sabato 30 aprile 2022

Si chiamava via dei Gradini


Si chiamava via dei Gradini prima. E un motivo c'era, evidentemente. Nel 1936 venne deciso di chiamarla (banalmente?) via Trento e Trieste. Un tempo era così come si vede nella bellissima fotografia che uno scurcolano mi ha segnalato anche se, come si può notare, il suo nome era già stato cambiato. Questo splendido scatto storico potrebbe risalire ai primi anni Cinquanta, forse. Via dei Gradini era ancora formata dalle antiche "pallotte" ormai quasi del tutto scomparse dal centro storico di Scurcola, sostituite da materiali diversi (privi, tra l'altro, di ogni coerenza) che saranno anche più pratici e sicuri ma, oggettivamente, non hanno niente a che vedere con la "pietra bianca" originaria dei nostri luoghi.

Via dei Gradini era una splendida scalinata, non ci sono dubbi. Oggi risulta meno "affascinante", soprattutto per via della perdita della pietra bianca, ma rimane comunque uno dei punti di salita più importanti del borgo: dall'inizio di via Porta Reale si congiunge con via Diaz (ex via Campanile) fino a salire verso via G. Oberdan (ex via Sant'Angelo) e quindi arrivare a Corte Vecchia. Bisogna immaginare che un tempo questo tracciato fosse percorso da decine di persone ogni giorno, a salire e a scendere. Oggi non è più così perché quella parte del borgo, come molte altre, è quasi del tutto spopolata.

Via Trento e Triste come appare oggi

E le galline? Presenza costante all'epoca. Anzi, forse in questo vecchio scatto sono meno di quelle che ci sarebbero state anni addietro. Le galline potevano razzolare indisturbate ovunque volessero. Nessuno avrebbe fatto loro del male e, alla sera, tornavano tranquillamente nel pollaio di pertinenza. Scurcola Marsicana era così. E sentire un pizzico di malinconia per chi, come me, così non l'ha mai vista è naturale. Abbiamo sicuramente perso qualcosa. Di più: abbiamo perso pezzi importanti di un'identità, anche estetica, anche umana, anche urbanistica, che non torneranno e che, purtroppo, nessuno sembra voler recuperare o proteggere abbastanza.


Nota: la foto storica di apertura è stata realizzata da Alfredo Nuccitelli.

lunedì 25 aprile 2022

Festa della Liberazione: i nomi di alcuni partigiani combattenti scurcolani



Il 25 aprile viene celebrata la Festa della Liberazione dell'Italia dal nazifascismo, la fine dell'occupazione nazista, e la caduta definitiva del regime fascista. Il 25 aprile (1945) è il giorno in cui il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) assume tutti i poteri civili e militari «in nome del popolo italiano e quale delegato del Governo Italiano». Il 25 aprile Sandro Pertini, che diventerà più tardi Presidente della Repubblica italiana, dai microfoni di Radio Milano Liberata, pronuncerà e diffonderà il proclama-ultimatum a tutti noto con il titolo di "Arrendersi o perire!" che, per la cronaca, inizia con queste parole:

"La battaglia finale contro la Germania hitleriana volge a passi rapidi e sicuri verso il trionfo definitivo delle potenze alleate dei popoli democratici. La cricca hitleriana e fascista sente venire la propria fine e vuol trascinare nella rovina estrema le ultime forze che le restano e, con esse, il popolo e la nazione. È una lotta inutile ormai per i nazifascisti, è un suicidio collettivo. Una sola via di scampo e di salvezza resta ancora a quanti hanno tradito la patria, servito i tedeschi, sostenuto il fascismo: abbassare le armi, consegnarle alle formazioni patriottiche, arrendersi al Comitato di liberazione nazionale. Arrendersi o perire!".

L'Abruzzo era stato liberato il 13 giugno 1944. Vorrei qui ricordare i nomi di alcuni partigiani nati a Scurcola Marsicana o operanti a Scurcola Marsicana. Si tratta di nominativi che ho potuto individuare grazie a un documento dell'ANPI, disponibile online, in cui sono elencati i nominativi dei partigiani iscritti all'ANPI di Roma dalla sua fondazione. Si tratta, evidentemente, di un "inventario" parziale poiché ci sono altri partigiani nati a Scurcola, o che a Scurcola hanno operato, non inclusi nel documento ANPI da me consultato. Intanto ritengo possa essere interessante conoscere questi due gruppi.

PARTIGIANI NATI A SCURCOLA MARSICANA

Faustino Ansini
nato a: Scurcola Marsicana il 15 febbraio 1909
professione: muratore
qualifica: partigiano combattente
formazione: Bandiera Rossa
periodo: 8 settembre 1943-9 giugno 1944
zona operazione: Abruzzo


Loreto Attili
nato a: Scurcola Marsicana il 14 aprile 1913
qualifica: partigiano combattente
formazione: Bandiera Rossa
periodo: 8 settembre 1943-10 maggio 1944
zona operazione: Scurcola Marsicana


Luigi Brancaccio
nato a: Scurcola Marsicana il 13 marzo 1907
qualifica: partigiano combattente
formazione: Bandiera Rossa
zona operazione: Scurcola Marsicana


Lelia De Santis
nata a: Scurcola Marsicana il 22 aprile 1916
qualifica: partigiana combattente
formazione: Bandiera Rossa
zona operazione: Scurcola Marsicana


Giovanni Di Massimo
nato a: Scurcola Marsicana il 7 novembre 1907
qualifica: partigiano combattente
formazione: Vigili del Fuoco
periodo: 9 settembre 1943-4 giugno 1944
grado: gregario
zona operazione: Lazio


Giuseppe Di Massimo
nato a: Scurcola Marsicana il 18 agosto 1885
qualifica: partigiano combattente
formazione: Sette Colli
periodo: 9 settembre 1943-4 giugno 1944
grado: gregario
zona operazione: Roma


Tommaso Martorelli
nato a: Scurcola Marsicana il 31 marzo 1898
qualifica: partigiano combattente
formazione: Banda Ceprano
periodo: 8 settembre 1943-19 maggio 1944
grado: gregario
zona operazione: Lazio


Giovanni Mastrocesare
nato a: Scurcola Marsicana il 25 agosto 1906
qualifica: partigiano combattente
formazione: Bandiera Rossa
zona operazione: Abruzzo


Costantino Nuccetelli 
nato a: Scurcola Marsicana il 11 ottobre 1897
professione: operaio
qualifica: patriota
formazione: Fronte Militare clandestino di Resistenza
zona operazione: Roma


Domenico Nuccitelli
nato a: Scurcola Marsicana il 20 settembre 1919
qualifica: partigiano combattente
formazione: Bandiera Rossa/Gruppo Ciavarella
periodo: 15 ottobre 1943-10 giugno 1944
grado: comandante di distaccamento
zona operazione: Palena


Garibaldi Nuccitelli 
nato a: Scurcola Marsicana il 22 ottobre 1899
qualifica: partigiano combattente
formazione: Bandiera Rossa
periodo: 8 settembre 1943-12 aprile 1944
zona operazione: Abruzzo


Settimio Nuccitelli 
nato a: Scurcola Marsicana il 16 maggio 1904
qualifica: partigiano combattente
formazione: Bandiera Rossa
zona operazione: Abruzzo


Lino Silvestri
nato a: Scurcola Marsicana il 22 settembre 1913
qualifica: partigiano combattente
formazione: Partito comunista italiano
periodo: 8 settembre 1943-4 giugno 1944
zona operazione: Lazio


PARTIGIANI OPERANTI A SCURCOLA MARSICANA

Margherita Borboni
nata a: Roma il 16 agosto 1908
qualifica: partigiana combattente
formazione: Bandiera Rossa
periodo: 8 settembre 1943-12 giugno 1944
zona operazione: Scurcola Marsicana


Clara Nuccitelli
nata a: Roma il 24 aprile 1918
qualifica: partigiana combattente
formazione: Bandiera Rossa
periodo: 9 ottobre 1943-12 giugno 1944
zona operazione: Scurcola Marsicana


Eugenio Nuccitelli
nato a: Roma il 9 luglio 1913
qualifica: partigiano combattente
formazione: Bandiera Rossa
periodo: 8 settembre 1943-9 giugno 1944
zona operazione: Scurcola Marsicana


Gino Ottaviani
nato a: Sermide (Mantova) il 22 luglio 1912
qualifica: partigiano combattente
formazione: Bandiera Rossa
periodo: 8 settembre 1943-12 giugno 1944
zona operazione: Scurcola Marsicana


Pietro Pagnutti
nato a: Roma il 19 aprile 1898
qualifica: partigiano combattente
formazione: Bandiera Rossa
periodo: 8 settembre 1943-12 giugno 1944
zona operazione: Scurcola Marsicana


Nazzareno Picchio
nato a: Anagni (Frosinone) il 25 dicembre 1894
qualifica: partigiano combattente
formazione: Bandiera Rossa
periodo: 8 settembre 1943-12 giugno 1944
zona operazione: Scurcola Marsicana


Alfredo Simoncini
nato a: Roma il 11 luglio 1923
qualifica: partigiano combattente
formazione: Bandiera Rossa
periodo: 8 settembre 1943-12 giugno 1944
zona operazione: Scurcola Marsicana

mercoledì 20 aprile 2022

Il cavalier Antonio Ansini refrattario alla leva nell'anno 1825


Non molto tempo fa ho dedicato un post al testamento del cav. Antonio Ansini e alla nascita dell'Asilo Ansini che, proprio attraverso quel testamento, venne predisposta. Nel cercare altre notizie in merito alla "sfuggente" figura del cav. Ansini, ho rinvenuto un interessante documento risalente al 1829. Si tratta, per la precisione, del "Giornale dell'Intendenza del Secondo Abruzzo Ulteriore" numero 100, anno 1829. Tra gli atti raccolti in questo vecchio volume, è possibile leggerne uno risalente al 21 novembre relativo all'individuazione di diversi soggetti "refrattarj alla leva", ossia giovani che rifiutarono di adempiere all'obbligo del servizio militare.

La nota è destinata a "Signori Sotto-intendenti, Ispettori commissarj, ed Ispettori di Polizia, Regj giudici, Sindaci e Comandanti la forza pubblica della provincia" e contiene questo avviso: "Dal Consiglio d'intendenza di questa provincia sono stati dichiarati refrattarj della leva dell'anno 1825 gl'individui qui appresso descritti. Io eccito tutto il di loro conosciuto zelo perché ne curino l'arresto, inviandoli in questo capo-luogo, per ricevere il corrispondente destino. Firmato: L'intendente Principe Capece Zurlo. Il Segretario generale Blasioli". Secondo l'atto pubblicato, quindi, "la trasgressione a questo dovere è punita colla prigionia di due mesi ad un anno, e colla multa di ducati enti a trecento".

Il nome del cav. Ansini tra i refrattari alla leva del 1825

Nell'elenco dei giovani refrattari alla leva figura anche il "nostro" futuro cavalier Ansini. Infatti in corrispondenza della località di Scurcola viene indicato proprio Antonio Ansini, figlio di Filippo e Maria Luisa [Di Stefano], professione "proprietario" e, dettaglio a me finora ignoto, nato il giorno 9 maggio 1807. Non ci sono margini d'errore: si tratta proprio del cavalier Antonio Ansini di Scurcola Marsicana che, evidentemente, aveva rifiutato di presentarsi alla leva militare, come previsto dalle leggi del Regno delle Due Sicilie, al tempo sotto la guida del Re Francesco I, succeduto a suo padre Ferdinando I a partire dal gennaio 1825.

Al tempo tutti i sudditi del Regno delle Due Sicilie, di età compresa tra i 18 ed i 25 anni, erano obbligati a prestare il servizio militare. La selezione avveniva mediante estrazione a sorte nella misura di un prescelto ogni mille. Nel 1825 Antonio Ansini aveva 18 anni e, evidentemente, era stato selezionato per la leva. Purtroppo non sappiamo se, essendo riconosciuto come "refrattario", abbia scontato la pena prevista, se sia stato arrestato o, forse, solo multato. Non sappiamo se poi si sia presentato alla leva o se non abbia mai prestato servizio militare tra le fila dell'Esercito delle Due Sicilie. Non ho trovato altri riferimenti. Non per il momento, almeno. Chissà che un giorno non riesca a individuare altri dettagli relativi a questa singolare vicenda.

venerdì 15 aprile 2022

Tesoro di Scurcola: il calice del '700 con i simboli della Passione di Cristo


Tra gli oggetti inclusi nel cosiddetto "tesoro di Scurcola Marsicana" possiamo annoverare le due corone d'oro che ornano il capo della statua della Madonna della Vittoria e del Bambino e la splendida croce processionale del XV secolo. Oltre a questi due antichi e preziosissimi esempi d'arte, il nostro "tesoro" accoglie anche un pregiato calice in argento realizzato, con ottima probabilità, nel corso della prima metà '700 dagli artisti e artigiani riconducibili alla cerchia dell'argentiere napoletano Gaetano Starace

I ricchi fregi del piede del calice

Il piede del calice, l'impugnatura e una parte della coppa sono decorati da intricati fregi in perfetto stile barocco riferibile alla cosiddetta "bottega napoletana". Un abile argentiere del tempo, dunque, ha realizzato un fine decoro composto da intrecci di florilegi con teste di putti e altri piccoli volti cesellati alla perfezione e incastonati tra i riccioli d'argento. Un'opera che, come si evince facilmente dalle immagini, risulta essere minuziosa e perfetta

Il decoro con gli strumenti della Passione

Tra i minuscoli ornamenti che rendono il nostro calice decisamente originale, ci sono i simboli della Passione  presenti sull'impugnatura. Sono infatti riconoscibili, tra i decori d'argento, i classici strumenti della Passione di Cristo tra cui la scala e la punta di una lancia. Oltre a questi dettagli, il calice conserva anche la memoria di chi, evidentemente, lo fece realizzare. Sul bordo del piede, infatti, è presente un'iscrizione che recita: "FRANCESCO CERRONE A SPESE DELLA SS. CONF SCURCOLA". Un certo Francesco Cerrone (nome tuttora esistente a Scurcola), vissuto nel Settecento, fece creare questo magnifico oggetto a spese, probabilmente, di una confraternita o di un altro organismo religioso del tempo.

martedì 12 aprile 2022

La cultura non è


La cultura non è fiato a perdere, la cultura non è per caso e non è nemmeno vaga distrazione. La cultura non si improvvisa, non si inventa e non si trattiene. La cultura non è un abitino da indossare per le feste, non è neanche una parola magica da proferire nelle occasioni opportune, né un palloncino da gonfiare per darsi lustro. La cultura non imbelletta e non infiocchetta, la cultura non dorme e non si fa da sé. La cultura non è per chi se ne frega e nemmeno per chi non la prende sul serio. La cultura non annoia, non bluffa e non gira a vuoto. La cultura non vale a prescindere e non tollera vacue approssimazioni. La cultura non sono due "sassi" ritrovati sotto terra e nemmeno due "facce" viste su un muro.

La cultura è fede. È pensiero totale, radice che preme, mente che osa pensare. La cultura è massima conoscenza, desiderio di capire e infiniti rimandi di tempo. È dimestichezza col dubbio, è umiltà d'ascolto, è inginocchiarsi a cercare. La cultura è condivisione sana, è urgenza di comprendere, è fatica immane. La cultura esige attitudine, competenze e visioni mai viste. La cultura consuma e risorge, si flette e riflette. Ci spiega e ci cresce ma deve essere custodita e nutrita e curata e vigilata ogni giorno. Punto d'inizio e d'incontro: luogo senza confini. La cultura è responsabilità e mestiere, comincia per non aver mai fine. Si spande lì dove c'è chi la rispetta e la sostiene con onestà intellettuale e nobiltà d'intenti. La cultura non sa che farsene delle vaghezze sconclusionate di chi la usa calpestandola, di chi vorrebbe piegarla ai suoi scopi, di chi non le si avvicina con il riguardo che merita.

domenica 10 aprile 2022

E se Scurcola Marsicana si fosse chiamata Palentinia?


Il nome di Scurcola Marsicana ha origini antiche e molto specifiche di cui, prima o poi, dovrò scrivere. Adesso, però, vorrei soffermarmi su un dettaglio storico che, credo, non molti conoscano, ossia il momento in cui qualcuno provò a mutare il secolare nome di Scurcola Marsicana in Palentinia. A chi possiede maggiore dimestichezza con la storia del Novecento, un nome come quello di Palentinia non mancherà di riportare alla mente toponimi creati ex novo per designare località particolari quali, ad esempio, Littoria, Sabaudia, Aprilia, Pomezia e così via. Ebbene sì: Palentinia sarebbe stata l'ennesima "invenzione" di stampo fascista.

Ad attestare la volontà, almeno sotto forma di tentativo formale, di mutare il nome di Scurcola Marsicana in Palentinia vi è una delibera del solito Podestà scurcolano Vitantonio Liberati, datata 5 Ottobre 1935, recante: "Richiesta al Governo del Re di autorizzazione a modificare la denominazione del Comune di Scurcola Marsicana in quella di Palentinia". Ho richiesto e ricevuto dai preposti Uffici comunali l'atto in questione e ho potuto leggere le ragioni che hanno indotto Liberati a presentare una simile, e ai nostri occhi oggi alquanto incomprensibile, richiesta.

Il Podestà Vitantonio Liberati

Ho già spiegato, in uno dei miei primi post, che nel 1910, grazie all'intervento del Sindaco del tempo, Vittorio Bontempi, alla denominazione del nostro Comune venne aggiunto l'aggettivo "Marsicana" per evitare che fosse confuso, come spesso accadeva, con Sgurgola, un paese che attualmente si trova nel territorio della provincia di Frosinone. Nel 1935 il Podestà Liberati recuperò questo vecchio problema, evidentemente ancora non del tutto risolto, per sostenere l'adozione del nome di Palentinia al posto di Scurcola Marsicana: "la modificata denominazione non ha per nulla giovato ai fini di una più esatta identificazione dei due Comuni appartenenti a due diverse Regioni ma anzi ha contribuito ad aggravare la già esistente confusione tra di essi, talché quasi comunemente al nominativo di Sgurgola si aggiunge l'aggettivo Marsicana".

Secondo gli amministratori dell'epoca, dunque, sarebbe stato opportuno cancellare il nome di Scurcola Marsicana per passare a quello, a loro avviso più appropriato, di Palentinia. Nella deliberazione podestarile n. 48/1935 si legge: "trovandosi lo stesso ubicato in mezzo ai campi Palentini, ubertosa e fertile plaga d'Abruzzo, storica per gli avvenimenti culminati nella battaglia del 28.8.1268 (sic! la battaglia risale al 23.8.1268) tra Corradino di Svezia (sic! Corradino di Svevia) e Carlo d'Angiò quivi combattuta, di comune mutuiamo potrebbe assumere la nuova denominazione di "Palentinia", attingendo il nuovo nome dalla sua stessa contrada, allo stesso modo come il Comune di Pontinia sposò quello dell'agro Pontino". Ovviamente non poteva mancare un riferimento esplicito (e quasi adulante) alla retorica fascista: "il Governo Nazionale Fascista ripone l'opera dei rurali fra le più nobili e feconde attività della Nazione, esaltandone il valore e traendo da essa i migliori auspici per l'avvenire".

Campi Palentini

Fortunatamente il tentativo di modificare la denominazione di Scurcola Marsicana in Palentinia non ebbe alcun seguito. La richiesta del Podestà Liberati, evidentemente, non venne presa in esame e non condusse a nulla. Scurcola Marsicana ha continuato a chiamarsi Scurcola Marsicana, mantenendo il proprio antico nome. Forse le problematiche legate a chi confonde Scurcola con Sgurgola non sono mai state risolte in maniera definitiva. A quale scurcolano non è capitato di dover spiegare di provenire da Scurcola (con la C!) Marsicana, in Abruzzo, e non da Sgurgola (con la G!) nel Lazio, precisando che si tratta di due località distinte e di due nomi da scrivere in maniera diversa?

martedì 5 aprile 2022

Uno scurcolano dimenticato: Serafino De Giorgio


Di Serafino De Giorgio, oggettivamente, e oso dire anche un po' colpevolmente, a Scurcola, si sa, si parla e si scrive poco. Eppure credo che sia stato uno dei personaggi più avventurosi, eclettici e sorprendenti della nostra storia. Più di uno studioso suggerisce di intitolargli qualche luogo del paese o, almeno, di celebrare con maggiore convinzione la sua partecipazione ad alcune delle vicende più significative dell'Ottocento. Ritengo che, indipendentemente dalle posizioni ideologiche di ognuno, sia necessario prendere atto che un "semplice" scurcolano, vissuto tra il 1828 e il 1915, abbia compiuto esperienze di vita e militari eccezionali: volontario durante la Prima Guerra d'Indipendenza nel 1848; soldato della Legione Straniera francese nel corso della Guerra di Crimea (1853-1856) e poi in Algeria; tra i comandanti garibaldini della spedizione marsicana nell'Agro Romano per liberare Roma nel 1867.

Serafino De Giorgio ci ha lasciato memorie scritte e altri documenti che, seppur di difficile reperimento, rappresentano una traccia fondamentale per la comprensione della sua vita ma anche dei passaggi storici di un'epoca che sembra lontanissima ma che, a ben vedere, tanto remota non è. Per comporre la biografia di Serafino De Giorgio mi sembra opportuno partire dalla sua data di nascita: 22 marzo 1828. Serafino è uno dei numerosi figli del dottor Donato De Giorgio, capostipite del ramo scurcolano della famiglia De Giorgio, e di sua moglie, Emilia Ciofani. Ha condotto studi regolari ed era iscritto alla Facoltà di Medicina quando, nel 1848, a soli 20 anni, come egli stesso scrive "in Italia sorse il grido generale: Fuori lo straniero! Da per tutto corsero falangi di giovani volontari in Lombardia a cacciare fuori gli austriaci che opprimevano le più belle nostre contrade". Parte anche Serafino. Da Scurcola raggiunge Napoli "destinato a raggiungere a Bologna la truppa napoletana comandata dal generale Pepe".

Prima Guerra d'Indipendenza (1848)

Nella campagna di Lombardia, durante quella che è designata come la Prima Guerra d'Indipendenza, Serafino De Giorgio, che aveva già superato l'esame presso l'arcispedale di Ferrara, guadagna i gradi di ufficiale medico presso il 3° Battaglione del 4° Reggimento d'Italia Libera composto da soli volontari. La Prima Guerra d'Indipendenza si chiude il 9 agosto con la firma dell'Armistizio di Salasco. Serafino rientra a Scurcola, con il foglio di via concesso dal Governo provvisorio, alla fine del mese di settembre 1848. Nel Regno di Napoli, però, molte cose sono cambiate: il 15 maggio 1848, infatti, moti rivoluzionari si sono levati contro il re borbonico Ferdinando II il quale, con un improvviso voltafaccia, si è allineato politicamente all'alleato austriaco reprimendo le rivolte nel sangue. Ovviamente le note posizioni liberali di Serafino De Giorgio e il fatto che abbia preso parte alla guerra contro gli austriaci lo pongono in una situazione complicata: è sorvegliato, perseguitato e costretto alla latitanza per diverso tempo. Infine, nel 1853, a 25 anni, viene arrestato, incriminato di appartenere alla Giovane Italia e giudicato dalla Gran Corte Criminale di L'Aquila. Dopo sei mesi trascorsi nel carcere del capoluogo abruzzese, Serafino De Giorgio torna in libertà pagando un'importante somma di denaro ottenuta alienando il patrimonio paterno. È libero a patto che abbandoni il Regno di Napoli entro sei mesi con passaporto condizionato.

Serafino parte per Pisa, poi si muove verso Livorno e a seguire va a Genova. Qui subisce il furto della sua cassa da viaggio con 300 lire in oro e il corredo personale. Rimane per qualche tempo a Torino, ospite di emigrati amici, ma poi sceglie di rientrare a Roma nascondendosi dal Governo pontificio. Vive momenti difficili e cerca di sostenersi come può: lavora come maniscalco ma anche come medico e farmacista. Dopo un anno, quindi nel 1854, decide di recarsi all'Ambasciata francese e di arruolarsi nella Legione Straniera. Dopo un periodo di addestramento all'uso delle armi, Serafino, assieme ad altri 400 compagni, viene inviato in Crimea per combattere la guerra iniziata già l'anno precedente. Al termine del conflitto, che vede la sconfitta della Russia, De Giorgio, insieme a due reggimenti di Legionari, viene condotto in Algeria. Il 17 giugno 1856 i soldati della Legione Straniera vengono imbarcati sul vascello di guerra Ulm per sbarcare, 12 giorni più tardi, a Mers-el-Kebir, porto d'Orano. Marciano per quattro giorni fino a giungere a Bel-l'Abbès, dove si trova il deposito del 2° Reggimento Legione, per poi essere inviati a combattere in Cabilia. L'esperienza nella Legione Straniera per Serafino De Giorgio si chiude nel 1858.

Campo inglese a Balaclava in Crimea (1855)

Attraverso il Console di Algeri, il nostro chiede di poter rientrare in Italia, a Scurcola. La sua richiesta viene accettata ma rimane un soggetto sotto stretta osservazione da parte delle forze di polizia. Serafino De Giorgio è comunque attivo e, nel 1860, organizza la "Compagnia dei Cacciatori del Velino", sessanta garibaldini arruolati a tre carlini a giorno spesati da Orazio Mattei di Avezzano. Molti i moti popolari filoborbonici che vengono a svilupparsi nella Marsica. A sedarli sono inviati gli uomini della Guardia Nazionale e, tra gli altri, anche i Cacciatori del Velino, spediti a reprimere le insurrezioni di Avezzano, Castelvecchio Subequo, Gagliano e Collarmele. La Compagnia di Serafino De Giorgio viene sciolta il 15 ottobre 1860 a Castelvecchio Subequo. La storia di Scurcola, intanto, è segnata da quanto avvenne il 23 gennaio 1861, uno degli episodi più cruenti e sanguinosi di sempre: l'eccidio di 89 borbonici barbaramente massacrati nei pressi della Cappella delle Anime Sante. Il Regno d'Italia nascerà pochi mesi più tardi e sarà guidato da re Vittorio Emanuele II.

Al 1864 risale una lettera indirizzata al generale Giuseppe Garibaldi, pubblicata sulle pagine de "Il Popolo d'Italia", quotidiano fondato nel 1860 a Napoli da Mazzini, in cui Cosimo Bontempi, membro della Guardia Nazionale, comunica l'inaugurazione, a Scurcola, di una villetta battezzata col nome di "Piccola Caprera", in onore dello stesso Garibaldi attraverso l'evidente richiamo all'isola presso la quale l'eroe dei due mondi visse per molti anni. La "Piccola Caprera" viene inaugurata il 26 settembre 1864 con un banchetto a cui prendono parte 70 persone provenienti da vari paesi del circondario. Il proprietario della villetta di campagna è, neanche a dirlo, Serafino De Giorgio. Essa si trova in una zona isolata tra Scurcola e Villa San Sebastiano, lungo la via Valeria, dopo l'area denominata "Le Piagge". Ed è proprio qui, presso la "Piccola Caprera" che De Giorgio, pochi anni più tardi, riunisce gli uomini che, nell'autunno del 1867, prenderanno parte alla Spedizione marsicana nell'Agro Pontino.

Campo di battaglia di Mentana (Antonio D'Alessandri)

Nell'estate 1867 giunge ad Avezzano il generale Menotti Garibaldi, primogenito di Giuseppe e Anita Garibaldi. Insieme ad alcuni esponenti liberali del tempo nasce nella Marsica un Comitato di azione. L'intento è quello di reclutare persone valide ed esperte da inviare nell'Agro romano per ingrossare le fila dell'esercito garibaldino. Obiettivo: liberare Roma e annetterla al Regno d'Italia. Il comitato decide di coinvolgere nell'impresa anche Serafino De Giorgio, noto per essere stato già ufficiale durante la Prima Guerra d'Indipendenza, soldato nella Legione Straniera francese in Crimea e in Africa oltre che capitano garibaldino nel 1860-61. De Giorgio accetta e si impegna nel reclutare volontari. La spedizione nell'Agro Pontino, nonostante gli sforzi e il dispendio di risorse, non va a buon fine. Serafino De Giorgio viene fatto prigioniero insieme ad altri garibaldini che temono di essere fucilati dal tenente colonnello francese De Charette. De Giorgio viene rinchiuso nel carcere di Subiaco l'11 ottobre 1867. L'esecuzione non avviene grazie all'intercessione del vescovo Filippo Manetti. Nel primo pomeriggio del 24 ottobre 1867 i prigionieri vengono liberati.

Dopo la fallimentare esperienza pontina, Serafino De Giorgio non prende più parte ad altre campagne militari. Roma è conquistata, come tutti sappiamo, solo dopo la breccia di Porta Pia, il 20 settembre 1870, ed è facile immaginare la soddisfazione del De Giorgio e dei liberali scurcolani e marsicani. Successivamente Serafino De Giorgio fu Sindaco di Scurcola dal 1882 al 1885 e, in un altro lasso di tempo, dal 1892 al 1893. Nel corso della sua vita egli ha cercato, in ogni modo, di ottenere il rimborso di tutte le spese che, negli anni, aveva sostenuto per le missioni intraprese. Le sue missive agli enti governativi italiani sono numerose e, a dire il vero, quasi pedanti. Serafino De Giorgio reputa di avere diritto a indennizzi e risarcimenti che, però, nessuno gli riconosce. È uno dei numerosi "eroi" risorgimentali dimenticati anche se, forse, le sue condizioni economiche non sono mai state precarie: possiede terreni e rendite insieme a sua moglie. Serafino De Giorgio è una delle numerose vittime del terremoto del 13 gennaio 1915: muore a circa 87 anni sotto le macerie della sua casa di Cappelle assieme alla consorte Cristina Giusti di Magliano de' Marsi.



Bibliografia e Sitografia:

AMICONI Fiorenzo, "Serafino De Giorgio e la spedizione marsicana nell'Agro romano", Edizioni Kirke, Cerchio, 2011.
Archivio di Stato dell'Aquila - Portale Antenati (https://www.antenati.san.beniculturali.it).
COLUCCI Dario, "2A Appendice a De Scurcola Marsorum", 2015.
D'AMORE Fulvio, "Scurcola Marsicana Historia", Comune di Scurcola Marsicana, 2005.
DE GIORGIO Serafino, "Un ricordo sul Monastero di S. Giorgio in Crimea", Stabilimento Tipografico Civelli, Roma, 1899.
JETTI Guido, "Cronache della Marsica (1799-1915)", Luigi Regina Editore, Napoli, 1978.