lunedì 20 settembre 2021

Nel 1871 lo studioso tedesco Ferdinand Gregorovius visitò Scurcola


Tra i grandi personaggi che, nel tempo, hanno visitato e conosciuto Scurcola, oltre al pittore e viaggiatore inglese Edward Lear, di cui ho già scritto, vi è anche lo storico tedesco Ferdinand Gregorovius (1821-1891). Il resoconto della sua esperienza di viaggio è incluso in "Wanderjahre in Italien", un'opera in cinque volumi che raccoglie le descrizioni degli itinerari italiani che Gregorovius percorse tra il 1856 e il 1877. La parte dedicata alla scoperta dell'Abruzzo è inclusa nel volume 2, all'interno del capitolo "Una settimana di Pentecoste in Abruzzo" risalente al 1871. "Wanderjahre in Italien" è stato tradotto e pubblicato in Italia nel 1907, versione dal tedesco di Mario Corsi, col titolo di "Passeggiate per l'Italia" [1]. L'incipit del racconto del viaggio abruzzese di Ferdinand Gregorovius è piuttosto curiosa: "Dopo un inverno faticoso, l'amico Lindemann [si tratta del pittore tedesco Karl Lindemann-Frommel, ndr] ed io volemmo concederci lo svago di una gita, durante la settimana di Pentecoste, nel selvaggio ed ancora così poco noto Abruzzo".

Frontespizio di "Passeggiate per l'Italia" (1907)

Nel 1871 la nostra terra era considerata ancora "selvaggia" e, anche per questo, poco visitata o poco visitabile. Quando lo storico, al tempo già cinquantenne, decise di avventurarsi in Abruzzo, il territorio marsicano si presentava ancora dominato dalla presenza del Lago Fucino che lo stesso Gregorovius riuscì a vedere seppur già parzialmente ridotto nelle sue dimensioni dai lavori di prosciugamento che Alessandro Torlonia stava conducendo. Lo studioso tedesco non è concorde con chi spera di trarre nuove terre coltivabili cancellando il grande lago: "sarà distrutta così una grande opera naturale, e l'Italia sarà vedovata per sempre di una meraviglia della natura, di uno dei più fulgidi suoi gioielli. Io non so assuefarmi all'idea che questo solenne lago, che per migliaia e migliaia d'anni ha specchiato nelle sue acque questi monti severi e maestosi, debba scomparire per sempre". Gregorovius descrive il canale scavato per far defluire le acque, i Cunicoli di Claudio e, presso Trasacco, dove le acque del lago sono ancora visibili, veleggiare ancora delle "oscure barche".

Il Lago Fucino prima del prosciugamento

Poi Gregorovius, accompagnato dall'amico pittore, decide di visitare il campo di battaglia dell'epico scontro del 1268 tra Corradino di Svevia e Carlo d'Angiò anche se per lui, tedesco, quel campo è solo "di Corradino". È primavera e i due viaggiatori si muovono di buon mattino. Gregorovius si avvicina al luogo della battaglia e compie delle riflessioni: "La battaglia è chiamata con vari nomi dai cronisti del tempo, di Tagliacozzo, di Alba, di Campo Palentino, della Scurcola. Anche Dante dice: e là da Tagliacozzo / ove senz'arme vinse il vecchio Alardo. Questo prova soltanto che Tagliacozzo al tempo di Dante era il luogo più importante dei dintorni, mentre Scurcola era un piccolo castello dipendente da Alba, e del quale appena si conosceva il nome. Indubbiamente la battaglia dovrebbe prender nome dalla Scurcola, perché il Campo Palentino, che Carlo in alcuni documenti indica come luogo dello scontro, si trova esattamente sopra Scurcola".

Ruderi dell'abbazia ai primi del Novecento

Poco oltre scrive: "Due passi ancora, e siamo di fronte a neri avanzi di mura e di pilastri, ultimi resti dell'abbazia di S. Maria della Vittoria". Ho già raccontato del triste destino dell'Abbazia cistercense di S. Maria della Vittoria voluta da Carlo I d'Angiò che andò distrutta, probabilmente, già a partire dalla metà del Trecento. I due visitatori si addentrano nel borgo di Scurcola, "labirinto di strettissime strade il dorso roccioso del monte, la cui pietra serve in parte di selciato alle vie" […] "Tutto il paese è come il monumento dell'antica battaglia. Si leggono con strano stupore i nomi storici di queste sporche e strette viuzze: Via Carlo d'Angiò, Via Corradino, Via Ghibellina. Gli abitanti stessi sembrano viventi tradizioni di quell'avvenimento…". Un sacerdote li conduce nella Chiesa della Madonna della Vittoria e fa ammirare loro la statua della Madonna, di cui il Gregorovius non sembra apprezzare le corone d'oro donate nel 1757 ("si ebbe il barbaro gusto di coronare con due laminette d'oro le due teste delle immagini"e il tabernacolo ligneo che la conteneva, ("ornata d'immagini ben conservate e di ottima esecuzione, rappresentanti la crocifissione di Cristo ed altre scene bibliche").

Stemma attuale di Scurcola Marsicana

A seguire, i due visitatori scendono nella parte bassa di Scurcola. Si fermano in Piazza del Municipio, divenuta, più tardi, Piazza Umberto I, di fronte allo stemma di Scurcola (un ponte con cinque gigli) e all'iscrizione Domus Universitatis Scurculae. "Il sindaco del luogo [nel 1871 era Gaetano De Giorgio], un distinto e solenne vecchio dalla lunga barba grigia, mi disse che quello stemma aveva origine dal Castrum S. Marie in Pontibus, che una volta i Templari avevano posseduto presso il Ponte del Salto; questo dev'essere quel Castrum pontium dove risiedette Corradino". La gita degli amici tedeschi continuerà verso Tagliacozzo ma, prima, Ferdinand Gregorovius compie una sorta di orgoglioso e malinconico elogio del giovane Corradino, sconfitto nella battaglia di Scurcola. "I grandi imperatori svevi stanno solennemente al culmine della nostra storia, e ne rimarranno le più eroiche figure, finché duri la memoria tedesca".


Note:
[1] Ferdinand Gregorovius, "Passeggiate per l'Italia", vol. 2, trad. Mario Corsi, U. Carboni, Roma, 1907.

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