mercoledì 5 gennaio 2022

Scorcio di Scurcola Marsicana in una foto di Camille Enlart di fine Ottocento


Qualche tempo fa la Piccola biblioteca marsicana ha condiviso sul proprio sito e sui propri canali social delle bellissime foto d'epoca scattate, verosimilmente tra il 1890 e il 1893, dall'archeologo, storico dell'arte e fotografo francese Camille Enlart in diversi luoghi della Marsica, Scurcola compresa. Prendendo spunto da quelle immagini, ho già condotto una mia personale ricerca e ho individuato un'altra splendida foto di Enlart, finora sconosciuta, che ritrae la chiesa di Sant'Egidio di Scurcola Marsicana così come appariva alla fine del XIX secolo. Come ho spiegato nella circostanza, Camille Enlart era giunto in Italia per condurre una ricerca sulle testimonianze d'arte gotica francese presenti nel nostro territorio per pubblicare poi il suo libro "Origines françaises de l'architecture gothique en Italie" (1894).

Dettagli gotici: tracce portale a sesto acuto, bifora e finestre

Uno degli scatti più emblematici e affascinanti che lo studioso francese realizzò a Scurcola è quello di cui sto scrivendo. Si tratta di una fotografia che, personalmente, trovo di grande impatto. Sicuramente Enlart aveva intenzione di fissare i particolari architettonici e decorativi, di chiara origine gotica (provenienti dalla perduta Abbazia cistercense di S. Maria della Vittoria edificata per volere di Carlo I d'Angiò alla fine del XIII secolo), che abbelliscono il palazzo che, ancora oggi, insiste su un piccolo slargo lungo via Corradino, oltre via Clemente IV e poco prima di via Portella. Diverso tempo fa sentii denominare questo edificio "Palazzo della mercanzia" ma purtroppo non ho trovato nulla che dia conferma di tale specifica.

Donne e uomini di Scurcola

Mettendo da parte, per qualche istante, gli aspetti meramente architettonici della foto di Enlart, vorrei soffermarmi sulla valenza più umana e più emozionale dell'immagine: le dieci persone ritratte. Non è semplice, oggi, sapere chi fossero. Ci sono quattro donne al centro della scena, vestite con abiti poveri, le tipiche "gonnellone" dei tempi, il grembiule, un fazzoletto sul capo o sulle spalle. Dietro di loro il volto, appena visibile, di un'altra. Poco più sopra si notano due uomini e un'ulteriore donna. Sullo sfondo, poco oltre l'arco, verso quella che è via Portella, si intravede un'altra figura femminile vestita completamente di nero. L'ultima presenza è quella della donna affacciata alla finestra al secondo piano della casa che, ai tempi, appare già pesantemente lesionata da una crepa che la percorre dal basso verso l'alto. Posso solo immaginare che gli scurcolani qui ritratti, probabilmente, abitavano in zona e sono stati attratti e incuriositi dall'arrivo di uno straniero che voleva fotografare, con gli ingombranti strumenti dell'epoca, un pezzetto del loro borgo. Queste persone, forse, non hanno mai nemmeno saputo di essere state fotografate e non potevano di certo immaginare che i loro ritratti sarebbero giunti fino a noi a distanza di più di 130 anni.

Stesso scorcio dopo sisma 1904
(nel cerchio l'assenza della bifora)

Tornando adesso agli aspetti più "tecnici", è possibile compiere un confronto interessante tra la foto di Enlart di fine Ottocento e un'immagine dello stesso scorcio di Scurcola scattata a distanza di alcuni anni, per la precisione poco tempo dopo il terremoto del 24 febbraio 1904. In questo secondo scatto, si vedono alcuni militari che, evidentemente, si stavano occupando della verifica dei danni causati dalla scossa. Stesso luogo, stesse abitazioni. C'è però un dettaglio che mi ha colpito subito: la bellissima bifora che Enlart aveva fotografato poco più di dieci anni prima, nel 1904 sembra essere già stata sostituita da una finestra comune. Il cosiddetto "Palazzo della mercanzia" (ammesso che sia corretto chiamarlo così) ha conservato, e conserva ancora, le due belle finestre con cornice semicircolare decorata, nello stile gotico che Enlart voleva evidenziare, ma nel 1904 aveva perduto la bifora e non per colpa del terremoto. Oggi la stessa finestra appare dotata anche di balconcino ma della meravigliosa bifora gotica non rimane traccia, purtroppo.

Lo scorcio così come appare oggi

Ho confrontato la bifora "scomparsa" con quella presente sulla bella facciata del noto palazzo quattrocentesco che si trova sempre su via Corradino, ma ho rilevato che si tratta di due finestre diverse. Il palazzo fotografato da Enlart, per fortuna, non sembra aver subito, nel tempo, altri grandi mutamenti estetici. Non so chi siano i proprietari dell'edificio ma sarei curiosa di capire se, al suo interno, vi siano altri dettagli architettonici che ne attestino la radice storica che pare possa essere fatta risalire, con discreta sicurezza, al XV secolo.

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Crediti per la fotografia di Camille Enlart: © Ministère de la Culture (France), Médiathèque de l'architecture et du patrimoine, diffusion RMN-GP.

5 commenti:

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