domenica 10 ottobre 2021

La Madonna della Rosa nella cappella Curti-Liberati


La terza cappella a sinistra della Chiesa della SS. Trinità, come tutte le altre, è stata eretta e decorata, in prima istanza, nel corso del Seicento; così come è accaduto per la Cappella dell'Angelo Custode, l'unica ad aver mantenuto il suo aspetto originario. La cappella di cui sto scrivendo potrebbe essere denominata della Madonna della Rosa, per via del bel dipinto che la contraddistingue, oppure cappella Curti-Liberati, riprendendo i nomi delle prestigiose famiglie scurcolane che l'hanno detenuta per lungo tempo.

Lo stile attuale della cappella denota, evidentemente, un rifacimento settecentesco, ben evidente dal gusto, dai materiali e della foggia. È molto probabile che furono i Liberati a rinnovare gli arredi della loro cappella di famiglia nel corso del XVIII secolo. E credo di poter affermare con discreta sicurezza che a quel periodo risale anche la bellissima pala con la rappresentazione della Madonna della Rosa con i santi Filippo e Giacomo. Non è da escludere che i committenti del dipinto, come di solito accadeva, fossero devoti proprio alle figure sacre rappresentate.

Madonna della Rosa coi Santi Filippo e Giacomo

I santi Filippo e Giacomo (il minore), come si evince dall'opera pittorica, sono posti ai piedi della magnifica figura della Madonna, cinta dal suo mantello azzurro mentre con la mano sinistra abbraccia e sostiene un Gesù bambino (che regge, a sua volta, il globo terrestre) e con la mano destra tiene una rosa di colore rosa. San Filippo e san Giacomo, come sappiamo, sono due dei dodici apostoli e vengono solitamente avvicinati, anche iconograficamente, poiché le loro reliquie sono state deposte insieme presso la Basilica dei Santi Apostoli a Roma. San Filippo si trova a sinistra e regge un bastone uncinato mentre San Giacomo è a destra e sostiene un libro.

Come detto questa cappella un tempo era detenuta dalla famiglia Curti di cui a Scurcola, oggi, non restano discendenti. Secondo quanto si può evincere dal testo in latino contenuto in uno stemma posizionato a destra del quadro della Madonna della Rosa, la cappella fu eretta nel 1623. La fondazione della cappella si deve a Paola Curti. Nel 1739 l'ultimo dei Curti lasciò il giuspatronato della cappella a suo cugino, Francesco Liberati. Nello stemma si può leggere il nome del canonico don Benedetto Liberati a cui viene anche associato l'acronimo MC che potrebbe significare "minore conventuale". Don Benedetto Liberati, "fratribus atque patronibus", ossia fratello e protettore, potrebbe aver contribuito a rinnovare gli arredi sacri della cappella nell'anno 1766, come scritto.

Stemma con iscrizione - 1766

A sinistra della Madonna della Rosa è posizionato un altro stemma che racchiude una piccola campana sovrastata da due stelle a otto punte. Sono indotta a ritenere che l'emblema della campanella sia riconducibile alla famiglia Liberati. Non è un caso, infatti, che la stessa campanella, oltre che all'interno della cappella, sia presente anche su un antico portale, tuttora presente nel centro storico di Scurcola, lungo via Corradino. Secondo quanto mi è stato spiegato da diversi scurcolani, in quel palazzetto, un tempo, abitava proprio la famiglia Liberati, prima di trasferirsi nella parte bassa del paese, nei pressi di quella che oggi è chiamata Piazza Umberto I e che un tempo era denominata Piazza dell'Oca.

Stemmi con campanella presenti a Scurcola

Uno stemma con una campanella si trova, quindi, su un portale che conduce a un palazzetto (oggi sottoposto a sequestro giudiziario) nel quale, secondo quanto ho potuto rilevare, tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, abitava il maestro e storico Fabiano Blasetti, originario di Petrella Liri (frazione di Cappadocia). Costui il 20 marzo 1874 aveva sposato una discendente della famiglia Liberati, Maria Aurora (nata il 6 agosto 1849, figlia di Giuseppe Liberati e Teresa Barnaba). È verosimile, infatti, che Maria Aurora Liberati abitasse con suo marito, il maestro elementare di Scurcola, Fabiano Blasetti, proprio in casa Liberati, su via Corradino, lì dove è ancora possibile vedere il simbolo della campanella, lo stesso che troviamo nella cappella che, nel 1739, divenne proprietà dei Liberati.



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