Il mio caro amico Dario Colucci non c'è più. Si è spento questa mattina. A darmi la triste notizia la cugina Loredana Colucci e poi sua figlia, Valeria. Con Dario scompare un pezzo della storia di Scurcola e la rassicurante saggezza di chi ha tanto vissuto. Dario era nato nel 1930 e io ho avuto modo di conoscerlo tanti anni fa, quando mi chiese di aiutarlo a sistemare alcuni contenuti del suo libro "De Scurcola Marsorum".
Dario ha sempre amato immensamente Scurcola e l'ha dimostrato anche attraverso i suoi scritti. Con lui ho sempre avuto un buonissimo rapporto fatto di fiducia, rispetto e risate. Aspettava l'estate per tornare a Scurcola e riuscire a incontrare i paesani coi quali amava soffermarsi a parlare di tutto. Negli ultimi anni i suoi occhi non volevano più saperne di assisterlo fino a quando lo hanno abbandonato del tutto.
Lo incontravo, di solito, per le strade del paese col suo bastone, fino a quando ha potuto. Andavo a trascorrere qualche ora con lui nel giardino della sua casa, all'ingresso del paese. Era lì, seduto all'ombra e riconosceva la mia voce da lontano. Abbiamo parlato tanto e mi ha raccontato tanto, felice che, attraverso il blog, riuscissi a recuperare ricordi che erano anche suoi.
Brontolone, testardo, polemico e forse anche un po' dispotico ma era anche generoso, attento e sempre disponibile. Almeno con me. Fu felicissimo quando, nel 2019, gli dedicai un articolo attraverso il quale descrissi la sua esperienza come giudice olimpico durante le Olimpiadi di Roma del 1960. Credo che abbia stampato e conservato quel testo, fiero che qualcuno ricordasse una sua straordinaria esperienza di vita.
Voglio molto bene a Dario, gliene vorrò sempre. Mi spiace non essere riuscita a vederlo questa estate. Mi hanno detto che non stava bene e che è rimasto in casa. Non volevo dargli disturbo e, quindi, non sono andata a trovarlo come ho sempre fatto. Mi spiace non essere riuscita a vederlo e mi spiace non essere riuscita a salutarlo come avrei voluto. Lo saluto adesso e lo ricorderò per sempre: ciao Dario.
Gentile signora Tortora,
RispondiEliminala ringrazio per le belle parole con cui ha ricordato mio cugino Dario.
Mio padre Giovanni e Mario, il padre di Dario, erano cugini di primo grado.
Con la morte di Dario termina un'epoca; per me rappresentava l'ultimo di una grande famiglia i cui componenti, a prescindere dal grado di parentela,si amavano e si sostenevano a vicenda.
Anche dopo la morte dei miei genitori non ho interrotto i contatti con lui e la sua famiglia. Lui è stato il mio padrino di Battesimo
e pur non essendo cattolica praticante ho sempre rispettato questo "legame" che rafforzava i nostri rapporti.
Quando morì mia madre, l'ultima dei miei familiari, non avendo avuto né figli né nipoti, lui mi disse "ora che sei rimasta sola se hai bisogno di qualcosa puoi contare su di me".
Un altro pezzo della mia famiglia se ne va.
Riposa in pace caro Dario.
Antonella Colucci
Mi considerava suo amico privilegiato poiche' a partire dall'infanzia e durante tutta la nostra lunga vita abbiamo condiviso tutte le vicende personali ed anche quelle pubbliche. Specialmente negli ultimi anni,entrambi malati, Dario avvertiva la necessita',da me condivisa, di sentirci spesso per aggiornarci su quanto intorno a noi succedeva, in particolare in relazione a Scurcola, ed anche sulle precarie condizioni di salute reciproche.In ultimo,stando a Scurcola,non essendo io nella condizione di recarmi a fargli visita,aveva deciso di venire lui da me,facendosi accompagnare da Auio. Destino ha voluto che proprio nel giorno in cui l'attendevo Aulo mi comunico'di non poter accompagnare da me Dario.La nostra lunga storia e'finita cosi'ma Dario per me sara'sempre presente. Erminio Di Gasbarro
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