Presso la chiesa di Maria SS. della Vittoria, a Scurcola Marsicana, all'interno della Cappella che un tempo era di pertinenza della famiglia Bontempi (l'ultima sul lato destro della navata), è conservata una tela della Madonna del Carmine. Si tratta di un dipinto di Filippo Balbi eseguito nel 1880, come attestano la data e la firma dell'artista, poste in basso a sinistra. L'opera di Filippo Balbi, come ho potuto capire leggendo un testo a lui dedicato [1], non si limita al bel quadro tuttora accolto nella cappella, ma riguarda anche alcune decorazioni presenti sul soffitto. Ecco cosa racconta il pittore al suo amico padre Salvatore Addeo:
Invitato, mi rispose, nel 1882 da D. Cosimo Buontempi a dipingergli la cappella gentilizia nella Chiesa di Scurcola negli Abruzzi, mi valsi appunto di questo studio di nastri intrecciando ad essi dei gigli ed altri fiori, e dipingendovi su le litanie lauretane. In tale occasione proposi a D. Cosimo che facesse dipingere anche la sala del suo palazzo, ma non vi riuscii. Quanto avrei piacere che tu vedessi quel palazzo! di lontano sembra la reggia di Giove.
Soffitto con inserti affrescati con fiori, nastri e litanie lauretane Filippo Balbi (1882) |
Purtroppo il degrado in cui versano attualmente gli affreschi del Balbi non consente una facile lettura delle litanie laureatane da lui dipinte, ma è facile comprendere che possa trattarsi delle stesse brevi suppliche rivolte alla Vergine Maria alla fine di ogni Rosario: "Madre sempre vergine, Madre immacolata, Madre degna d'amore, Madre ammirabile... Vergine degna di onore, Vergine degna di lode, Vergine potente... Stella del mattino, Salute degli infermi, Rifugio dei peccatori, Conforto dei migranti, Consolatrice degli afflitti". Dal racconto del pittore si evince anche che egli rimase colpito da Palazzo Bontempi tanto da descriverlo come la "reggia di Giove". Di quel maestoso palazzo, come sappiamo, oggi non ci resta più quasi nulla, purtroppo.
Filippo Balbi nacque a Napoli nel 1806 (figlio di uno scultore). Si formò presso l'Accademia di Belle Arti della città, allievo di Costanzo Angelini. I suoi primi lavori furono eseguiti per i Francescani di Forio, nel comune di Ischia. Nel 1840, su consiglio del proprio maestro, si trasferí a Roma per continuare ad approfondire i suoi studi. Nel 1844 Balbi realizzò la pala raffigurante la "Madonna della Cintura" per il Convento della Madonna della Neve di Frosinone. Tra le opere più famose di Balbi vi è la "Testa anatomica" che l'artista dipinse nel 1854. Si tratta di un volto formato da una miriade di corpi umani intrecciati e sovrapposti. Il quadro venne anche inviato all'Esposizione universale di Parigi del 1855. Dal 1859 il Balbi accettò di lavorare a una serie di opere per la Certosa di Trisulti, oggi nel territorio del comune di Collepardo, in provincia di Frosinone, paese che l'artista elesse come sua dimora almeno fino al 1863 quando scelse di trasferirsi ad Alatri. Balbi, quindi, continuerà a lavorare per lo più in questa zona. Morirà ad Alatri il 27 settembre 1890, a 84 anni: è sepolto nella cappella dei Padri Scolopi.
Filippo Balbi |
La tela del Balbi conservata a Scurcola, come detto, è stata realizzata nel 1880, quando l'artista era già in età piuttosto avanzata. La nostra "Madonna del Carmine", come riportato in una piccola targa posta sulla parete accanto, è stata restaurata dal Comitato dei festeggiamenti di Sant'Antonio e San Vincenzo nel 2009. Lo stile del dipinto rispecchia i canoni del Purismo, movimento pittorico a cui Balbi apparteneva, che proponeva un ritorno all'arte di ispirazione religiosa e la rivalutazione dell'arte del Trecento e del Quattrocento.
Madonna della Cintura (Frosinone) |
La figura della Madonna del Carmine di Scurcola sorregge Gesù Bambino, il cui piedino è appoggiato sulla mano della Madre. Dettaglio da rilevare: il piccolo Gesù, come iconografia del Carmelo vuole, tiene tra le mani il cosiddetto "scapolare" (o abitino). Si tratta di un oggetto devozionale molto diffuso formato da due quadratini di tessuto, uniti da cordoni, che mostrano da una parte l'immagine di Nostra Signora del Carmelo e dall'altra il Cuore di Gesù o lo stemma dell'Ordine carmelitano. Lo scapolare rappresenta una miniatura dell'abito carmelitano.
Note:
[1] P. Salvatore Addeo, "Ricordi di un vecchio pittore", Tipografia Calasanziana, Firenze, 1894, pp. 39-40.
[1] P. Salvatore Addeo, "Ricordi di un vecchio pittore", Tipografia Calasanziana, Firenze, 1894, pp. 39-40.
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