martedì 1 dicembre 2020

Viva Fusco: due strane scritte lungo il Corso di Scurcola


Camminando lungo Corso Vittorio Emanuele III, l'antica strada lastricata ottocentesca di cui ho già scritto, al numero civico 31, ho notato una coppia di iscrizioni verniciate sugli stipiti di una porta collocata pochi metri prima di quella che era la bottega di Ludovico. L'iscrizione, ormai quasi sbiadita, è comunque ben leggibile e recita: "VIVA FUSCO". Ho provato a chiedere a diverse persone di Scurcola ma nessuno ha saputo spiegarmi chi fosse Fusco e perché si inneggiasse il suo nome. Fusco non è un soprannome scurcolano di cui sia rimasta memoria e nemmeno un cognome che abbia radici nel nostro paese. 

Facendo ricerche più approfondite, ho finalmente capito chi fosse Fusco e perché qualcuno, a Scurcola, molto tempo fa, decise di scrivere quel "VIVA FUSCO" lungo il Corso. Fusco è il cognome di un avvocato nato il 14 settembre 1857 a Castellammare di Stabia, nel napoletano. Ludovico Fusco venne coinvolto nelle vicende politiche della Marsica. Ecco cosa si legge in un testo [1] di Guido Jetti: "Per la XVIII e XIX legislatura il collegio di Avezzano elesse Ludovico Fusco, un avvocato di Castellammare di Stabia, del partito agrario, con interessi nella Marsica, le cui tendenze conservatrici lo portarono ad appoggiare le combinazioni ministeriali crispine, favorevole all'aumento del prezzo dei cereali, del sale, delle spese militari". 

Le due legislature indicate da Jetti sono le seguenti: XVIII Legislatura del Regno d'Italia (dal 23 novembre 1892 all'8 maggio 1895); XIX Legislatura del Regno d'Italia (dal 10 giugno 1895 al 2 marso 1897). In realtà Ludovico Fusco venne eletto anche nelle legislature XXI, XXII e XXIII, ma per altri collegi. Tornando alle nostre scritte, si può farle risalire, con una certa sicurezza, al periodo in cui l'avvocato Ludovico Fusco venne eletto per il collegio di Avezzano, ossia negli anni che vanno dal 1892 (XVIII legislatura) al 1895 (XIX legislatura). È evidente che a Scurcola, così come forse in altri paesi della Marsica, c'erano persone che appoggiavano la candidatura di Fusco e pensarono di fissare il suo nome sulle pietre di sostegno di una porta

Scritte VIVA FUSCO sugli stipiti della porta

In merito alla presenza di Fusco nei nostri territori, ho rintracciato uno scritto dedicato alle vicende agrarie della Piana del Fucino [2] di Costantino Felice che fornisce qualche ulteriore dettaglio: "Una prima virata, dalla tradizionale impostazione preminentemente redditiera ad una logica più attenta alle ragioni dell'imprenditorialità, con propensione ad innesti di tipo industriale, si verifica dietro la spinta della grande recessione. Ne sono protagonisti l'amministratore Lorenzo Botti, che a metà anni Ottanta [dell'Ottocento, ndr] introduce forti elementi di razionalizzazione e dinamismo, e un altro personaggio, Ludovico Fusco, il quale sulla base di precedenti esperienze in Campania e nel Lazio giunge ad Avezzano con grandi progetti di bieticoltura e distillerie. I guadagni che i Torlonia traevano dal Fucino, in confronto al periodo anteriore alla crisi, stavano registrando un vero e proprio tracollo, giungendo a ridursi - secondo alcuni calcoli - di quasi due terzi". 

Sono passati più di 125/128 anni dalle elezioni del 1892 o 1895 e quel "VIVA FUSCO", a Scurcola, è ancora dove una mano lo ha tracciato, con una vernice nera, tanto tempo fa. Non so se qualcuno ne abbia già scritto altrove o se altre persone, a parte me, abbiano mai notato le due scritte gemelle. Sono però sicura che, dopo aver letto questo mio breve scritto, chi si trovasse a passare lungo Corso Vittorio Emanuele III, potrà fermarsi qualche istante davanti alla porta del civico 31 e notare il nome di Fusco, un avvocato del napoletano che, in effetti, non ha mai avuto grandi legami con Scurcola a parte il suo nome tracciato su due stipiti di pietra bianca. 


Note:

[1] JETTI Guido, "Cronache della Marsica (1799-1915)", Napoli, L. Regina, 1978.
[2] FELICE Costantino, "Azienda modello o latifondo? Il Fucino dal prosciugamento alla riforma" in "Italia contemporanea", dicembre 1992, n. 189. 

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2 commenti:

  1. Davvero interessante. Quando si ama un luogo, si compie la magia di rendere importante e preziosa ogni pietra. Grazie. Fiorella

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    1. Ciao Fiorella!
      Io penso che il nostro paese, come tutti i luoghi pieni di storia, sia costellato da "pietre parlanti".
      Anche le pietre parlano. E questo è solo uno dei loro mille racconti.

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