La foto che apre questo post si trova da anni nella casa dei miei genitori, a Scurcola. Fa bella mostra di sé sulla parete del salone e ogni volta che qualche ospite si avvicina a questa copia di quella che è una vecchia foto di classe, mio padre (che è uno dei bambini fotografati) inizia a raccontare episodi della sua infanzia. Secondo quanto mi è stato possibile ricostruire, l'immagine dovrebbe risalire all'anno scolastico 1954/1955 e le bambine e i bambini immortalati sono una parte della classe III di Scurcola. Meglio: sono una parte di una classe III perché, al tempo, di classi III ce ne erano ben due per via di un numero consistente di alunni che non potevano essere accolti in un'unica aula.
Chi sono le ragazzine e i ragazzini della foto? Da sinistra in alto: Alberto Petitta, Teresa Morzilli, Menetria Corazza, Bruno Morzilli, Giulio Marini, Omeo Curini, Antonio Trombetta, Fernando Morzilli, Lorenzo Petitta, Enzo De Michele. Da sinistra in basso: Flavio Morzilli, Francesco Morzilli, Roberto Tortora, Giuseppe Falcone, Enzo Tortora, Agostino Lucrezi (da Gualdo Tadino), Francesco Gabrieli. Tendenzialmente sono tutti nati nel 1946 ma non mancano (perché non mancavano mai) i ripetenti di uno, due o tre anni più grandi. La classe non è al completo, secondo mio padre mancano almeno: Emilia Falcone, Franca Rossi e Franca Silvestri. Ma sono sicura che altri ricorderanno dettagli ulteriori.
La storia che voglio raccontare venne a compiersi proprio nella classe frequentata in quegli anni dai bambini presenti in fotografia. Si tratta della strana iniziativa che, un giorno, venne messa in atto da un insegnante di cui, purtroppo, non sono riuscita a recuperare il nome, quasi come se, dopo il misfatto, la memoria dei protagonisti avesse preferito cancellarlo per sempre. Il maestro elementare di cui si parla veniva da Avezzano a Scurcola ogni mattina. Un giorno, secondo quanto mi è stato raccontato da mio padre Enzo e da Lorenzo Petitta, costui uscì dalla scuola per recarsi nella bottega di Omero Giovannini, il barbiere di Scurcola, per farsi prestare delle forbici per capelli.
Tornato in classe il maestro chiamò a sé i bambini e cominciò a rasare loro i capelli. Con le forbici realizzava delle linee di rasatura lungo il capo: dalla fronte verso la nuca. A casaccio. Tagliò i capelli a tutti i maschietti della classe senza una ragione. Gli unici a cui non toccò la strana "sevizia" furono Giuseppe Falcone, che aveva già i capelli molto corti, e Lorenzo Petitta, che si ribellò in maniera quasi violenta al maestro e non si fece toccare. Ogni bambino, alla fine, si ritrovò con la testa "a strisce" e, soprattutto, mortificato da un atto tanto incomprensibile.
Flavio Morzilli mi ha raccontato che, quando fu il momento di tornare a casa (abitava alla Portella), decise di mettersi in testa il proprio fazzoletto, annodato come facevano i mietitori. Lui, come gli altri compagni, provava vergogna nell'andare in giro con i capelli ridotti in quelle condizioni. Una volta tornati a casa, coi capelli "tosati" malamente dal maestro, i bambini cercarono di spiegare l'accaduto ai propri genitori i quali, come immaginabile, la mattina successiva si fecero trovare davanti all'ingresso della scuola. Erano furiosi e, soprattutto, erano intenzionati a far valere le loro ragioni nei confronti dell'insegnante autore dello scempio.
Per evitare atti inconsulti, un certo Manfredonia (Silvestro Valente) e il Sindaco del tempo (che doveva essere Emilio Ferrari) decisero di intervenire. Con la sua moto, Manfredonia uscì da Scurcola per andare incontro all'insegnante consigliandogli di tornarsene ad Avezzano. Da quel momento in poi, a Scurcola, più nessuno vide arrivare quel maestro che, evidentemente, intimorito, chiese di insegnare altrove.
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