Nel corso dei secoli, grazie ai progressi della medicina e al miglioramento delle condizioni igieniche e sanitarie, abbiamo acquisito una notevole sicurezza rispetto ai pericoli rappresentati da contagi ed epidemie. Oggi il Coronavirus sembra averci ricondotto con prepotenza a condizioni di vita che nessuno di noi viventi, prima d'ora, è mai stato costretto a sopportare. Eppure la storia più recente, quella dell'800 e del '900, ci racconta di pericolose epidemie che hanno colpito il mondo intero in tempi ben più complicati di quelli odierni. Ad esempio, nel corso del XIX secolo, l'Italia e l'Europa vennero colpite da ben sei diverse ondate di colera, esattamente negli anni 1835-1837, 1849, 1854-1855, 1865-1867, 1884-1886 e 1893.
Grazie all'aiuto e ai consigli di Enzo Colucci, che ha avuto la forza e la pazienza di raccogliere e indicizzare dati anagrafici e demografici fondamentali, relativi alla popolazione di Scurcola nel corso del XIX secolo, sono riuscita a mettere insieme informazioni interessanti per capire cosa avvenne nel nostro borgo durante l'epidemia di colera del 1854-1855. I dati raccolti da Enzo, che ho potuto analizzare e studiare grazie a dettagliati report da lui redatti in diversi mesi di lavoro, raccontano molto più di ciò che le aride cifre possono trasmettere. In base ai conteggi nudi e crudi, a Scurcola nel 1854 morirono per colera 11 persone mentre nel tragico anno 1855 le vittime furono ben 65. Queste cifre, che sono di per sé già abbastanza importanti, potrebbero essere inferiori a quanto avvenne in realtà poiché ci sono ottime probabilità che non tutti i deceduti per colera siano stati correttamente individuati e registrati. In sostanza tra i tanti morti conteggiati dalle autorità di Scurcola nell'anno 1855, una parte potrebbe essere morta a causa del colera ma nessuno lo ha indicato nell'atto di morte.
Con il Grafico 1 vorrei far rilevare l'andamento dei decessi avvenuti a Scurcola nel lasso di tempo che va dal 1850 al 1860. Come si evince chiaramente, l'epidemia ha generato un elevatissimo picco di morti avvenute a partire dalla fine del 1854 e per tutto il 1855. Durante la fase più violenta ed espansiva dell'epidemia di colera, a Scurcola potevano morire anche fino a 4 o 5 persone al giorno. Ad esempio: il giorno 20 agosto 1855 sono morte, per colera, quattro persone: Palma Pasquale, contadino di 55 anni; Palma Irene, filatrice di 56 anni; Tellone Agnese, filatrice di 29 anni e Cerrone Francesco, contadino di 23 anni. Il giorno seguente, 21 agosto 1855, i morti salgono a cinque: Consalvi Domenico, contadino di 21 anni; Pompei Maria di 6 anni (ufficialmente NON per colera); Rossi Luigi Gennaro, contadino di 20 anni; Saturni Vincenzo, sarto di 63 anni e Morzilli Teresa filatrice di 73 (ufficialmente NON per colera).
Il Grafico 2 evidenzia, mese per mese, l'andamento dei decessi nell'anno 1855. I mesi in cui il numero delle morti ufficiali per colera sono elevate sono agosto e settembre. Anche se decessi a causa del colera si registrano già a maggio, giugno e luglio 1855. Dai dati a mia disposizione, ho potuto inoltre notare che in questo drammatico periodo, c'è stato un aumento delle morti di persone molto giovani, di età compresa tra i 20 e i 40 anni. Infatti sono ben 16 i decessi avvenuti per colora in questa fascia d'età. A questi 16 si devono aggiungere altri 7 individui rientranti nella categoria 20/40 anni che i registri non dichiarano, forse in maniera poco verosimile, di essere deceduti per colera. Tra i morti per colera, inclusi in questa fascia d'età, anche il 36enne sacerdote don Giuseppe Ottaviani, deceduto il 24 settembre 1855, figlio del possidente scurcolano Domenicantonio Ottaviani e dell'avezzanese donna Francesca Orlandi.
Un altro dato inquietante che si ricava, in generale, spulciando i report dei nati e dei morti (dal 1809 al 1865) redatti da Enzo Colucci, è la spaventosa percentuale di bambini che morivano ancora prima di compiere tre anni. I numeri sono impressionanti e, proprio per questo, ho deciso di riportarli nel Grafico 3 in relazione al decennio 1850-1860. L'alta mortalità infantile è una problematica storica così grave e sconcertante che dovrò approfondire in maniera più esaustiva in un post specifico.
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Il colera si era diffuso in Italia dopo essere arrivato in Europa con una nave proveniente dall'India e salpata in Inghilterra nel 1854. Nel 1855 tutta Italia era toccata dal contagio, nessun territorio era escluso. Va anche ricordato che il colera è una malattia infettiva causata da un bacillo che vive nell’acqua, il vibrio cholerae. Per diventare mortale, il colera deve attecchire in individui fisicamente deboli o in condizioni di salute non ottimali. Un'alimentazione insufficiente o condizioni igieniche precarie causano l'espansione della malattia. Le varie epidemia di colera, quindi, nel corso dell'800, erano dovute a una organizzazione sanitaria precaria, alla povertà diffusa, all'arretratezza generalizzata in fatto di igiene personale e pubblica.
Per questo in molti consideravano l'epidemia di colera come una punizione divina o come una strana e letale congiunzione astrale o come un avvelenamento messo a punto dal Governo. La suggestione, la superstizione, l'ignoranza e le scarse conoscenze componevano un mix esplosivo. A Scurcola, come viene spiegato a pag. 394 del volume "Scurcola Marsicana Historia", "l'abate don Luigi De Giorgio incolpò proprio i canonici di aver fatto scatenare l'orribile castigo, perché, secondo lui, avevano tolto dal baldacchino la statua della Madonna della Vittoria protettrice del paese, riponendola nella nicchia". Pura e semplice scaramanzia a cui, purtroppo, in molti credettero ciecamente scatenando reazioni rabbiose e insensate.
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