giovedì 3 ottobre 2019

Misteriosa epigrafe sul davanzale di Palazzo Corradino di Svevia




Sul davanzale di una delle finestre di Palazzo Corradino di Svevia, nel borgo storico di Scurcola Marsicana, esiste una misteriosa epigrafe. Probabilmente nessuno o forse solo in pochi sanno che affacciandosi a una delle finestre del bellissimo palazzo rinascimentale è possibile imbattersi in una pietra sulla quale sono incise delle lettere e almeno una parola comprensibile "VXSORIS". Il testo riporta la dicitura parziale di un'epigrafe che, evidentemente, doveva essere più lunga e articolata. A noi è arrivata solo una piccola parte: "AE P - F - VXSORIS".



Ovviamente uno storico esperto di epigrafia potrebbe suggerire qualche ipotesi interpretativa e, magari, spiegare anche la possibile provenienza di una pietra che, evidentemente, in passato doveva trovarsi altrove ed è stata qui "riciclata" per costruire una finestra. A noi rimane solo la gioia e la fascinazione derivanti dall'aver "scoperto" un elemento che prima d'ora non avevamo mai visto. E' noto che Palazzo Corradino di Svevia, così denominato in onore del giovane rampollo degli Hohenstaufen sconfitto da Carlo I d'Angiò nella Battaglia del 23 agosto 1268, è uno degli esempi più affascinanti e interessanti di architettura quattrocentesca presenti nella Marsica. Il palazzetto è riconoscibile e famoso per la presenza della finestra bifora tardogotica.

Palazzo Corradino di Svevia

Nel libro "Scurcola Marsicana Monumenta", il professor Giuseppe Grossi scrive: "Si tratta del tipico palazzo rinascimentale abruzzese che prevedeva una scala esterna per accedere ai piani superiori senza occupare spazi interni: scalinata coperta in alto da una tettoia lignea che la proteggeva dalla caduta della neve nei periodi invernali". Secondo Ignazio Carlo Gavini, autore della "Storia dell'architettura in Abruzzo", "Gli stessi muratori che lavorarono nel palazzetto di Scurcola realizzarono le bifore e le cornici marcapiano delle case signorili che si affacciavano sulla vecchia piazza di Albe, ora non più visibili perché crollati nel terremoto del 1915".

* Le foto dell'epigrafe sono di Tomas Paolucci


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