domenica 27 settembre 2020

Un anno di blog


Un anno fa, esattamente il 27 settembre del 2019, ho deciso di creare Scurcola Marsicana Blog. È stata una specie di scommessa con me stessa e anche con Scurcola. Nessuno aveva mai pensato di comunicare agli scurcolani, e non solo, attraverso un blog. Qualcuno, in passato, aveva raccontato Scurcola con l'ausilio di libri, qualcuno attraverso un giornalino o un sito web tradizionale, altri ancora utilizzando il popolarissimo Facebook. Io ho pensato a un blog che, come tutti hanno ormai imparato, è uno strumento abbastanza semplice, utile ed efficace che mi consente di proporre contenuti di vario genere e di corredarli di immagini.

Scorcio: via Carlo d'Angiò

Onestamente non mi aspettavo che un piccolo spazio come questo blog, dedicato a un piccolo paese come Scurcola Marsicana, potesse avere il riscontro che ha avuto. Da quando esiste, le pagine del blog sono state visualizzate più di 31.300 volte. In media, ogni mese, il blog ottiene dalle 2000/2500 visualizzazioni con picchi di 3000/3200. Questo significa che le storie, i personaggi, le immagini, le curiosità, l'arte, le vicissitudini e i racconti scurcolani riescono ad attirare l'attenzione di molti affezionati lettori. Mi rendo conto che chi non ha molta confidenza con Internet non può avere accesso ai miei post e questo è un limite che non è semplice superare. Alcuni, anche per questa ragione, mi hanno chiesto in più occasioni di tramutare Scurcola Marsicana Blog in un libro tradizionale. Non è una cattiva idea e, se le condizioni dovessero permettermelo, potrei anche lavorarci. 

Bifora

In un anno ho scritto 113 post su Scurcola. Una quantità di materiale, di notizie e di fotografie davvero imponente. Non so se, nel corso del tempo, sarà possibile mantenere questo ritmo, considerando che gli argomenti tenderanno inevitabilmente ad esaurirsi. Oltre al mio impegno e alla mia dedizione, Scurcola Marsicana Blog riesce a vivere anche grazie alle numerose segnalazioni e narrazioni che mi giungono da generosi scurcolani che vogliono raccontare la loro storia o la storia delle loro famiglie. Tutti, e ribadisco tutti, abbiamo ricordi, passioni e memorie da condividere. La ragione è sempre la stessa: il bisogno di lasciare un segno di sé, di ciò che siamo stati, di ciò che è giusto che non venga dimenticato

Facciata della Chiesa della SS. Trinità, Piazza del Mercato

Volendo fare una classifica dei post più letti, sicuramente quello che ha riscosso più successo è quello dedicato ai "Soprannomi scurcolani", a seguire ci sono: "L'incredibile storia di Villetta Damia in via della Stazione", "Le ricamatrici di Scurcola Marsicana", "Scurcola Marsicana: un borgo in vendita" e "Scurcolani emigrati negli Stati Uniti nel primo Novecento". Ho citato solo i primi cinque della "classifica" dei più letti. Ma posso confermare che anche post più recenti hanno ottenuto ottimi riscontri soprattutto nel caso de "La dote di Angelina" o "Ammirando l'antico Palazzo Ottaviani-Pompei lungo via Porta Reale" o "La piastrina dell'alpino Fernando Petitta, lo scurcolano morto in Russia nel 1942" o "Francesco di Giorgio Martini e la Rocca Orsini di Scurcola Marsicana" o "Lo chalet della Croce Rossa costruito a Scurcola dopo il terremoto del 1915" o "Lo strano caso di Arturo Martini e le statue della scala di Palazzo Vetoli". 

Le ricamatrici di Scurcola Marsicana

Continuerò a cercare le persone, continuerò a chiedere informazioni, continuerò a raccogliere racconti, foto e parole per dare spazio a tutto ciò che mi sembrerà fondamentale per Scurcola. Inoltre per me è motivo d'orgoglio rilevare che le pagine del blog vengano raggiunte e lette anche da molte persone che sono all'estero. La maggior parte degli accessi avvengono dagli Stati Uniti, a seguire quelli dai Paesi Bassi, dall'Argentina, Irlanda, Belgio, Germania, Svizzera e Spagna. Immagino si tratti di scurcolani, o loro discendenti, che vogliono continuare a mantenere un legame con Scurcola e a cui piace scoprire dettagli su un paese che, forse, in qualche caso, non hanno mai nemmeno visto. 

Migranti scurcolani

Ringrazio tutti quelli che leggono con costanza ciò che scrivo, quelli che mi hanno sostenuto e mi sostengono, quelli che hanno la pazienza di consigliarmi e dedicarmi il loro tempo, quelli che accettano di condividere con me le loro voci, quelli che mi correggono e quelli che mi offrono visioni che non sapevo immaginare da sola. Grazie a loro. E grazie a questo piccolo blog attraverso il quale ho conosciuto persone speciali e, soprattutto, ho potuto capire che Scurcola, nonostante le sue fragilità, le sue sbavature, le sue carenze e le sue imperfezioni, è un borgo pieno di storia e di bellezza. Il mio intento rimane quello di dare a chi legge una maggiore consapevolezza di quel che Scurcola possiede e di quel che Scurcola rappresenta e, attraverso la conquista di tale consapevolezza, sviluppare anche un maggiore senso di responsabilità perché ciò che abbiamo e ciò che siamo non venga trascurato né perso.

martedì 22 settembre 2020

La statua romana togata di Scurcola Marsicana


Tra i vari reperti di epoca romana rinvenuti a Scurcola Marsicana c'è anche la bella statua romana togata proveniente dalle rovine di quella che fu l'Abbazia di Santa Maria della Vittoria, realizzata nel XIII secolo per volere di re Carlo I d'Angiò, il vincitore della Battaglia dei Piani Palentini del 23 agosto 1268. L'antica statua in marmo risale all'epoca imperiale anzi, per l'esattezza, secondo il professor Giuseppe Grossi, all'età claudia (27 a.C. - 68 d.C.). Come si spiega la presenza di una statua romana nell'Abbazia? Molto probabilmente il nostro "togato" appartiene all'insieme dei numerosi materiali antichi e preziosi che Carlo d'Angiò trafugò da Alba Fucens per costruire, decorare e impreziosire gli edifici sacri, militari e civili che fece erigere dopo la vittoria del 1268. 

I resti dell'antica Abbazia di S. Maria della Vittoria

La statua, come sappiamo, è acefala, ossia priva di testa. Le mancano anche le braccia, i piedi e la base. Il ricco panneggio risulta scheggiato in svariati punti. Il "togato" è alto un metro e sessantacinque centimetri e rappresenta un tipo statuario piuttosto diffuso e rilevante per la cultura romana. Si legge nel saggio "Il linguaggio dei corpi nel ritratto romano" di Matteo Cadario: "La toga era l'habitus civile romano per eccellenza almeno nelle cerimonie ufficiali, il simbolo stesso della cittadinanza e anche la veste capace di esprimere appieno dignitas e pietas (con il capo velato); e infatti la statua togata fu di gran lunga la più diffusa e apprezzata a ogni livello sociale, visto che serviva sia alle élites per illustrare le magistrature conseguite sia ai liberti e ai 'provinciali' per mostrare il conseguimento dell'affrancamento e/o della cittadinanza". 

Dettaglio dell'incavo superiore e braccio mancante

Nel primo capitolo di "Scurcola Marsicana Historia", il professor Giuseppe Grossi spiega che la statua era stata rinvenuta "ad opera dei signori Di Clemente nel 1889 e segnalata da Antonio De Nino come testimonianza dell'esistenza fra i resti abbaziali di un mausoleo romano". In realtà, precisa Grossi, De Nino avanza ipotesi non esatte poiché, grazie ai sopralluoghi e agli scavi eseguiti dal professor Fabio Redi, è stato possibile capire che i materiali romani, compresa la statua di cui parliamo, provengono da Alba Fucens. "La statua" scrive Grossi "era probabilmente utilizzata nell'Abbazia per contenere nel suo incavo superiore la testa del fondatore di Santa Maria della Vittoria, Carlo I d'Angiò raffigurato come un antico imperatore romano". Inoltre il fatto che il retro della statua sia lavorato in modo piuttosto approssimativo sta a significare che fosse posta all'interno di una nicchia. Una statua simile a quella di Scurcola è conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Chieti, risale al I sec. a.C. e proviene da Foruli, Civitatomassa (L'Aquila), località Piano di Civita. 

Dettaglio del panneggio

L'antica statua del "togato", lasciata incustodita nel sito di quello che fu il prestigioso tempio mariano voluto da Carlo d'Angiò, guarda caso, venne rubata nel 1981. Il suo ritrovamento è avvenuto solo nel gennaio del 1999 ad opera del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale dell'Arma dei Carabinieri, al tempo guidato dal Generale Roberto Conforti. Le indagini impegnarono l'Arma per circa un anno e permisero il recupero di due colonnine da balaustra che erano state trafugate dalla Chiesa di San Pietro in Albe presso Alba Fucens nel 1993 e della nostra statua togata e acefala. Questi importanti reperti vennero rintracciati all'aeroporto di Linate (Milano), probabilmente erano destinati a raggiungere qualche località estera secondo i programmi di spregiudicati trafficanti d'arte.

Generale Roberto Conforti

La statua venne restituita dal Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale dell'Arma dei Carabinieri alla città di Scurcola Marsicana con una cerimonia alla quale prese parte lo stesso Generale Conforti il quale, negli anni, ha mantenuto con il paese di Scurcola un legame di affetto, di vicinanza e di attiva collaborazione. Purtroppo Roberto Conforti è venuto a mancare il 26 luglio 2017 e il Comune di Scurcola Marsicana, nel 2018, ha deciso di intitolare una strada del paese a suo nome.

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Devo ringraziare Franco Farina per la disponibilità e la pazienza con le quali, anche questa volta, mi ha permesso di avere alcune informazioni relative alla statua romana togata. Con la speranza che possa tornare presto a essere ammirata da tutti, scurcolani e non.

venerdì 18 settembre 2020

La minuscola chiesa gentilizia di San Giuseppe


Non molti sanno che a Scurcola esiste la piccola chiesa gentilizia di San Giuseppe. Probabilmente perché, pur trovandosi in pieno centro storico, rimane un po' appartata e nascosta. O anche perché non viene aperta da alcuni decenni e sono davvero pochissimi quelli che ricordano com'è all'interno. Prima di tutto vale la pena specificare che la chiesetta di San Giuseppe si trova lungo via Tosti (raggiungibile da via Porta Reale o da via Oberdan) o, come la chiamano quelli più avanti con gli anni e non per caso, lungo la scala di San Giuseppe. Si tratta di un edificio minuscolo che, forse, non è riconoscibile a primo sguardo visto che, a un primo e superficiale impatto, non c'è nulla che la distingua da una casa qualunque. In realtà, con la solita minima attenzione, si può notare che sul tetto, sopra l'ingresso, c'è una campana e una piccola croce

Iscrizione presente sulla porta della chiesetta
Parlando con Angela Di Massimo e sua madre Ilde Nuccetelli, ho potuto sapere che si tratta di una chiesa costituita da un unico vano, molto spoglio e molto semplice. Sull'unico altare presente dovrebbe esserci una statua di San Giuseppe, il santo a cui il piccolo edificio sacro è stato dedicato. Sulla porta d'ingresso della chiesetta di San Giuseppe è presente un'iscrizione che, in tutta onestà, ho avuto qualche difficoltà a decifrare. Ciò che si legge con chiarezza è: DOM / ET S. IOSEPHO / ABSQVE CONFUGIO UIGORE / (…) / 1798. Dalle parole incise si ricavano informazioni piuttosto essenziali tra cui l'anno di fondazione della chiesa: il 1798, per l'appunto. 

Palazzo Ottaviani-Pompei
La chiesa di San Giuseppe si trova alle spalle di uno dei più affascinanti e antichi palazzi signorili di Scurcola: Palazzo Ottaviani-Pompei, lungo Via Porta Reale. Infatti la piccola chiesa era di proprietà della famiglia Ottaviani che, a quanto è dato sapere, aveva conquistato prestigio e potere grazie al commercio del bestiame. Non era affatto insolito, al tempo, che una famiglia ricca decidesse di avere a disposizione una cappella o una piccola chiesa privata. A Scurcola, oltre agli Ottaviani, ebbero la loro chiesa "di famiglia" anche i Bontempi, i Vetoli, i Tuzi e i Marimpietri.

La campana e la piccola croce della Chiesa di San Giuseppe
Tra i rappresentanti della famiglia Ottaviani di cui abbiamo notizie c'è un Sebastiano Ottaviani, nato verosimilmente agli inizi del Settecento, che sposò Angelantonia Di Renzo. Tra i loro figli c'è un Giuseppe Ottaviani il quale, secondo i registri dei nati e dei morti compilati da Enzo Colucci in base ai dati dell'archivio degli Antenati, era nato 1739 e morto nel 1817 alla veneranda età (visti i tempi) di 78 anni. A quanto pare la chiesetta, che riporta sulla facciata la data del 1798, potrebbe essere stata fondata proprio da Giuseppe Ottaviani tanto che è dedicata al santo di cui portava il nome

Chiesetta di San Giuseppe in via Tosti
Essendo una scurcolana ed essendo anche piuttosto curiosa, sarei felice di poter vedere e documentare l'interno della piccola chiesa di San Giuseppe anche se non ho idea di chi potrebbe aprire quella porta e non so se l'edificio sia in qualche modo ancora visitabile. Nel caso dovesse accadere, sarò felice di condividere ogni informazione, come faccio sempre, su questo blog.

martedì 15 settembre 2020

Le date sparse nel borgo di Scurcola Marsicana


Nel borgo di Scurcola Marsicana, soprattutto nelle zone che i terremoti o gli uomini hanno lasciato più o meno integre, è possibile incappare, ancora oggi, nell'iscrizione o nell'incisione di antiche date. Solitamente si tratta, come potrà notare chi avesse voglia di fare un giretto per il paese vecchio, delle indicazioni degli anni in cui, evidentemente, un edificio è stato realizzato. Queste datazioni si trovano generalmente sulla pietra di volta o sugli architravi dei vecchi portali in pietra di Scurcola.

Anno 1529 - Porta in Via delle Scuole
Dei simboli sacri/mariani sparsi per il paese ho già scritto. Lo stesso ho fatto per il noto simbolo IHS, legato alla figura di San Bernardino da Siena. Adesso ho intenzione di soffermarmi sulle datazioni che mi è capitato di scorgere durante le mie "escursioni" tra le stradine del nostro centro storico. Una tra le più interessanti e, a mio avviso, anche una delle più antiche esistenti in paese, si trova sull'architrave di un'abitazione di Via delle Scuole: la data incisa è 1529. A qualche anno più tardi, invece, risale una data presente in una casa che si trova nei pressi dell'arco di Cantalupo. Con un po' di attenzione, infatti, sopra una porta è possibile leggere 1556.

Anno 1556 - Portale Porta Cantalupo
Ho rintracciato la data 1713 sulla pietra di volta di un portale di Via Corradino, un'iscrizione che si fa quasi fatica a leggere perché piuttosto piccola e sbiadita. Poco oltre, esattamente sotto l'arco Ansini (vedi foto iniziale) si può leggere l'anno 1723 (anche se ho dei dubbi in merito alla cifra 2) sull'ingresso di quello che è stato per moltissimo tempo l'asilo dei bambini di Scurcola: l'Asilo Ansini, per l'appunto. Una data riferibile al XVIII secolo si può trovare sulla porta del Convento di Sant'Antonio, in questo caso l'anno indicato è il 1737. Della data 1750 incisa su un muro all'ingresso di Palazzo Ottaviani-Pompei ho già scritto in precedenza.

Anno 1713 - Via Corradino e Anno 1737 - Convento S. Antonio
C'è anche una data la cui collocazione mi ha stupito parecchio. Sto parlando dell'anno 1844 inciso sotto il piano di un balcone, che affaccia su Largo Fiume, di quella che è stata la casa di don Antonio Rosa e, probabilmente, anche del filosofo Antonio Rocco (o Rocchi). Ho trovato subito molto singolare che qualcuno abbia scelto di iscrivere una data sotto un balcone piuttosto che su un portone, ma tant'è: stravaganze d'altri tempo. Sempre all'Ottocento, esattamente al 1865, risale l'iscrizione che ho notato su un bel portale che si affaccia su Piazza Zenobio (che dovrebbe essere Zenobia) Bontempi.

1844 - Sotto balcone e 1865 - Piazza Zenobio Bontempi
Per finire vado a segnalare altre due date che ho rintracciato in zone diverse di Scurcola. La prima si trova lungo Via Oberdan: anno 1851. Si trova sempre sulla pietra di volta di un architrave ed è stata "sporcata" da chi vi ha dipinto sopra il numero civico. La seconda, invece, arriva dalla porta di ingresso di una vecchia abitazione che si trova al principio di Via Valeria. L'anno è il 1879 e caratterizza quella che un tempo è stata la casa in cui viveva Enea Pierbattista, l'artista scurcolano a cui dobbiamo diverse opere presenti in paese.

1851 - Via Oberdan e 1879 - Via Valeria (casa Pierbattista)
Sono sicura che ci siano altre date sparse per il borgo di Scurcola Marsicana, date che io non ho ancora notato o individuato. E ce ne saranno sicuramente altre, magari dipinte, magari graffiate, magari appena riconoscibili in altri luoghi meno visibili: interni di case o palazzi o cortili. Sarebbe interessante rintracciarle e provare a fare qualche ulteriore ricerca.

venerdì 11 settembre 2020

Gli acquerelli scurcolani di Maurizio Moretti


Ho conosciuto personalmente Maurizio Moretti durante l'estate 2020. Nei mesi precedenti, però, avevo già avuto contatti telefonici con lui. Maurizio Moretti, infatti, è una delle persone che ho conosciuto grazie a Scurcola Marsicana Blog. È stato grazie a lui, infatti, che ho potuto raccogliere informazioni e scrivere il post "Sigfrido Pfau. Il pittore ebreo esule a Scurcola nel 1942/43" in cui ho raccontato la sorprendente vicenda di un pittore cubista, ebreo istriano, costretto all'esilio durante la dittatura fascista e finito, quasi per caso, nel nostro paese, dove entrò a contatto con la famiglia Nuccetelli. Ed è proprio dalla famiglia Nuccetelli che discende anche Maurizio Moretti, il pittore di origini scurcolane di cui voglio parlare. 

Caterina Nuccetelli con Scurcola sullo sfondo (anni '30)

Maurizio Moretti è nato il 28 luglio 1945 a Roma. Sua madre era Caterina Nuccetelli, figlia di Domenico Nuccetelli (detto Cuccitto) e di Concetta Tortora. Maurizio è cresciuto a Roma e lì tuttora vive, ciò non toglie che il suo legame con Scurcola è sempre stato fortissimo. Il suo avvicinamento al disegno e alla pittura è abbastanza precoce. "Avevo 4 anni quando disegnai, sapendo di farlo, la caricatura di Totò" mi spiega Maurizio "Ho sempre avuto una forma di mania compulsiva per il disegno, forse ereditato da mia madre, Caterina Nuccetelli, figlia di scurcolani". Il suo stile e l'attenzione per l'arte pittorica si sono evoluti nel corso del tempo. "Sono autodidatta e dopo aver cercato una strada nel mondo della Satira ho trovato negli ultimi anni quello che mi soddisfa nell'acquerello". 

Concetta Tortora e Domenico Nuccetelli (Cuccitto)

Nel corso del mese di agosto 2020, Maurizio ha organizzato, a Scurcola, una mostra dei suoi acquerelli, una mostra che ho visitato con piacere. "L'unica "scuola" è stata l'assidua frequentazione di un'associazione artistica che nasce in rete: Sketchcrawl Roma, un gruppo di appassionati che si riunisce il sabato per dipingere insieme e confrontarsi, in un angolo di Roma e dintorni: Piazze, Chiese, Parchi, Musei ecc. Ricevo da questa passione grandi soddisfazioni nelle mostre, collettive e personali alle quali partecipo e alcune pubblicazioni di libri e opuscoli sui quartieri romani e sulla storia della loro architettura", mi racconta Maurizio. 

Scorci di Scurcola negli acquerelli di Maurizio Moretti

Qui voglio dedicare un po' di attenzione agli acquerelli scurcolani realizzati da Moretti. Gli scorci del paese che gli piace ritrarre, le campagne che circondano Scurcola e persino le figure dei nostri Santi. Non ci sono molti artisti del calibro e del talento di Maurizio Moretti nel nostro paese e non ci sono nemmeno acquerellisti che abbiano ritratto Scurcola Marsicana come lui ha fatto e sta facendo. Maurizio è un'eccezione, dovremmo rendercene conto e ringraziarlo. Personalmente amo molto l'acquerello, amo le tinte tenui e la delicata energia che promana da questa forma d'arte. 

Paesaggi scurcolani

Maurizio Moretti ha immortalato i panorami di Scurcola, le sue stradine, piccoli pezzi del borgo, la campagna che ci circonda, le nostre montagne, i nostri paesaggi. Ci sta offrendo visioni e versioni straordinarie e originali del paese e del territorio. Dipingere richiede talento e sensibilità, ma anche pazienza, accortezza, dedizione e passione. Maurizio possiede tutte queste caratteristiche, anzi forse persino una in più: è originario di Scurcola. E questo lo distingue da tutti gli altri! 

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Maurizio Moretti

Ringrazio Maurizio Moretti per avermi permesso di parlare di sé, per avermi dato l'opportunità di pubblicare le immagini della sua famiglia e dei suoi splendidi acquerelli scurcolani.

martedì 8 settembre 2020

La piastrina dell'alpino Fernando Petitta, lo scurcolano morto in Russia nel 1942


La piastrina è una piccola placca metallica che i militari portano appesa al collo e sulla quale sono riportati i dati essenziali di chi la indossa. Serve per il riconoscimento del soldato, solitamente in caso di morte. Pochi giorni fa, il capogruppo in carica del Gruppo Alpini di Scurcola Marsicana, Giovanni Di Cosimo, mi ha inviato un messaggio con l'immagine di una piastrina appartenuta a un alpino scurcolano che risponde al nome di Fernando Petitta. Il ritrovamento della piastrina del nostro Alpino, però, si deve a Mauro Giovannucci di Avezzano, Luogotenente dell'Esercito Italiano, fa parte del 9° Reggimento Alpini a L'Aquila. Giovannucci, durante le sue ricerche via Internet, si è imbattuto nel prezioso cimelio e lo ha segnalato a Di Cosimo.

Fernando Petitta è morto nel 1942 durante la devastante campagna di Russia, intrapresa da Mussolini a sostegno dell'operazione Barbarossa, lanciata dalla Germania nazista contro l'Unione Sovietica. La sua piastrina identificativa, come ha evidenziato Giovannucci, è in vendita, insieme ad altre dieci, su un sito internet straniero. Nell'inserzione si legge: "Piastrine trovate vicino Voronezh nella località di Rossosh. Sono state ritrovate sul campo di battaglia dell'8° e 9° Reggimento Alpini dell'Esercito Italiano. Nessun soldato è stato ritrovato, solo le loro piastrine".

Fernando Petitta

Spendo solo qualche parola per una considerazione personale: trovo macabro e irrispettoso che vengano messe in vendita delle piastrine che erano al collo di giovani soldati morti durante una terribile battaglia. Detto questo, Rossosh è una città della Russia europea sudoccidentale, capoluogo del distretto omonimo. A Rossosh esiste un museo in cui sono presenti delle sale dedicate agli alpini italiani che lì avevano impiantato il loro comando durante la Seconda Guerra Mondiale.

Attraverso una ricerca nella Banca dati dei nomi di caduti durante la campagna di Russia sul sito dell'UNIRR (Unione Nazionale Italiana Reduci di Russi), ho rintracciato la scheda di Fernando, uno dei tantissimi militari della provincia dell'Aquila morti in Russia tra il 1942 e il 1943. Nella scheda di Fernando Petitta, così come dalla sua piastrina, si legge che era nato il 27 ottobre del 1921, figlio di Panfilo Petitta e Maddalena Nicolai. Faceva parte del 9° Reggimento Alpini L'Aquila ed è morto il 26 dicembre del 1942 a soli 21 anni. Luogo del decesso, Selenyj Jar, un luogo in cui, semplicemente, si apriva un incrocio tra quattro strade dirette in quattro località diverse: Komaroff, Krinintschnaja, Deserowatka e Ivanowka. A dicembre, a Selenyj Jar, a parte una quantità spaventosa di neve e temperature parecchi gradi sotto lo zero, non c'era nient'altro.

La ritirata dalla Russia (1943)

Per conquistare quel semplice quadrivio, che avrebbe potuto aprire il passaggio dell'esercito russo verso il Don e quindi verso l'intero schieramento alpino, dal 20 al 30 dicembre del 1942 si svolse una battaglia violentissima, passata alla storia come la "Battaglia di Natale". Gli Alpini difesero con tutte le loro forze il quadrivio di Selenyj Jar pagando a carissimo prezzo la loro impresa. Le perdite furono pesantissime e tra i tanti giovani uccisi durante la feroce "Battaglia di Natale" c'era anche il nostro Fernando Petitta. Accanto agli Alpini L'Aquila c'erano anche quelli Monte Cervino e, successivamente, i battaglioni Vicenza e Val Cismon. Il 16 gennaio 1943 arrivò l'ordine di ritirarsi. Selenyj Jar era stato difeso ma le spoglie di numerosi alpini vennero lasciate sul campo. Il Battaglione L'Aquila era costituito da richiamati fino alle classi 1910 ma soprattutto da ragazzi delle classi 1921 e 1922. La sua Forza, alla partenza per la Russia, nel mese di agosto 1942, era costituita da 52 ufficiali, 52 sottufficiali, 1650 alpini e 360 muli. Dalla Russia tornarono, nel marzo 1943, solo 3 ufficiali, 159 alpini e 12 muli.

Il loculo di Fernando Petitta nel cimitero di Scurcola

Nel 1992 i resti del caporale alpino Fernando Petitta sono stati disseppelliti e nel 1993 il nostro alpino morto a Selenyj Jar è tornato a casa. Ad accoglierlo una cerimonia commemorativa durante la quale è stato celebrato il suo ricordo e onorata la sua morte. I suoi resti, oggi, riposano presso il Cimitero di Scurcola Marsicana. Per chiudere, vale la pena sottolineare che tra i giovani scurcolani che, nel 1942, erano partiti per la Russia, c'era anche Vincenzo Rossi, classe 1922. A differenza di Fernando, Vincenzo è riuscito a sopravvivere anche se, durante quella terribile campagna militare, subì il congelamento degli arti inferiori. Vincenzo, che molti di noi ricordano con affetto, è sempre stato legatissimo al Gruppo Alpini di Scurcola Marsicana e ci ha lasciati, alla bellissima età di 95 anni, nel 2018. Anche a lui dedicherò un post nei prossimi tempi.

Vincenzo Rossi

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Ringrazio Mauro Giovannucci per aver tempestivamente segnalato il suo ritrovamento online e Giovanni Di Cosimo per avermi informata dell'esistenza della piastrina di Fernando Petitta, il giovane alpino che sono felice di aver ricordato e raccontato attraverso questo scritto.


venerdì 4 settembre 2020

La croce dei missionari che viene dal Convento dei Cappuccini


Sul piazzale antistante la Chiesa di Sant'Antonio da Padova, a Scurcola Marsicana, c'è una grande croce di metallo. Pochi lo sanno o pochi possono ricordarlo, ma questa croce ha una storia particolare. Prima di tutto vale la pena soffermarsi sulla targa con iscrizione posta sul basamento squadrato che la sostiene da molto tempo: "RICORDO MISSIONE PP REDENTORISTI 1939". E' facile capire che la croce ricordi la presenza dei padri (PP) Redentoristi che giunsero a Scurcola nell'anno 1939.

Targa con iscrizione del 1939

I padri Redentoristi fanno capo alla Congregazione del Santissimo Redentore fondata nel 1732 da Alfonso Maria de' Liguori, beatificato nel 1816 e poi proclamato santo da papa Gregorio XVI nel 1839. Nel corso del XIX secolo molti Redentoristi furono impegnati in Missioni in luoghi molto distanti dall'Italia. C'erano missioni redentoriste in Colombia, Cile, Argentina, Brasile, Uruguay ma anche in Congo, Algeria, Niger, Sud Africa e, negli anni Venti del Novecento, anche in Cina e Indocina. 

Il giovane don Carlo Grassi

Lo spirito missionario dei Redentoristi venne celebrato nella Marsica, per volontà del Vescovo del tempo, Monsignor Pio Marcello Bagnoli, proprio nell'anno 1939. Secondo il racconto scritto da Dario Colucci nella 2a Appendice a "De Scurcola Marsorum" (2015), il parroco di Scurcola, che al tempo era un giovanissimo don Carlo Grassi, appena giunto in paese, venne incaricato di organizzare tre giornate missionarie per accogliere i padri Redentoristi, far ascoltare ai fedeli scurcolani le loro prediche e raccogliere delle offerte che i missionari avrebbero portato con sé. I paesani risposero con entusiasmo e decisero di lasciare un segno delle giornate missionarie che si sarebbero svolte da lì a poco

L'idea che tutti accolsero favorevolmente fu quella di installare sul Colle di Sant'Antonio, proprio davanti alla Chiesa, la vecchia croce dei Cappuccini che, al tempo, era stata abbandona lì dove sorgeva il vecchio Convento francescano. Vittorio Di Massimo, detto "glio Prefetto", fece preparare il basamento e, nel corso dell'ultima giornata missionaria, insieme ad altri uomini di Scurcola, andò a recuperare la croce dei Cappuccini che, con una discreta fatica, venne estratta dalla pietra che la sorreggeva e condotta a spalla fino a Sant'Antonio.

Chiesa di Sant'Antonio e la croce antistante

Al termine della predica conclusiva dei padri Redentoristi, quella che era stata la croce del Convento dei Cappuccini, venne installata sulla base già precedentemente predisposta. Ai suoi piedi, come detto, vennero incise le parole "RICORDO MISSIONE PP REDENTORISTI 1939" in memoria di quanto avvenuto. Dunque: la croce che ancora oggi vediamo di fronte alla Chiesa di Sant'Antonio è stata per molto tempo la croce dei Cappuccini ed è, forse, uno dei pochi oggetti sopravvissuti alla distruzione di uno dei Conventi più importanti del territorio.

martedì 1 settembre 2020

La Quercia di Donato


Per tutti gli scurcolani, ormai da secoli, la Quercia di Donato è sacra, una sorta di regina senza tempo, una presenza solida, viva e costante. Anche se, forse, le è mancato un po' di rispetto e di attenzione da parte di chi, invece, avrebbe dovuto proteggerla e valorizzarla. La Quercia di Donato è il "monumento verde" più antico presente a Scurcola. Chiunque salga lungo via dei Cappuccini rimane ammirato dalla sua imponente presenza e, considerando che la nostra Quercia si trova sul tragitto del Cammino dei Briganti, sono molte le persone che, nel corso degli ultimi anni, hanno potuto meravigliarsi al suo cospetto. 

Dettaglio di rami e foglie

Le dimensioni della Quercia di Donato sono piuttosto importanti: la circonferenza del suo fusto sfiora i sei metri mentre la sua altezza si aggira attorno ai venti metri. È un albero storico, è un albero che desta stupore in chi non lo ha mai visto, è un albero che, secondo quanto stabilito dagli esperti, potrebbe avere più di 750 anni. Tale dettaglio genera una suggestione molto intrigante: la Quercia potrebbe essere stata già lì dove si trova nel 1268, l'anno in cui, presso i Piani Palentini, si svolse la celebre battaglia tra Carlo I d'Angiò e Corradino di Svevia

Ai piedi della Quercia di Donato in autunno

Nel 1996 un individuo particolarmente stupido tentò di incendiarla. Una porzione del suo "palco" venne irrimediabilmente danneggiata tanto che, tutt'oggi, il grande albero porta i segni dell'aggressione vandalica subita. Quando a Scurcola si seppe che qualcuno aveva provato a dare fuoco alla Quercia, ci fu un moto di indignazione che coinvolse tutti: nessuno tollerava l'idea di perdere la Quercia di Donato. Negli anni seguenti il grande e prezioso albero fu sottoposto a un intervento di dendrochirurgia col quale è stato possibile rimuovere la parte necrotizzata. Inoltre fu realizzato un drenaggio che ha consentito di sanare una grave carie interna al tronco

La Quercia di Donato

La Quercia di Donato ricorda, per molti versi, una scultura naturale. Un albero dall'aspetto fiabesco che, se potesse parlare, racconterebbe storie di tempi remoti e di persone ormai scomparse da secoli. La nostra Quercia, dal 1982, è stata inclusa nell'elenco degli alberi monumentali d'Italia ed è, ovviamente, una delle querce più antiche di tutto l'Abruzzo. Infine una piccola digressione in merito al suo nome. Perché si chiama Quercia di Donato? Per quanto è stato possibile sapere, sembra che il suo nome possa derivare da un uomo chiamato Donato che, forse, era il proprietario di quella parte di bosco e, con esso, della stessa Quercia che, nell'uso degli abitanti di Scurcola, con il tempo, è diventata, per l'appunto, la Quercia di Donato.

Il filosofo Antonio Rocco tra “Le Glorie degli Incogniti” (1647)

Siamo nella Venezia del Seicento, la città più cosmopolita della penisola. Giovanni Francesco Loredan ha solo 27 anni quando, da giovane no...