L'immagine che apre questo post (tratta dal web), ritrae una sposa di fine Ottocento. Ed è più o meno così che immagino potesse essere Maddalena Gasperini, la giovane donna di cui desidero scrivere, nel giorno delle sue nozze. Le figure femminili, purtroppo, sono tra le più evanescenti: è sempre complicato recuperarne la memoria. Guardando al passato di Scurcola, è facile rintracciare uomini che parlano e scrivono per lo più di altri uomini, quasi impossibile, invece, rintracciare memorie femminili.
Dobbiamo immaginare il nostro paese alla fine del XIX secolo e le donne che, qui come altrove, sono considerate solo per il loro ruolo di mogli e di madri. Non ci sono tracce di scurcolane che abbiano studiato o che abbiano rivestito ruoli amministrativi o di comando. Per le ragazze, anche se benestanti come Maddalena, oltre alla possibile vocazione religiosa, non vi è che un unico destino: nascere, crescere, sposarsi, fare figli, accudire la famiglia, morire. Dei loro nomi, delle loro passioni, delle loro sofferenze, delle loro esistenze nulla ci resta. Maddalena Vincenza Gasperini rappresenta una minuscola, impercettibile eccezione. A noi, infatti, è giunto l'elogio funebre che Gaetano Rosa compose per onorarne la morte.
Ho già fatto rilevare l'attitudine alla scrittura di Gaetano Rosa e ho già parlato del testo che redasse in
morte del conte Vincenzo Vetoli. Tra le carte di Gaetano Rosa è stato possibile rintracciare altri elogi funebri, quello dedicato a Maddalena è
l'unico destinato a una donna. Analizzando l'elogio funebre è possibile trarre qualche notizia biografia della giovane: era
nata il 2 febbraio del 1870, figlia unica di
Pietro Gasperini e
Agata Colarossi, entrambi proprietari terrieri. Maddalena apparteneva quindi a una
famiglia agiata. Al momento della morte, Maddalena Vincenza Gasperini, seppur molto giovane, è già
sposata. Suo marito è
Tommaso Di Clemente, nato a Scurcola il
21 dicembre 1847. Consultando l'area "
Antenati" dell'Archivio di Stato della Provincia dell'Aquila, ho rintracciato l'
atto di nascita di Tommaso e, a margine del documento, vi è una breve
postilla in cui si legge che
sposò Maddalena Vincenza Gasperini il 12 luglio 1890:
20 anni lei,
43 lui.
I matrimoni tra ragazze molto giovani e uomini più in là con gli anni, al tempo, non sono inusuali soprattutto in famiglie facoltose. L'elogio funebre di Gaetano Rosa non solo ci aiuta a recuperare, finalmente, un ricordo, seppur drammatico, di una donna di Scurcola vissuta alla fine dell'Ottocento di cui, oggettivamente, senza questo scritto, non avremmo mai saputo nulla, ma ci consente anche di comprendere quale fosse la considerazione della donna all'epoca. Non stupiscano, quindi, i toni maschilisti e sessisti utilizzati dall'autore dello scritto: tale era lo spirito del tempo. Purtroppo Rosa non ci dà quasi mai riferimenti temporali esatti e, quindi, non è possibile conoscere la data precisa della morte di Maddalena Vincenza Gasperini Di Clemente, da quanto si legge, potrebbe essere avvenuta nel 1891, ossia circa un anno dopo il matrimonio con Tommaso, per colpa di un non meglio identificato "morbo". Di seguito la trascrizione dell'elogio funebre di Gaetano Rosa per Maddalena Gasperini:
L'affetto del marito de' genitori superstiti e la pietà vostra, egregi amici e concittadini, oggi qui rende i supremi onori a Maddalena Di Clemente nata Gasperini, con la solennità di questi riti esequiali. Benché non richiesto, io mi vi presento spontaneo per aggiungere con la mia voce, se tanto m'è dato, un tributo di meritata lode alla trapassata: essendo pur bello quel fiore che si depone misto ad una lacrima d'affetto sul gelido avello di persona che lascia di sé care rimembranze!
Intanto pigliando a lodare la Maddalena Di Clemente al vostro cospetto, o amici carissimi, io non saprei né potrei per fermo altro tema scegliere al mio parlare che di dolore e di sacrifizio non sentisse. Senza di che, se la sapienza secondo la carne non pregia altrimenti la donna che nella ebbrezza del piacere agli occhi della sapienza secondo lo spirito nulla di più gentile e sublime appare della donna che dolora in fortezza d'animo.
Nel dì 2 febbraio del 1870 la nostra rimpianta Maddalena nasceva da Pietro Gasperini e da Agata Colarossi ambedue onesti ed agiati cittadini. La bambina addivenuta fanciulla, in quello che le blandizie dell'età le folleggiavano d'intorno e le cure più tenere de' genitori, come unica prole, le erano prodigate, fu avviata con savio intendimento alla scuola della religione e de' civili costumi, essendo affidata alle Maestre Pie del nostro comune.
Quivi la estinta durò per diversi anni, in continue esercitazioni intellettive, non trascurando ogni più intricato lavoro domestico, tanto che non isdegnò mai di adoperare modestamente la mano in tutte le industrie dell'ago.
Lo so che non manca chi di questa lode fatta alla defunta beffardamente fa bocca da ridere; ma oltre alle gravi testimonianze bibliche che danno lode di saggia a donna che mostra perizia di cosiffatti lavori, a me pare che l'esercitarsi in essi valga potentemente a radicare e nutrire in petto a donna l'amore alla vita casalinga, tutta propria di lei; a contenerla in quella sfera serena, in quei modesti confini entro cui Iddio provvidentissimo ne restrinse il ministero di aiuto all'uomo; a farla esperta in provvedere ai domestici bisogni, a renderla in una parola buona massaia ed economa del che non le verrebbe mai data tanta lode che basti ad adeguarne il pregio e l'importanza!
Per non potere dir tutto della sua religione, ché troppo lontano m'andrebbe il finire, mi piace di assomenarla (???) in quella sincera e tenera divozione a Maria, che segnatamente sta bene in donne ed è bella costante! Sincera dissi e non per adoperare un ozioso aggettivo, sibbene per ritrarre al vero le cose. Tanto che la divozione di lei a Maria non consistette altrimenti, come nei più suole, in vuote pratiche ed in esterne onoranze, ma nello studio d'imitarne le virtù. Donde ella fu obbediente e sommessa ai maggiori, senza contrasto; umile e modesta in ogni atto, senza affettazione; soccorrevole e presta agli altrui bisogni senza ostentazioni.
Incontra per solito che la vigoria del corpo non risponda alla prestanza dello spirito; e così avvenne alla Maddalena Di Clemente, nella quale la debolezza della persona faceva contrasto con ciò che dentro chiudeva. Certo in lei il lampo degli occhi rivelava il desto ingegno; nel suo accento vibrava la nota dolcissima del cuore; nella sua parola sentivi stemperarsi, starei per dire, idee e pensieri dolcissimi; nei gesti e nelle movenze della persona scorgevi un non so che di eletto: tutto il lei dava argomentare la luce ed il calore di quella divina fiammella che dentro le ardea vivissima. Ma, ahi! A tutto ciò punto non rispondeva la esiguità del corpo, la debole struttura degli organi, la povertà del sangue.
Però la buona Maddalena ebbe continuamente a lottare nel corto sodalizio di vita con crudeli morbi, che non una fiata soltanto minacciarono spegnerla. Giunta così il 21 anno [forse 20?, ndr] circa di sua vita, chiesene la mano il nostro carissimo amico e compaesano Tommaso Di Clemente, giovane di sani ed onesti costumi e che seppe nel troppo breve spazio di vita coniugale dar prova d'infinito affetto a lei e del più grande e nobile disinteresse ai genitori.
Ma che? Si direbbe che a certe anime elette Iddio neghi ogni gioia in terra per accrescerne in Cielo! E tu, o Maddalena, in te il provasti! Perché nei primi albori coniugali, allorquando il tuo cuore ti additava una nuova vita cosparsa di rose e fiori e ricolma di felicità, allorquando tu presavi forse addivenire madre e prestare le più tenere cure ai tuoi pargoletti, un morbo crudele t'assalse per svellerti in men d'un anno dall'affetto di tuo marito, dall'amore dei genitori, dei parenti tutti.
Infatti, o Signori, Maddalena Gasperini, ieri nelle ore vespertine, assistita dai suoi più cari esalava l'ultimo respiro…
Deh! Si ferma in su la vita anche un altro momento, o Spirito fuggitivo: fermati e volgi un'ultima occhiata a quei che rimangono al suo partire nel dolor travolti. Deh! accetta pertanto le solenni espressioni di lutto e gli estremi uffizii che Tommaso suo e i suoi genitori si consacrano dolenti. Recagli pure i miei meschini ma sinceri omaggi alle tante sue virtù dovuti, e poscia ritorna frettoloso al suo centro, come quel raggio che dopo di aver con la sua luce diradate le tenebre, nel sole alfin si ritira.