lunedì 8 giugno 2020

Lo strano caso di Arturo Martini e le statue della scala di Palazzo Vetoli


Solo in tempi piuttosto recenti gli scurcolani hanno potuto visitare e ammirare gli interni di Palazzo Vetoli. Oltre alla luminosa sala da ballo dai soffitti finemente affrescati che affaccia su Piazza Risorgimento, molti sono riusciti a rimirare anche il suggestivo scalone che conduce dal portone principale del Palazzo dei Conti Vetoli, ubicato lungo Corso Vittorio Emanuele, fino alle stanze che la nobile famiglia occupava al primo piano dell'edificio. La grande scala è caratterizzata dalla presenza di statue in gesso che riproducono figure umane di varia natura. La storia di questi gessi, perché di gessi si tratta, è sicuramente singolare e vale la pena raccontarla.

Dettagli delle figure della scala (foto Silvia Iannucci e Simona D'Angelo)

Lo scultore che ha realizzato le statue della scala Vetoli risponde al nome di Arturo Martini. Stiamo parlando di uno degli artisti più importanti e significativi del Novecento. Scultore ma anche incisore, pittore e docente, Martini ha conquistato notorietà a livello internazionale grazie al suo talento e a uno stile nato da un singolare punto d'incontro tra antico e moderno. Ma come è possibile che un'opera di Martini sia finita a Scurcola? Prima di tutto va ricordato che i Vetoli avevano un legame piuttosto stretto con il borgo di Anticoli Corrado, come ho già scritto in un post qualche tempo fa, e Arturo Martini visse e lavorò ad Anticoli Corrado dalla primavera del 1924 fino all'autunno del 1927.

L'artista Arturo Martini

Probabilmente Martini si spostò ad Anticoli Corrado, il paese degli artisti, su suggerimento dello statunitense Maurice Sterne, un uomo che ebbe un ruolo piuttosto negativo nella vita dello scultore italiano. Un uomo che annichilì e mortificò profondamente Martini tanto che, in una lettera spedita a un amico nel 1925, egli scrive: "La miseria mi ha anche fatto schiavo di un americano ambizioso e celebre in America (cosa per me inspiegabile) ma che lo diventerà certamente perché io fabbrico per lui statue su statue che lui manda in America col suo nome". Martini ha realizzato sculture che Sterne, negli USA, faceva passare e firmava come sue creazioni. Proprio ciò che è accaduto con "The Early Settlers of New England", il "Monumento dei pionieri del New England" che si trova in Elm Park, Worcester, Massachusetts, attribuito a Maurice Sterne ma realizzato dal nostro Arturo Martini.

Monumento dei pionieri del New England a Worcester

Le figure che compongono il "Monumento dei pionieri del New England" sono le stesse che decorano la scala di Palazzo Vetoli. A pagina 18 del libro "Fausto Pirandello e il cenacolo di Anticoli Corrado" curato da Manuel Carrera si legge: "Fondamentale fu in questo senso il suo [di Fausto Pirandello] incontro ad Anticoli Corrado con Arturo Martini, nella cui estetica è possibile rilevare non poche affinità con quella pirandelliana. Lo scultore vi abitò dal 1924 al 1927 per lavorare, per conto di Maurice Sterne, al monumento ai pionieri del New England a Worcester, i cui gessi originali sono stati rinvenuti recentemente nello scalone di Palazzo Vetoli a Scurcola Marsicana". Il caso è risolto: a Scurcola Marsicana, nello storico palazzo dei Conti Vetoli, si trovano i gessi originali del monumento che Sterne fece realizzare da Arturo Martini attribuendosene poi la paternità.

***

E per concludere, una poesia dedicata ad Arturo Martini che mi è stata consegnata da Enzo Colucci di cui l'autore non è noto:

ARTURO MARTINI
1924
Nel millenovecentoventiquattro
quando di fango e di sterco di maiale
era il contado di Anticoli Corrado
nella chiesa sconsacrata
di Cosma e Damiano
un miracolo avveniva in quella tana:
sotto le mani di un artista proveniente da Milano
la creta grigia vedeva farsi umana.
Per miseria e per bisogno
Quel pover'uomo la modellava tutto il giorno,
per un ricco artista americano
che della scultorea era disadorno.
Un contratto tra loro venne firmato
uno, per l’altro, l’arte creava,
l’altro, con cento lire al giorno lo pagava
negandogli per fame la sua legittima fama.
Al lavoro ultimato
tanta fu la gloria come il denaro ricavato,
che per contratto,
però,
era tutto americano.

Questa è la storia vera dell’artista di Milano
che approdò un giorno nel contado di Anticoli Corrado.


10 commenti:

  1. Giuseppe Nuccetelli8 giugno 2020 alle ore 08:56

    Una vicenda di cui ero all'oscuro e che è molto interessante, ricca di spunti e di considerazioni sull'uomo e sugli uomini.
    Grazie di averla tenuta in vita e fatta conoscere anche a chi, come me, non la conosceva.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Credo che non siano in molti a conoscere la storia di Arturo Martini e delle statue dello scalone di Palazzo Vetoli.
      Un buon motivo per scriverne e parlarne!
      Grazie Giuseppe, un abbraccio grande.

      Elimina
  2. Una nota da approfondire:la parte "vecchia" del palazzo fu edificata dai Martini Simoni e fu acquistata dai Vetoli successivamente.attenzione a quel Martini.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non penso si possa confondere Arturo Martini, artista nato a Treviso e morto a Milano, con i Martini-Simeoni presenti a Scurcola prima dei Vetoli. Altre epoche, altre vite.

      Elimina
  3. Sono sempre più convinto che a Scurcola, scrittori alla Dan Brown ambienterebbero tranquillamente un best seller!!!
    Lo sai Maria, te l’ho già detto! ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Tomas!
      Sì, me lo hai già detto tante volte. Se qualche nuovo Dan Brown volesse cimentarsi con storie scurcolane, a noi farebbe piacere. Purché scriva bene e ci dia un po' di fama!

      Elimina
  4. Un articolo avvincente e davvero interessante. Quante cose preziose in questo paese e di cui spesso ignoriamo l'esistenza e l'importanza. Brava!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie di nuovo Anna.
      A Scurcola esistono molti dettagli preziosi e prestigiosi. Purtroppo non sempre se ne conosce l'importanza e la storia. Per questo scrivo.

      Elimina

Per evitare la pubblicazione indiscriminata di messaggi (anche spam), ogni commento è sottoposto a MODERAZIONE: verrà pubblicato solo dopo essere stato visionato dalla curatrice del blog

Il filosofo Antonio Rocco tra “Le Glorie degli Incogniti” (1647)

Siamo nella Venezia del Seicento, la città più cosmopolita della penisola. Giovanni Francesco Loredan ha solo 27 anni quando, da giovane no...