venerdì 24 luglio 2020

Lo chalet della Croce Rossa costruito a Scurcola dopo il terremoto del 1915


Poco dopo il terremoto del 13 gennaio 1915, anche a Scurcola la Croce Rossa assegnò uno chalet. Secondo quanto viene spiegato in un articolo pubblicato all'interno della rivista mensile "La Lettura", associata a "Il Corriere della Sera", numero 10 dell'ottobre 1915, l'allora presidente della Croce Rossa, il conte Gian Giacomo Cavazzi della Somaglia, "ebbe l'idea di esplicare l'attività della Croce Rossa a beneficio dei medici condotti dei Comuni della Marsica maggiormente danneggiati dal terremoto, costruendo in ciascuno Comune una casa di abitazione pel medico, e aggregandovi un ambulatorio per il pronto soccorso". Venne così deliberato di costruire trenta case in trenta località marsicane colpite duramente dal terremoto del 1915

A Scurcola lo chalet della Croce Rossa, che doveva servire contemporaneamente come studio medico e come abitazione del medico stesso, venne realizzato lungo la strada che oggi è denominata "Via dell'Immagine", in un'area che al tempo apparteneva alla famiglia De Giorgio, nello specifico proprio al Maestro Vincenzo De Giorgio, che la mise a disposizione per l'emergenza in corso. In questo grande appezzamento di terreno, che molti chiamano ancora "la chiusa", oltre allo chalet, vennero edificate anche delle piccole baracche prefabbricate che servirono a dare ospitalità e riparo a chi aveva perso la propria abitazione durante la forte scossa

Lo chalet nella sua posizione originaria e le baracche post sisma

Tornando alla rivista del 1915, possiamo anche leggere che "dopo uno studio accurato, venne prescelto un tipo di chalet svizzero costruito in muratura e legno; e il primo chalet fu inaugurato in Avezzano il 21 aprile. Ogni chalet venne costruito sopra un'area designata dal Genio Civile di circa quattrocento mq. di superficie, con una fronte di venti metri". In questo interessante articolo, si possono leggere anche informazioni relative ai dettagli strutturali dello chalet: "composto di una parte in muratura, fondazioni e sopraelevazioni fino ad un metro e mezzo circa da terra, e di una parte in legno (abete rosso) a pareti di 7 cm e mezzo di spessore, elevato a due piani da terra. La copertura degli chalets è costituita di un doppio soffitto di tavolato con una intercapedine di 15 cm di area e ricoperto di uno strato di feltro bituminato e tegole alla romana in cemento". 

Unica baracca sopravvissuta (foto 2020)

Si legge anche che all'interno di ogni chalet (composto da cinque vani al piano superiore più due soffitte laterali) era presente una cucina economica, un lavandino di cemento granitello, un lavabo di porcellana per lo studio del dottore e altri elementi utili all'attività medica. Per accedere al primo piano c'era una scala di legno. Lo chalet era dotato di due ingressi, uno per l'ambulatorio medico e uno per l'abitazione del dottore. Quando l'emergenza legata al terremoto venne meno, il "nostro" chalet non fu smantellato come è accaduto in numerosi paesi della Marsica, ma venne messo all'asta e venduto. 

Maria Annunziata Calizza davanti al suo chalet

Ad acquistare lo chalet della Croce Rossa fu una scurcolana che rispondeva al nome di Maria Annunziata Calizza. Stiamo parlando di una donna nata a Scurcola nel 1879 che ebbe una vita difficile ma affascinante. Maria Annunziata comprò lo chalet e decise di spostarlo in una zona diversa. Aveva acquistato un bel pezzo di terra lungo la parte più pianeggiante del paese e lì volle che il suo chalet venisse installato. Fece realizzare un piano rialzato in muratura e al di sopra fece rimontare l'edificio che fino a qualche anno prima era servito come studio medico post sisma. Fece erigere una doppia scala per l'ingresso e chiamò persino un architetto per far sistemare il grande giardino e frutteto che desiderò impiantare alle spalle del suo chalet. 

Lo chalet oggi in via Lombardia a Scurcola Marsicana

Maria Annunziata Calizza è stata una donna intraprendete, determinata e molto intelligente. È solo grazie a lei e alla sua solerte iniziativa se, ancora oggi, in via Lombardia (una traversa di via Roma), a Scurcola, è possibile trovare quel vecchio e prezioso chalet che, seppur leggermente rimodernato, continua a essere utilizzato come abitazione privata. Maria Annunziata, dopo essere stata a Roma per molti anni, dopo aver mostrato di possedere uno straordinario spirito imprenditoriale che le permise di aprire nella Capitale ben 13 diverse attività commerciali, scelse di tornare a vivere a Scurcola e abitò nello chalet fino alla sua morte, avvenuta quando aveva 88 anni

*** 

Devo ringraziare Riccardo Ercoli e Anna D'Afflitto per avermi permesso di conoscere Maria Annunziata Calizza, di cui sono discendenti. Li ringrazio per la loro solerzia, per la disponibilità, per l'incoraggiamento e la condivisione. Senza l'intercessione di Riccardo non avrei conosciuto Anna e senza Anna non avrei conosciuto Maria Annunziata, una sorprendente donna scurcolana che sono fiera di aver raccontato e ricordato, almeno in parte.

5 commenti:

  1. Maria Annunziata Calizza, se non sbaglio, dovrebbe essere la madre di Rina che poi nel dopoguerra sposò Virgilio Falcone e si stabilì a Scurcola. Rina da giovinetta passava le vacanze a Scurcola e frequentava la comitiva del momento.
    La sera i ragazzi la riaccompagnavano a casa intonando una strofa musicale coniata per lei:
    “Rina dello chalet / buonanotte a te”...

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    1. Ho chiesto notizie in merito e posso dirti che la mamma della signora Rina si chiamava Ines e non era di Scurcola.
      Il legame tra Maria Annunziata e Rina, però, esiste: erano nonna e nipote. Maria Annunziata era la mamma del papà di Rina.
      Ho ricevuto tali delucidazioni da Anna D'Afflitto, ovviamente!

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    2. Maria Annunziata era la mia bisnonna....la mamma di mio nonno paterno.....zia Rina era la nipote.....zia Ines era sposata con un figlio d nonna Annunziata.....che emozione leggere la sua storia....donna fantastica....spero di aver ripreso qualcosa da Lei....❤

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  2. Io sono un Calizza e mio padre era nato a Scurcola.
    Il suo nome era Domenico figlio di Giuseppe.
    Mi piacerebbe sapere che
    grado di parentela ci sia ,visto che da ricerche fatte, i Calizza hanno origine da unico ceppo famigliare.
    Grazie.

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    1. Salve signor Calizza. Onestamente non saprei dirle che genere di legame familiare possa esserci tra lei e la signora dello Chalet.
      Oggi, a Scurcola, non ci sono più persone di mia conoscenza che si chiamino Calizza. Posso però segnalare la sua richiesta a chi mi ha raccontato la storia di Maria Annunziata.

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