giovedì 6 febbraio 2020

L’antico sarcofago romano rubato nelle campagne di Scurcola


A Scurcola un tempo c’era un bel sarcofago antico utilizzato, con una certa incuria e, diciamo pure, con una buona dose di ignoranza, come vasca/abbeveratoio per la raccolta dell’acqua. Si trovava lungo una movimentata strada di campagna, in quella zona di Scurcola che chiamiamo abitualmente "Colli". In questo luogo, infatti, c’era un rubinetto collocato, ragionevolmente, lungo la linea dell’acquedotto che da Castellafiume arriva fino a Scurcola. Per diversi anni quel prezioso reperto di epoca romana è rimasto, del tutto ignorato e bistrattato, tra i campi e le greggi dei Piani Palentini. Ho parlato con Enzo Colucci che, per primo, ai tempi, si rese conto del valore storico di quel vascone che vascone non era affatto. Enzo osservò con attenzione il sarcofago e si rese conto che aveva persino un’iscrizione che, evidentemente, ne definiva epoca e appartenenza.

Siamo tra la fine degli anni ‘70 e i primissimi anni ‘80. Incuriosito dall’evidente valore del reperto, Enzo chiese al professor Cesare Letta di venire a Scurcola per esaminarlo e valutarne la qualità. Letta fu abbastanza chiaro: si trattava di un blocco d’epoca romana che sicuramente arrivava da Alba Fucens. Considerando che l’iscrizione era tagliata, il prof. Letta ipotizzò che quell’oggetto, usato improvvidamente come fontanile, poteva essere la metà di un manufatto più grande. Alla luce del prezioso parere di un archeologo esperto come Cesare Letta, Enzo Colucci chiese agli amministratori del tempo di mettere in salvo l’antico sarcofago, di rimuoverlo da quella sede tanto inopportuna e conservarlo in uno spazio più adatto, all'altezza del suo valore archeologico e storico.

L'epigrafe presente sul sarcofago rubato
(foto Enzo Colucci)

Nessuno mosse un dito. Il sarcofago rimase lì dov'era ancora per qualche tempo fino al giorno in cui, guarda caso, sparì. Qualcuno, forse, aveva saputo che quella vasca era in realtà un reperto d’epoca romana e, con estrema serenità e senza gravi conseguenze, lo ha prelevato dalla stradina dei “Colli” in cui si trovava per farne ciò che voleva. Venduto? Distrutto? Portato a casa e messo in giardino? Chi può dirlo. Ciò che ci resta del sarcofago sono un paio di fotografie in bianco e nero che, al tempo, Enzo Colucci ebbe il buon senso di scattare, oltre a una denuncia presentata da Franco Farina nel 2014 al Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Roma per facilitarne l’immissione nella "banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti".

È trascorso molto tempo, questo è vero, ma forse scrivere qui dell’antico sarcofago e del suo sconsiderato trafugamento potrebbe servire sia a rintracciarlo (miracolosamente!) sia a spingere gli amministratori di oggi e di domani a prestare la massima considerazione nei riguardi del patrimonio storico, culturale, archeologico e intellettuale del nostro paese, affinché ciò che è avvenuto al sarcofago romano di Scurcola non succeda ancora perché non possiamo permetterci di perdere tesori di tale entità per superficialità e negligenze varie.

1 commento:

  1. Si indaghi senza sosta,non è uno spillo si può ritrovare. Qualcuno ha visto e se non è deceduto potrà testimoniare,gli enti preposti indaghino!

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