martedì 5 aprile 2022

Uno scurcolano dimenticato: Serafino De Giorgio


Di Serafino De Giorgio, oggettivamente, e oso dire anche un po' colpevolmente, a Scurcola, si sa, si parla e si scrive poco. Eppure credo che sia stato uno dei personaggi più avventurosi, eclettici e sorprendenti della nostra storia. Più di uno studioso suggerisce di intitolargli qualche luogo del paese o, almeno, di celebrare con maggiore convinzione la sua partecipazione ad alcune delle vicende più significative dell'Ottocento. Ritengo che, indipendentemente dalle posizioni ideologiche di ognuno, sia necessario prendere atto che un "semplice" scurcolano, vissuto tra il 1828 e il 1915, abbia compiuto esperienze di vita e militari eccezionali: volontario durante la Prima Guerra d'Indipendenza nel 1848; soldato della Legione Straniera francese nel corso della Guerra di Crimea (1853-1856) e poi in Algeria; tra i comandanti garibaldini della spedizione marsicana nell'Agro Romano per liberare Roma nel 1867.

Serafino De Giorgio ci ha lasciato memorie scritte e altri documenti che, seppur di difficile reperimento, rappresentano una traccia fondamentale per la comprensione della sua vita ma anche dei passaggi storici di un'epoca che sembra lontanissima ma che, a ben vedere, tanto remota non è. Per comporre la biografia di Serafino De Giorgio mi sembra opportuno partire dalla sua data di nascita: 22 marzo 1828. Serafino è uno dei numerosi figli del dottor Donato De Giorgio, capostipite del ramo scurcolano della famiglia De Giorgio, e di sua moglie, Emilia Ciofani. Ha condotto studi regolari ed era iscritto alla Facoltà di Medicina quando, nel 1848, a soli 20 anni, come egli stesso scrive "in Italia sorse il grido generale: Fuori lo straniero! Da per tutto corsero falangi di giovani volontari in Lombardia a cacciare fuori gli austriaci che opprimevano le più belle nostre contrade". Parte anche Serafino. Da Scurcola raggiunge Napoli "destinato a raggiungere a Bologna la truppa napoletana comandata dal generale Pepe".

Prima Guerra d'Indipendenza (1848)

Nella campagna di Lombardia, durante quella che è designata come la Prima Guerra d'Indipendenza, Serafino De Giorgio, che aveva già superato l'esame presso l'arcispedale di Ferrara, guadagna i gradi di ufficiale medico presso il 3° Battaglione del 4° Reggimento d'Italia Libera composto da soli volontari. La Prima Guerra d'Indipendenza si chiude il 9 agosto con la firma dell'Armistizio di Salasco. Serafino rientra a Scurcola, con il foglio di via concesso dal Governo provvisorio, alla fine del mese di settembre 1848. Nel Regno di Napoli, però, molte cose sono cambiate: il 15 maggio 1848, infatti, moti rivoluzionari si sono levati contro il re borbonico Ferdinando II il quale, con un improvviso voltafaccia, si è allineato politicamente all'alleato austriaco reprimendo le rivolte nel sangue. Ovviamente le note posizioni liberali di Serafino De Giorgio e il fatto che abbia preso parte alla guerra contro gli austriaci lo pongono in una situazione complicata: è sorvegliato, perseguitato e costretto alla latitanza per diverso tempo. Infine, nel 1853, a 25 anni, viene arrestato, incriminato di appartenere alla Giovane Italia e giudicato dalla Gran Corte Criminale di L'Aquila. Dopo sei mesi trascorsi nel carcere del capoluogo abruzzese, Serafino De Giorgio torna in libertà pagando un'importante somma di denaro ottenuta alienando il patrimonio paterno. È libero a patto che abbandoni il Regno di Napoli entro sei mesi con passaporto condizionato.

Serafino parte per Pisa, poi si muove verso Livorno e a seguire va a Genova. Qui subisce il furto della sua cassa da viaggio con 300 lire in oro e il corredo personale. Rimane per qualche tempo a Torino, ospite di emigrati amici, ma poi sceglie di rientrare a Roma nascondendosi dal Governo pontificio. Vive momenti difficili e cerca di sostenersi come può: lavora come maniscalco ma anche come medico e farmacista. Dopo un anno, quindi nel 1854, decide di recarsi all'Ambasciata francese e di arruolarsi nella Legione Straniera. Dopo un periodo di addestramento all'uso delle armi, Serafino, assieme ad altri 400 compagni, viene inviato in Crimea per combattere la guerra iniziata già l'anno precedente. Al termine del conflitto, che vede la sconfitta della Russia, De Giorgio, insieme a due reggimenti di Legionari, viene condotto in Algeria. Il 17 giugno 1856 i soldati della Legione Straniera vengono imbarcati sul vascello di guerra Ulm per sbarcare, 12 giorni più tardi, a Mers-el-Kebir, porto d'Orano. Marciano per quattro giorni fino a giungere a Bel-l'Abbès, dove si trova il deposito del 2° Reggimento Legione, per poi essere inviati a combattere in Cabilia. L'esperienza nella Legione Straniera per Serafino De Giorgio si chiude nel 1858.

Campo inglese a Balaclava in Crimea (1855)

Attraverso il Console di Algeri, il nostro chiede di poter rientrare in Italia, a Scurcola. La sua richiesta viene accettata ma rimane un soggetto sotto stretta osservazione da parte delle forze di polizia. Serafino De Giorgio è comunque attivo e, nel 1860, organizza la "Compagnia dei Cacciatori del Velino", sessanta garibaldini arruolati a tre carlini a giorno spesati da Orazio Mattei di Avezzano. Molti i moti popolari filoborbonici che vengono a svilupparsi nella Marsica. A sedarli sono inviati gli uomini della Guardia Nazionale e, tra gli altri, anche i Cacciatori del Velino, spediti a reprimere le insurrezioni di Avezzano, Castelvecchio Subequo, Gagliano e Collarmele. La Compagnia di Serafino De Giorgio viene sciolta il 15 ottobre 1860 a Castelvecchio Subequo. La storia di Scurcola, intanto, è segnata da quanto avvenne il 23 gennaio 1861, uno degli episodi più cruenti e sanguinosi di sempre: l'eccidio di 89 borbonici barbaramente massacrati nei pressi della Cappella delle Anime Sante. Il Regno d'Italia nascerà pochi mesi più tardi e sarà guidato da re Vittorio Emanuele II.

Al 1864 risale una lettera indirizzata al generale Giuseppe Garibaldi, pubblicata sulle pagine de "Il Popolo d'Italia", quotidiano fondato nel 1860 a Napoli da Mazzini, in cui Cosimo Bontempi, membro della Guardia Nazionale, comunica l'inaugurazione, a Scurcola, di una villetta battezzata col nome di "Piccola Caprera", in onore dello stesso Garibaldi attraverso l'evidente richiamo all'isola presso la quale l'eroe dei due mondi visse per molti anni. La "Piccola Caprera" viene inaugurata il 26 settembre 1864 con un banchetto a cui prendono parte 70 persone provenienti da vari paesi del circondario. Il proprietario della villetta di campagna è, neanche a dirlo, Serafino De Giorgio. Essa si trova in una zona isolata tra Scurcola e Villa San Sebastiano, lungo la via Valeria, dopo l'area denominata "Le Piagge". Ed è proprio qui, presso la "Piccola Caprera" che De Giorgio, pochi anni più tardi, riunisce gli uomini che, nell'autunno del 1867, prenderanno parte alla Spedizione marsicana nell'Agro Pontino.

Campo di battaglia di Mentana (Antonio D'Alessandri)

Nell'estate 1867 giunge ad Avezzano il generale Menotti Garibaldi, primogenito di Giuseppe e Anita Garibaldi. Insieme ad alcuni esponenti liberali del tempo nasce nella Marsica un Comitato di azione. L'intento è quello di reclutare persone valide ed esperte da inviare nell'Agro romano per ingrossare le fila dell'esercito garibaldino. Obiettivo: liberare Roma e annetterla al Regno d'Italia. Il comitato decide di coinvolgere nell'impresa anche Serafino De Giorgio, noto per essere stato già ufficiale durante la Prima Guerra d'Indipendenza, soldato nella Legione Straniera francese in Crimea e in Africa oltre che capitano garibaldino nel 1860-61. De Giorgio accetta e si impegna nel reclutare volontari. La spedizione nell'Agro Pontino, nonostante gli sforzi e il dispendio di risorse, non va a buon fine. Serafino De Giorgio viene fatto prigioniero insieme ad altri garibaldini che temono di essere fucilati dal tenente colonnello francese De Charette. De Giorgio viene rinchiuso nel carcere di Subiaco l'11 ottobre 1867. L'esecuzione non avviene grazie all'intercessione del vescovo Filippo Manetti. Nel primo pomeriggio del 24 ottobre 1867 i prigionieri vengono liberati.

Dopo la fallimentare esperienza pontina, Serafino De Giorgio non prende più parte ad altre campagne militari. Roma è conquistata, come tutti sappiamo, solo dopo la breccia di Porta Pia, il 20 settembre 1870, ed è facile immaginare la soddisfazione del De Giorgio e dei liberali scurcolani e marsicani. Successivamente Serafino De Giorgio fu Sindaco di Scurcola dal 1882 al 1885 e, in un altro lasso di tempo, dal 1892 al 1893. Nel corso della sua vita egli ha cercato, in ogni modo, di ottenere il rimborso di tutte le spese che, negli anni, aveva sostenuto per le missioni intraprese. Le sue missive agli enti governativi italiani sono numerose e, a dire il vero, quasi pedanti. Serafino De Giorgio reputa di avere diritto a indennizzi e risarcimenti che, però, nessuno gli riconosce. È uno dei numerosi "eroi" risorgimentali dimenticati anche se, forse, le sue condizioni economiche non sono mai state precarie: possiede terreni e rendite insieme a sua moglie. Serafino De Giorgio è una delle numerose vittime del terremoto del 13 gennaio 1915: muore a circa 87 anni sotto le macerie della sua casa di Cappelle assieme alla consorte Cristina Giusti di Magliano de' Marsi.



Bibliografia e Sitografia:

AMICONI Fiorenzo, "Serafino De Giorgio e la spedizione marsicana nell'Agro romano", Edizioni Kirke, Cerchio, 2011.
Archivio di Stato dell'Aquila - Portale Antenati (https://www.antenati.san.beniculturali.it).
COLUCCI Dario, "2A Appendice a De Scurcola Marsorum", 2015.
D'AMORE Fulvio, "Scurcola Marsicana Historia", Comune di Scurcola Marsicana, 2005.
DE GIORGIO Serafino, "Un ricordo sul Monastero di S. Giorgio in Crimea", Stabilimento Tipografico Civelli, Roma, 1899.
JETTI Guido, "Cronache della Marsica (1799-1915)", Luigi Regina Editore, Napoli, 1978.

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