lunedì 4 maggio 2020

Diambra principessa di Scurcola e Gabriele D'Annunzio


Mi sono imbattuta in un libro molto particolare. Si intitola "Pagine Disperse. Cronache mondane - Letteratura - Arte di Gabriele D'Annunzio" coordinate e annotate da Alighiero Castelli. Un testo pubblicato a Roma nel 1913. L'intento di Castelli è quello di riunire la produzione "sparsa" o "minore" dell'artista abruzzese che, fino ad allora, non era mai stata raccolta in un unico compendio. "Essa è rimasta sperduta, sottratta alla critica, quasi dimenticata, sia perché il giornale ha vita molto breve, sia perché il d'Annunzio, fino a tutto il 1888, collaborando in periodici politici, non sottoscrisse quasi mai con il suo nome, ma preferì usare di svariati pseudonimi". Il coordinatore di queste "Pagine Disperse", dunque, sceglie di concentrarsi su una produzione meno nota di D'Annunzio: articoli, novelle, poesie giovanili. Insomma tutto quello che egli aveva pubblicato su giornali, quotidiani e riviste durante i primi anni di vita letteraria

Copertina del libro di Castelli (1913)
Una sezione di questo libro è denominata "Grotteschi e rabeschi" e viene così introdotta: "Segue, dal 18 ottobre al 1° novembre 1887, una serie di Grotteschi e rabeschi del Duca Minimo. Li riproduciamo nel loro ordine cronologico". Duca Minimo è lo pseudonimo col quale D'Annunzio firmava i suoi scritti per il giornale "La Tribuna" di Roma. Ebbene, in questa sezione, è possibile rintracciare, in data 27 ottobre 1887, una novella intitolata "Come la marchesa di Pietracamela donò le sue belle mani alla Principessa di Scùrcula". Si tratta di un racconto in cui un fantomatico pittore, che risponde al nome di Paolo Fiamignano, ha premura di terminare un ritratto: "aveva quasi condotto a termine il gran ritratto della principessa Diambra di Scùrcula, della sovrammirabile donna che sarà immortale nel marmo, nel bronzo, nelle tele, e nei canti dei poeti". Fiamignano deve concludere l'opera ma gli mancano un bel paio di mani da ritrarre affinché il dipinto possa dirsi concluso. 

Ritratto di D'Annunzio da giovane (1890)
Ovviamente non sappiamo se Gabriele D'Annunzio conoscesse Scurcola, non sappiamo se la "Scurcula" a cui fa riferimento sia effettivamente il nostro paese, ma è fuori di dubbio che fa un certo effetto leggere il nome di Scurcola in una novella di D'Annunzio. Diambra di Scurcola, neanche a dirlo, è una creatura letteraria per cui non è mai esistita. È una figura che lo scrittore pescarese ha inventato di sana pianta e ha usato in più occasioni. Anche Corrado Augias, nel suo libro "I tesori d'Italia" fa accenno a questo strano dettaglio: "In una cronaca estemporanea scritta nell'estate dell'87 (anno che precede la stesura del libro ["Il piacere", ndr]), l'autore torna più volte sul personaggio di Diambra "principessa di Scurcola" alla quale dedica vari episodi che sembrano studi per il successivo romanzo".


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