lunedì 5 aprile 2021

Quando i giovani di Scurcola ballavano nella "Sala Pichetti"


A Scurcola, un tempo, c'era una sala da ballo nella quale, quando possibile, i giovani del paese erano soliti ritrovarsi. Tutti la chiamavano, ironicamente, la "Sala Pichetti", in onore di una storica e famosa sala da ballo romana. La vera Sala Pichetti venne inaugurata a Roma nel 1903. Il suo fondatore era un rinomato e apprezzatissimo maestro di ballo (soprattutto di tango argentino), che rispondeva al nome di Enrico Pichetti. Costui aveva creato la sua prima Accademia di danza in Via del Tritone e, a fine Ottocento, riuscì a trascorrere diversi anni a Buenos Aires dove affinò le sue tecniche di ballo.

Accademia Pichetti - Sala superiore

All'inizio del Novecento, Enrico Pichetti acquistò un'area in Via del Bufalo dove fece edificare Palazzo Pichetti. Nell'arco di qualche tempo, con il supporto di sua moglie, Matilde Caccialupi, Pichetti istituì l'Accademia di danza più importante di Roma. Nel prezioso spazio che aveva allestito, venivano organizzate serate danzanti per il diletto della nobiltà romana. Come ricorda Pichetti nella sua autobiografia [1]: "Quando finalmente fra l'ansietà impaziente e bramosa di tutti giunse la sera del 1° febbraio 1903, per l'inaugurazione, dovetti a malincuore limitare il numero degli invitati ad una scelta di aristocratici e di persone più distinte; in modo che quell'inaugurazione ebbe qualche cosa di solenne e di grandioso".

La "Sala Pichetti" di Scurcola

La "Sala Pichetti" di Scurcola, ovviamente, non godeva dello sfarzo e del prestigio dell'elegante sala da ballo romana soprattutto perché la nostra "Sala Pichetti" era rappresentata, più semplicemente, dal salone di un'abitazione privata. Nello specifico, stiamo parlando di una casa del centro storico, su via Porta Reale, che, fino al 1938, era stata abitata dall'allora parroco di Scurcola, don Domenico D'Amico. Successivamente, con l'arrivo di don Carlo Grassi, l'abitazione venne acquistata da Vincenzo Marini, detto "glio Riscioiaro" (da Riscioio ossia Rosciolo). Ho recuperato questi dettagli grazie al racconto di Erminio Di Gasbarro che, in qualche circostanza, da ragazzo, ha frequentato la "Sala Pichetti" scurcolana di cui ha lasciato un divertente ricordo in uno dei suoi libri [2].

"Sala Pichetti" di Scurcola in via Porta Reale

Vincenzo "glio Riscioiaro" era il padre di Romualdo (che tutti ricordiamo per la pizzeria in piazza!) e delle sorelle Maria e Gina. Erano proprio le due ragazze di casa Marini a invitare, per lo più in concomitanza con alcune festività o occasioni particolari, amiche e amici per ascoltare musica da un grammofono e ballare. Stiamo parlando dei primi anni Cinquanta. I ragazzi di Scurcola si riunivano quindi nel salone della ribattezzata "Sala Pichetti" e ballavano il liscio, la polka, il valzer, la mazurca e il tango. Erminio ricorda che Paolo Silvestri (noto come Paoluccio de Sarmuccia) e Luigi Frezzini erano assidui frequentatori della "Sala Pichetti" oltre che bravi "tangheri". Non so con esattezza fino a quando sia rimasta attiva e frequentata la "Sala Pichetti" di Scurcola, so per certo che la sorella più grande di mio padre, Emma Tortora, ogni tanto riusciva a sfuggire ai controlli materni per andare a ballare un liscio o una mazurca alla "Sala Pichetti" la quale, per i giovani scurcolani del tempo, era uno dei pochissimi luoghi di aggregazione e di divertimento.


Note
[1] Enrico Pichetti, "Mezzo secolo di danze", Edizioni Vis, Roma, 1935.
[2] Erminio Di Gasbarro, "Senza fine", 2014, p. 47.



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