Il Convento dei Cappuccini, a Scurcola, non esiste più. Di questo luogo che pure ha rappresentato, fin dal 1590, un punto di riferimento per la vita religiosa, formativa, spirituale e monastica del nostro territorio, oggi restano solo alcune labili tracce: qualche muro, un perimetro più o meno definito, un elenco di oggetti riassegnati ad altri, i documenti storici che ne attestano le origini e un toponimo che, nonostante tutto, continua ad essere utilizzato per designare quel colle a cui solitamente si giunge dopo aver raggiunto e oltrepassato la Quercia di Donato. Dopo il conseguimento dell'Unità d'Italia, con un decreto piemontese del 7 luglio 1866, veniva ordinata la soppressione di tutti gli ordini religiosi ai quali, neanche a dirlo, si andavano ad espropriare beni e conventi. Così si sancì, dopo secoli, la scomparsa del Convento dei Cappuccini di Scurcola Marsicana.
L'ultimo drammatico evento che ne ha definitivamente compromesso l'esistenza, anche strutturale, è il terremoto del 13 gennaio 1915. In un documento conservato presso l'Archivio di Stato [1] si riporta una delibera del Comune di Scurcola del 1923 che recita: "In seguito al terremoto del 13 gennaio 1915 il vecchio fabbricato già convento dei Cappuccini con l’annessa Chiesa riportava gravissimi danni, tali da doversi considerare distrutto agli effetti dei benefici di legge. Analogamente il muro di cinta del cimitero rimaneva gravemente danneggiato, per cui fin dalla prima epoca del disastro tellurico si ritenne indispensabile provvedere ad una riparazione sia pure sommaria del medesimo onde ovviare ad un indecoroso stato di abbandono, assolutamente incompatibile con quel civico senso di religione che costituisce il culto sacro dei morti. Con il crollo della Chiesa [di Santa Maria del Colle, NdR] e degli altri fabbricati adiacenti al vecchio convento vennero a mancare la cappella mortuaria e l’ossario, per cui uno stato di grave disagio venne a determinarsi in tutto il servizio necroscopico".
La pesante scossa, come attestato, arrecò danni giudicati irreparabili che, a distanza di diversi anni, indussero gli amministratori del tempo a decretare la demolizione del Convento. Nello specifico, l'atto comunale recante "Demolizione del Convento dei Cappuccini distrutto dal terremoto. Concessione dei lavori a Comi Angelo e Villa Giuseppe" risale al 30 luglio del 1928. Erano trascorsi più di 13 anni dal sisma e il podestà Vitantonio Liberati intervenne con urgenza per risolvere una situazione che riteneva, evidentemente, insanabile. Ai nostri occhi la scomparsa definitiva del Convento rappresenta, ancora oggi, una grave perdita, ma è anche ragionevole ritenere che, nel 1928, non vi fosse alcun interesse a recuperare un edificio ormai disabitato da decenni e pericolante a causa del terremoto.
Il dispositivo del 1928 recita: "detta demolizione si presenta indispensabile anzitutto a tutela della pubblica incolumità in quanto l'intero fabbricato minaccia rovina con grave pericolo per me numerose persone costrette ad attraversarlo per recarsi nell'interno del cimitero, in secondo luogo per rendere libera l'area ove dovranno sorgere nuovi locali del restaurato cimitero". Il cimitero di Scurcola, infatti, negli anni Venti, è ancora custodito nel perimetro dell'area conventuale e, da quanto viene esplicitato, all'epoca, si riteneva che l'area sarebbe stata adibita ai nuovi locali del cimitero restaurato, cosa che non è mai avvenuta: il cimitero del paese venne realizzato da lì a qualche anno dove si trova tuttora.
Tracce delle mura perimetrali del "camposanto vecchio" |
La perizia preliminare risulta essere eseguita dall'ing. Luigi Figà Talamanca mentre i lavori sono affidati, tramite trattativa privata, ai signori Angelo Comi e Giuseppe Villa, "operai specializzati in materia di demolizione", per lire 4.500. Veniva disposto, inoltre, che l'opera doveva essere ultimata entro il 15 settembre 1928 e che "ogni oggetto di pregio o meno, di interesse artistico o storico che nel corso dei lavori venisse alla luce dovrà essere immediatamente consegnato al rappresentante del Comune".
Note:
[1] Archivio di Stato di L’Aquila, Sottoprefettura di Avezzano, Affari speciali dei Comuni, b.268, fasc. 12.
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