Tra i vari documenti che Aulo Colucci ha messo a mia disposizione, c'è una vecchissima fotografia che ritrae la statua della Madonna della Vittoria accanto alla quale è inginocchiato un sacerdote. Come lo stesso Aulo spiegò a suo tempo, attraverso le pagine di "Scurcola Domani", il giornalino che ha ideato e curato per parecchi anni, l'immagine è probabilmente la prima foto della storia di Scurcola in cui appaia la Madonna della Vittoria. Nella sua riflessione, Aulo riteneva che la foto fosse stata scattata intorno alla metà dell'Ottocento presso l'abitazione di don Vincenzo Liberati, il parroco del tempo, il quale decise di custodire la statua della Madonna nella sua casa mentre la Chiesa di Maria SS. della Vittoria veniva ristrutturata grazie ai fondi messi a disposizione (settecento piastre napoletane, secondo quanto riporta don Carlo Grassi [1]) dal re Ferdinando II Borbone nell'anno 1849 (come attestato da una lapide attualmente apposta nei pressi dell'ingresso laterale dell'edificio sacro).
Lapide con il nome di Re Ferdinando II - 1849 |
Un'ipotesi che sembra del tutto plausibile se non fosse che, osservando nel dettaglio la fotografia, non avessi rilevato un dettaglio. La Madonna della Vittoria e il Bambino, come si può notare, indossano le due preziose corone d'oro donate alla protettrice di Scurcola nel corso di una affollata e sentita cerimonia che, come scrive il domenicano scurcolano P. Filippo Bontempi, venne celebrata, alla presenza di Monsignor Domenico Brizi, "nell'ultima domenica di Settembre del 1757 nel sito così detto Aia dello Ospedale propriamente vicino alla Chiesolina del Purgatorio". Lo scettro, invece, venne donato a Maria SS. della Vittoria un secolo più tardi, nel 1857, per celebrare degnamente la ricorrenza del centenario dell'Incoronazione. Ed è proprio la presenza dello scettro a creare qualche dubbio in merito all'ipotesi avanzata a suo tempo da Aulo Colucci.
Madonna della Vittoria con corona e scettro |
Se la Madonna della Vittoria appare con lo scettro, vuol dire semplicemente che lo scatto è stato realizzato quanto meno dopo il 1857, ossia dopo la donazione del prezioso oggetto d'oro. Altro limite temporale: la foto non può essere stata realizzata dopo del 1870, anno in cui don Vincenzo Liberati morì. Il problema, a quanto pare, rimane senza soluzione: perché don Vincenzo Liberati avrebbe dovuto custodire presso la sua abitazione la statua della Madonna? Per cercare di comprendere meglio, ho contattato la signora Carmen Talone, proprietaria della vecchia fotografia di cui parliamo. La signora Talone, con grande gentilezza, mi ha spiegato che don Vincenzo Liberati era fratello del suo bisnonno Giuseppe.
La casa di don Vincenzo Liberati in via dello Statuto |
L'abitazione di don Vincenzo, appartenente alla famiglia Liberati, era ed è ubicata lungo via dello Statuto, poco prima di arrivare all'Arco di Scoccetta. La statua della Madonna e il sacerdote sono stati immortalati su un terrazzino che affaccia verso Corso Vittorio Emanuele III. Purtroppo neanche la signora Carmen Talone conosce la data esatta in cui la fotografia è stata scattata né perché la statua della Madonna della Vittoria, in quel momento, si trovasse nella casa di don Vincenzo, considerando che i lavori di ristrutturazione della Chiesa, dopo il 1857, dovevano essere stati già ultimati.
Il volto di don Vincenzo Liberati, verosimilmente, è quello del primo sacerdote di Scurcola ad apparire in una fotografia. Il suo nome, tra l'altro, figura nel noto libro [2] del contemporaneo Andrea Di Pietro, il quale scrive: "la medesima statua rimase sepolta fra le alte rovine fino all'anno 1525 quando fù rinvenuta dietro la visione che ebbe una donna di Tagliacozzo, e trasportata prodigiosamente sopra la Rocca di Scurcola dove i divoti Scurcolani fabbricarono un tempio decente, che negli ultimi anni, dietro le somme cure del Canonico D. Vincenzo Liberati non che di tutto il Capitolo e degli altri proprietari di Scurcola con danaro avuto dalla Real Casa di Napoli, è stata rinnovata dai fondamenti, mirabilmente abbellita ed ingrandita".
Di don Vincenzo Liberati si parla anche in un documento dei primi del Novecento [3] in cui si descrivono i giorni successivi all'Eccidio di Scurcola Marsicana del 22/23 gennaio 1861: "Il colonnello Quintini, avuto riguardo allo stato davvero miserando della numerosa famiglia del suddetto Monti, e volendo perciò ad ogni costo salvarlo, pretendeva da lui soltanto una dichiarazione, colla quale avesse promesso di vivere per l'avvenire da buon cittadino. Lo sciagurato si ricusò di sottoscriverla, aggiungendo parole arroganti, e fu moschettato alle spalle. I due monaci, per altro, furono liberati, essendo stata accertata la loro innocenza; e di lì a qualche giorno, venne messo in libertà anche il Parroco di Scurcola Don Vincenzo Liberati. Gli altri arrestati della falange di Giorgi, già scomparso, non avendo preso parte neppure al conflitto, vennero rimandati alle loro famiglie". Infine vale la pena rilevare che, nella Chiesa di Maria SS. della Vittoria, all'interno della Cappella posta a sinistra dell'altare maggiore, esiste una lapide di marmo con la quale Giuseppe Liberati, bisnonno di Carmen Talone, volle ricordare il fratello, don Vincenzo, dopo la sua morte, avvenuta il 19 febbraio 1870 quando il canonico aveva 66 anni.
Note:
[1] Carlo Grassi, "S.M. della Vittoria nel II° Centenario dell'incoronazione", Scurcola Marsicana, 1957.
[2] Andrea Di Pietro, "Agglomerazioni delle popolazioni attuali della Diocesi dei Marsi", Pescina, 1869.
[3] Beniamino Costantini, "Azione e reazione: notizie storico-politiche degli Abruzzi, specialmente di quello Chietino, dal 1848 al 1870", Chieti, Tipografia Editrice C. di Sciullo, 1902.
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