Nel corredo liturgico delle chiese cattoliche vi è sempre un oggetto sacro di grande rilevanza denominato ostensorio. Si tratta, come molti sanno, di un supporto, spesso di preziosa fattura, utilizzato per esporre l'ostia consacrata all'adorazione dei fedeli. L'impiego dell'ostensorio ha iniziato a diffondersi intorno alla metà del Duecento, in corrispondenza della formulazione della dottrina della transustanziazione ossia la conversione della sostanza del pane nella sostanza del corpo di Cristo e della sostanza del vino nella sostanza del sangue di Cristo. Tra le forme più diffuse e amate, vi è quella dell'ostensorio a raggiera.
Vetrinetta a raggiera con raggio mancante |
Anche il bellissimo e antico ostensorio d'argento incluso nel "Tesoro di Scurcola" è caratterizzato da una vetrinetta a raggiera all'interno della quale, per l'appunto, viene custodita e mostrata l'ostia consacrata che, come detto, per transustanziazione, diviene corpo e sangue di Cristo. Osservando attentamente la posizione e il numero dei raggi presenti, si può notare che, sul lato sinistro, uno di essi deve essersi spezzato e perso. Secondo quanto è stato stabilito dagli esperti, la realizzazione del nostro ostensorio può essere fatta risalire alla fine del Settecento. Dal punto di vista esecutivo, la sua base è caratterizzata dalla presenza di coppie di testine di cherubini. Sopra di esse è collocata una piccola figura d'angelo a tutto tondo che sostiene una cornucopia dalla quale affiora un cuore fiammeggiante.
Figura di angelo con cornucopia |
La teca circolare, all'interno della quale viene custodita l'ostia, è circondata da gemme di colore bianco e verde. Le stesse pietre valorizzano anche la croce apicale. La lunetta interna alla teca, probabilmente per via di un furto, è andata perduta. Infine, nel testo intitolato "Architettura e arte nella Marsica. 1984-1987. II Arte" [1] si spiega che "questo tipo di ostensorio, di chiara matrice napoletana, ebbe larghissima diffusione nel XVIII secolo e nei primissimi decenni del secolo successivo, epoca a cui va ricondotto questo esemplare di Scurcola, così come l'altro un tempo conservato a Magliano dei Marsi, che presentava la variante di una coppia angelica poggiante su un globo al posto della singola figurina alata di Scurcola".
Note
[1] "Architettura e arte nella Marsica. 1984-1987. II Arte" a cura della Soprintendenza per i Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici per l'Abruzzo, Japadre Editore, L'Aquila-Roma 1987.
Nessun commento:
Posta un commento
Per evitare la pubblicazione indiscriminata di messaggi (anche spam), ogni commento è sottoposto a MODERAZIONE: verrà pubblicato solo dopo essere stato visionato dalla curatrice del blog