristici e immutati di Scurcola. Parlo di Vicolo dei Marsi. Qui ci sono abitazioni ormai disabitate e decadenti ma, soprattutto, c'è un'antica fontanella che appare del tutto dimenticata. Strati di vernice di vari colori, evidentemente, si sono sovrapposti gli uni sugli altri nel corso del tempo. Il rubinetto originale deve essersi perduto e al suo posto è stato montato un oggetto del tutto inappropriato e di cattivo gusto. Si capisce chiaramente che questa bella e storica fontanella di Scurcola, collocata in una zona che per secoli è stata fondamentale per gli abitanti del centro storico, non è tutelata né manutenuta in alcun modo. Personalmente ho provato a far uscire dell'acqua ma da quel bruttissimo rubinetto non è sgorgato nulla.

Il nome di Carlo Di Pietro sulla fontanella

"Carlo Di Pietro Sindaco". L'iscrizione, collocata nella parte inferiore della fontanella, ci racconta un dettaglio importante: il sindaco che provvide a farla realizzare fu Carlo Di Pietro. Consultando l'elenco storico dei sindaci che si sono succeduti nell'amministrazione di Scurcola, messo a punto da Giuseppe Morzilli e collocato all'ingresso del Municipio del nostro paese, il nome di Carlo Di Pietro si rintraccia facilmente. Egli è stato sindaco dal 20 aprile 1885 al 28 maggio del 1890. Stiamo parlando, quindi, di una persona vissuta più di 120 anni faLa fontanella di Cantalupo ha esattamente la stessa età. Risale infatti alla fine dell'800 e il sindaco, come è giusto che sia, ha lasciato impresso il suo nome a testimonianza dell'opera compiuta. Non è chiaro se la fontanella sia stata collocata dove si trova attualmente fin dai tempi del sindaco Di Pietro oppure, più verosimilmente, se sia stata installata nella zona di Cantalupo solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando la condotta dell'acqua venne portata, per la prima volta, a servire la parte alta del borgo.

Iscrizione Soc. Ital. Condott. Acqua

Oltre a indicare il nome del sindaco, la fontanella di Cantalupo è in grado di fornire un altro elemento interessante. Guardando il punto in cui è posizionato il rubinetto, si individua un'altra iscrizione: SOC. ITAL. CONDOTT. ACQUA ossia Società Italiana per Condotte d'Acqua. Si tratta di una storica azienda italiana fondata a Roma il 7 aprile 1880 come società anonima. Era nata con l'obiettivo di progettare, costruire e gestire opere idrauliche, di bonifica ma anche di lavorare alla costruzione di strade, gallerie, opere edili ed infrastrutture. È stata quotata per la prima volta in borsa nel 1884.

Rifiuti, sporcizia e ruggine

Questa piccola e ormai malmessa fontanella rappresenta una traccia importante della storia di Scurcola. Ed è veramente un peccato vederla ridotta in questo stato: assenza d'acqua, pezzi mancanti, ruggine ovunque, rifiuti sparsi e incuria totale. E' stata abbandonata e dimenticata per decenni. Potrebbe essere giunto il momento di prenderla di nuovo in considerazione, pulirla, ripararla e restituirle tutto il fascino e la bellezza che un oggetto così speciale e così caratteristico meritano, prima che ulteriori danneggiamenti e incurie la tramutino in un'opera perduta da ricordare solo con qualche foto e i rimpianti del poi.


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martedì 12 novembre 2019

Madonna del sorriso e della vita. La scultura di Pasquale Di Fabio a Scurcola Marsicana (*)


L'8 novembre 2019 è morto, in maniera del tutto inaspettata e prematura, il professor Gianluca Tarquinio. Era un importante e competente discologo e musicologo, ma anche uno dei più apprezzabili e vivaci rappresentanti della vita culturale marsicana. Era membro dei consigli direttivi dell'Istituto Abruzzese di Studi Musicali, della Pro-Loco di Avezzano e di quello dell'Archeoclub d'Italia sezione Marsica oltre che socio della Deputazione Abruzzese di Storia Patria. Insegnante, studioso, musicista, saggista e animatore di numerose iniziative culturali del nostro territorio. La sua scomparsa è stata uno shock per molti. Anche per me. Ho avuto la fortuna di conoscerlo e di frequentarlo regolarmente fino a instaurare con lui un legame di amicizia e di profonda stima. Conosceva e seguiva questo blog. Sapeva che ero costantemente alla ricerca di argomenti nuovi e stimolanti di cui parlare in questo spazio virtuale. Un paio di settimane prima di morire, Gianluca mi ha suggerito di scrivere qualcosa a proposito di una piccola statua che si trova a Scurcola: "Nel convento di S. Antonio c'è la statua di una madonnina realizzata dal famoso Pasquale Di Fabio e benedetta dal Papa polacco". Dopo qualche giorno mi ha proposto di chiedere lumi a don Angelo Piacente.

Ho seguito i suggerimenti di Gianluca: ho cercato notizie sulla Madonnina, ho chiamato don Angelo Piacente, ho letto notizie sull'arrivo di Giovanni Paolo II ad Avezzano. Ora sono qui a scrivere della statua della "Madonna del sorriso e della vita" che si trova posizionata su uno sperone di roccia, all'interno del Chiostro del Convento cinquecentesco di Sant'Antonio, a Scurcola, storicamente fondato dai monaci del Terzo Ordine Francescano. Don Angelo Piacente, con gentilezza e disponibilità, mi ha spiegato alcuni dettagli relativi alla "Madonna del sorriso e della vita". A quanto pare fu Filippo Fabrizi, giornalista e scrittore, al tempo presidente del Lions Club Avezzano, a occuparsi della committenza di un'opera scultorea da donare alla Comunità Incontro di don Gelmini che dal 1983 era stata insediata nel Convento di Sant'Antonio.

Pasquale Di Fabio (1927-1998) (foto tratta da Art Tribune)

L'artista incaricato fu Pasquale Di Fabio. Stiamo parlando di un importantissimo e talentuoso pittore e scultore italiano, nato a Civitella Roveto nel 1927, che con la sua arte ha raggiunto modalità espressive di enorme valore ottenendo importanti riconoscimenti in tutta Italia. A Pasquale Di Fabio si devono numerose opere di carattere pubblico tra cui il monumento all'astronomo Filippo Angelitti ad Aielli; l'obelisco del memoriale del terremoto del 1915 posto alle pendici del monte Salviano ad Avezzano; il monumento alla "Libertà per tutti i popoli" in piazza della Resistenza ad Avezzano; la scultura in acciaio "Struttura-Luce" collocato in largo Pasquale Di Fabio in Avezzano: il Monumento ai caduti di Luco dei Marsi e quello di Venere dei Marsi; il bassorilievo "Struttura" della palazzina moderna di villa Torlonia ad Avezzano e la "Pietà", sulla facciata della chiesa di Borgo Via Nuova ad Avezzano. Un artista prestigioso le cui opere vengono tuttora ospitate in numerose mostre.

Giovanni Paolo II (1920-2005)

A Scurcola, dunque, possiamo onorarci di possedere la statua della "Madonna del sorriso e della vita" realizzata proprio da Pasquale Di Fabio. Tutte le Comunità Incontro hanno come loro protettrice la "Madonna del sorriso", don Angelo mi ha spiegato che per quella presente a Scurcola è stato scelto un nome un po' diverso, "Madonna del sorriso e della vita": una Madre che sorride amorevolmente e a cui il Bambino si stringe in un abbraccio pieno e dolcissimo. La benedizione di questa bellissima statua è avvenuta nella giornata di domenica 24 marzo 1985 quando il Pontefice Giovanni Paolo II venne per la sua visita pastorale nel Fucino e ad Avezzano. In tale circostanza i ragazzi che al tempo erano ospitati nella Comunità Incontro si recarono presso la Chiesa della Madonna di Pietraquaria e portarono la "Madonna del sorriso e della vita" del Di Fabio che venne benedetta in prima persona da Papa Wojtyla. Al loro rientro presso il Convento, la statua fu collocata in cima ad una roccia. E lì continua a rimanere.


(*) Post dedicato all'amico Gianluca Tarquinio.



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giovedì 7 novembre 2019

Lo strano caso dell'antica iscrizione doganale scomparsa


La lastra marmorea ritratta nella foto inserita a corredo di questo scritto è andata perduta. Meglio: qualcuno l'ha prelevata dal luogo in cui si trovava e, al momento, nessuno sa che fine abbia fatto. L'immagine è stata gentilmente messa a mia disposizione da Alessia Monti che, come molti sanno, ha rilevato una porzione dell'antico Palazzo Bontempi e l'ha tramutata nella "Locanda incantata", una struttura ricettiva presente nel borgo di Scurcola Marsicana. La foto in questione è stata scattata nel 2007 durante un sopralluogo preventivo che Alessia ha effettuato per visionare gli interni del Palazzo appartenuto per secoli alla famiglia Bontempi. Quindi possiamo affermare, con una certa sicurezza, che questa lapide si trovasse all'interno del Palazzo almeno fino al 2007. Poco più tardi è scomparsa. Esattamente come altri elementi decorativi dello storico edificio.

Nella foto, dunque, è stata immortalata una lastra di marmo che aveva una funzione molto particolare e che, probabilmente, un tempo si trovava a Carsoli. Per l'esattezza nei pressi dell'antica Dogana di Carsoli. Stiamo parlando di uno dei luoghi di passaggio obbligato che era necessario attraversare quando si doveva passare dallo Stato Pontificio al Regno di Napoli. La Dogana di Carsoli, posizionata sulla linea di confine tra i due regni, è stata attiva per alcuni secoli e si trovava nei pressi di un ponte di legno sul fiume Turano, lungo il vecchio percorso della Via Valeria. Ogni viaggiatore, ogni contadino, ogni mercante, ogni allevatore, ogni carrettiere che attraversava la dogana con beni o animali era tenuto a pagare il dazio stabilito dal sovrano.

Con un po' di buona volontà è stato possibile decifrare il testo inciso su questa straordinaria lastra di marmo. Il contenuto è il seguente:

CAROLUS DEI GRATIA REX
PHILIPPUS COLUMNA PRINCEPS ROMANUS
DUX ET PRINCEPS PALIANI DUX TALCACOTII ET REGNI NEAPOLITANIS MAGNUS
COMESTABILES HISPANIARUM PRIMAE CLASSIS MAGNATES ET VELLERIS AURI (…) EQUET
TARIFA DATA DALLA REGIA CAMERA PER L'ESTRATION DEL PASO DI CARSOLI
PER QUALSIVOGLIA SALMA DI MERCANZIA DI GRAN VALORE GRANA DOI (…)
PER QUALSIVOGLIA SALMA DI MERCANZIA DI POCO VALORE GRANA DOI (…)
PER SALMA DI FRUTTI DI QUALSIVOGLIA GENERE E SPECIE GRANA UNO (…)
E SE DETTE SALME NON SARANNO INTERE PRO RATA SI ESIGA ALLE SUDDETTE (…)
PER CENTINARO DI ANIMALI BACCINI CARLINI CINQUE (…)
PER CENTINARO DI ANIMALI MINUTI CIOE PORCI PECORE ET ALTRI ANIMALI MINUTI GRANA VENTICINQUE
E SE DETTI ANIMALI SARANNO DI MAGGIOR O MINOR NUMERO SI PAGHI PRO RATA ALLA SUDDETTA RAGGIONE
PER QUALSIVOGLIA BESTIA CAVALLINA CHE SI PORTA A VENDERE GRANO UNO (…)

Re Carlo e Filippo Colonna, il primo come sovrano spagnolo e Re di Napoli, il secondo come Principe di Paliano e Duca di Tagliacozzo, fissano così le tariffe per il passaggio di merci attraverso il "paso" di Carsoli. Come si evince dal contenuto della lapide, ogni mercanzia e ogni animale doveva essere valutato e tassato per poter passare attraverso la Dogana di Carsoli. Va segnalato che una iscrizione marmorea con le stesse diciture e le stesse tariffe era presente anche a Colli di Monte Bove dove, presumibilmente, esisteva un altro punto di passaggio, come si ricava da un saggio a firma di Terenzio Flamini pubblicato sulla rivista Il Foglio di Lumen.

L'antica lastra con l'indicazione dei dazi, come detto, è ormai scomparsa da tempo ma sarebbe interessante capire come mai si trovasse all'interno di Palazzo Bontempi, a Scurcola. Potrebbe diventare un'altra storia da scrivere e condividere


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martedì 5 novembre 2019

Vittorio Bontempi. Notaio, sindaco e fotografo a cui dobbiamo le foto d'epoca di Scurcola


Vittorio Bontempi nacque il 22 marzo del 1865, figlio di Cosimo Bontempi e di Marta Fiorani, originaria di Magliano dei Marsi. Suo padre Cosimo era nato nel 1817 e si fece valere come Ufficiale della Guardia Nazionale, un Corpo militare del Regno d'Italia inquadrato nel regio esercito, costituito per contrastare e reprimere il brigantaggio postunitario italiano e sciolto definitivamente nel 1876. Ma di Cosimo parlerò a tempo debito, ora preferisco tornare a Vittorio Bontempi. Di lui, nell'archivio fotografico di famiglia, esiste il bel ritratto che il pronipote Stefano Bontempi mi ha cortesemente messo a disposizione e che apre questo mio scritto.

Panorama di Scurcola (foto Vittorio Bontempi)

Il legame tra Vittorio Bontempi e la fotografia è molto significativo. Alla fine dell'800 non erano molti coloro i quali potessero permettersi di dedicarsi a un'arte ancora così costosa, complessa ed esclusiva. Vittorio lo fece. Come mi ha raccontato Stefano, decise di studiare le tecniche su un apposito manuale per fotografi e, soprattutto, allestì una vera e propria camera oscura all'interno di Palazzo Bontempi, lì dove la famiglia ha vissuto per secoli e che ora, purtroppo, è andato quasi del tutto perduto.

Processione nel cortile di Palazzo Bontempi (foto Vittorio Bontempi)

Le foto d'epoca che più o meno sistematicamente vengono pubblicate sui libri o su Internet e che ritraggono Scurcola, o alcuni momenti di vita scurcolana, alla fine dell'800 o nei primi del '900 sono opera sua. Pochi lo citano come autore di quelle foto e pochi sanno che i panorami in bianco e nero che raccontano un paese diverso e ormai lontano li dobbiamo solo ed esclusivamente a Vittorio Bontempi e alla sua passione per la fotografia. Precorrendo di molto i tempi e le mode, Vittorio aveva intuito quanto potesse essere grande il potere dell'immagine. Nell'archivio fotografico della famiglia Bontempi sono stati fortunatamente conservati gli scatti realizzati da Vittorio: vedute, ritratti, scene di vita del tempo. Un prezioso lascito a cui, ancora oggi, si attinge inevitabilmente quando si vuole descrivere la storia di Scurcola e non solo.

Vittorio Bontempi divenne notaio. Godeva di grande stima e di enorme rispetto tra gli scurcolani che, agli inizi del '900, lo scelsero come sindaco. Tra le sue iniziative, in veste di primo cittadino, l'ufficializzazione dell'aggiunta "Marsicana" al nome di Scurcola, avvenuta tra il 1910 e 1911. Ma anche di questa storia varrà la pena parlare in un altro momento e con l'accuratezza che serve.

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domenica 3 novembre 2019

Lo spartito del 1903 che celebra l'arrivo dell'elettricità a Scurcola


ALL'ILLUSTRISSIMO SIGNOR CAVALIERE UFFICIALE
CONTE ANGIOLO SIGNOR VETOLI
SINDACO DI SCURCOLA MARSICANA
ELETTRICITÀ
COMPOSTA E DEDICATA DAL PROFESSORE
CORCHIO GIOVANNI
ADDÌ 16 MAGGIO 1903

Questo il testo del frontespizio di un curioso e prezioso spartito musicale rinvenuto all'interno di Palazzo Vetoli. Ho conosciuto Daniela Falcone in occasione dell'apertura straordinaria di Palazzo Vetoli al pubblico, qualche tempo fa. In tale circostanza le ho raccontato del ritrovamento di un componimento musicale dei primi del '900, di cui avevo avuto notizia da Dario Colucci, il cui originale sembrava essere sparito chissà dove. Daniela ha avuto un'illuminazione e, dopo pochi minuti, è tornata da me con una bizzarra cornice che conteneva, guarda caso, proprio quello spartito del 1903 che si temeva perduto.



Di cosa si tratta? Possiamo capirlo meglio leggendo la seconda pagina del cartaceo:


LUCE ELETTRICA
POLKA - MARCIA
DEDICATA ALL'ORNATISSIMO SIGNOR
CONTE ANGELO VETOLI
SINDACO DEL COMUNE
DI SCURCOLA MARSICANA
PER L'OCCASIONE DEL INAUGURAZIONE DELLA
LUCE ELETTRICA

Siamo dunque in presenza di un componimento per banda appositamente realizzato per inaugurare l'avvento dell'elettricità a Scurcola. Il maestro Giovanni Corchio ha dedicato l'opera al Sindaco di allora, Angelo Vetoli. Si tratta, ovviamente, di uno dei rappresentanti dell'antica e prestigiosa famiglia Vetoli, originaria di Corcumello, il borgo nel quale era inizialmente insediata. I Vetoli possono essere collegati, storicamente, all'antica famiglia De Pontibus poiché nel 1453, come è possibile rilevare da quanto scrive Tommaso Brogi (1754-1827), Tuzia De Pontibus, ultima esponente della dinastia, sposò Sante-Buzio Vetoli. Palazzo Vetoli, che affaccia su Piazza Risorgimento, a Scurcola, attesta ancora oggi il prestigio e il potere di cui i Vetoli hanno goduto.

Di Angelo Vetoli, seppur sindaco, non rimangono molte tracce. Il nome di un Angelo Vetoli si rileva nell'elenco dei nati tra il 1809 e il 1865 a Scurcola compilato da Enzo Colucci: nato il 7 febbraio 1820 da Domenicantonio Vetoli e Vittoria D'Amore, proprietari. Se l'Angelo Vetoli sindaco fosse lui, nel 1903 avrebbe avuto 83 anni e l'ipotesi che fosse ancora vivo e fosse anche sindaco diventa difficile da sostenere. L'unico dato certo, desunto dall'elenco dei sindaci di Scurcola, è che Angelo Vetoli fu sindaco in due momenti diversi: dal febbraio 1896 al dicembre 1905 (periodo a cui risale lo spartito) e, successivamente, dall'ottobre 1914 all'ottobre del 1919.

La cornice che contiene lo spartito

In merito al professor Giovanni Corchio, non si hanno notizie precise. Il suo nome, escludendo casi di omonimia, viene richiamato in un saggio intitolato "«L'unione fa la forza». Società di mutuo soccorso e altre organizzazioni dei lavoratori a Napoli dall'Unità alla crisi di fine secolo" scritto dal professore Erminio Fonzo dell'Università di Salerno, nel quale si legge, semplicemente: "A Ponticelli, infatti, non vi era concordia nemmeno in merito alla musica, visto che c'erano due bande musicali, dirette una dal maestro Giovanni Corchio…". Ponticelli è un paese in provincia di Napoli ed è qui che, probabilmente, il maestro Corchio, sempre agli inizi del '900, dirigeva una banda.

A Daniela Falcone va un sincero ringraziamento sia per aver rinvenuto questo componimento, di cui non sospettava la valenza, sia per avermi concesso le foto che fanno da corredo a questo post

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venerdì 1 novembre 2019

Un leone sul campanile della Chiesa della SS. Trinità


A primo impatto potrebbe sembrare un'assurdità eppure è proprio così: sul campanile della Chiesa della SS. Trinità di Scurcola Marsicana c'è un leone. Ovviamente non stiamo parlando di un grosso felino in carne e ossa ma di un antico e prezioso fregio che si trova su una parete della torre. Per notarlo serve salire lungo via Marco Antonio Colonna e avvicinarsi alla base del campanile. Proprio lì, sollevando leggermente lo sguardo, verso l'angolo a destra, è possibile rintracciare la presenza di un piccolo leone che ormai da secoli decora sorprendentemente la parte più antica del campanile della Chiesa della SS. Trinità.

Il leone sul campanile

Cosa ci fa un leone messo proprio lì? Innanzitutto va spiegato che si tratta di un'opera decorativa che risale al XIII secolo. In secondo luogo è utile recuperare la breve descrizione che è stata data dal professor Giuseppe Grossi nel libro "Scurcola Marsicana. Monumenta": "Sul lato orientale del campanile, in origine cuspidato [terminante con una cuspide ossia con una punta, NdR], sono incorporati fregi duecenteschi, probabilmente appartenuti alla vecchia Chiesa di San Tommaso [si tratta dell'edificio sacro risalente al 1100 circa abbattuto nella seconda parte del '500 per far posto alla Chiesa attuale, NdR] ed altri blocchi squadrati e fregi riferibili a monumenti funerari romani".

La zampa d'orso

Grossi, infatti, ci fa rilevare che, oltre al bel leone, sul campanile sono presenti anche altri elementi decorativi. Tra questi una zampa d'orso, posta più in alto rispetto al leone, e dei motivi floreali piuttosto delicati che abbelliscono la prima cornice del campanile. Come è facile rilevare anche a occhio nudo, il campanile della Chiesa principale di Scurcola è stato realizzato in quattro fasi edificatorie diverse. L'ultima, la più recente, è stata costruita tra la fine degli anni '20 e i primi degli anni '30 del Novecento per ospitare l'orologio. Prima del 1904, anno in cui molti edifici di Scurcola vennero seriamente danneggiati da un violento terremoto, in paese esisteva una Torre dell'Orologio crollata proprio a causa di questo sisma. Per restituire alla popolazione un orologio visibile e udibile anche a distanza, venne deciso di collocarlo sul campanile della Chiesa della SS. Trinità.

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Uno storico articolo del maestro Fabiano Blasetti descrive Scurcola dopo il terremoto del 1904

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