giovedì 10 marzo 2022

L'artista Saturnino Gatti e il tabernacolo di Maria SS. della Vittoria


Alcuni mesi fa ho dedicato un post a un evento deplorevole avvenuto il 10 marzo 1894, vale a dire il tentativo di furto e, soprattutto, il grave danneggiamento delle tele che rivestono il prezioso tabernacolo in cui era custodita la statua di Maria SS. della Vittoria. I sei piccoli capolavori decorano l'interno delle ante della cassa lignea e, dopo l'increscioso (e mai punito) evento del 1894, ci sono pervenuti sfregiati e deturpati: purtroppo non sapremo mai come erano prima. Il tabernacolo, dalla particolare conformazione triangolare, è conservato da molti anni presso il Museo d'Arte Sacra della Marsica, all'interno del Castello Piccolomini di Celano. Le sei scene dipinte, tempera su tela, rappresentano altrettanti episodi della vita di Cristo.

Adorazione di Gesù (anta sinistra)

Sembra ormai consolidata l'idea che l'autore delle tele sia Saturnino Gatti da San Vittorino (1463 ca.-1518 ca.). A dare forza a questa ipotesi ci sono le analisi storiche del noto studioso e critico d'arte francese Émile Bertaux e, nel corso del tempo, anche le conferme di Federico Hermanin, Mario Chini, Giuseppe Marini e Pietro Piccirilli. Al contrario, Raimond Van Marle, Ferdinando Bologna e Otto Lehmann Brockhaus non sono dello stesso avviso. La possibilità che l'autore di queste tele sia Saturnino Gatti, in ogni caso, rimane valida e fondata. Il Gatti è uno degli artisti più valenti e prestigiosi del territorio abruzzese. Iniziò a formarsi prima presso Silvestro dell'Aquila e, più tardi, probabilmente, riuscì a frequentare la bottega del Verrocchio che, ricordiamo, fu maestro di Leonardo da Vinci. Diverse le opere d'arte pittoriche e scultoree di Saturnino Gatti presenti nel territorio aquilano, la più nota è sicuramente la "Madonna del Rosario" del 1511, originariamente collocata presso la Chiesa di San Domenico a L'Aquila e oggi ospitata nel Museo Nazionale d'Abruzzo, sempre a L'Aquila.

Madonna del Rosario di Saturnino Gatti (1511)

Come detto, le sei tempere del Gatti raccontano momenti essenziali della vita di Gesù Cristo. Sull'anta di sinistra, partendo dall'alto abbiamo: l'Annunciazione, l'Adorazione di Gesù Bambino e la Presentazione al tempio. Sull'anta di destra, la più danneggiata dal tentativo di furto del 1894, la "narrazione" della vita di Cristo prosegue dal basso: la Flagellazione e la Crocifissione. Il riquadro inferiore destro, purtroppo, è del tutto illeggibile poiché completamente rimosso dall'incauto ladro ma, per analogia con il tabernacolo della Madonna di Fossa (dipinto dal Maestro di Fossa), i cui sportelli sono stati rubati negli anni Settanta, la formella doveva raffigurare il Bacio di Giuda con la consegna di Gesù ai soldati.

Bacio di Giuda (Tabernacolo Madonna di Fossa)

Indubbiamente in ogni singolo elemento pittorico sopravvissuto, è possibile rilevare la grande maestria dell'artista: la cura dei dettagli, l'armonia delle figure, la grazia dei volti, l'applicazione puntuale degli studi prospettici, la plasticità dei panneggi e delle forme. Molto particolare, come suggerito da Marianna D'Ovidio, la scena racchiusa nella formella dedicata alla Crocifissione, in alto sull'anta destra. Qui è possibile notare la presenza di un piccolo corteo di personaggi che potremmo definire "fuori dal tempo". Si tratta di alcuni cavalieri che, ovviamente, così bardati, non sono riconducibili al periodo in cui Gesù venne crocifisso ma, più verosimilmente, all'epoca in cui la tela venne dipinta (fine Quattrocento o inizi Cinquecento). 

Cavaliere Orsini (dettaglio Crocifissione)

Il personaggio che appare in primo piano, il cavaliere in armatura, indossa una piccola rosa rossa sul petto mentre un'altra è collocata sui finimenti del suo cavallo. La rosa rossa è riconducibile al simbolo della famiglia Orsini e il cavaliere qui presente potrebbe rappresentare un membro di questa potente famiglia che deteneva, tra gli altri, anche i territori di Scurcola. Se tali osservazioni fossero corrette, sarebbe possibile ipotizzare che i dipinti che ornano il tabernacolo che custodiva la statua della Madonna della Vittoria potrebbero essere stati commissionati dagli Orsini, forse poco prima che i loro domini di Albe e Tagliacozzo passassero alla famiglia Colonna.



Bibliografia
D'OVIDIO Marianna, "La statua lignea di S. Maria della Vittoria e l'edicola figurata" in "Scurcola Marsicana Monumenta", Comune di Scurcola Marsicana, 2005, pp. 136-144.
MARINI Giuseppe, "La battaglia di Tagliacozzo e le vicende di tre chiese", Casa Tip. Ed. Comm. Nicola De Arcangelis, Casalbordino, 1934, pp. 31-43.
MEZZOPRETE Maria Pia, "Tabernacolo decorato con scene raffiguranti la vita di Cristo" in "Arte e cultura nella Marsica. II arte. 1984-1987", Teramo, 1987, pp. 138-140.
PICCIRILLI Pietro, "Notizie degli Abruzzi, furti di oggetti d'arte a Scurcola e a Paterno", in "L'Arte", 1904, pp. 504, 505.



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