venerdì 5 novembre 2021

Liberaci da terremoto, peste, fame e guerra: l'invocazione incisa su una campana di Scurcola


Consultando le pagine di BeWeB, il Portale dei beni culturali ecclesiastici, sono incappata in una scheda relativa a una campana che, per deduzione, dovrebbe trovarsi sul campanile della chiesa di Maria SS della Vittoria, in cima al paese. A questo campanile, diverso tempo fa, ho dedicato un post in cui ho descritto quanto avvenne nell'estate del 1958: un fulmine colpì e danneggiò pesantemente il tetto che fu poi ricostruito in uno stile diverso rispetto all'originale. Purtroppo non sono mai salita lassù e non ho potuto verificare di persona, ma ritengo che le informazioni rintracciate sul sito dei beni culturali ecclesiastici siano serie e affidabili.

La campana è realizzata in bronzo fuso e riporta delle parole incise nel metallo. Le prime si trovano sulla parte alta e recitano: "Flagello terremotus libera nos Domine + a peste fame et bello..." ossia "Liberaci Signore dal flagello del terremoto, della peste, della fame e della guerra". Un'invocazione molto precisa e molto commovente, a mio avviso. La campana riporta anche una data: 1922. È del tutto comprensibile il bisogno degli scurcolani del tempo di essere liberati dal terremoto (quello del 1915 aveva devastato l'intera Marsica), dalla peste (Scurcola era stata colpita da un'epidemia di colera nel 1854/55), dalla fame (una dei motivi di sofferenza cronica soprattutto dei più poveri), dalla guerra (la Prima Guerra Mondiale si era conclusa solo da pochi anni).

Il campanile della chiesa di Maria SS della Vittoria

Nella parte inferiore della campana, che risulta decorata anche da fasce perlinate e meandri, è presente un'altra iscrizione: "O Maria Vittoria saluta con festosi tuoi rintocchi il bel cielo di Italia scuoti gli animi turbolenti ridona la pace perduta la cittadinanza scurcolese A cura del regio cappellano Ernesto canonico Ansini la fece rifondere dalla ditta CAV. MARI E NIPOTE IN TORRE DE PASSERI 1922". Parole che suonano come una preghiera ma anche come memoria. La campana, coi suoi rintocchi, può tramutarsi in un saluto al cielo e diviene una supplica alla Madonna affinché restituisca la "pace perduta" a tutti gli "scurcolesi". Il sacerdote che fece realizzare la campana, in un certo senso, firma anche l'opera: regio cappellano Ernesto Ansini.

Un altro elemento interessante è l'esplicito richiamo al nome della fonderia che realizzò la nostra campana: "Cavalier Mari e nipote di Torre de' Passari". Mari: stiamo parlando di una delle famiglie di fonditori di campane più antiche e prestigiose d'Abruzzo. Dovremmo essere molto orgogliosi di avere una campana Mari a Scurcola. I Mari sono originari della città dell'Aquila ma, nei secoli, si sono spostati in diverse altre località, tra cui Torre de' Passeri, in provincia di Pescara. Le loro campane sono presenti anche in Emilia-Romagna, Marche, Umbria e Lazio. In un testo [1] dedicato all'argomento si legge: "La nascita artistica della fonderia Mari viene fatta risalire al 1019 secondo un documento redatto dai Padri Cappuccini di Ortona e secondo una carta campanaria di pelle di pecora. Altre fonti citano il ritrovamento di una campana in Popoli (PE) fusa nel 1200 da Aloysius Mari".



Note:
[1] Giovanna Petrella, "La fusione delle campane in Abruzzo e Molise alla luce delle fonti storico-archivistiche e delle iscrizioni campanarie", in: "Dal fuoco all'aria. Tecniche, significati e prassi nell'uso delle campane", Ospedaletto, Pisa, 2007, p. 301-324.

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