martedì 30 marzo 2021

La Deposizione di Cristo riscoperta nella Chiesa della SS. Trinità


La tradizione cristiana trasmessa dai Vangeli vuole che Gesù Cristo muoia in croce alle ore tre del pomeriggio del venerdì. La deposizione dalla croce, XIII stazione della Via Crucis, rappresenta il penultimo momento della Passione (dopo la morte e prima della sepoltura). I Vangeli narrano che Giuseppe di Arimatea e Nicodemo accorsero per recuperare il corpo di Cristo dalla croce, dopo la sua morte. La Deposizione di Gesù viene tradizionalmente e artisticamente rappresentata con la presenza di San Giovanni evangelista, che sostiene la madre Maria, e Maria Maddalena: figure che, in verità, i Vangeli non associano alla deposizione. Giuseppe di Arimatea, secondo la tradizione, è anche colui che acquista il lenzuolo di lino nel quale viene avvolto il corpo di Cristo.

Cappella di San Filippo Neri
Deposizione di Cristo (a sinistra)

L'affresco rappresentante la Deposizione di Cristo che si trova nella Chiesa della SS. Trinità di Scurcola Marsicana include molti degli elementi artistici della composizione classica di questo episodio della Passione. L'opera si trova nella quarta cappella di sinistra della Chiesa (Cappella di San Filippo Neri), sulla parete di sinistra. È possibile ammirare questo affresco solo da alcuni anni ossia dal momento in cui i restauratori della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici dell'Abruzzo lo hanno riportato alla luce. Per diverso tempo, infatti, questa preziosa opera, insieme a molte altre presenti nell'edificio parrocchiale, era stata imbrattata e nascosta da una tintura grigia aggiunta alle pareti negli anni '50, col rifacimento operato dal pittore aquilano Giuseppe Scarlattei.

Prima e dopo il restauro

Come si evince dall'immagine che ritrae la nostra Deposizione, essa è parzialmente "celata" dalla presenza di una pesante cornice, sovrapposta, verosimilmente, nel corso del Settecento quando quasi tutte le cappelle della Chiesa della SS. Trinità subirono lavori di rifacimento a cura delle famiglie proprietarie. La cappella in cui si trova la Deposizione è appartenuta alla famiglia D'Amore la cui presenza è attestata a Scurcola proprio tra il XVIII e XIX secolo. L'antico affresco dedicato alla Deposizione venne coperto quando, probabilmente proprio per volontà dei D'Amore, la cappella fu intitolata a San Filippo Neri e rimaneggiata in maniera importante con l'aggiunta di marmi, cornici e quadri molto più vicini al gusto barocco.

Tela con San Filippo al cospetto del papa

Nonostante la presenza della cornice di stucco, all'interno della quale era stata collocata una tela dipinta a olio che raffigura San Filippo Neri nell'atto di ricevere un libro dal Papa (Gregorio XIII o Pio V), è comunque affascinante osservare i dettagli della Deposizione ancora visibile la quale, con buona probabilità, è stata affrescata nella primissima parte del Seicento, più o meno in concomitanza con l'esecuzione delle opere accolte nella Cappella dell'Angelo Custode, realizzate da Angelo Guerra di Anagni. La Deposizione, purtroppo, non è firmata ma mantiene stile e caratteristiche esecutive molto vicine a quelle dell'artista che qui operò nel 1604. Nella parte superiore sono visibili i dettagli della grande croce scura che sovrasta la scena. Poco più in basso, a replicare con la sua postura la figura della Croce, la madre, Maria, che a braccia aperte accoglie il corpo del figlio morto. Sul lato sinistro si notano due figure: la prima, in piedi, il cui volto è purtroppo coperto dalla cornice settecentesca, dovrebbe essere San Giovanni  che, col dito indice della mano destra, indica il corpo di Cristo; la seconda, invece, è probabilmente quella di Maria Maddalena che si inchina a baciare la mano destra di Gesù morto.

Dettaglio: chiodi e corona di Gesù Cristo

Il corpo di Cristo, come da iconografia, è deposto su un bianco lenzuolo, quello che tradizionalmente sarà indicato come la Sindone. A terra, quasi al centro dell'affresco, accanto ai chiodi che sostenevano il corpo di Cristo sulla croce, la corona di spine caduta dal suo capo, quasi a simboleggiare la fine del martirio e della sofferenza fisica. A circondare l'intero affresco una cornice multiforme dipinta, praticamente identica a quella degli affreschi sulle pareti laterali della Cappella dell'Angelo Custode. L'importante opera di recupero e restauro, eseguita tra il 2003 e il 2006, ha "conseguito il ripristino di tutto il repertorio decorativo originario, frutto evidente non di un’organica regia, ma di vari modi espressivi variamente qualificati, a motivo soprattutto della diversa capacità economica della committenza; ed ecco allora lo stucco sostituirsi in alcune cappelle alla pietra ed al marmo a creare effetti scenografici tramite dorature e decisi contrasti cromatici che conferiscono all’insieme, proprio grazie alla varietà del partito decorativo ed alle sovrapposizioni che ora coesistono, una singolare ricchezza ed eleganza" [1].


Note:

[1] Caterina Dalia, "Gli apparati decorativi della chiesa della SS. Trinità in Scurcola Marsicana" in "Restauro: sinergie tra pubblico e privato", XVII Salone dell’Arte del Restauro e della Conservazione dei Beni Culturali e Ambientali - Ferrara 24-27 Marzo 2010.

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Ringrazio Martina Falcone, futura dottoressa in Storia dell'Arte, con la quale mi sono piacevolmente e costruttivamente confrontata prima di procedere alla redazione di questo post.



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