venerdì 6 novembre 2020

La Chiesa di San Vincenzo Ferreri ora sede della BCC di Roma


Non so quante agenzie bancarie, in Italia, possano vantare di trovarsi in una chiesa del Settecento. A Scurcola accade anche questo. La sede locale della Banca di Credito Cooperativo di Roma, infatti, è collocata negli spazi dell'antica chiesa gentilizia della famiglia Vetoli, la Chiesa di Sant'Ignazio e di San Vincenzo Ferreri. Al momento della sua costruzione (avvenuta tra il 1749 e il 1750) i Vetoli intitolarono il piccolo edificio sacro ai due Santi appena citati anche se, col tempo, il riferimento a Sant'Ignazio sembra essere andato perduto

Secondo alcuni documenti dell'epoca, conservati presso l'Archivio Diocesano di Avezzano, e pubblicati da diversi storici, la Chiesa di Sant'Ignazio e di San Vincenzo Ferreri fu costruita "a costo di proprie spese" da Giulio Vetoli che, per fabbricare l'edificio sacro, decise di demolire una rimessa per le carrozze che si trovava proprio di fronte all'ingresso del suo palazzo. Va detto che Giulio fu il primo rappresentante della prestigiosa e nobile famiglia Vetoli di Corcumello a insediarsi a Scurcola. Ciò avvenne a seguito del suo matrimonio con Agata Simeoni, sorella di don Pietrantonio Simeoni, già Abate di San Giovanni nella Diocesi di Sora. Giulio Vetoli, più tardi, rimasto vedevo, sposò, in seconde nozze, donna Margherita Colarossi di Magliano

L'atto formale presentato alla Curia venne stilato dal notaio Giuseppe Antonio Martini di Scurcola ed è datato 14 maggio 1741. Con esso don Pietrantonio Simeoni chiedeva al Vescovo del tempo, Domenico Antonio Brizi, la richiesta di "erigere e fondare per sua devozione e a maggior gloria di Dio e i suoi santi una Chiesa sotto il titolo di Sant'Ignazio e San Vincenzo Ferreri". Nella circostanza, don Pietrantonio si impegnava ad assegnare tutti i beni necessari (terre, vigne, selve) per ottenere il permesso di edificare la Chiesa nella quale garantiva la celebrazione di messe in suffragio della propria famiglia. Don Pietrantonio Simeoni, infatti, aveva intenzione di "ritirarsi devotamente" a Scurcola, il suo paese natale, nella casa di famiglia, quella che era diventata anche la casa del Conte Giulio Vetoli a seguito delle nozze con Agata

Dopo aver ottenuto il permesso del Vescovo, i lavori per l'edificazione della Chiesa ebbero inizio e vennero affidati, a partire dal maggio del 1749, al maestro Donato del Furgato della terra di Pescocostanzo. I Simeoni-Vetoli misero a disposizione del maestro Donato (scalpellino e "marmoraro") i materiali di cui ebbe bisogno per completare l'opera. Alla fine il Conte Giulio Vetoli pagò al maestro di Pescocostanzo la somma di 285 ducati "per il lavoro della cappella e la porta e finestra". Dopo la scomparsa della famiglia Simeoni, a partire dal 1823, il patronato della Chiesa di Sant'Ignazio e di San Vincenzo Ferreri passò a don Vincenzo Vetoli. 

La chiesa era costituita da una navata unica e sembra fosse decorata con stucchi e marmi pregiati, nel rispetto dello stile Barocco, tipico del tempo in cui venne realizzata. Con il procedere degli anni venne ripulita e restaurata in più occasioni ma, col tempo, subì un certo degrado. Il terremoto del 1915, purtroppo, causò cedimenti rilevanti. Negli anni seguenti la famiglia Vetoli, che godeva ancora del patronato della Chiesa, andò lentamente a scomparire. L'ultimo discendente, Alessandro, decise di cedere la chiesa, attraverso un vitalizio, alla famiglia Romano che la detenne per diverso tempo

Negli anni '60, l'edificio venne acquisito da quella che, all'epoca, era denominata Cassa Rurale ed Artigiana. Dopo un imponente lavoro di recupero, la struttura dedicata alla Chiesa di Sant'Ignazio e di San Vincenzo Ferreri divenne la sede dell'attuale BCC di Roma. A testimoniare l'esistenza di un antico edificio sacro restano gli stipiti in marmo del portale e il rosone in pietra tuttora visibili sul lato dell'edificio che affaccia su Largo Mameli. Inoltre, a Scurcola, è sopravvissuta la consuetudine, durante la Processione del Venerdì Santo, di fermarsi in questo luogo celebrando il ricordo di una chiesa che non c'è più ma che sopravvive comunque nel ricordo, nei documenti e nella tradizione religiosa di Scurcola.

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