San Lorenzo, come tutti sappiamo, viene festeggiato il 10 agosto. E la notte del 10 agosto è la notte delle stelle cadenti. La scelta di questa data non è un caso: la tradizione cattolica vuole che Lorenzo, santo di origini spagnole vissuto nel III secolo, sia stato martirizzato proprio il 10 agosto dell'anno 258, vittima delle persecuzioni dell'imperatore romano Valeriano. La leggenda narra che San Lorenzo venne bruciato vivo sopra una graticola e, infatti, un'urna che contiene la graticola è conservata nella Chiesa di San Lorenzo in Lucina a Roma. La devozione a San Lorenzo è piuttosto diffusa e va detto che un tempo anche a Scurcola Marsicana esisteva una Chiesa a lui dedicata. Di questo edificio sacro, purtroppo, non ci resta nulla: non ci sono ruderi, non ci sono tracce evidenti, non ci sono rovine di alcun tipo. Eppure la Chiesa di San Lorenzo esisteva fin dal Medioevo. A dircelo sono antichi documenti ecclesiastici e altre testimonianze scritte nel corso dei secoli.
Urna con la graticola di San Lorenzo - Roma
Per avvicinarmi alla memoria della perduta Chiesa di San Lorenzo di Scurcola Marsicana, ho disturbato e consultato Enzo Colucci (Fausto Vincenzo Colucci). Con estrema disponibilità e gentilezza Enzo mi ha spiegato che, prima di tutto, nel catasto è indicata una specifica zona di Scurcola il cui toponimo è proprio indicato come San Lorenzo. E non è un caso. La zona si trova a sud-ovest del paese, in un'area denominata "Pedemonte", ossia "ai piedi del monte", nello specifico ai piedi del Monte San Nicola. L'area individuata catastalmente come San Lorenzo si trova, quindi, nella zona bassa del nostro Monte, in corrispondenza di un piccolo bosco di acacie e sterpaglie. Si trova poco più in basso del livello della strada che attualmente collega Scurcola a Sorbo. Come detto, di questo edificio sacro non ci resta nulla, ma almeno possiamo farci un'idea, più o meno precisa, di dove si trovasse.
Nel cerchio rosso l'area di San Lorenzo
Ci restano, fortunatamente, i documenti scritti. Prima di tutto sappiamo che Monsignor Matteo Colli (1531c.-1597), con una sua bolla datata 26 settembre 1583, unì ai beni della Collegiata della SS. Trinità, quelli di altre chiese di Scurcola, tra cui quella di San Lorenzo. Lo storico Fulvio D'Amore, nel volume "Scurcola Marsicana Historia", a pagina 254, riporta questo brano: "S. Lorenzo era una Chiesa, che trovavasi a pie' del monte, ed a mezza strada che porta alla Villa di Sorbo, ora è totalmente diruta, ma circa settanta anni prima esisteva mezza scoperta, essendovi dei vecchi che se la ricordano e che raccontano che nel venerdì della Settimana Santa soleva visitarsi dalle genti della Scurcola in occasione di andare facendo le visite delle chiese, e dicono dippiù, che ne' scavi che si fecero in tale sito in quel tempo che fu fatto in campanile alla Chiesa della SS.ma Trinità, vi si rinvennero due casse di pietre ricoperte di terra, che poi si posero in opera nella fabbrica di detto campanile. Questa chiesa, secondo la detta bolla di Monsignor Colli fruttava trenta ducati". Enzo Colucci, che riporta il testo in questione alle pagine 47 e 48 del suo saggio "La strage di Scurcola Marsicana", spiega che il documento di cui anche D'Amore ha riportato uno stralcio è conservato presso l'Archivio Diocesano dei Marsi. Si tratta di una "carta" senza firma e senza data che può essere fatta risalire con una certa sicurezza a prima del 1768.
Gli scritti conservati parlano chiaro: alla fine del '500 Monsignor Colli unisce i beni di San Lorenzo, che fruttava 30 ducati, ai beni della SS. Trinità. Nella prima parte del '700 un altro documento ci racconta qualche dettaglio in più su questa chiesa che appariva al tempo ormai diroccata ed era stata utilizzata come cava di materiali per ricostruire il campanile e forse anche altri edifici.
Ne "La strage di Scurcola Marsicana", Enzo Colucci riporta anche un'ulteriore ipotesi che collegherebbe la zona di San Lorenzo al tragico eccidio avvenuto a Scurcola nel 1861, pochi mesi prima dell'Unità d'Italia. Secondo il Lugini, infatti, i pochi soldati piemontesi morti durante gli scontri con i briganti "furono inumati sotto la montagna Pedemonte". Come spiega Colucci: "Nessuna memoria è rimasta del punto esatto delle sepolture. Si può supporre, però, con molta probabilità, che l'inumazione sia avvenuta in un luogo con caratteristiche di sacralità e tranquillità. Nel passato si seppelliva su luoghi sacri e l'unica area che aveva queste caratteristiche è quella interessata dalla Chiesa di San Lorenzo".
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