"Quel celebre avvocato D. Gio. Cesare Bontempi tanto amico di Marco Antonio Colonna, e marito della nobile Dama Romana D. Orazia Salamonia, che ritornato da Roma nella patria per villeggiare, al primo di Ottobre dell'anno 1584 rese ivi a Dio l'ultimo spirito, e fu sepolto nella Chiesa di S. Antonio dove figli afflittissimi gli fecero quella lapide riportata dal Corsignani". Sono parole scritte dal canonico e teologo don Andrea Di Pietro nel suo libro "Agglomerazioni delle popolazioni attuali della Diocesi dei Marsi", in riferimento a Giovan Cesare Bontempi, vissuto durante il XVI secolo, colui che possiamo considerare il primo rappresentante della famiglia Bontempi presente a Scurcola.
Seguendo l'indicazione di don Andrea Di Pietro, ho recuperato il testo del Corsignani il quale scrive di Giovan Cesare Bontempi in due diverse occasioni. Si trovano riferimenti a G.C. Bontempi sia in "De Viri Illustribus Marsorum" del 1712, sia in "Reggia Marsicana" del 1738. In quest'ultimo testo, Pietro Antonio Corsignani così descrive Giovan Cesare Bontempi: "Gio. Cesare Buontempi della Scurcola, fu celebratissimo G.C. e Curiale in Roma, famigliare de' Duchi Ascolani e Colonnesi. Si apparentò egli con Orazia Salamonia Nobile Romana, e poi ritiratosi in Patria, quivi morì, colla Sepoltura nella Chiesa di S. Antonio della detta Terra con lunga Iscrizione, che ivi si può leggere da' curiosi". La lunga iscrizione che i curiosi possono leggere è riportata da Corsignani anche nel citato testo "De Viri Illustribus Marsorum" del 1712.
Lapide funeraria di G.C. Bontempi nella Chiesa di S. Antonio |
Il problema è che esiste una certa differenza tra le parole scritte sulla lapide di marmo che si trova a Scurcola, sotto al ritratto di Giovan Cesare Bontempi, e quelle riportate da Corsignani nel suo libro. Per risolvere la questione ho chiesto l'aiuto e il supporto di una professionista. Ho chiamato in soccorso la professoressa Laura Saladino, docente di Lettere, storica esperta e attuale Presidente dell'Archeoclub Marsica. Una persona preparata, competente e molto gentile. La prof.ssa Saladino ha provveduto a trascrivere il testo della lapide, ha sciolto le abbreviazioni e ha messo a punto la seguente traduzione:
A DIO OTTIMO E MASSIMO
A GIOVANNI CESARE BONTEMPO, DOTTORE IN ENTRAMBI I DIRITTI [CIVILE E CANONICO], FIGLIO DI GIOVANNI BATTISTA, AMICO DEI NOBILI CONDOTTIERI ASCANIO E MARCO ANTONIO COLONNA, SOSTENITORE VALENTISSIMO DELLE LORO IMPRESE COSTUI, SE DIO VUOLE, ALLIETATO DALLA SOAVITA' DELL'AMORE PER LA PATRIA, TORNO' IN PATRIA, MORENDO IN PATRIA ORDINO' CHE LE SUE OSSA FOSSERO RIPOSTE IN QUESTA TOMBA NON SENZA IL DOLORE DELLA CITTADINANZA E IL DISPIACERE PRECISAMENTE DI TANTI SUOI AMATISSIMI DISCEPOLI E DI TUTTA LA CURIA ROMANA PERCHE' NON FU POSSIBILE ABBELLIRE IL SEPOLCRO.
GIOVANNI BATTISTA, FEDERICO E MARCELLO, I FIGLI ADDOLORATISSIMI, LO DEPOSERO NON SENZA LACRIME. VISSE 64 ANNI, MORI' IL 14 OTTOBRE DELL'ANNO 1584. DOTO' QUESTA CAPPELLA DEDICATA ALLA SS.MA TRINITA' CON L'IMPEGNO CHE I FRATI FOSSERO TENUTI A CELEBRARE OGNI ANNO L'ANNIVERSARIO IL 7 DI MAGGIO E DUE MESSE IN QUALSIASI SETTIMANA PER LE ANIME DEI DEFUNTI DELLA FAMIGLIA DAI TEMPI ANTICHI E DI ORAZIA SALAMONIA, NOBILE ROMANA, MOGLIE DEL SUDDETTO GIOVAN CESARE, LA CUI ANIMA RIPOSI IN PACE.
Il testo riportato da Corsignani in De Viri Illustribus Marsorum |
Laura Saladino mi ha spiegato che dallo stile "scolastico" della lingua latina utilizzata nell'iscrizione sul marmo, si deduce, con discreta certezza, che essa risalga al periodo rinascimentale, proprio il periodo in cui G.C. Bontempi morì. Si ricava, quindi, che la lapide dedicata a Giovan Cesare Bontempi sia quella originale. L'ipotesi che, durante le fasi del secondo rifacimento della Chiesa di Sant'Antonio, avvenuto nel 1728/1730, ci sia stata, per qualsiasi ragione, la sostituzione di una presunta precedente lapide diventa poco plausibile così come diventa poco plausibile l'idea che Corsignani, prima del 1712, abbia letto e trascritto il testo di una lapide diversa da quella che tuttora possiamo vedere nella Chiesa del Santo di Padova.
A questo punto, grazie alle indicazioni della professoressa Saladino, si può immaginare che Corsignani non abbia mai visto né trascritto personalmente il testo della lapide e ciò spiega anche la parziale incoerenza tra il testo che egli riporta nel suo "De Viri Illustribus Marsorum" e il testo originale scritto sul marmo in memoria di G.C. Bontempi. E, probabilmente, è anche per questo motivo che Corsignani ha involontariamente, o solo negligentemente, tramutato la parola "Ascanii" in "Ascolanii" dando vita a un equivoco che, spesso, ancora oggi sopravvive. I Bontempi, da quanto possiamo sapere, non ebbero alcuna familiarità coi Duchi Ascolani a cui Corsignani, invece, fa riferimento. Inoltre è evidente che anche Di Pietro abbia commesso un errore: G.C. Bontempi morì il 14 ottobre e non il 1° ottobre.
Interno Chiesa S. Antonio di Scurcola (foto A. Petrini) |
Dissipati diversi dubbi in merito all'iscrizione, possiamo passare ad altri elementi. Prima di tutto vale la pena accennare al fatto che Giovan Cesare è forse l'unico rappresentante della famiglia Bontempi vissuto in quel periodo di cui si sia conservato un ritratto. In secondo luogo, è opportuno rilevare che quando le sue ossa vennero tumulate nella Chiesa di Sant'Antonio, nel 1584, l'edificio sacro aveva una struttura molto diversa: era più grande, possedeva più cappelle e aveva uno stile architettonico differente da quello attuale. Oggi il ritratto e la lapide di G.C. Bontempi sono collocati su una sorta di nicchia posta in alto, sul lato destro della navata della Chiesa, ma un tempo dovevano trovarsi in un'altra posizione, probabilmente all'interno della Cappella della SS.ma Trinità, voluta dalla stessa famiglia Bontempi, e citata come "QUESTA CAPPELLA" anche nel testo della lapide.
Bibliografia
- CORSIGNANI, P.A., De Viris illustribus Marsorum, 1712, pp. 283, 284.
- Id., Reggia Marsicana, Napoli, Parrino, 1738.
- DI PIETRO, A., Agglomerazioni delle popolazioni attuali della Diocesi dei Marsi, Pescina, 1869, p. 210.
Bibliografia
- CORSIGNANI, P.A., De Viris illustribus Marsorum, 1712, pp. 283, 284.
- Id., Reggia Marsicana, Napoli, Parrino, 1738.
- DI PIETRO, A., Agglomerazioni delle popolazioni attuali della Diocesi dei Marsi, Pescina, 1869, p. 210.
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