mercoledì 20 ottobre 2021

I versi di Dante presso le rovine dell'Abbazia di S. Maria della Vittoria


Visitare i ruderi dell'antica Abbazia cistercense duecentesca, dedicata da Carlo I d'Angiò a S. Maria della Vittoria, potrebbe essere una delle molteplici iniziative che sarebbe opportuno organizzare con una certa sistematicità. Possediamo ancora pochi resti visibili degli imponenti edifici sacri voluti dal re francese, questo è vero, ma essi continuano a rappresentare, per Scurcola e non solo, il monumento storico originale legato a un episodio storico di importanza fondamentale: la Battaglia del 23 agosto 1268. Personalmente ho visitato il sito in cui si erigevano l'Abbazia e il convento dei cistercensi una sola volta: correva l'anno 2000 (durante il Grande Giubileo) e, in occasione dei festeggiamenti riservati alla Madonna della Vittoria, con tanti altri scurcolani, sono andata a piedi fino alla Cardosa al seguito della Madonna.

Frontespizio della Relazione

Era esattamente il 28 agosto 1892 quando venne deciso di apporre una lapide coi celebri versi di Dante Alighieri, quelli inclusi nel XXVIII canto dell'Inferno (e, là da Tagliacozzo, Ove senz'armi vinse il vecchio Alardo), su uno dei muri appartenuti all'Abbazia. L'episodio è descritto all'interno della preziosa "Relazione dei lavori eseguiti dall'Ufficio nel quadriennio 1899-902" [1]. Il relatore scrive: "Alla consegna formale dei ruderi, secondo l'atto suddetto già approvato dal Ministero, fu proceduto il 28 agosto 1892, con l'intervento del Direttore dell'Ufficio, il quale diede le opportune disposizioni perché sopra uno dei ruderi più in vista fosse posta una lapide con su scolpiti i versi di Dante … a ricordo dell'avvenimento storico colà compiutosi nel 1268".

Ruderi dell'Abbazia durante gli scavi del 1900

La "consegna formale dei ruderi", come si può capire leggendo la Relazione, era avvenuta nello stesso frangente: "nell'agosto 1892, i predetti ruderi furono dati in consegna al sig. Pietro Di Clemente, proprietario della tenuta di cui prima facevano parte integrale. Venuto il consegnatario a morte nel 1892, il figlio di lui signor Vincenzo Di Clemente, fece reiterate istanze al Ministero per ottenere la rinnovazione della consegna di quei ruderi in surrogazione del defunto genitore" [2]. Quindi, nel momento in cui i resti dell'Abbazia di S. Maria della Vittoria vennero ufficialmente consegnati a Vincenzo Di Clemente, il 28 agosto 1892 (mi piace immaginare durante una cerimonia), si appose la lapide che riportava i versi di Dante.

Vecchia fotografia della Madonna della Vittoria

Non posso dire se la lapide ottocentesca sia ancora al suo posto. Sono trascorsi circa 130 anni dal momento in cui l'ente diretto dall'Ingegnere e Architetto Giulio Deangelis dispose la sua collocazione su uno dei ruderi sopravvissuti ai terremoti, alle intemperie e all'incuria di secoli. Come detto, ho visitato il luogo in cui sorgeva l'Abbazia una sola volta e, come tanti, sarei felice di poter accedere nuovamente all'antico sito che, a quanto mi risulta, è abbandonato a sé stesso ancora una volta e da diverso tempo: un destino impietoso e incontrovertibile, evidentemente.


Note:
[1] "Relazione dei lavori eseguiti dall'Ufficio nel quadriennio 1899-902" a cura dell'Ufficio Tecnico per la Conservazione di monumenti di Roma e provincia e delle Provincie di Aquila e Chieti. Direttore: Ingegnere Architetto Giulio Deangelis, Roma, Forzani e C. Tipografi del Senato, 1903, p. 289
[2] id. p. 286



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2 commenti:

  1. Quei ruderi vanno solennemente riconosciuti almeno come MONUMENTO COMUNALE e resi visibili e visitabili. Non riesco proprio a capire perché non sia stato ancora fatto!!!

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    1. Sono d'accordo con te. I ruderi di S. Maria della Vittoria sono l'unico, autentico monumento di quanto avvenne in quel lontano 23 agosto 1268.
      Hanno urgente bisogno di essere resi visibili e visitabili perché sono un'attrazione storica e culturale di immenso valore.

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