mercoledì 30 ottobre 2019

La tomba del maestro Vincenzo De Giorgio in stato di totale abbandono


La nota Schola Cantorum di Scurcola Marsicana, fondata nel 1983, porta il nome di Vincenzo De Giorgio. Il popolare "Parco Verde" di Scurcola è intitolato a Vincenzo De Giorgio. Di Vincenzo De Giorgio si è scritto in diversi testi dedicati ai personaggi illustri di Scurcola. Fondamentale e pieno d'affetto uno scritto di don Antonio Rosa dedicato al suo fraterno amico Vincenzo De Giorgio ripreso per intero da Dario Colucci nel suo "De Scurcola Marsorum". Un altro interessante saggio intitolato "La musica sacra di Vincenzo De Giorgio", scritto dalla professoressa Adriana Curini, è incluso nel bel libro "La musica sacra nella Provincia dell'Aquila. La Marsica", curato dal professor Gianluca Tarquinio.
Il nome di Vincenzo De Giorgio, dunque, ricorre e si perpetua. Eppure credo che siano davvero pochi gli scurcolani che sappiano chi sia stato Vincenzo De Giorgio e, soprattutto, che conoscano il luogo dove riposano i suoi resti mortali. Vincenzo De Giorgio è scomparso il 15 dicembre del 1948 all'età di 84 anni ed è stato tumulato nel cimitero di Scurcola. Il suo loculo è collocato sul lato destro del nostro cimitero e, come si evince dalle foto che ho scattato solo ieri mattina, è ridotto in uno stato pietoso.

Davanti alla lapide di De Giorgio

La tomba di Vincenzo De Giorgio è abbandonata, sporca e senza luce. Non c'è nessuna foto che lo ricordi perché, al tempo, non era usuale né necessario inserire il volto del defunto sulla lapide. Però ci sono il suo nome e le date di nascita e morte. E' lui: il pianista, compositore e maestro di canto il cui nome è stato ed è "usato" in numerose circostanze dagli scurcolani. E' lui: l'uomo di cui diverse persone hanno scritto memorie, ricordi e biografie. Eppure la sua tomba è dimenticata, piena di polvere e imbruttita da uno sparuto mazzetto di fiori di stoffa ormai scoloriti.

La tomba di Vincenzo De Giorgio - Cimitero di Scurcola

Probabilmente non ci sono più discendenti che possano prendersi cura della tomba del maestro De Giorgio ma sarebbe forse giusto (e lo dico senza toni polemici) che gli scurcolani, oltre a riconoscere i meriti artistici di De Giorgio, ne onorassero la dignità e la memoria ripulendo la sua tomba e, soprattutto, riscoprendola di nuovo e visitandola quando possono. Magari lasciando un fiore fresco e una piccola preghiera.

sabato 26 ottobre 2019

Piazza Vetoli in una cartolina d'epoca


Girovagando per il web mi è capitato di incappare in questa interessante e curiosa foto. In realtà dovrebbe trattarsi di una cartolina d'epoca. Pochi elementi, ma sufficienti, fanno intendere che lo scatto è stato realizzato sicuramente dopo il 1925, anno in cui è stato edificato e inaugurato il Monumento ai Caduti di Scurcola Marsicana, tuttora presente di fronte al vecchio edificio scolastico. E, sul lato destro, è possibile rilevare che il cosiddetto palazzo delle "Anime Sante" non era stato ancora trasformato nella sede del Fascio.
Piccole osservazioni che inducono a pensare che l'immagine proposta in questa cartolina, di cui non conosciamo l'artefice, risalga alla seconda parte degli anni '20 o, al massimo, ai primissimi anni '30
Un altro dettaglio che colpisce, oltre al grande vuoto che caratterizza lo spazio in seguito maggiormente definito dalla pavimentazione della piazza, dalla presenza degli alberi e dal tracciato ben evidente della Via Tiburtina, è la denominazione di quest'area ancora tanto spartana: Piazza Vetoli.
Inizialmente non avevo rintracciato testimonianze o altre memorie in grado di attestare che l'attuale Piazza Risorgimento sia mai stata chiamata Piazza Vetoli ma, in seconda istanza, e grazie all'attenta precisazione di Vincenzo Fausto Colucci (a tutti noto semplicemente come Enzo Colucci), sono stata informata del fatto che, in effetti, questo spazio ancora senza una definizione precisa risultava essere, da Catasto, indicato come Piazza Vetoli. Si trattava, ovviamente, dell'area su cui affacciava, e affaccia tuttora, il bel palazzo appartenente alla prestigiosa famiglia originaria di Corcumello ma presente a Scurcola da molto tempo.
Cartolina d'epoca (Alceste Colucci): la piazza in una fase successiva

Colucci spiega che lo spazio collocato in posizione più avanzata, quello che si trova di fronte alle "Anime Sante" per intenderci, durante il periodo fascista, era stato denominato Piazza Littorio. Una scelta che risentiva palesemente delle influenze imperialiste mussoliniane. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, con la Liberazione d'Italia e la caduta del fascismo, il nome di Piazza Littorio venne cancellato e pochissimi ne mantengono memoria.

Enzo Colucci, inoltre, mi ha ricordato che la Via Valeria, ai tempi in cui la prima foto venne scattata, passava lungo quello che per noi oggi è Corso Vittorio Emanuele. Solo in un momento successivo venne fatta "scivolare" più in là, fuori dal centro abitato, per ragioni di opportunità e comodità, tracciando il percorso che conosciamo.

mercoledì 23 ottobre 2019

Palazzo Tuzi di Scurcola Marsicana. Com'era e come è


Va detto fin da subito che dell'antica famiglia Tuzi a Scurcola non rimane granché. E' stato possibile reperire solo notizie scarse e approssimative. Di certo sappiamo che i Tuzi ebbero un qualche ruolo di prestigio nella vita locale durante il XVII-XVIII secolo. In questo periodo, infatti, è stato possibile rintracciare la presenza di un certo Giovan Battista Tuzi, che doveva essere un Dottore in Legge e, qualche anno più tardi, l'esistenza di un altro esponente di questa famiglia, Giuseppe Tuzi. Si trattava, probabilmente, di possidenti terrieri che, comunque, godevano di una certa rilevanza a livello locale.

Palazzo Tuzi oggi

Lo si deduce dalla presenza di un imponente palazzo signorile che domina la piazzetta di Sant'Egidio o piazza Giuseppe Garibaldi come è ufficialmente denominata. Un palazzo a più piani, dalla facciata severa, e tutto sommato piuttosto semplice, sulla quale si aprono tre serie di finestre. Dalla foto d'epoca che apre questo scritto, risalente alla fine dell'800 o ai primi del '900 e proveniente dall'archivio di Stefano Bontempi, si nota la presenza di una corte alberata che affacciava direttamente sulla piazza. Stiamo parlando degli spazi e delle pertinenze che, nei decenni a venire, sono stati occupati dalla Trattoria Borgo Pio gestita dalle sorelle Perla ed Angizia, per chi dovesse ricordarle, e, prima ancora, dai loro genitori.

Una porta interna e la grande scala

Al momento non ci sono altre immagini storiche di questo palazzo, soprattutto non abbiamo idea di come fosse originariamente al suo interno. Ho avuto la possibilità di visitarne una parte grazie alla gentile disponibilità di Nicolina Nuccetelli, una scurcolana che abita in uno degli appartamenti ricavati all'interno di Palazzo Tuzi. Nicolina vive in questo palazzo da diversi decenni e mi ha spiegato che, nel corso del tempo, sono stati effettuati lavori di tinteggiatura e ripulitura.

Il soffitto decorato

Gli spazi del palazzo signorile dei Tuzi sono tutti ben illuminati perché le sue finestre affacciano sia sulla piazzetta antistante, sia lungo Via XI Febbraio. Interessante la presenza di una pregiata scala in pietra, probabilmente uno degli elementi originari, e di alcuni affreschi presenti sui soffitti. Nella sala principale dell'appartamento di Nicolina ho potuto ammirare e fotografare il delicato affresco, su fondo azzurro, di un piccolo angelo che suona il flauto seduto su un ramo arricchito da fiori. Non ci sono iscrizioni né datazioni di alcun tipo. Evidentemente Palazzo Tuzi, nel corso del tempo, ha subito molte modifiche e molti interventi che ne hanno tramutato l'aspetto e le funzionalità originarie. Eppure qualche dettaglio di epoche remote esiste ancora ed è sempre emozionante e sorprendente venirne a conoscenza.


INTEGRAZIONE
Grazie ad un approfondito e utilissimo lavoro di ricerca e di classificazione condotto da Vincenzo Fausto Colucci, a tutti noto semplicemente come Enzo Colucci, e pubblicato su un apposito sito web, ho potuto consultare gli elenchi dei nati e dei morti scurcolani nel periodo che va dal 1809 al 1865.
A proposito della famiglia Tuzi ho potuto individuare:
- Tuzi Domenico Antonio Vincenzo nato il 5 maggio 1856 (proprietario)
- Tuzi Agnese nata il 1 aprile del 1860
entrambi figli di Tuzi Clemente (proprietario) e Marinpietri Annamaria (di Sora)

domenica 20 ottobre 2019

Angelo Guerra d'Anagni, il pittore della Cappella dell'Angelo Custode



Entrando nella Chiesa della SS. Trinità di Scurcola Marsicana si può ammirare, tra le altre, la preziosa Cappella dell'Angelo Custode. Questa Cappella, la seconda sul lato destro a partire dall'ingresso, era di pertinenza degli Ottaviani, una famiglia presente a Scurcola presumibilmente fin dal XVI secolo, che aveva conquistato potere e ricchezze soprattutto grazie agli scambi commerciali. Il nome degli Ottaviani sembra essersi ormai estinto in paese, eppure, proprio grazie a ciò che questa famiglia ha potuto permettersi di costruire o realizzare, qualche traccia della loro esistenza e del loro prestigio sopravvive ancora oggi. 
Un tempo era più che normale che una famiglia benestante decidesse di acquisire la cappella laterale di una Chiesa, in questo modo non solo poteva mostrare a tutti di potersi permettere uno spazio sacro, e quindi esibire il proprio prestigio sociale ma, spesso, la Cappella poteva fungere anche da sepolcro per i membri defunti della famiglia stessa. I più facoltosi potevano permettersi di decorare riccamente le loro Cappelle, spesso ingaggiando pittori o artisti capaci di abbellire finemente le pareti e l'altare con affreschi, rifiniture, stucchi e ornamenti vari.

La firma "Angelu Guerra Anagninus"

Le ricche decorazioni murarie che abbelliscono la Cappella dell'Angelo Custode sono state riportate al loro originario splendore grazie a una serie di interventi di restauro, durati alcuni anni, condotti dalla Soprintendenza BSAE dell'Abruzzo. L'affresco che fa da sfondo alla Cappella è firmato e datato dall'artista che lo ha eseguito. Si rileva, al termine dell'iscrizione in latino che si trova accanto alla figura del Santo posta sul lato sinistro dell'opera, la firma e la data: "Angelu Guerra Anagninus Pingebat Anno Domini 1604". Angelo Guerra di Anagni, dunque, completò l'opera nell'anno 1604.

Chi era Angelo Guerra di Anagni? Le notizie su questo pittore, che rientra nella corrente pittorica del tardo manierismo, non sono moltissime. E' sicuramente originario di Anagni, città che oggi è in provincia di Frosinone, nota storicamente non solo come sede papale ma anche per aver dato i natali ai pontefici Innocenzo III, Alessandro IV e Gregorio IX, vissuti tra il XII e XIII secolo. Ad Anagni, inoltre, è nato anche Papa Bonifacio VIII a noi noto sia come il successore di Celestino V - Pietro da Morrone - il Papa del "gran rifiuto", incoronato Pontefice a L'Aquila il 29 agosto 1294 nella basilica di Santa Maria di Collemaggio, sia come colui che ha istituito il primo Giubileo della storia della Chiesa che si tenne nell'anno 1300.

L'affresco principale della Cappella dell'Angelo Custode

Angelo Guerra, prima di lavorare nella Chiesa della SS. Trinità di Scurcola, nel 1557, aveva operato nella Chiesa di Santa Maria del Soccorso di Tagliacozzo. Si trovava nei territori marsicani per via di committenze ricevute dalla famiglia Colonna a cui gli Ottaviani erano legati da profonda amicizia. A seguire, la presenza dell'artista è documentata nel 1602 nell'Eremo di San Francesco a Sermoneta, oggi in provincia di Latina, dove avrebbe decorato le lunette del chiostro. 

Successivamente, ossia nel 1604, la presenza di Angelo Guerra è attestata a Scurcola dove, come detto, ha affrescato la Cappella dell'Angelo Custode. Si tratta di un'opera abbastanza complessa in cui, oltre alla presenza dei due Santi in basso, San Francesco a destra e Sant'Antonio da Padova a sinistra, si possono rilevare, poco più in alto, le figure di Gesù e della Vergine. 

Il resto dell'affresco è popolato da numerosi Angeli che mostrano gli strumenti del supplizio e della passione di Cristo: la croce, i tre chiodi, il martello, la frusta, la scala, la lancia. Al centro un Angelo sostiene una tela bianca su cui è impresso il volto di Gesù. E' probabilmente solo una suggestione personale, ma non sembra poi così stravagante rintracciare qualche similitudine con il Volto Santo di Manoppello.

giovedì 17 ottobre 2019

C'era una volta Zenobia Bontempi



Zenobia Bontempi è una delle pochissime figure femminili di Scurcola che abbia lasciato memoria di sé. Non è proprio un dettaglio trascurabile considerando che rintracciare il nome di una donna tra quelli che si tramandano e si ricordano è alquanto raro. Zenobia Bontempi è vissuta XVII secolo e di lei si sa pochissimo, ovviamente. Non esiste un suo ritratto né un testo che narri la sua vita, eppure qualche segno del suo passaggio e della sua generosità, Zenobia lo ha lasciato comunque.
Seguendo le indicazioni di Pietro Antonio Corsignani, Zenobia De Magistriis sposò Federico Bontempi, figlio dell'Avvocato G. Cesare Bontempi. Era quindi una donna di origini aristocratiche che visse a Scurcola Marsicana dove, ancora oggi, è abbastanza frequente imbattersi in segni e simboli lasciati dalla famiglia Bontempi. Zenobia non fu da meno: alla sua volontà e alla sua munificenza, infatti, si deve la donazione, nell'anno 1634, dello storico organo della Chiesa della SS. Trinità, collocato nella cantoria sopra all'ingresso. Sappiamo che fu Zenobia a commissionare il prezioso organo per la chiesa di Scurcola ma non sappiamo chi fu l'artista che lo realizzò.


Organo della Chiesa della SS. Trinità

Nel 2011 è stata realizzata un'importante opera di restauro dell'organo che, con il trascorrere degli anni, era ridotto in pessimo stato. Uno degli interventi più delicati e rilevanti è stato riservato alla cassa lignea dorata dello strumento, unico elemento sopravvissuto dell'originario organo donato da Zenobia Bontempi.

Piazza "Zenobio" Bontempi

Il nome di Zenobia Bontempi oggi è forse ricordato appena. Nel centro storico di Scurcola, a poca distanza dalla Rocca Orsini, esiste una piazza che, evidentemente, doveva servire a commemorare una donna così speciale. Peccato che chi, al tempo, ha gestito l'iniziativa abbia tramutato il suo nome in "Zenobio" Bontempi. Forse non era accettabile che una piccola piazza del borgo venisse dedicata a una donna? Forse un nome originale come Zenobia suonava male e si è avvertita l'esigenza di tramutarlo in Zenobio? Chissà.

martedì 15 ottobre 2019

Simboli sacri sulle vecchie porte di Scurcola Marsicana


Passeggiando per il centro storico di Scurcola e osservando con un po' di attenzione gli elementi architettonici che caratterizzano le vecchie abitazioni del borgo, non è difficile rilevare la presenza di numerosi simboli sacri collocati per lo più in corrispondenza degli ingressi delle abitazioni. Si tratta di emblemi appartenenti alla simbologia tradizionale della religione cattolica, segni più che riconoscibili di un legame di fede che un tempo si manifestava con chiarezza e orgoglio anche sulla porta della propria abitazione.
In merito alle ragioni legate all'uso di porre tali simboli ben in vista sulla porta di casa, si può ritenere che essi potessero fungere da "benedizione" per chiunque attraversasse la soglia. Andando a ritroso nel tempo, potremmo collegare tale consuetudine con una delle usanze più antiche della religione ebraica che ricorre all'uso della Mezuzah. Si tratta di un oggetto rituale rappresentato da una pergamena su cui sono scritti i passi della Torah corrispondenti alle prime due parti dello Shemà, una delle preghiere ebraiche più importanti. La pergamena è contenuta in un contenitore che viene collocato sullo stipite della porta, sul lato destro rispetto a chi entra e a portata di mano. La tradizione religiosa ebraica vuole che chiunque entri in casa tocchi la Mezuzah con le dita, che poi vengono immediatamente baciate, per rispetto alla Torah.

Simbolo IHS sullo stipite di una porta

I segni che si possono notare sulle porte delle vecchie case del centro storico di Scurcola, in generale, sono di due tipi. Il primo è costituito dal simbolo mariano M, l'iniziale del nome di Maria, la madre di Gesù Cristo. Un contrassegno diffuso in tutto il mondo, ovunque esista il culto dedicato alla Madonna. La lettera M ha origini fenicie ed era anticamente nota con il nome di "mem" che vuol dire "acqua", proprio perché la forma della lettera M ricorda il movimento delle onde dell'acqua. Per la Cabala, invece, la M è una lettera madre, simbolo del distacco da tutto ciò che è corruttibile. Rintracciare su alcuni portali il simbolo mariano della lettera M, unita o meno alla lettera A, è abbastanza frequente nella parte alta di Scurcola soprattutto perché il borgo è caratterizzato dalla presenza secolare della Chiesa della Madonna della Vittoria, edificata accanto alla Rocca Orsini.


Simbolo mariano su una porta in Via Corradino

Il secondo simbolo che è facile trovare sulle porte di Scurcola è il celebre cristogramma IHS. Siamo al cospetto di uno dei segni più antichi della cristianità, risalente addirittura al II-III secolo. Esso deriverebbe dall'usanza dei copisti dei manoscritti greci dell'Antico e Nuovo Testamento di abbreviare il nome di Gesù Cristo utilizzando le prime tre lettere ΙΗΣ (dal nome completo ΙΗΣΟΥΣ). La lettera greca Σ (sigma) nell'alfabeto latino è scritta S, per questa ragione il trigramma è arrivato a diventare ΙΗS. 

Simbolo IHS secondo la tradizione di S. Bernardino da Siena

Tale simbolo è stato ripreso nel XV secolo da San Bernardino da Siena che, attraverso le sue prediche e all'uso di una tavoletta con incise le lettere IHS, celebrava e venerava il nome di Cristo. Il Santo di Siena decise di circondare l'originario trigramma con un sole formato da 12 raggi ognuno dei quali era in diretta relazione con il nome di Gesù. Fu proprio San Bernardino da Siena, che a Scurcola passò e predicò nel 1438, che incoraggiò i fedeli a porre il segno IHS sulla porta della loro casa. Un secolo più tardi, il simbolo IHS venne adottato da Sant'Ignazio di Loyola che lo utilizzò come segno caratterizzante dell'Ordine dei Gesuiti da lui fondato nel 1534.

mercoledì 9 ottobre 2019

Quando a Scurcola c'era la Torre dell'Orologio


La foto racconta una Scurcola che non c'è più. Un angolo di paese che non è più quello che era fino ai primi anni del '900. Infatti in zona Corte Vecchia, un tempo, c'era una Torre dell'Orologio che, purtroppo, fu pesantemente danneggiata durante il terremoto del 1915 che gravi lesioni arrecò a molte strutture presenti nel centro storico di Scurcola.


La Torre poggiava su una base di roccia, tuttora visibile, e probabilmente faceva parte di un antico sistema murario che per diversi secoli ha protetto il borgo nato attorno alla Rocca Orsini in epoca medievale e rinascimentale. Non si sa con esattezza quando l'antica Torre difensiva venne trasformata in una Torre dell'Orologio, ma di certo essa ha svolto il suo utilissimo compito per molti anni. Va ricordato che, all'epoca, le persone che potevano permettersi di possedere un orologio erano pochissime e avere un grande orologio posto sopra una Torre era indubbiamente un vantaggio per tutti.
Come si evince dall'immagine principale, la Torre dell'Orologio si trovava in un punto strategico del paese, in una posizione che le permetteva di essere vista da ogni angolo di Scurcola. L'orologio, inoltre, aveva dimensioni davvero notevoli così da agevolare ulteriormente la sua visibilità anche a distanza.

Corte Vecchia oggi (foto di Ferdinando Cicchetti)

Con la scossa del 1915, purtroppo, la Torre dell'Orologio in buona parte crollò e, evidentemente, fu deciso di demolirla del tutto forse perché troppo fragile e ormai pesantemente lesionata. L'orologio della Torre andò perduto e bisognò aspettare diversi anni prima che si trovasse una soluzione. Alla fine, nell'autunno del 1932, venne attivato l'attuale orologio, quello che tuttora visibile in cima al Campanile della Chiesa della SS. Trinità. Il Campanile, come si può notare ad occhio nudo, venne elevato di un ulteriore livello, il quarto, e l'orologio fu finalmente restituito ai cittadini di Scurcola che, anche se impegnati nelle campagne circostanti, tornarono ad ascoltare i rintocchi che segnano le ore del giorno.


N.B. Nell'immagine iniziale in bianco è nero, un dettaglio tratto da una foto d'epoca scattata da Vittorio Bontempi agli inizi del '900 e proveniente dell'archivio di Stefano Bontempi.

domenica 6 ottobre 2019

La Porta delle Femmine



La Porta delle Femmine o "Porta delle Fémmone", come si dice in dialetto scurcolano, altro non è che la porta d'ingresso principale della Chiesa parrocchiale di Santa Maria della Vittoria, a Scurcola Marsicana. La porta, per intenderci, più vicina alla Rocca Orsini. Porta delle Femmine: un nome particolare considerando che stiamo parlando della porta di una chiesa.
Un tempo tutti sapevano a cosa si facesse riferimento quando si parlava della Porta delle Femmine, oggi probabilmente a ricordarlo sono solo le persone di una certa età. La Porta delle Femmine si chiama così perché un tempo, almeno fino agli anni '50 o '60, le "femmine" del paese, soprattutto quelle che abitavano nella parte alta di Scurcola, erano solite ritrovarsi davanti a quella porta.

La Porta delle Femmine

Durante le giornate più miti e soleggiate, infatti, le ragazze avevano l'abitudine di salire verso la Madonna e sedersi davanti alla Porta delle Femmine per portare avanti qualche lavoretto manuale: chi rammendava, chi ricamava, chi faceva lavori a maglia o all'uncinetto. Un conciliabolo di fanciulle che, con l'occasione, non si risparmiavano confidenze e, come accade da sempre, qualche pettegolezzo.

Guardando verso San Quirico

In quell'angolo sotto alla Rocca, il sole non era mai eccessivamente caldo e il vento non le avrebbe infastidite. Potevano sedersi e chiacchierare amabilmente mentre le mani svelte lavoravano. Alla sera volgendo lo sguardo verso San Quirico avrebbero potuto anche ammirare degli spettacolari tramonti magari mentre qualche ragazzo, fingendo di passare di là per caso, tentava di rapire qualche sguardo e sbirciare qualche bel volto di donna.

giovedì 3 ottobre 2019

Misteriosa epigrafe sul davanzale di Palazzo Corradino di Svevia




Sul davanzale di una delle finestre di Palazzo Corradino di Svevia, nel borgo storico di Scurcola Marsicana, esiste una misteriosa epigrafe. Probabilmente nessuno o forse solo in pochi sanno che affacciandosi a una delle finestre del bellissimo palazzo rinascimentale è possibile imbattersi in una pietra sulla quale sono incise delle lettere e almeno una parola comprensibile "VXSORIS". Il testo riporta la dicitura parziale di un'epigrafe che, evidentemente, doveva essere più lunga e articolata. A noi è arrivata solo una piccola parte: "AE P - F - VXSORIS".



Ovviamente uno storico esperto di epigrafia potrebbe suggerire qualche ipotesi interpretativa e, magari, spiegare anche la possibile provenienza di una pietra che, evidentemente, in passato doveva trovarsi altrove ed è stata qui "riciclata" per costruire una finestra. A noi rimane solo la gioia e la fascinazione derivanti dall'aver "scoperto" un elemento che prima d'ora non avevamo mai visto. E' noto che Palazzo Corradino di Svevia, così denominato in onore del giovane rampollo degli Hohenstaufen sconfitto da Carlo I d'Angiò nella Battaglia del 23 agosto 1268, è uno degli esempi più affascinanti e interessanti di architettura quattrocentesca presenti nella Marsica. Il palazzetto è riconoscibile e famoso per la presenza della finestra bifora tardogotica.

Palazzo Corradino di Svevia

Nel libro "Scurcola Marsicana Monumenta", il professor Giuseppe Grossi scrive: "Si tratta del tipico palazzo rinascimentale abruzzese che prevedeva una scala esterna per accedere ai piani superiori senza occupare spazi interni: scalinata coperta in alto da una tettoia lignea che la proteggeva dalla caduta della neve nei periodi invernali". Secondo Ignazio Carlo Gavini, autore della "Storia dell'architettura in Abruzzo", "Gli stessi muratori che lavorarono nel palazzetto di Scurcola realizzarono le bifore e le cornici marcapiano delle case signorili che si affacciavano sulla vecchia piazza di Albe, ora non più visibili perché crollati nel terremoto del 1915".

* Le foto dell'epigrafe sono di Tomas Paolucci

mercoledì 2 ottobre 2019

La Madonna che non esiste più


La "Madonna dello Latte", così veniva denominata dagli scurcolani la figura di Madre che allatta il Bambino. Si trovava nell'antico Convento dei Cappuccini, poco più in là della Quercia di Donato, a Scurcola Marsicana. Un affresco che, per tanti anni, è stato onorato dalle preghiere di donne che chiedevano l'aiuto della Madonna affinché concedesse loro il latte sufficiente per nutrire i bambini appena nati. E ciò accadeva almeno fino alla metà degli anni '50.

Il Convento risulta abbandonato e in rovina già dalla metà dell'800, ma quella figura affrescata è sopravvissuta ancora per un pezzo. Poi sono sopravvenuti l'abbandono, le infiltrazioni, l'incuria e, soprattutto, i vandalismi di gente senza cervello che, con il lancio di pietre o di chissà cosa, ha completamente annientato l'opera. Ad oggi della "Madonna dello Latte" non ci resta niente. A parte questa foto sgranata e in bianco e nero tratta dal libro "De Scurcola Marsorum" di Dario Colucci.