domenica 26 gennaio 2020

Sigfrido Pfau. Il pittore ebreo esule a Scurcola nel 1942/43


Nel mio piccolo, vorrei celebrare anche io il Giorno della Memoria e lo faccio scrivendo una storia che non molti conoscono. Prima di tutto vale la pena ricordare che a Scurcola Marsicana, nel 1942-1943, trovarono rifugio degli ebrei. Si tratta di momenti della nostra storia che non è semplice ricostruire ma che ho intenzione di trattare meglio appena avrò modo di recuperare informazioni più dettagliate. Tra gli ebrei che furono accolti a Scurcola durante quegli anni di guerra, difficoltà e confusione ci fu un pittore cubista di una certa fama. Si chiamava Sigfrido Pfau e ho saputo della sua esistenza grazie a Maurizio Moretti. Sigfrido Pfau era nato il 28 maggio del 1899 ad Abbazia (Opatija), una città che si trova in Croazia ma che ai tempi, essendo in territorio istriano, faceva parte dell'Italia. La città di Abbazia passò all'Italia nel 1920, inizialmente assegnata alla provincia di Pola e, dopo l'annessione di Fiume, dal 1924, passata a questa provincia. Serve specificare che con il Fascismo, in queste aree, si decise di realizzare una politica di italianizzazione forzata della popolazione croata. Ciò significava, ad esempio, che molti impieghi venivano assegnati solo agli italiani; che nelle scuole non si poteva più insegnare il croato; che tutto venne italianizzato senza grande rispetto per la lingua, le tradizioni e la cultura croata.

Ebrei nel campo di internamento di Campagna (foto da SalernoToday)
Sigfrido era figlio di Nathan Pfau e di Flora. Nel 1938, con l'entrata in vigore delle Leggi Razziali volute da Mussolini, Sigfrido, come molti altri ebrei italiani, fu costretto a subire restrizioni, divieti e controlli. Già nel 1933 l'artista istriano aveva ottenuto un Passaporto Nansen rilasciato dalla Questura di Fiume. Si trattava di un documento creato appositamente per i profughi e per i rifugiati apolidi; prendeva il nome dal suo ideatore Fridtjof Nansen, uomo di scienza, esploratore e politico. Dalle informazioni ricavate dal Fondo Questura dell'Archivio di Stato di Fiume si sa che Sigfrido (o Siegfried), proveniente da Fiume (in cui si trovava nel 1940), fu internato a Campagna (in provincia di Salerno) il 25 febbraio del 1942. Proprio a Campagna, infatti, era stato allestito dal governo fascista uno dei tanti campi di internamento per i profughi ebrei presenti entro i confini italiani fin dall'inizio della Seconda Guerra Mondiale. Il campo era stato realizzato nel 1940 e rimase operativo fino all'8 settembre 1943, giorno dell'armistizio.

Alvise Nuccetelli visto da Sigfrido Pfau
Sembra che, al tempo, vi fu una speciale cooperazione tra il vescovo di Campagna, Giuseppe Maria Palatucci, e suo nipote Giovanni Palatucci, questore di Fiume (deportato e morto a Dachau), che riuscirono a far internare a Campagna molti ebrei istriani. Con questo sistema i Palatucci riuscirono a salvare migliaia di persone dai campi di sterminio nazisti. Sigfrido Pfau, dunque, fu uno dei tanti ebrei istriani rinchiusi a Campagna. Vi rimase fino al 1942 dopodiché venne inviato, probabilmente insieme ad altri internati come lui, a Scurcola Marsicana dove rimase almeno fino al 23 novembre del 1943. Durante questo soggiorno marsicano, Pfau ebbe modo di entrare in contatto con la famiglia Nuccetelli di Scurcola. Strinse buoni rapporti, tra gli altri, con Garibaldi, Domenico e Alvise Nuccetelli. Tra le immagini presenti sul profilo Facebook dei Nuccetelli, infatti, ci sono diverse foto con ritratti e opere di Pfau.

La firma di Sigfrido Pfau: Scurcola Mars. 6 febbraio 1943
Lasciata Scurcola, probabilmente, Sigfrido Pfau andò a Roma dove si rintraccia sicuramente la sua presenza nel 1949. Finita la Guerra ebbe modo di farsi apprezzare per i suoi dipinti. Nel 1958, ad esempio, fu tra gli artisti protagonisti di "Mostre romane. Guerrini, Annamaria, Tina e Nino Tommasini, Pfau, Fioravanti, Squitieri, Cristina Giulio, 'Quadri in cucina'". In una recensione datata 28 dicembre 1958, Lorenza Trucchi scrive: "Nell'atmosfera fin troppo pacifica della nostra città [Roma, ndr], la pittura di Pfau ha un acre odore di zolfo sgradevole ma stimolante. Molti artisti sono sembrati dei temerari agitatori solo per aver dipinto floride mondine, abbronzate lavandaie e cortei di braccianti in bicicletta, questo Pfau sconnesso e un po' folle, che inveisce contro il fascismo, il nazismo, le guerre, i pregiudizi razziali, con l'impeto, si pure fuori moda - in lui sincerissimo - del primo eroico surrealismo tedesco, questo Pfau che si tiene vicino i suoi quadri e che facilmente può riunire 200 opere perché, purtroppo, non è artista conteso dai collezionisti, questo Pfau merita il nostro preciso consenso umano anche laddove possono venirgli contestati da qualcuno taluni valori artistici". Sigfrido Pfau è morto il 2 dicembre 1969 ed è sepolto presso il Cimitero Flaminio di Roma.


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