domenica 14 gennaio 2024

I volti e i nomi di un gruppo di emigrati scurcolani che vivevano a Charlotte, Stato di New York, negli anni Venti


Premessa necessaria: di recente, mentre svolgevo delle ricerche, che esulano dalle attività legate a questo blog, ormai “dormiente” da diverso tempo, mi sono imbattuta in svariati e interessanti articoli pubblicati da un giornale attivo negli Stati Uniti dal 1924 al 1926. Si tratta di una testata nota con il nome di “Abruzzo-Molise” (ex “Marsica Nuova”) diretta, anche in questo caso, dal luchese Vincenzo Massari. Tra le pagine di “Abruzzo-Molise” ho individuato alcuni articoli risalenti al 1926 che raccontano episodi di vita scurcolana ormai dimenticati e che vorrei tornare a condividere attraverso “Scurcola Marsicana Blog”.

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Il primo articolo che ho avuto modo di individuare è legato ai volti e ai nomi di un gruppo di emigrati scurcolani di cui, temo, oggi quasi nessuno possa conservare memoria. Sulle pagine di “Abruzzo-Molise” del 5 Marzo 1926 venne pubblicata una foto di gruppo dedicata agli “Scurcolani di Charlotte NY”. Quando ho visto l’immagine, l’ho collegata a una fotografia che mi è stata consegnata da Aulo Colucci alcuni anni fa.

Finora, pur avendo tentato di capire, in più circostanze, chi fossero gli uomini del ritratto, non sono mai riuscita a reperire informazioni convincenti. Avevo semplicemente intuito, osservando le due bandiere alle spalle delle persone ritratte, che potesse trattarsi di scurcolati emigrati negli Stati Uniti. Adesso, grazie alla mia recente ricerca, è almeno possibile associare un nome a ognuno dei volti ritratti in foto.

Ritaglio dell'articolo di "Abruzzo-Molise" (1926)

Questo il testo del breve articolo che accompagna la fotografia.

Con piacere pubblichiamo il gruppo dei Scurcolani di Charlotte NY i quali cercano di fondare una Società di M.S. [Mutuo Soccorso, ndr] tra tutti gli oriundi di Scurcola. Essi, entusiasti del nostro giornale, non mancarono di abbonarsi immediatamente. Nel gruppo mancano alcuni che non erano a Charlotte al momento della fotografia. I presenti sono: Prima fila, in piedi: Agostino Nuccitelli, Antonio Tortora, Paolo Petitta, Pietro e Vittorio Petitta.
Seconda fila: Carmine Tortora, Aristide Tortora, Giovanni Nuccitelli, Emilio Tortora, Pietro Mantelli, Angelo Mantelli e Francesco Liberati.
Terza fila, seduti: Angelo Nuccitelli, Tommaso Silvestri, Lorenzo Nuccitelli, Frank Mantelli, nostro corrispondente, e Agostino Panfili.
Seduti a terra: Domenico Nuccitelli e Giovanni Nuccitelli.
Sarà con piacere che nei prossimi numeri, pubblicheremo, se fornitici, i gruppi di altri corregionali di qualsiasi altra parte degli Stati Uniti
”.

Credo che sia quasi impossibile, oggi, conoscere le vicende personali degli scurcolani ritratti in foto. Hanno in comune la stessa provenienza, Scurcola Marsicana, oltre ad aver avuto la necessità di andare oltre Oceano alla ricerca di condizioni di vita migliori. Avranno lasciato in paese molti affetti, molti amici, molti ricordi. Chissà se qualcuno di loro sarà mai riuscito a tornare a Scurcola oppure se, come temo, nessuno di loro abbia più avuto la possibilità di rivedere la propria terra.

Sicuramente vivevano tutti a Charlotte, un grande quartiere della città di Rochester, a nord dello Stato di New York. Un’area che, storicamente parlando, ha accolto moltissimi immigrati italiani tra la fine Ottocento e la prima parte del Novecento. Eppure dei 19 scurcolani immortalati in questo affascinante scatto, non possiamo sapere molto di più. Sarebbe interessante se qualcuno, oggi, potesse riconoscere un volto familiare, un nome noto, una storia degna di essere recuperata e raccontata.


martedì 17 ottobre 2023

Devo dire addio al mio amico Impero


Mia madre mi ha appena dato una brutta notizia: è morto Impero Rossi. Aveva 86 anni ed era uno dei miei amici più cari, una delle tante anime belle, preziose e generose di Scurcola. Se ne è andato all'improvviso e apprendere della sua dipartita mi ha lasciato senza fiato e senza parole. Probabilmente siamo in tanti ad essere rimasti ammutoliti e costernati.

Ho conosciuto Impero alcuni anni fa. Mi ha aiutata a rintracciare storie che ho poi portato sul blog, con suo grande orgoglio. Grazie a lui e a Giuseppe Valente sono entrata tra i rovi e le erbacce di Villetta Damia, che confina con il giardino della sua casa scurcolana, in via della Stazione. È stato lui a cercarmi per raccontarmi dei proiettili della seconda guerra mondiale conficcati tra le pietre della chiesa della SS. Trinità. E ad Impero devo la scoperta di cosa sia uno "sciabbaco".

Un pescatore di montagna, l'ho definito qualche volta. Impero amava il mare e la pesca (e la sua barca a Nettuno), ma amava anche la montagna, i boschi, la raccolta dei funghi e il suo orto. Legatissimo alla sua famiglia, ha sempre nutrito un attaccamento viscerale per Scurcola, da cui non mancava mai per troppo tempo. Ricorderò per sempre la sua voce pacata, i suoi occhi chiari e luminosi e la sua voglia di sorridere.

Negli ultimi anni Impero è stato per me una presenza costante, gentile e affettuosa. Averlo perso in maniera così improvvisa e inaspettata è qualcosa che farò fatica ad accettare. Andrò a salutarlo domani, come è giusto che sia. Mi mancherà molto e mancherà molto a tanti scurcolani come me.

giovedì 1 giugno 2023

Non riesco a pensarmi senza


Oggi compio 50 anni. All'alba mio fratello Massimo, che ogni mattina raggiunge la Croce salendo Monte San Nicola, mi ha inviato questa splendida fotografia per farmi gli auguri. Ammiro la sua volontà e la sua forza: io non ce la farei. Lui mi conosce bene, ovviamente. Sa che questi luoghi e questi paesaggi sono il mio "punto debole": mi commuovono e mi entusiasmano ogni volta. Lo ringrazio per avermi fatto assistere alla scena che alle prime ore del giorno si è presentata ai suoi occhi.

Poi ho pensato di scriverne e ne scrivo. Per ricordare e ricordarmi che, anche nel giorno del (fatidico) 50esimo compleanno, questa è la mia aria e la mia vita. Anche se, a volte, ho la sensazione di non percepirlo abbastanza. Io vengo da questo luogo, sono questo luogo. Quindi non riesco a pensarmi senza. La vista di cui si gode dalla cima della nostra montagna mi ha indotto a considerare (una volta di più) quanta bellezza e quanta suggestione possa offrire il nostro paesaggio.

Ho scritto molto di Scurcola, per Scurcola, di scurcolani e per gli scurcolani. Ormai questo blog è fermo da tempo e, confesso, che un po' mi manca. Le energie, purtroppo, non sono infinite: ho pur sempre 50 anni (che pochi non sono). La passione è immutata, s'intende, e le idee continuano a pulsare. Sono qui a tenermi viva, consapevole che c'è ancora tantissimo da fare. Intanto contemplo lo spettacolo dall'alto della montagna e mi dico: "La mia Scurcola è proprio bella!".

lunedì 19 dicembre 2022

L'interno della chiesetta di San Giuseppe


Qualche mese fa, con la pubblicazione del post finale di "Scurcola Marsicana Blog", avevo promesso che se avessi individuato un argomento degno di nota, mi sarei impegnata a scriverne. Sono qui per mantenere quella promessa. Ritengo che aver potuto ammirare, per la prima volta, l'interno della piccola chiesa scurcolana di San Giuseppe sia un evento di portata storica non solo per la sottoscritta, ma per tutti gli scurcolani. L'apertura della cappella gentilizia, collegata a palazzo Ottaviani-Pompei, è stata possibile grazie alla prima edizione della manifestazione natalizia "Presepi nel Borgo", organizzata dall'associazione "Punto d'Incontro" con il supporto di alcuni volenterosi cittadini. Uno dei presepi è stato allestito proprio all'interno della chiesa di San Giuseppe, riaperta per l'occasione grazie alla disponibilità dei suoi proprietari.

Il presepe allestito all'interno della chiesa di S. Giuseppe

Scrissi della "minuscola chiesa gentilizia di San Giuseppe" nel settembre del 2020, descrivendone alcune caratteristiche: l'ubicazione lungo l'antica e bellissima scalinata di via Tosti; la presenza di una campana silente da tempo e di una piccola croce; l'iscrizione incisa sulla porta d'ingresso e l'anno di fondazione, il 1798, probabilmente a cura di Giuseppe Ottaviani. Non tutti gli scurcolani sapevano o sanno che all'interno del borgo esiste una chiesa dedicata a San Giuseppe. Nella circostanza, suggerisco a chiunque possa di approfittare dell'occasione ed entrare all'interno della chiesetta risalente alla fine del Settecento.

Pala d'altare: Transito di San Giuseppe

Inutile dire che per me è stato molto emozionante entrare nel piccolo edificio sacro che, come mi era stato spiegato a suo tempo da Angela Di Massimo e sua madre, la compianta Ilde Nuccetelli, è costituito da un unico, semplice ambiente. Il cuore dello spazio sacro è rappresentato, senza dubbio, dall'unico altare presente, stilisticamente vicino al gusto dell'epoca in cui venne fondata la chiesetta, che custodisce una tela che, purtroppo, non versa in buone condizioni. L'opera pittorica, di cui, al momento, non si conosce l'autore, rappresenta il Transito di San Giuseppe. Si tratta di un soggetto artistico sviluppato, nei secoli, da numerosi pittori. Sulla tela custodita nella chiesa di San Giuseppe a Scurcola Marsicana, è possibile notare la figura del padre putativo di Gesù nel momento in cui abbandona la vita terrena per conquistare quella celeste. San Giuseppe, che indossa una veste bianca, è al centro dell'opera, disteso sul letto di morte. Accanto a lui, come la tradizione cattolica insegna, ci sono le figure della Madonna e di Gesù che offrono conforto all'uomo che ha accettato di crescere il figlio di Dio. Nella parte superiore della tela, la figura dell'Onnipotente e due gruppi di angeli.

Via Crucis (lato destro)

Sulle pareti laterali della chiesa, che richiamano un delicato colore azzurro, ci sono piccoli quadri che costituiscono le stazioni della via Crucis. Tra gli oggetti presenti: dei bellissimi candelabri (bisognosi di cure), il vecchio ritratto di una donna che non so riconoscere, un inginocchiatoio in legno, il volto (forse in gesso?) di una Madonna addolorata racchiuso in una sorta di teca, tre carta gloria e quel che resta di un vecchio confessionale in legno. Appoggiata per terra, sul lato sinistro, inoltre, una deliziosa cornice dorata all'interno della quale è semplicemente appoggiata una tela logorata dal tempo in cui si riconoscono, con qualche difficoltà, una Madonna e, in ginocchio, due figure di religiosi. Il pavimento è rimasto quello originale. Uno degli elementi più singolari e interessanti della chiesetta di San Giuseppe, a mio avviso, è rappresentato da un soppalco, collocato proprio al di sopra della porta d'ingresso, che un tempo, verosimilmente, doveva servire ad accogliere i membri della famiglia Ottaviani che, dal loro palazzo, attraverso una porta, riuscivano a raggiungere direttamente la chiesa per assistere alle funzioni religiose praticamente senza uscire di casa.

Soppalco collocato sopra la porta d'ingresso

Tutto ciò che è conservato nella chiesetta di San Giuseppe andrebbe studiato e conservato con estrema cura, evitando che possa essere sottratto o danneggiato. Siamo al cospetto di un edificio sacro che, seppur molto piccolo o modesto, ci racconta una storia che, fino a oggi, nessuno ha mai raccontato. È stato sicuramente un bene che sia stato aperto, ripulito e reso visitabile. Mi auguro che tanti scurcolani, e non solo, si rechino in via Tosti per ammirare la piccola chiesa gentilizia legata storicamente a una famiglia che, a Scurcola, è ormai estinta. Gli Ottaviani hanno lasciato un segno tangibile della loro esistenza e del loro prestigio economico e sociale. A noi il compito di non lasciare che questo piccolo, prezioso patrimonio si perda per sempre o, più banalmente, venga dimenticato.


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Approfitto di questo fugace ritorno sul blog per augurare a tutti un Natale sereno. La speranza mia, e di chiunque, voglio immaginare, è che il 2023 possa essere finalmente un anno di pace, un'occasione per ripensare e rinsaldare un sistema di valori basato su un'umanità autentica e leale, che torni al rispetto per il prossimo (qualsiasi prossimo), a un'onestà intellettuale più solida e nitida e alla riedificazione di un pianeta che ci ricorda, sempre più spesso, che è l'unico che abbiamo. Auguri.

domenica 25 settembre 2022

Finale


Ultimo post. Ci siamo arrivati, dopo tre anni di attività. I motivi? Diversi. Prima di tutto la stanchezza. Come spesso affermo, scrivere è faticoso. Ho scritto molto di Scurcola e per Scurcola in questi tre anni. Ho impiegato il mio tempo, le mie energie, le mie risorse e tantissima passione. Arrivati a un certo punto, però, tutto va esaurendosi. Compresi gli argomenti da trattare. Trovare qualcosa che sia stimolante da leggere e, più di tutto, stimolante, per me, da esporre e illustrare, si fa sempre più difficile. "Scurcola Marsicana Blog" rimane dov'è sempre stato, questo è ovvio.

Restano le parole (tantissime parole), testimoni di quanto sono riuscita a conoscere e raccontare, in maniera che reputo valida. Parole che, voglio sperare, abbiano permesso a tanti di scoprire, ricordare e comprendere. Il blog è nato con l'intento di avvicinare le persone a un patrimonio che, purtroppo, rischia di perdersi per indifferenza e incuria. Condividere quel che ho imparato su Scurcola è stato edificante e prezioso. Il mio obiettivo, come ho scritto in passato, è stato quello di accrescere, almeno un po', la conoscenza del nostro paese, della sua storia, dei suoi abitanti, delle sue tradizioni ma anche delle sue imperfezioni e delle sue carenze. Una conoscenza che vorrei fosse utile ad estendere il livello di consapevolezza degli scurcolani, una consapevolezza a cui dovrebbe far seguito la crescita del senso di responsabilità, serio e compiuto, nei confronti di quel che siamo e di quanto possediamo.

Non mi faccio illusioni: recepire determinate realtà e valorizzarle al fine di generare una nuova identità per Scurcola (che sia basata su cultura, arte, storia - e quindi turismo) è molto difficile. È difficile vedere oltre quel che si intravede appena, è difficile credere di poter cambiare, è difficile trovare ascolto e riscontro. Tutto il mio lavoro, per quanto apprezzato e condiviso, potrebbe non condurre a nulla. Forse verrà raccolto o riletto tra qualche anno (o decennio?) e magari troverà spazio attraverso progetti che, adesso, non so immaginare. Ho investito moltissimo per portare avanti la mia idea, il mio proposito per Scurcola. Ringrazio chi non mi ha mai fatto mancare il proprio sostegno, quello fatto di risposte, incontri, confronti, crescita. Ringrazio chi ha offerto il suo contributo, fattuale o economico. Ringrazio, più di tutti, chi ha sopportato le mie domande e condiviso le sue memorie.

Le storie non finiscono mai, questo è certo. Quindi se dovessi recuperarne qualcuna, non mancherò di condividerla qui. Per il puro piacere di farlo: l'ho promesso anche a un caro amico.

Maria Tortora

martedì 20 settembre 2022

Perché Scurcola si chiama Scurcola?


Della necessità che ha condotto gli amministratori del tempo a richiedere ed ottenere l'apposizione dell'aggettivo "Marsicana" al nome di Scurcola ho già scritto diverso tempo fa. In questo post, invece, vado a raccogliere e descrivere le analisi di chi, nel tempo, si è dedicato allo studio dell'origine del nome di Scurcola. Diversi esperti, infatti, hanno analizzato la nascita del toponimo da cui poi si è generato il nome Scurcola così come viene utilizzato oggi. 

Come fa rilevare Enzo Colucci attraverso un suo studio dedicato a questo argomento: "Si è dibattuto, soprattutto nel passato, sul toponimo di Scurcola facendo riferimento al confronto tra l'origine latina "excubiae" e quella longobarda di "sculk". Si può senz'altro confermare che entrambi i termini hanno lo stesso significato di "sentinella", "guardia" e convalidare l'appellativo felicemente dato al luogo in cui giace il paese visto che effettivamente da esso si controllano tre direttrici importanti degli antichi (e moderni) itinerari e cioè Roma a ovest attraverso la valle dell'Aniene inizialmente e poi il valico di Monte Bove; la Sabina a nord attraverso la valle Cicolana e la Campania a sud attraverso la valle Roveto". 

Nel corso del tempo, infatti, la radice del nome Scurcola è stata spesso associata sia al termine latino "excubiae" sia a quello longobardo "skulk". Secondo quanto scrive il professor Giuseppe Grossi a pagina 11 di "Scurcola Marsicana Historia", "il nome dell'abitato Sculcule attestato nei Piani Palentini per la prima volta nel 1150, deriva dal longobardo skulk il cui significato originario è legato alla presenza nel luogo nel VI-VII secolo di un "posto di guardia" longobardo che controllava il percorso della Valeria sul ponte del ramo minore del vecchio corso del torrente Raffia". 


Tornando, infatti, al documento redatto da Enzo Colucci si legge: "La maggior parte dei filologi concorda nel ritenete il termine derivante da radice germanica. L'uso in territori a dominazione longobarda ne conferma l'ipotesi e Scurcola è situata nel ducato longobardo di Spoleto". 

Un merito particolare va riconosciuto allo scurcolano Simone Pompei che nel suo scritto "Sul toponimo Sculcula" pubblicato in "Abruzzo - Supplemento" rivista dell'Istituto di studi abruzzesi, gennaio 1967, fu tra i primi ad associare "Scurcola" al nome originario longobardo "Skulka" divenuto poi, in latino tardo antico, "Sculca". Infatti, nel breve saggio di Pompei, tra le altre cose, si legge: "mi venne fatto di pensare alla voce latina sculca (scorta, guardia), che è documentata per la prima volta proprio nell'anno 392, attraverso una lettera scritta dal pontefice Gregorio Magno agli strateghi bizantini Maurizio e Vitaliano […] La radice germ. *skulk si rinviene, oltre che nel toponimo di cui stiamo trattando, anche nel toscano antico scolca e nell'antico portoghese escolca, nel senso di guardia. Dopo aver messo in relazione il toponimo "Sculcula" con "sculca", mi resi conto che tale accostamento, per quanto linguisticamente irreprensibile ed oggettivamente convincente, poteva essere avvalorato solo dalla comprovata esistenza di un certo numero di derivati, ascrivibili con sicurezza alla radice predetta e diffusi in un'area sufficientemente ampia. Ed infatti tale radice, sia pure variamente trasformata sotto il profilo fonetico e con diversa connotazione topografica, è documentata in un'area che va dalla Sabina e dal Piceno, attraverso Lazio, Abruzzi e Molise, fin alla Calabria". L'intuizione di Pompei, come rileva lo stesso Grossi, è stata poi confermata dagli studiosi Walter Cianciusi ed Ernesto Giammarco. Chiunque abbia analizzato le origini del toponimo, ha potuto constatare come esso sia presente sia in altre aree d'Abruzzo, sia in numerosi altri territori italiani

Enzo Colucci ne ha raccolti parecchi: "Nel 1029 in Scolcola a Pieve di Socana (Castel Focognano - Arezzo). Nel 1040 Sculcule ad Asciano (Siena) e nelle seguenti località: Scurcola, colle a nord di fonte Capo la Maina tra Forme e S. Iona (L'Aquila) a controllo sia dei Piani Palentini che della gola di Ovindoli; Castri Sculcule presso Anagni; Scocchia a Montefollonico (Torrita - Siena); Scorcola a Poggio di Monticano (Treviso?); Scurcola a Campagnatico (Grosseto); Un castello di Sculcula in Porto d’Ascoli citato nel 1102; Un casale Sculcule (XIII sec.) è presente presso Serracapriola (Foggia); una masseria Sculcula è nei pressi di Casalnovo M. (Foggia); La Scolca a Gavi (Alessandria); Escolca in Sardegna (Cagliari); Scolca di Bastia, Scolca a Isola Rossa, Scolca di Oletta tutte in Corsica; Scruccula ad Attigio, vicino Fabriano; Piaggia della Sculcula a Campodonico (Ancona); Monte Sculcolo a Castelleone di Suasa (Ancona); Fosso della Sculcula a Barbara (Ancona); Il castello di Sculcula a Monteprandone (Ascoli Piceno); Il castello di Sculcula a Fermo; Scorcola, rione di Trieste; Sculca (Cosenza), Sculca a Camignatello Silano; Sgurgola (Frosinone). Fossato Sculcule ad Ofiani nel Reatino".


giovedì 15 settembre 2022

Padre Luigi da Scurcola, il cappuccino missionario morto in India il 1886


A Scurcola, per quanto mi è stato possibile rilevare, non è rimasta alcuna memoria di padre Luigi, cappuccino missionario vissuto nell'Ottocento. Ho rintracciato il suo nome in maniera quasi casuale e ho potuto individuare alcuni documenti che descrivono, seppur brevemente, la sua vita. Nei testi ufficiali dell'Ordine dei Cappuccini è indicato come Adm R.P. Aloysius da Scurcola. Nello specifico, tra le pagine di un volume dell' "Analecta Ordinis Minorum Cappuccinorum" [1] (pubblicazione ufficiale dell'Ordine fin dal 1884 che documenta la vita dell'OFMCap) ho potuto leggere alcuni interessanti dettagli relativi alla vita ma, soprattutto, alla morte di padre Luigi da Scurcola.

Nel necrologio a lui riservato si spiega che padre Luigi era nato il 27 luglio 1821. Ho cercato sul Portale Antenati del Ministero della Cultura tra i nati a Scurcola nel 1821 e in data 27 luglio l'unica nascita registrata è quella di Francesco Antonio Nuccetelli, figlio di Donato (lavoratore di anni 43) e di Rosa Lucia Bontempi (filatrice di anni 40). Ammesso che questi dati siano corretti, Francesco Antonio Nuccetelli potrebbe essere divenuto padre Luigi nel momento in cui scelse di indossare il saio francescano. L'attribuzione di un nuovo nome è una pratica comune negli ordini regolari, essa simboleggia un taglio definitivo con la vita precedente e la conseguente rinascita nella consacrazione a Dio. Nel corso dei secoli furono diversi i giovani di Scurcola che, studiando presso il nostro antico Convento dei Cappuccini, costruito nel 1590 sull'omonimo Colle e ormai scomparso da tempo, decisero di entrare nell'Ordine.

Analecta Ordinis Minorum Cappuccinorum
Frontespizio

Padre Luigi è entrato nell'OFMCap il 21 luglio 1839 a 18 anni e, poco più tardi, ha scelto di dedicare la sua vita all'opera missionaria. Nell' "Analecta Ordinis Minorum Cappuccinorum" frate Sebastiano di Alatri, missionario a Capno, rivolgendosi ai suoi superiori, descrive le circostanze che hanno condotto alla morte, avvenuta il 12 dicembre del 1886, di padre Luigi: "Sì, questo buon Padre, mancato ai vivi, meno di due settimane prima di Natale, è il M.R.P. Luigi da Scurcola, Vicario Generale, e Superiore del nostro Stabilimento di educazione in Coorjee, nel Distretto di Patna. Ei morì a Benares, il 12 Dicembre scorso, ove egli erasi portato il giorno innanzi per dire Messa nella Domenica seguente, ed amministrare i Sagramenti a quei Cattolici". [2] Patna, denominata anticamente Pataliputra, è la capitale dello stato del Bihar, nell'India settentrionale. "L'arrivo dei cappuccini in India risale all'anno 1632 quando un gruppo di missionari cappuccini stranieri sbarcò a Pondicherry. La loro intenzione era di estendere la presenza missionaria al Tibet e al Nepal; tuttavia, si è scoperto che hanno limitato le loro iniziative missionarie al Vicariato di Agra e Patna". [3]

Frate Sebastiano di Alatri procede con la descrizione dei fatti riportando e traducendo in italiano le parole di un "Foglio Cattolico" di Coorjee: "Il M.R.P. Luigi, nostro Superiore partì per Benares in su la notte del 10 corrente [1886, NdR]. Alle tre della mattina del giorno 12 egli ebbe un forte attacco di dolori di viscere; onde fu costretto a mandare subito pel Medico. Due ne giunsero quanto prima sul luogo, e trovarono che il povero Padre era attaccato dal Choléra. Cholera sì severo, che, in meno di 7 ore del più acuto soffrire, gli troncò la vita" [4]. A condurre alla morte il 65enne padre Luigi da Scurcola, dunque, fu il colera, malattia che, ai tempi, in India, e non solo, causava la morte di molte persone. La scomparsa di padre Luigi per la missione indiana ha rappresentato una grave perdita.

Cappuccini missionari - Inizio 900 (foto tratta dal web)

Continua così nella sua cronaca frate Sebastiano: "Egli era Vicario Generale, e come tale era la mano destra del nostro buon Vescovo, e suo aiuto più valido nel governo del Vicariato. Era Superiore, come si è detto di sopra, delle nostre Istituzioni stabilite in Coorjee, da circa sei anni, e là con il suo zelo e attività non comune rialzò quelle Scuole quasi dall'ultimo grado di decadenza. Il numero dei ragazzi, che prima non giungeva, che di raro, a 40; preso che ne fu da questo zelante Padre il carico, passò spesso a 100. Talmente che egli dovette erigere un nuovo fabbricato, onde poterli ammettere tutti. La cura poi spirituale e temporale, che aveva per essi, occupava continuamente la sua mente ed il suo cuore, e mai negligentava di provvedere anche al minimo loro conforto. Il testé def. P. Luigi, prima di raggiungere la Missione di Patna, aveva lavorato prima, per circa 13 anni, in quella di Agra; e poi, per altri 10 anni, tra l'Inghilterra e l'America" [5]. Padre Luigi da Scurcola è stato sepolto nel cimitero di Benares, città indiana oggi chiamata Varanasi, sulla riva sinistra del Gange, nello stato dell'Uttar Pradesh, nel Nord dell'India, considerata la capitale spirituale del Paese.


Note:
[1] RMI. P. Bernardi ab Andermatt, "Analecta Ordinis Minorum Cappuccinorum", Vol. III, Ex Typhographia «Editrice Industriale», Roma, 1887.
[2] Ibidem, p. 53.
[3] John Alwyn Dias, "Storia della presenza dei frati cappuccini in India", in MC 64 (2020) n. 3, p. 38-40.
[4] RMI. P. Bernardi ab Andermatt, op. cit., p. 54.
[5] Ibidem.



Il filosofo Antonio Rocco tra “Le Glorie degli Incogniti” (1647)

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