giovedì 30 dicembre 2021

Post di fine anno con desideri annessi

Un post di fine anno, dopo due anni di pandemia, rischia di trasformarsi in un contenuto dai toni patetici. E di patetismi, onestamente, in questo frangente, non ce ne è alcun bisogno. Siamo tutti stanchi. Inevitabilmente stanchi. E si è stanchi persino della propria stanchezza, che sembra non aver fine. Resistiamo, come facciamo da tempo, aspettando di uscire dal Covid, dalle restrizioni, dalle regole, dai limiti, dai rossi e dai gialli, dalle scempiaggini no-vax, no-mask, no-pass, no-tutto.

Si spera, con giustificata diffidenza, nel nuovo anno. Cosa sarà nel 2022? Personalmente non mi aspetto granché e temo di non essere l'unica. Ho smesso di inventare buoni propositi già da parecchio però, come molti sanno, ho affidato a chi legge l'impresa di imbastire un "desiderio per Scurcola". Qualche intrepido, che ringrazio, ha avuto il buon cuore di farlo inviandomi un messaggio. Riporto, poco oltre, i sogni di chi vorrebbe che qualcosa, per Scurcola, cambiasse.

Per quanto mi riguarda, il mio desiderio per Scurcola è quello di poter ammirare, un giorno, un paese vivo e dinamico, abitato da persone che ne abbiano cura, sotto tutti i punti di vista: umano, paesaggistico, commerciale, urbanistico, culturale, amministrativo, economico, progettuale, creativo, ambientale, turistico, immaginifico, artigianale, comunicativo, artistico, lavorativo, storico, emozionale. Avere cura di Scurcola (come esercizio d'amore quotidiano), su ogni fronte possibile, questo è ciò che io vorrei. Il resto lo lascio alle parole di chi mi ha affidato il suo "desiderio per Scurcola":

  • I desideri per Scurcola sono tantissimi purtroppo, segno di qualcosa che non funziona da che io ricordo. Per cui ne faccio uno, neanche semplice, di essere tutti noi accomunati a contribuire una rinascita moderna ma legata alle tradizioni del nostro paesello. Se poi rimane uno scampolo per un desiderio più semplice, urge un restauro della Venere, ormai invasa dalla ruggine. (Maurizio Moretti)

  • Il mio desiderio per Scurcola è che possa avere sempre persone oneste e autentiche che sappiano prendersene cura, con idee vere e adeguate, con la capacità e la tenacia di concretizzarle. (Antonella Curini) - suo figlio: "Giuse' cosa auguri a Scurcola?" "Una scuola, fatta bene però!".

  • Il sogno, più a lungo da me inseguito, la fine dei lavori relativi al Castello Orsini e la sua successiva, ottimale utilizzazione. Spero, per Scurcola, che il mio sogno non rimanga tale. (Erminio Di Gasbarro)

  • Persone pragmatiche che lavorino senza rispondere a un partito che sia politico o sociale. (Francesco Tortora)

  • Dunque, un desiderio che potrei esprimere per Scurcola è che in futuro ci siano più Maria Tortora che abbiano voglia di impiegare il loro tempo e le loro energie a valorizzare il territorio che vivono. Non dobbiamo dimenticare che Scurcola, pur con i suoi difetti, resta una perla della Marsica a pochi chilometri da Roma, con il suo bagaglio di riferimenti storico-culturali e artistici che in questo blog vengono di frequente riportati alla luce. Si tratta di elementi che possono muovere un turismo di qualità, da affiancare a quello dei Borghi autentici. Mi piace prendere ad esempio il progetto dei Murales e di Borgo Universo, sviluppato da alcuni ragazzi riuniti in cooperativa ad Aielli. Un progetto che ha portato in due mesi e mezzo 21mila visitatori ad Aielli (che di abitanti ne ha 1.200). (Piergiorgio Liberati)

venerdì 24 dicembre 2021

Un desiderio di Natale per Scurcola


Di ispirazioni di orientamento natalizio, in questi ultimi giorni, ne ho avute diverse. Eppure nessuna mi è parsa sentitamente affine al senso che volevo dare al mio post di Natale per Scurcola. Poi, da un qualche passato, mi è giunta una sorta di reminiscenza che mi piace recuperare. Chiedo a chi legge, semplicemente, di esprimere un desiderio. Non per sé, non solo per sé, almeno. Chiedo un desiderio di Natale per Scurcola. Un regalo per il nostro paese, una proposta, un sogno, un'idea da esprimere e affidare al fato o alla preghiera.

Sotto un immaginario e possente albero di Natale vorrei accogliere desideri per Scurcola: uno per ogni scurcolano, magari. Perché so che ogni scurcolano, affezionato alle sue radici e alla sua terra, ha un proprio (anche minuscolo) sogno per Scurcola. Dei disfattisti non mi fido e nemmeno di chi giudica senza provare a capire. Mi fido molto di più di chi ci prova, di chi tenta di offrire una visione, un intento, un proposito: un desiderio, per l'appunto.

È questo il mio modo di augurare a tutti un Natale buono. Vi auguro di trascorrere giorni sereni, di avere accanto chi amate e di pensare un po' anche a voi stessi. Auspico che ognuno riesca a trovare la voglia e il tempo di nutrire le sue passioni più vere e profonde perché, come scriveva il drammaturgo francesce Albert Guinon, "gli appassionati sollevano il mondo, gli scettici lo lasciano ricadere".



Foto di apertura: Scurcola Marsicana ai primi del Novecento. 

lunedì 20 dicembre 2021

L'iscrizione del 1518 contenuta nella lunetta del portale gotico della chiesa di Sant'Antonio


Il portale della chiesa di Sant'Antonio e quello della chiesa della Madonna della Vittoria sono gemelli. Entrambi provengono dalla diruta Abbazia di Maria SS. della Vittoria. Come ormai abbiamo imparato da tempo, ciò che restava dell'imponente edificio sacro voluto da Carlo I d'Angiò, edificato nei pressi del luogo della battaglia condotta e vinta contro Corradino di Svevia, e andato distrutto per lo più a causa di violenti terremoti, ha funto per anni da cava di materiali per la costruzione di chiese e case nel borgo di Scurcola. I due magnifici portali in pietra bianca, evidentemente, erano solo alcuni degli splendidi elementi architettonici d'arte gotica dell'Abbazia. Essi furono recuperati per essere riutilizzati come porte d'ingresso per due delle chiese più importanti di Scurcola.

I due portali delle chiese di S. Antonio e Madonna della Vittoria

Entrambe le chiese, nel corso dei secoli, per alterne vicende, hanno subito importanti interventi di ricostruzione e restauro per cui il loro aspetto attuale non è quello che avevano all'origine. I due portali, come detto, sono autentici e identici. L'unico dettaglio che li differenzia è costituito dall'iscrizione presente all'interno della lunetta del portale della chiesa di Sant'Antonio, caratteristica che il portale della chiesa della Madonna della Vittoria non possiede. Qual è l'iscrizione in esame? La seguente: "HOC OPUS FIERI FECERUNT FRATES TERTII ORDINIS S. FRANCISCI DE PENITENTIA PROVINCIAE ROMANAE CUM FAVORE ET AUXILIO COMUNITATIS SCULCULE ET ALIORUM BENEFACTORUM 1518".

Portale gotico della chiesa di S. Antonio

Il testo va letto con un preciso ordine: prima la parte contenuta nello spazio a sinistra della croce, poi la parte che si trova a destra. L'iscrizione ci racconta che, nel 1518, i frati del Terzo Ordine di San Francesco, col favore e l'aiuto del popolo di Scurcola e di altri benefattori, realizzarono l'opera. Secondo mie precedenti ricerche, riportate in diversi momenti su questo blog, è stato possibile attestare che la chiesa di Sant'Antonio doveva esistere già ai primi del Cinquecento. Il Convento dei terziari francescani, invece, fu realizzato poco più tardi, a partire dal 1518, evidentemente. Dell'originario convento, purtroppo, non ci resta molto visto che, come altri edifici di Scurcola, anch'esso fu pesantemente danneggiato dai terremoti. La struttura attuale (nonostante sia, purtroppo, all'abbandono da anni) risale al 1730, come riportato sulla porta di ingresso.

Capitelli (lato sinistro)

Le caratteristiche estetiche del portale gotico si affiancano alla bellezza del portone in legno decorato da simboli francescani di cui ho già scritto in passato. Il portale in pietra risale al XIII secolo, il portone il legno al XVI secolo. Sopra al vano del portale in pietra è presente la lunetta trilobata che contiene una croce "a fiordaliso", tipico elemento decorativo dell'arte gotica cistercense, dettaglio di fondamentale rilevanza per attestare la provenienza di questo elemento dall'Abbazia angioina, oltre all'archeggiatura a sesto acuto che, in questo caso, poggia (come accade anche per l'Abbazia di Fossanova) su sottili colonne sormontate da raffinati capitelli.

mercoledì 15 dicembre 2021

Antonio Durante maestro a Scurcola Marsicana nei primi anni Venti


Tra gli insegnanti elementari più amati che Scurcola abbia avuto c'è stato, nei primi anni Venti del Novecento, il maestro Antonio Durante. Era nato a Pietracupa (in provincia di Campobasso) il 16 marzo 1891 da una famiglia di condizioni modeste. Antonio Durante studiò presso la scuola normale di Velletri e si diplomò come maestro nel 1909. Insegnò inizialmente nelle scuole elementari di Frosolone (Isernia) per passare poi, a partire dal 1910, a Balsorano, a seguito del padre che aveva vinto un concorso di segretario comunale. Qui riuscì a mettere in atto numerose iniziative didattiche, culturali e sociali di enorme rilevanza per i tempi. Dopo aver vinto il concorso magistrale, scelse di non trasferirsi a Roma ma di restare nella realtà rurale, semplice e bisognosa, dei territori marsicani.

Nell'arco di poco tempo, grazie alla sua preparazione e alla sua voglia di fare, divenne rappresentante degli insegnanti per il circondario di Avezzano. Il 4 settembre del 1916, il maestro Durante sposò Violetta De Blasis, anch'ella maestra, originaria del piccolo paese di Meta, frazione di Civitella Roveto. Dalla loro unione nacquero tre figli maschi: Mario, Bruno e Faustino nati a Balsorano rispettivamente il 14 giugno 1918, il 14 settembre 1920 e l'8 giugno 1923. Ed è poco prima della nascita di Faustino, il più piccolo dei fratelli Durante, che il maestro Antonio Durante incontra Scurcola Marsicana.

Foto di gruppo (primi anni Quaranta)

Durante si iscrisse al partito socialista nel 1918, al termine della Prima Guerra Mondiale alla quale aveva partecipato come soldato nel 13° Fanteria. Durante la sua permanenza a Balsorano creò due cooperative di cui fu presidente. Nel 1921 fondò il movimento degli "Arditi del Popolo", tra le prime associazioni antifasciste presenti in Italia. L'anno seguente, nel 1922, quando a Balsorano venne istituita la Sezione Fascista, il maestro Durante venne duramente e costantemente perseguitato così che, quando venne a sapere, durante un viaggio in treno, che a Scurcola si era liberato un posto da insegnante elementare, decise di lasciare Balsorano e trasferirsi.

Quando il maestro Durante si recò in Comune, a Scurcola, per parlare col Sindaco, vi trovò un suo ex compagno di collegio a Velletri, un maestro che era divenuto segretario comunale a Scurcola, Emilio Nuccitelli. Costui promise a Durante che avrebbe fatto di tutto affinché potesse trovare accoglienza nella scuola elementare di Scurcola (al tempo gestita dalle Maestre Pie Filippini sotto l'Arco Ansini). Nuccitelli fece di più: si impegnò affinché anche la maestra Violetta De Blasis riuscisse a insegnare da noi, così che tutta la famiglia Durante potesse trasferirsi tranquillamente da Balsorano a Scurcola. Ma anche da noi, al tempo, vi erano fascisti pronti a infastidire e colpire il maestro che, poco dopo il suo arrivo, capì che la graziosa supplente che avrebbe dovuto cedergli la classe era corteggiata da un importante membro del fascio locale, un discendente di baroni separato dalla moglie (dovrebbe trattarsi di Anselmo D'Amore Pompei). Meno di 24 ore dopo il suo arrivo, i fascisti scurcolani, con un bando, imposero al maestro Durante di andarsene, nonostante il provveditorato agli studi avesse stabilito di assegnargli la cattedra di Scurcola.

Antonio Durante continuò a subire le vessazioni, le minacce e le delazioni di svariati fascisti di Scurcola, di Balsorano, di Avezzano. Nonostante la sua cattedra nella scuola elementare di Scurcola fosse legittima, fu comunque costretto a scappare. Anche dalla sua casa. Solo dopo diversi incontri, molti fastidi e parecchi pericoli, alla fine del giugno del 1923, Antonio Durante riuscì a trasferirsi a Scurcola Marsicana grazie al supporto del prof. Lombardo Radice. A settembre dello stesso anno arrivò anche sua moglie. Al tempo, il segretario politico del fascio, in paese, era divenuto un certo G. Talone. Il maestro Durante, alla ripresa dell'anno scolastico 1923/1924, mise in luce tutto il suo talento di insegnante. Tra le sue innovazioni più riuscite, a Scurcola, la fondazione di una filodrammatica che diede vita a spettacoli teatrali di successo.

Biglietto scritto dal maestro Durante (1925)
in possesso di Enzo Colucci

Durante riuscì ad acquistare persino un microscopio col quale spiegava ai suoi alunni i misteri del mondo naturale. Alla fine di ogni anno scolastico, inoltre, il maestro conduceva i suoi studenti a fare una gita: prima si fermavano sul campo della celebre battaglia del 1268 tra Carlo I d'Angiò e Corradino di Svevia e, successivamente, si recavano verso il Fucino, lì dove fino a pochi decenni primi c'era il terzo lago più esteso d'Italia. I fascisti, comunque, non dimenticavano che il maestro Durante era un socialista, quindi un nemico da combattere. Fu costantemente sottoposto a perquisizioni e sequestri anche se a Scurcola tutti avevano per lui un immenso rispetto.

Nel 1926 il maestro Durante superò le prove per divenire Direttore didattico e, nel gennaio del 1927, riceveva dal Ministero l'assegnazione alla sede di Carsoli dove iniziò a lavorare il 3 febbraio di quello stesso anno e dove, in realtà, resterà poco tempo. Così si conclude la parentesi scurcolana del maestro Antonio Durante. Purtroppo non è possibile parlare con quelli che furono i suoi alunni tra il 1923 e il 1926/27 perché, per ragioni anagrafiche, non sono più tra noi. Posso solo immaginare che tra gli scurcolani di oggi, forse, qualche nipote o pronipote di quegli studenti abbia sentito nominare il maestro Durante che lasciò di sé ricordi speciali, insieme a quelli di sua moglie, la maestra Violetta.



Bibliografia e sitografia.
- Antonio Durante, "Memorie di un maestro", Editori Riuniti, Roma, 1974.
- "Martiri che quest'Italia non merita" di Primo di Nicola in "Camere d'aria", L'Espresso.

venerdì 10 dicembre 2021

Vivere con i soldati tedeschi in casa (1943-1944). Ricordi di Erminio Di Gasbarro


Conosco Erminio Di Gasbarro da tanti anni, ormai. Lo considero uno dei miei migliori amici, oltre che una delle poche persone di Scurcola con le quali vale sempre la pena confrontarsi. Stimo profondamente Erminio e sono legata a lui da un sincero legame di affetto. Anche per questo vado a trovarlo, di tanto in tanto. Durante i nostri incontri, trascorriamo parte del nostro tempo a parlare del passato, di ciò che lui, per ragioni anagrafiche (è nato nel 1930), ha potuto vedere, conoscere e provare nel corso della sua vita. Qualche tempo fa Erminio mi ha raccontato di un momento delicato e, allo stesso tempo, doloroso della sua adolescenza: quando, nel 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale, i tedeschi requisirono parte della sua casa paterna e si stabilirono in alcune stanze. Ho ascoltato con attenzione le sue memorie e ho ritenuto necessario, col permesso di Erminio, riportarle per iscritto e condividerle attraverso il blog.

Dopo l'8 settembre 1943, come sappiamo, l'Italia visse uno dei periodi più complicati della sua storia: con la firma dell'armistizio il nostro Paese si era arreso in maniera incondizionata agli Alleati. L'impegno con la Germania nazista di Hitler non aveva più alcun valore. Erminio ricorda che i giorni successivi all'annuncio dell'armistizio, sulla via Tiburtina passarono lunghi convogli di mezzi militari tedeschi. Nell'arco di poco tempo, a Scurcola, si presentarono gruppi di soldati tedeschi e uno di essi, un maresciallo dai modi piuttosto rudi, un giorno arrivò dai Di Gasbarro. Entrò senza riguardi e in quel momento, in casa, c'erano solo Eminio, che aveva 13 anni, e sua madre Cecilia Silvestri (1892-1962). Altri due militari spintonarono con i fucili la povera Cecilia costringendola ad arretrare fino a bloccarla contro un muro. La madre di Erminio piangendo chiese di restare nella sua casa anche se, inizialmente, i tedeschi sembravano intenzionati a cacciare tutta la famiglia.

Dopo aver perlustrato l'abitazione, i militari lasciarono che le stanze requisite venissero occupate da alcuni soldati che tutti chiamavano semplicemente "slovacchi". Si trattava, mi ha spiegato Erminio, di truppe ausiliarie dell'esercito tedesco. Possedevano armi leggere e riuscivano a farsi capire parlando, come potevano, l'italiano. Gli "slovacchi" rimasero in casa Di Gasbarro per un paio di mesi, la convivenza non presentò particolari problemi perché si trattava di persone abbastanza tranquille. Erminio ricorda che erano capaci di fare la calza usando quattro ferri e che avevano instaurato un rapporto tutto sommato sereno con la famiglia tanto da chiamare "mamma" la stessa Cecilia.

Erminio Di Gasbarro (1940-41)

La situazione si complicò non poco quando, intorno alla metà di dicembre del 1943, in casa si ripresentarono i militari tedeschi che mandarono via gli "slovacchi" e si stanziarono al loro posto. I Di Gasbarro riuscirono a mantenere per loro un paio di vani. In una delle stanze dell'abitazione di Francesco Di Gasbarro (1887-1959), il padre di Erminio, si sistemò un furiere con la sua scrivania. Costui era sempre impegnato a scrivere, circondato da documenti e scartoffie varie. Una camera, invece, venne occupata dal maresciallo, il tedesco che si era presentato la prima volta, il quale, tra l'altro, aveva con sé una bellissima donna con la quale dormiva in una stanza più piccola.

Le due sorelle di Erminio, Annina e Angelina, che avevano, al tempo, rispettivamente 20 e 18 anni, furono costrette ad andare a dormire in cantina, dove erano conservate le patate. Il fratello di Erminio, Umberto, nato nel 1919, come tanti giovani abili, correva il rischio di essere preso dai tedeschi per questo, quando necessario, andava a rifugiarsi nel pagliaio. Erminio ricorda perfettamente che i tedeschi requisivano spesso animali nelle zone circostanti e li macellavano proprio nei pressi della sua casa. Cucinavano regolarmente con la loro cucina da campo e preparavano enormi contenitori pieni di cibo che di notte venivano spediti, verosimilmente, alle truppe stanziate lungo il fronte di Cassino. L'addetto alla cucina era un sergente dall'aspetto arcigno e dai modi aggressivi. Erminio ricorda benissimo che girava sempre con una pistola in bella vista infilata nella cintola dei pantaloni per incutere ancora più timore. In cucina si faceva aiutare da alcune donne con le quali aveva sempre atteggiamenti prepotenti.

I Di Gasbarro convissero con i tedeschi per diversi mesi cercando di mantenere il più possibile la calma, senza mai provocare dissidi, perfettamente consapevoli che sotto il loro tetto vivevano tre nemici: persone armate e potenzialmente pericolose. La situazione mutò, all'improvviso, tra il maggio e il giugno del 1944. Una mattina, secondo il racconto di Erminio, si sentirono strani rumori e movimenti concitati: i tedeschi stavano scappando. La casa di Francesco e Cecilia, dopo mesi, tornò finalmente a disposizione della famiglia. Il ricordo di quel terribile periodo, come mi spiega commosso Erminio, non si può cancellare. Ad addolcire, almeno un po', l'amarezza dei tempi vi è un episodio che vale la pena riportare: una decina di anni dopo, a guerra ormai finita, Joseph, uno degli "slovacchi" che era stato in casa Di Gasbarro, per qualche ragione, si trovò di nuovo a passare dalle nostre parti e non poté fare a meno di tornare a salutare "mamma Cecilia", la donna che, seppur formalmente "nemica", lo aveva accolto nella sua casa per diverse settimane.

***

Le due foto che corredano il post sono state concesse da Erminio Di Gasbarro. La prima è stata scattata nel 1953 da Luigi Frezzini e mostra la casa dei Di Gasbarro, lungo via della Vittoria, a Scurcola. Oltre ai genitori di Erminio, Francesco e Cecilia, è possibile notare la presenza di sua sorella Annina, insieme alle sue bambine, e di Giovanni (Susi) Nissirio, figlio di Clelia Pompa Nissirio, la "Signora di Rodi", seduto sul ciglio della strada.

Ringrazio di cuore Erminio che, con la signorilità che lo contraddistingue e con la disponibilità che ha sempre mostrato nei miei confronti, mi ha permesso di recuperare, ricostruire e raccontare un periodo fondamentale della storia di Scurcola. Nella sua toccante e concreta esperienza di vita, personale e familiare, è possibile rintracciare il clima di difficoltà e di paura che si doveva respirare in paese in quei lunghi mesi che hanno preceduto la Liberazione dal regime nazi-fascista. Una memoria essenziale per noi e per chi verrà dopo di noi.

domenica 5 dicembre 2021

La Madonna della Vittoria nella chiesa di Sant'Eusebio all'Esquilino di Roma


Qualche tempo fa ho letto che nella chiesa di Sant'Eusebio all'Esquilino di Roma, ubicata in Piazza Vittorio Emanuele II, si trova una copia della statua della "nostra" Madonna della Vittoria. Tornando a Roma, di recente, ho deciso di recarmi nella chiesa a far visita a quella che potremmo considerare la "versione romana" di Maria SS. della Vittoria. La chiesa di Sant'Eusebio all'Esquilino, le cui origini risalgono al XIII secolo, oggi rimane un po' nascosta, incastrata tra palazzi costruiti più tardi. Lo spazio interno all'edificio sacro è ripartito in tre navate, una centrale e due laterali. Il terzo altare della navata di sinistra è quello dedicato alla "nostra" Madonna della Vittoria.

Facciata e ingresso della chiesa di S. Eusebio

Vi sono chiare iscrizioni che raccontano la storia di questa singolare presenza. In basso a destra, infatti, è posta una lapide che riporta, oltre al simbolo del Comune di Scurcola, le seguenti parole: "Quest'altare i cittadini di Scurcola de' Marsi qui residenti in onore della loro protettrice Maria SS.ma della Vittoria l'Anno Santo 1900 eressero ed a perpetuare il culto si costituirono in società di Opera Pia". Sul lato opposto, quindi in basso a sinistra, troviamo un'altra iscrizione, accompagnata dallo stemma riferibile a Mons. Sebastiani: "A grato ricordo della munificenza con cui l'eccellentissimo Mons. Valeriano Sebastiani concorse all'erezione di quest'altare la società Opera Pia scurcolese qui residente pose".

Iscrizioni accanto all'altare della Madonna della Vittoria

Le due iscrizioni ci fanno ben intendere che un gruppo di cittadini di Scurcola, già residenti nella zona di Piazza Vittorio a fine Ottocento, riuscirono a introdurre il culto della Madonna della Vittoria, a loro molto caro, nella chiesa principale del quartiere romano in cui vivevano. Il Giubileo del 1900 era stato indetto da papa Leone XIII e, come qualcuno ricorderà, per noi scurcolani, è legato alla figura di padre Massimo (al secolo Stefano Nuccitelli), di cui ho scritto diverso tempo fa, a cui venne affidato, proprio per quell'Anno Santo, il compito di aprire la Porta Santa della Basilica di San Giovanni in Laterano. Nell'anno giubilare 1900, dunque, un gruppo di cittadini originari di Scurcola volle costituirsi in Opera Pia per fondare l'altare che tuttora si trova nella chiesa di Sant'Eusebio all'Esquilino.

Altare della Madonna della Vittoria
Chiesa di S. Eusebio all'Esquilino (Roma)

A supportare l'iniziativa, probabilmente anche dal punto di vista economico, vi fu Mons. Valeriano Sebastiani, di cui ho parlato descrivendo il suo stemma costituito da tre stelle e un compasso presente sulla volta della chiesa della SS. Trinità di Scurcola Marsicana. Di tale iniziativa scrisse, a suo tempo, [1] anche don Carlo Grassi: "L'illustre prelato romano Mons. Valeriano Sebastiani, tanto benemerito delle Chiese di Scurcola, ne incrementò il culto a Roma, dove fece erigere un altare di marmo a S. Eusebio all’Esquilino. E quivi si raccolsero in Opera Pia i numerosissimi Scurcolani residenti a Roma, che ogni anno la festeggiano la seconda domenica di settembre. E nella ultima domenica dello stesso mese, in occasione della tradizionale festa, tornano in pio pellegrinaggio a questo Santuario [di Scurcola, ndr], recando ricchi doni".

A ricordo di Natalizia Nuccetelli (1950)

Oltre alle due sopra menzionate, accanto all'altare della Madonna della Vittoria della chiesa di Sant'Eusebio, c'è anche una terza iscrizione: "La statua di Maria SS. della Vittoria il restauro e l'abbellimento dell'altare sono stati offerti dalla signora Nuccetelli Natalizia ved. Bedello, Anno Santo 1950". Non ho mai sentito nominare la signora Natalizia Nuccetelli ma, forse, qualche suo familiare o discendente, ancora oggi, potrà riconoscere il suo nome inciso sulla pietra all'interno di un'antica chiesa di Roma.


Note:
[1] Don Carlo Grassi, "S.M. della Vittoria nel II° Centenario dell’incoronazione", 1957.

Il filosofo Antonio Rocco tra “Le Glorie degli Incogniti” (1647)

Siamo nella Venezia del Seicento, la città più cosmopolita della penisola. Giovanni Francesco Loredan ha solo 27 anni quando, da giovane no...