domenica 26 gennaio 2020

Sigfrido Pfau. Il pittore ebreo esule a Scurcola nel 1942/43


Nel mio piccolo, vorrei celebrare anche io il Giorno della Memoria e lo faccio scrivendo una storia che non molti conoscono. Prima di tutto vale la pena ricordare che a Scurcola Marsicana, nel 1942-1943, trovarono rifugio degli ebrei. Si tratta di momenti della nostra storia che non è semplice ricostruire ma che ho intenzione di trattare meglio appena avrò modo di recuperare informazioni più dettagliate. Tra gli ebrei che furono accolti a Scurcola durante quegli anni di guerra, difficoltà e confusione ci fu un pittore cubista di una certa fama. Si chiamava Sigfrido Pfau e ho saputo della sua esistenza grazie a Maurizio Moretti. Sigfrido Pfau era nato il 28 maggio del 1899 ad Abbazia (Opatija), una città che si trova in Croazia ma che ai tempi, essendo in territorio istriano, faceva parte dell'Italia. La città di Abbazia passò all'Italia nel 1920, inizialmente assegnata alla provincia di Pola e, dopo l'annessione di Fiume, dal 1924, passata a questa provincia. Serve specificare che con il Fascismo, in queste aree, si decise di realizzare una politica di italianizzazione forzata della popolazione croata. Ciò significava, ad esempio, che molti impieghi venivano assegnati solo agli italiani; che nelle scuole non si poteva più insegnare il croato; che tutto venne italianizzato senza grande rispetto per la lingua, le tradizioni e la cultura croata.

Ebrei nel campo di internamento di Campagna (foto da SalernoToday)
Sigfrido era figlio di Nathan Pfau e di Flora. Nel 1938, con l'entrata in vigore delle Leggi Razziali volute da Mussolini, Sigfrido, come molti altri ebrei italiani, fu costretto a subire restrizioni, divieti e controlli. Già nel 1933 l'artista istriano aveva ottenuto un Passaporto Nansen rilasciato dalla Questura di Fiume. Si trattava di un documento creato appositamente per i profughi e per i rifugiati apolidi; prendeva il nome dal suo ideatore Fridtjof Nansen, uomo di scienza, esploratore e politico. Dalle informazioni ricavate dal Fondo Questura dell'Archivio di Stato di Fiume si sa che Sigfrido (o Siegfried), proveniente da Fiume (in cui si trovava nel 1940), fu internato a Campagna (in provincia di Salerno) il 25 febbraio del 1942. Proprio a Campagna, infatti, era stato allestito dal governo fascista uno dei tanti campi di internamento per i profughi ebrei presenti entro i confini italiani fin dall'inizio della Seconda Guerra Mondiale. Il campo era stato realizzato nel 1940 e rimase operativo fino all'8 settembre 1943, giorno dell'armistizio.

Alvise Nuccetelli visto da Sigfrido Pfau
Sembra che, al tempo, vi fu una speciale cooperazione tra il vescovo di Campagna, Giuseppe Maria Palatucci, e suo nipote Giovanni Palatucci, questore di Fiume (deportato e morto a Dachau), che riuscirono a far internare a Campagna molti ebrei istriani. Con questo sistema i Palatucci riuscirono a salvare migliaia di persone dai campi di sterminio nazisti. Sigfrido Pfau, dunque, fu uno dei tanti ebrei istriani rinchiusi a Campagna. Vi rimase fino al 1942 dopodiché venne inviato, probabilmente insieme ad altri internati come lui, a Scurcola Marsicana dove rimase almeno fino al 23 novembre del 1943. Durante questo soggiorno marsicano, Pfau ebbe modo di entrare in contatto con la famiglia Nuccetelli di Scurcola. Strinse buoni rapporti, tra gli altri, con Garibaldi, Domenico e Alvise Nuccetelli. Tra le immagini presenti sul profilo Facebook dei Nuccetelli, infatti, ci sono diverse foto con ritratti e opere di Pfau.

La firma di Sigfrido Pfau: Scurcola Mars. 6 febbraio 1943
Lasciata Scurcola, probabilmente, Sigfrido Pfau andò a Roma dove si rintraccia sicuramente la sua presenza nel 1949. Finita la Guerra ebbe modo di farsi apprezzare per i suoi dipinti. Nel 1958, ad esempio, fu tra gli artisti protagonisti di "Mostre romane. Guerrini, Annamaria, Tina e Nino Tommasini, Pfau, Fioravanti, Squitieri, Cristina Giulio, 'Quadri in cucina'". In una recensione datata 28 dicembre 1958, Lorenza Trucchi scrive: "Nell'atmosfera fin troppo pacifica della nostra città [Roma, ndr], la pittura di Pfau ha un acre odore di zolfo sgradevole ma stimolante. Molti artisti sono sembrati dei temerari agitatori solo per aver dipinto floride mondine, abbronzate lavandaie e cortei di braccianti in bicicletta, questo Pfau sconnesso e un po' folle, che inveisce contro il fascismo, il nazismo, le guerre, i pregiudizi razziali, con l'impeto, si pure fuori moda - in lui sincerissimo - del primo eroico surrealismo tedesco, questo Pfau che si tiene vicino i suoi quadri e che facilmente può riunire 200 opere perché, purtroppo, non è artista conteso dai collezionisti, questo Pfau merita il nostro preciso consenso umano anche laddove possono venirgli contestati da qualcuno taluni valori artistici". Sigfrido Pfau è morto il 2 dicembre 1969 ed è sepolto presso il Cimitero Flaminio di Roma.


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sabato 25 gennaio 2020

I Templari a Scurcola. La storia di Santa Maria ad Pontes


Il destino dei Templari continua ad affascinare milioni di lettori, storici e appassionati in tutto il mondo. Basta pronunciare il loro nome per suscitare immediata curiosità e attenzione. "Pauperes commilitones Christi templique Salomonis" ovvero "Poveri compagni d'armi di Cristo e del tempio di Salomone": questa la denominazione originale dell'Ordine dei Templari, il più famoso ordine religioso cavalleresco cristiano medievale. Tra il 1118 e il 1119 uno sparuto gruppo di cavalieri, guidati dall'aristocratico francese Hugues de Payns e dal suo compagno d'armi Goffredo di Saint-Omer, decise di fondare l'Ordine Templare. Il compito originario dei Poveri compagni d'armi di Cristo era quello di assicurare l'incolumità dei numerosi pellegrini europei che si recavano a visitare Gerusalemme. Recarsi in Terra Santa, dopo gli eventi legati alla Prima Crociata del 1096, era divenuto estremamente pericoloso a causa delle perenni guerre tra cristiani e islamici.

Con l'intervento e l'appoggio di Bernardo di Chiaravalle, l'Ordine religioso cavalleresco dei Templari venne ufficializzato nel 1129, anno in cui assunse la regola monastica. I Templari erano monaci combattenti, una natura ambivalente e poco chiara che non mancò di suscitare sospetti circa il loro ruolo. Nei decenni successivi alla loro fondazione, i Templari riuscirono a mettere in piedi un potente sistema economico e bancario che consentì loro di divenire sempre più ricchi e potenti. I problemi iniziarono a causa dell'avversione dimostrata nei loro confronti da parte di Filippo IV detto il Bello (1268-1314), re di Francia dal 1285 fino alla sua morte. Il sovrano francese, nel 1307, iniziò un processo che condusse, a seguito della bolla "Vox in excelso" di papa Clemente V, alla dissoluzione definitiva dell'Ordine dei Templari avvenuta nel 1312.

Hugues de Payns e Bysol de Saint Omer ricevuti da Baldovino II
Re di Gerusalemme (1127)
I Templari diffusero la loro presenza in tutta Europa. Anche in Italia. Anche in Abruzzo. La loro persecuzione, nella nostra Regione, ebbe inizio nel 1310 da parte di una commissione formata soprattutto da religiosi provenienti dal Patrimonio del Beato Pietro in Tuscia. Dai registri di papa Niccolò IV [1] si rileva che egli affidò al templare frate Nicola il fortilizio "quondam Sancte Marie de Sculcula" affinché venisse restaurato e amministrato. Ebbene, alcuni storici, nel tempo, hanno ritenuto che quel luogo, Sancte Marie, fosse rappresentato dall'Abbazia di Santa Maria della Vittoria. Muzio Febonio, nel suo fondamentale testo "Historiae Marsorum", risalente al 1661-1662, fa notare che a Scurcola esistevano due chiese dedicate a Santa Maria collocate, tra l'altro, a poca distanza l'una dell'altra. La Santa Maria a cui si fa riferimento nei registri di Papa Niccolò IV non è quella della Madonna della Vittoria, edificata per volontà di Carlo I d'Angiò, ma un'altra chiesa, ossia quella denominata Santa Maria ad Pontes o Santa Maria de Pontibus, edificio sacro presente nel piccolo villaggio chiamato Villa de Pontibus (o Villa Pontium) che si trovava tra Scurcola e l'Abbazia della Madonna della Vittoria, nei pressi dell'attuale fiume Salto e di cui oggi, purtroppo, non rimane nulla. È questo il luogo dove Corradino di Svevia si accampò con il suo esercito prima dello scontro fatale con i soldati di Carlo d'Angiò.

Santa Maria ad Pontes, nel territorio di Scurcola, era quindi una Chiesa dei Templari. Nel testo "Historia", alle pagine 255 e 256, Fulvio D'Amore riporta i contenuti di un testo risalente alla fine del '700 in cui, recuperando le parole del Febonio, spiega che Santa Maria ad Pontes "apparteneva all'Ordine de' Cavalieri Templari e godeva la giurisdizione quasi Episcopale". Qualche riga più tardi si legge anche che, dopo la soppressione dell'Ordine Templare, "la Chiesa di S. Maria de' Ponti si acquistasse de i Preti Secolari e la giurisdizione quasi episcopale della medesima tornasse all'Ordinario dei Marsi". Anche Tommaso Brogi [2] scrive che, in località Ponti, villa non più esistente, là dove Corradino si accampò, vi era una casa dei Cavalieri Templari. In "Raccolta Di Memorie Istoriche Delle Tre Provincie Degli Abruzzi" di D. Antonio Lodovico Antinori [3], alle pagine 131 e 132, si legge: "Corradino, che era arrivato fin presso la Scurcola, senza niuno contrasto, passò nel piano; pose il suo Campo di Guerra presso la Villa di Ponti nel Piano de' Marsi fra Tagliacozzo, ed Alba, e propriamente nel luogo vicino al Ponte, in quel tratto della via Romana, lungo la quale avevano i Cavalieri Templarj una forte Casa, e molti fondi".

L'area che doveva essere occupata da S. Maria in Pontes
lungo la statale Tiburtina (foto V.F. Colucci)

L'esistenza di una "postazione" templare nel villaggio di Villa de Pontibus non era un caso. I Templari erano soliti individuare dei punti strategici del territorio in cui posizionare le loro "case". Il loro compito era quello di controllare e proteggere il passaggio dei pellegrini per cui possedevano dei luoghi specifici lungo le antiche direttrici viarie che, come nel caso di Scurcola, collegavano le nostre terre con la Puglia, lungo i percorsi della transumanza. 



Note 

[1] Papa Niccolò IV, al secolo Girolamo Masci (1227-1292). Fu il 191° papa della Chiesa cattolica dal 1288 alla morte, primo pontefice appartenente all'Ordine francescano.
[2] Tommaso Brogi, "La Marsica antica, medioevale e fino all'abolizione dei feudi", Tipogr. Salesiana, 1900.
[3] Antonio Lodovico Antinori, "Raccolta Di Memorie Istoriche Delle Tre Provincie Degli Abruzzi", presso Giuseppe Campo, Napoli, 1782.


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mercoledì 22 gennaio 2020

Anno 1944: i soldati della Werhmacht distribuiscono sale agli scurcolani (video)


Non avevo mai visto il video prima di pubblicarlo in questo post. Sembra sia presente su Internet già da qualche anno, ma personalmente ho potuto recuperarlo solo adesso grazie a Maurizio Moretti, che ringrazio di cuore, e all'interessante gruppo Facebook dedicato alla famiglia Nuccetelli e ai suoi discendenti. Le sequenze di questo breve video (dura solo 55 secondi), nonostante l'apparente serenità, raccontano una realtà difficile e dolorosa, quella legata alle difficoltà e alla fame vissute dalla gente comune durante la Seconda Guerra Mondiale. La voce fuoricampo che si sente all'inizio spiega cosa sta per accadere: "In una città italiana la Wehrmacht germanica distribuisce sale alle popolazioni".

Dunque, la "città italiana" declamata non è altro che il piccolo paese di Scurcola Marsicana. Siamo nel 1944 e la Guerra è ancora in corso. La Wehrmacht [1] altri non è che l'esercito tedesco. Ebbene: nello storico e prezioso video si può vedere un folto gruppo di persone, raccolte in Piazza del Mercato, che si affanna per ricevere il sale. Evidentemente le immagini dovevano servire alla propaganda fascista e nazista per mostrare e celebrare la generosità dell'esercito tedesco. In realtà, viste con uno sguardo attuale e più oggettivo, queste immagini raccontano solo che il sale, così come molti altri generi di prima necessità, durante la Seconda Guerra Mondiale, erano introvabili. La Guerra aveva diffuso miseria, stenti e tante difficoltà anche a Scurcola.

Seguendo con attenzione il video della distribuzione del sale si possono notare diversi dettagli relativi all'aspetto che aveva il nostro paese. Ho rilevato alcuni elementi che, purtroppo, non riesco a riconoscere come vorrei. Mi piacerebbe capire quale sia l'edificio che si vede subito dopo lo squillo di corno che annuncia la distribuzione del sale. Mi piacerebbe conoscere il nome dell'uomo con baffi e cappello che suona l'adunanza dei cittadini. Mi piacerebbe sapere se qualcuna delle persone lì presenti viene riconosciuta oggi da qualche scurcolano.

Nel mio piccolo ho notato anche altri elementi: sopra l'ingresso della Chiesa della SS.ma Trinità si nota la presenza di una grande insegna che oggi non c'è; in Piazza del Mercato si vede una sorta di rialzo che, evidentemente, negli anni successivi è stato rimosso; la stragrande maggioranza delle persone visibili sono donne e bambini perché, come intuibile, molti uomini erano stati richiamati alle armi.



Note

[1] Fino al 1935 le forze armate "germaniche" erano denominate Reichswehr poi, con la riforma del 1935, assunsero il nome di Wehrmacht, letteralmente "Forza di difesa". Il primo comandante in capo della Wehrmacht fu il feldmaresciallo Werner von Blomberg. Costui venne destituito nel 1938 dal Führer Adolf Hitler che assunse da quel momento anche la guida suprema delle forze armate tedesche. La Wehrmacht rimase attiva fino al 1946 anche se venne formalmente sciolta dopo la resa incondizionata della Germania del 7 maggio 1945.

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giovedì 16 gennaio 2020

Il sogno di una vecchia e la Madonna ritrovata


Quasi tutti gli scurcolani conoscono la leggenda della vecchia che sognò la Madonna. E quasi tutti gli scurcolani sanno che la Madonna apparsa in sogno chiese alla vecchia di essere ritrovata sotto le pietre della vecchia Abbazia, quella che Carlo d'Angiò volle far edificare nei pressi del campo della celebre battaglia del 23 agosto 1268, lì dove sconfisse Corradino di Svevia. La storia, seppur con diverse varianti, è narrata oralmente ormai da secoli dalle famiglie di Scurcola Marsicana. Una storia che ho potuto rintracciare anche tra le pagine del noto testo [1] redatto da Pietro Antonio Corsignani [2] nella prima parte del XVIII secolo. A quanto racconta il vescovo-scrittore Corsignani, egli stesso ebbe modo di leggere un manoscritto "serbato nella Scurcola" nel quale veniva raccontato il miracoloso ritrovamento della statua della Madonna della Vittoria.

Vecchia foto dei resti dell'Abbazia voluta da Carlo I d'Angiò
Il manoscritto di cui Corsignani riporta dei brani per intero, secondo una nota in latino apposta a fine pagina [3], si sarebbe trovato nella casa della famiglia Bontempi. Pietro Antonio Corsignani spiega di averlo consultato nel 1715 ma che non fu mai stampato. Il testo manoscritto, di cui ci sono più tracce, sarebbe stato redatto da Don Girolamo Buccieri il quale avrebbe trascritto semplicemente quanto riferitogli dai vecchi del paese e da uno zio "che si chiamava D. Gio. Battista Buccieri Canonico Sacerdote della Scurcola e Cappellano patentato in detta Chiesa della Vittoria dalli Signori Colonnesi che se ne passò a miglior vita nell'anno 1630, che si trovava in età di anni 99". Il racconto di Buccieri, trascritto da Corsignani, narra gli eventi che anche io, in questo post, vorrei citare e ricordare.

Copertina di "Reggia Marsicana" di Corsignani
Sembra dunque che la Madonna sia apparsa in sogno a una vecchia di Tagliacozzo. La donna spiegò ai suoi concittadini dove poter rinvenire la statua della Madonna ma, in un primo momento, nessuno le prestò fede. Finalmente, dopo qualche tempo, "andiedero a cavare in territorio della Scurcola con consenso ed assistenza de' Cittadini della medesima Terra, in un Monastero disfatto vicino al fiume, dove si dice l'Abbadia, fabbricato sontuosamente da Carlo d'Angiò". La leggenda (di Buccieri e Corsignani) narra che quando cominciarono a scavare, iniziò a diffondersi una melodia celeste e, appena dopo, venne rinvenuta tra le rovine l'immagine della Vergine "intatta senza macola alcuna nella forma, come se mai fosse stata sotterra, dentro una Cassa di noce, che stava dentro un'altra cassa più grande, quali casse presentemente ancora lì si trovano, e stanno dentro la detta Chiesa".

Chiesa della Madonna della Vittoria oggi
I tagliacozzani avrebbero voluto portarla via pensando che fosse di loro proprietà ma gli scurcolani si opposero visto che la Madonna era stata rinvenuta nei loro territori. A dirimere la questione intervenne il Vescovo Maccafani da Pereto [4] (il testo del Corsignani specifica che tutto avvenne nel 1525) il quale ordinò che la statua venisse posta sopra una lettiga collocata su dei muli e che fosse condotta lì dove i muli avrebbero liberamente scelto di andare. I tagliacozzani, proprietari dei muli, pensarono che le bestie si sarebbero dirette verso il loro paese, invece gli animali che trasportavano la Madonna "s'indirizzarono all'insù verso detta Terra [di Scurcola, ndr] e s'andarono a inginocchiare al di sopra della Terra dove stava una Cona colla figura della Beatissima Vergine detta della Provvidenza, dove fu poi fabbricata la Chiesa". Dunque i muli giunsero la cospetto di una icona ("Cona") già esistente e lì si fermarono. E nel luogo in cui si fermarono sorse la Chiesa della Madonna della Vittoria di Scurcola Marsicana che, va detto, all'inizio era più piccola e più semplice di quella che vediamo oggi.



Note:

[1] Pietro Antonio Corsignani, "Reggia marsicana", Parrino, Napoli, 1738.

[2] Pietro Antonio Corsignani, vescovo, scrittore e storico. Nato a Celano il 15 gennaio 1686. Fu nominato vescovo di Venosa il 17 marzo 1727 da papa Benedetto XIII e consacrato il 25 marzo 1727 dal cardinale Vincenzo Petra. Corsignani fu membro dell'Accademia dell'Arcadia e a Celano fondò l'Accademia Velina. Nel 1728 indisse il sinodo diocesano a Venosa. Il 23 luglio 1738 fu trasferito presso la diocesi di Valva e Sulmona. Morì a Celano il 17 ottobre 1751.

[3] A pagina 332 di "Reggia marsicana".

[4] Monsignor Giovanni Dionisio Maccafani, nipote di Giacomo Maccafani, nato a Pereto intorno al 1500. Eletto vescovo il 6 febbraio 1520 da Papa Clemente VII. È morto nel 1533 ed è sepolto a Trasacco, nella Chiesa di San Cesidio.



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sabato 11 gennaio 2020

Nel 1954 Scurcola Marsicana finì sulla copertina del Radiocorriere TV

Copertina del Radiocorriere TV del 5-11 dicembre 1954
La prima volta che ho visto questa copertina è stato nel 2011 quando Dario Colucci mi inviò la "1a Appendice a De Scurcola Marsorum". Alle pagine 6 e 7 del piccolo volume, Dario ha raccolto e pubblicato la foto che apre questo post spiegando che gli era stata concessa da Stefano Bontempi, figlio del dottor Vittorio Bontempi che, secondo quanto è riportato nella "1a Appendice a De Scurcola Marsorum", "è stato Ufficiale medico durante il periodo di leva e nel 1954 si trovava a Rimini dove, acquistando il Radiocorriere, con sua grande sorpresa, vi trovò la foto di Piazza Sant'Egidio di Scurcola con la fiera del bestiame". Per quanto riguarda Scurcola Marsicana Blog, invece, le immagini sono estrapolate dalla versione digitale della rivista che Vittorio Bontempi acquistò a suo tempo.

Il mio percorso è stato tutto sommato semplice. Sono riuscita a rintracciare sul web l'archivio storico di Radiocorriere TV, la rivista settimanale che per 70 anni è stata l'organo ufficiale della Rai, dal 1925 al 1995. Ricorrendo all'uso di un computer (su dispositivi mobili non funziona bene), ho navigato all'interno dell'archivio e ho recuperato l'anno 1954. Tra le varie copie presenti online, ho rintracciato la numero 49 della settimana 5-11 dicembre, esattamente quella che il dottor Vittorio Bontempi aveva acquistato a Rimini e che Dario Colucci ha riproposto tra le pagine del suo libro.

C'è qualche precisazione da fare: come molti noteranno, lo scorcio del borgo di Scurcola visibile nella foto lascia chiaramente intendere che gli animali e le persone non si trovano in Piazza Sant'Egidio, come scrive Dario, ma in uno spazio che viene prima dell'ingresso del paese, probabilmente dalle parti dell'attuale via delle Selve. Aulo Colucci ha condiviso con me un interessante ricordo personale in proposito. Egli rammenta, infatti, che ai tempi, quando c'era una fiera, i proprietari degli animali dovevano pagare una piccola tassa al Comune di Scurcola per accedere negli spazi per la compravendita, collocati lungo via Cavalieri di Vittorio Veneto. Il mercato degli animali era sempre piuttosto affollato e non tutti gli interessati riuscivano ad accedervi. Un po' per carenza di spazio, un po' per non sborsare denaro in imposte, molti preferivano "sostare" fuori dall'ingresso di Scurcola, esattamente negli spazi che vediamo raffigurati nell'immagine di copertina del Radiocorriere TV, riuscendo spesso a contrattare comunque qualche acquisto e qualche vendita.

Scorrendo le pagine del settimanale in PDF, a pagina 2, si trova un trafiletto: "Siamo nella terra del Fucino e questa fotografia ha l'ampiezza e il taglio di un quadro d'autore. In sintesi qui c'è tutta l'antica Italia contadina: la chiesetta al sommo del colle e le case digradanti fra il verde fino al piano, l'animazione degli uomini intenti a pacifici contratti, la solenne placidità delle giovenche e dei buoi che si godono, ignari, un inaspettato riposo. È anche questo uno dei tanti aspetti di questa nostra multiforme Italia che saranno posti in luce dalla eccezionale inchiesta effettuata da Guido Piovene per la Rai e che inizierà il ciclo delle sue trasmissioni questa settimana". Il nome di Scurcola Marsicana non viene indicato, anzi si fa riferimento, genericamente ed erroneamente, alla "terra del Fucino".

Scurcola non è nel Fucino, ma evidentemente ai tempi chi ha curato i testi ha fatto un po' di confusione. Con l'immagine di una fiera del bestiame i redattori del Radiocorriere intendevano inaugurare l'inizio di un programma radiofonico che si intitolava "Viaggio in Italia": "un resoconto unico per la rilevanza storica della condizione dell'Italia ancora reduce dalle rovine della guerra, capace di dare un affresco vivido di tutte le contraddizioni irrisolte insite nella sua struttura geografica e nella composizione dei suoi abitanti, spesso rese ancor più evidenti dai tragici eventi bellici". Tra le puntate di "Viaggio in Italia" c'è anche quella dedicata all'Abruzzo. Purtroppo il file audio presente su Internet non è fruibile come dovrebbe e non sono riuscita a capire se si faccia accenno a Scurcola. Il timore è che, per quanto riguarda il territorio marsicano, Piovene abbia dato spazio solo ad Avezzano e al Fucino.


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martedì 7 gennaio 2020

I giovani di Scurcola caduti nel corso delle due Guerre Mondiali


Avevo in mente di scrivere un post legato a due immagini d'epoca che raccontano la cerimonia d'inaugurazione del Monumento ai Caduti di Scurcola Marsicana avvenuta nel 1925. Poi, però, ho avuto un ripensamento. Quel post lo scriverò tra qualche tempo, ora ho pensato di dedicare parole, spazio e ricordo alle persone a cui quel monumento è dedicato: i giovani di Scurcola caduti nel corso delle due Guerre Mondiali. Stiamo parlando di ragazzi partiti dal nostro paese per andare a combattere nemici che non avrebbero mai immaginato di incontrare in vita loro e che da quei conflitti non sono mai tornati. L'iscrizione presente sul nostro Monumento li definisce "EROI" e probabilmente possiamo considerarli tali, eppure, sembra che per gli scurcolani di oggi su quelle lastre di marmo ci siano i nomi di persone mai esistite. Il tempo è trascorso e il timore è che il ricordo degli "EROI" di Scurcola sia quasi dissolto.

La prima targa di Vincenzo Fausto Colucci: caduti I Guerra Mondiale
Qualche anno fa Vincenzo Fausto (Enzo) Colucci ha pensato di recuperare qualche notizia in più sui ragazzi di Scurcola morti durante la Grande Guerra. I loro nomi sono scritti sulle pareti laterali del Monumento. Enzo ha consultato gli archivi messi a disposizione online dal Ministero della Difesa e ha recuperato altri dettagli relativi ai caduti della Prima Guerra Mondiale di Scurcola MarsicanaLe informazioni da lui raccolte si trovano incise su due lastre di metallo poste in corrispondenza della facciata del Monumento che ne riporta i nomi. Enzo Colucci ha realizzato questo lavoro a proprie spese senza alcun sostegno da parte di chicchessia. Chiunque, passando accanto al Monumento ai Caduti di Scurcola Marsicana, dovrebbe fermarsi qualche minuto e leggere le targhe. Oltre al nome e al patronimico, possiamo rilevare l'età di quei ragazzi e le modalità che hanno portato alla loro morte. Qualche esempio: Sante Magliocchetti aveva solo 19 anni ed è morto per ferite da combattimento a Gradisca, un piccolo paese che si trova in Friuli, dalle parti di Gorizia; Carmine Tortora aveva 20 anni, era un Alpino e risulta disperso durante uno dei combattimenti; Ido De Santis di anni ne aveva solo 17 ed era un Bersagliere, è morto sul Monte Nero, un rilievo di 2.245 metri che oggi è in territorio sloveno.

La seconda targa di Vincenzo Fausto Colucci: caduti I Guerra Mondiale
Sono storie minime, forse, ma capaci di raccontare vicende che non dovremmo mai dimenticare. Dai dati della ricerca di Enzo Colucci si scopre che i 38 ragazzi di Scurcola deceduti durante la Grande Guerra avevano un'età compresa tra i 17 e i 34 anni. La maggior parte di loro era arruolata come soldato semplice nel corpo della Fanteria. Non sono inezie, non sono dettagli irrilevanti, sono la Storia di uno dei conflitti più atroci e sanguinosi di sempre che, complessivamente, ha stroncato la vita a più di 650.000 soldati italiani.

Lato posteriore del Monumento
Caduti II Guerra Mondiale
Sul lato posteriore del Monumento, invece, sono raccolti i nomi dei caduti di Scurcola durante la Seconda Guerra Mondiale. Il loro numero è inferiore rispetto ai caduti della Grande Guerra. Seguendo il consiglio di Enzo Colucci ho consultato la Banca Dati dei Caduti e Dispersi 2ª guerra Mondiale, presente sul sito del Ministero della Difesa. Purtroppo ho potuto rintracciare solo una parte dei nomi presenti. Si tratta di:

COLUCCI VINCENZO
Nato il 18/02/1910 a SCURCOLA MARSICANA
Data di Decesso/Dispersione: 26/04/1941 [morto a 31 anni]
Luogo Decesso: ETIOPIA
Luogo Sepoltura: -

TROMBETTA NAZZARENO
Nato il 28/10/1911 a SCURCOLA MARSICANA
Data di Decesso/Dispersione: 02/12/1940 [morto a 29 anni]
Luogo Decesso: ALBANIA
Luogo Sepoltura: -

PETITTA FERNANDO
Nato il 27/10/1921 a SCURCOLA MARSICANA
Data di Decesso/Dispersione: 26/12/1942 [morto a 21 anni]
Luogo Decesso: RUSSIA
Luogo Sepoltura: -

NUCCETELLI ANGELO
Nato il 08/03/1923 a SCURCOLA MARSICANA
Data di Decesso/Dispersione: 23/04/1945 [morto a 22 anni]
Luogo Decesso: REP. DEM. TEDESCA
Luogo Sepoltura: Cimitero Monumentale di Berlino

DE SANTIS LIBERO
Nato il 17/12/1919 a SCURCOLA MARSICANA
Data di Decesso/Dispersione: 02/03/1944 [morto a 25 anni]
Luogo Decesso: -
Luogo Sepoltura: -

ANSINI LINO
Nato il 14/07/1915 a SCURCOLA MARSICANA
Data di Decesso/Dispersione: 19/11/1940 [morto a 25 anni]
Luogo Decesso: ALBANIA
Luogo Sepoltura: -

CARUSOTTI LUIGI
Nato il 18/07/1920 a SCURCOLA MARSICANA
Data di Decesso/Dispersione: 21/04/1945 [morto a 25 anni]
Luogo Decesso: GERMANIA (REP. FED.)
Luogo Sepoltura: Cimitero Monumentale Italiano Amburgo (Riq. 3, fila O, tomba 46)

BONTEMPI GIAMMARIA
Nato il 08/01/1920 a SCURCOLA MARSICANA
Data di Decesso/Dispersione: 19/11/1940 [morto a 20 anni]
Luogo Decesso: ALBANIA
Luogo Sepoltura: -

CERRONE DOMENICO
Nato il 24/02/1912 a SCURCOLA MARSICANA
Data di Decesso/Dispersione: 02/02/1941 [morto a 29 anni]
Luogo Decesso: ETIOPIA
Luogo Sepoltura: -

MASTROCESARE RODRIGO
Nato il 25/02/1916 a SCURCOLA MARSICANA
Data di Decesso/Dispersione: 28/10/1944 [morto a 28 anni]
Luogo Decesso: -
Luogo Sepoltura: -

SILVESTRI GIOVANNI
Nato il 10/10/1919 a SCURCOLA MARSICANA
Data di Decesso/Dispersione: 16/02/1942 [morto a 23 anni]
Luogo Decesso: ITALIA
Luogo Sepoltura: -

TELLONE PASQUALE
Nato il 21/08/1922 a SCURCOLA MARSICANA
Data di Decesso/Dispersione: 02/11/1942 [morto a 20 anni]
Luogo Decesso: AFRICA SETTENTR.LE
Luogo Sepoltura: -

Monumento ai Caduti di Scurcola Marsicana
Il mio elenco si somma quindi a quello messo a punto da Enzo Colucci e va ad aggiungere qualche notizia in più su quegli "EROI" scurcolani che giustamente celebriamo durante le ricorrenze di rito. Ma celebrarli non serve a niente se nessuno sa ricordare degnamente la loro passata esistenza. Il Monumento ai Caduti non deve essere solo il simbolo di una stanca retorica, ma l'emblema conclamato di una fondamentale memoria collettiva. Anche per questa ragione, mi permetto di evidenziare che il nostro Monumento ai Caduti avrebbe bisogno di essere ripulito, consolidato e restaurato: ci sono alcune spaccature alla base della scultura, alcune lettere e alcuni nomi non si leggono più e, soprattutto, servirebbe distinguere quali siano i caduti della Prima Guerra Mondiale (elenchi laterali) e quali quelli della Seconda (elenco posteriore) perché quasi nessuno sa individuarli. A futura memoria.

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venerdì 3 gennaio 2020

Due angeli in via della Concezione

Via della Concezione
In via della Concezione, a Scurcola Marsicana, ci sono due angeli. Sono piccoli e sfuggenti, a dire il vero. In pochi li notano e in pochi sanno riconoscerli. Eppure, in un cantuccio di via della Concezione, ci sono due piccole creature celesti. Si trovano incastonate tra le pietre e, anche per questo, forse, non sono perfettamente visibili. Si tratta di due figure angeliche che decorano quello che, ormai tanti secoli fa, doveva essere un tabernacolo, vale a dire la piccola edicola, collocata solitamente sopra all'altare, in cui si conserva l'Eucarestia.

I due angeli di via della Concezione
L'antichissimo tabernacolo con le figure di due angeli inginocchiati, ormai rovinate dal tempo ma comunque riconoscibili, è collocato in un angolo, sulla parete dell'edificio appartenente alla Confraternita di San Bernardino da Siena di Scurcola Marsicana. Una posizione un po' particolare, non ci sono dubbi. Ma da dove arrivano i due angeli e perché si trovano proprio su quel muro?

La risposta è stata formulata, presumibilmente per deduzione, dal professor Giuseppe Grossi a pagina 101 del libro "Scurcola Marsicana Monumenta". Il tabernacolo con i due angeli apparteneva, probabilmente, alla scomparsa Chiesa di San Tommaso di Scurcola. Stiamo parlando di un antico edificio sacro, fondato agli inizi del XII secolo, che venne abbattuto per far posto alla Chiesa della SS. Trinità, costruita a partire dal 1570 ed eretta in Collegiata il 26 settembre 1585 con apposita Bolla di Monsignor Matteo Colli, Vescovo dei Marsi. Evidentemente qualcuno volle salvare il piccolo tabernacolo con i due angeli della Chiesa di San Tommaso e lo incastonò su un muro nelle vicinanze. Sono trascorsi almeno 450 anni ma i due piccoli angeli sono sempre lì, basta solo notarli.


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