martedì 6 ottobre 2020

Alardo, Carlo d'Angiò, Corradino e Clemente IV. I protagonisti della Battaglia del 1268 nelle vie del borgo


La storica Battaglia del 1268, quella che molti preferiscono denominare Battaglia di Tagliacozzo, limitandosi alla sola citazione dantesca, potrebbe o dovrebbe essere definita, per onestà intellettuale e correttezza storico-geografica, Battaglia dei Piani Palentini. Come ormai tutti sappiamo, l'epico scontro tra i due eserciti, quello francese di Carlo I d'Angiò e quello svevo di Corradino, si verificò nello spazio che si trova tra Scurcola Marsicana, Cappelle dei Marsi, Magliano dei Marsi e Alba Fucens. Come scrive Enzo Colucci nel suo saggio "Note sulla Battaglia dei Piani Palentini", "il paesaggio (vegetazione, caseggiati, strade), a differenza dell'orografia, era molto diverso dall'attuale, non c'erano campi coltivati di oggi con le vaste aree sgombre di vegetazione". Infatti il luogo della battaglia era caratterizzato dalla presenza di boschi e selve che attualmente non esistono più

Veduta del borgo di Scurcola Marsicana

Fatta chiarezza, seppur in maniera piuttosto sommaria, in merito ai luoghi in cui lo scontro avvenne e specificata la logica della più coerente denominazione di Battaglia dei Piani Palentini, vorrei ora soffermarmi su un dettaglio diverso ma comunque connesso all'evento storico: la toponomastica di una piccola parte del borgo di Scurcola. Tra le strade più affascinanti e antiche del nostro paese, ce ne sono quattro che, non solo si trovano tutte nella stessa area ma, in alcuni casi, risultano anche interconnesse tra di loro. Nel centro storico di Scurcola abbiamo Via Alardo, Via Carlo I d'Angiò, Via Corradino e Via Clemente IV. Basterebbe una sorta di mini-tour lungo questa sorta di quadrilatero per raccontare, traendo spunto dalle apposite targhe, gli eventi della Battaglia attraverso i nomi di chi ne fu protagonista. 

Via Alardo che incrocia Via Carlo d'Angiò

Via Alardo è dedicata ad Alardo (Erard in francese) di Valéry. È lui "il vecchio Alardo", citato da Dante nel canto XXVIII dell'Inferno, che "senz'armi vinse" la Battaglia di cui parliamo. Alardo di Valéry era nato attorno al 1220, fu condottiero francese e consigliere di Carlo I d'Angiò. Dante ci racconta di un "vecchio" Alardo anche se nel 1268 costui doveva avere poco meno di 50 anni: età considerata al tempo già piuttosto avanzata. Alardo era un generale e militare esperto e scaltro. Se Carlo d'Angiò riuscì a sconfiggere Corradino, lo deve essenzialmente a questo suo prezioso consigliere che suggerì che il comandante Enrico di Cousence indossasse l'armatura e le insegne reali: Enrico doveva sembrare in tutto e per tutto identico a re Carlo. Lo stratagemma di Alardo funzionò: gli svevi uccisero Enrico convinti che fosse Carlo d'Angiò e, sicuri di aver sconfitto il nemico, iniziarono a esultare e festeggiare. Fu proprio in quel momento che Alardo, con una sua schiera di soldati, si avventò sugli Svevi e li travolse

Via Carlo d'Angiò

Carlo I d'Angiò è, probabilmente, il personaggio più celebre tra tutti. Figlio del re di Francia Luigi VIII e di Bianca di Castiglia. Carlo era noto per la sua ambizione e per le sue abilità politiche e strategiche. Era nato il 21 marzo del 1226 e divenne re di Francia il 6 gennaio del 1266 a 40 anni. È lui il vincitore della Battaglia dei Piani Palentini, una battaglia che, storicamente parlando, rappresenta un punto di svolta cruciale per ciò che, da quel momento in poi, sarà la storia d'Italia e, per estensione, anche d'Europa. Accanto a Carlo, è giusto collocare immediatamente Corradino, discendente di casa Sveva. Era nato il 25 marzo del 1252 quindi, all'epoca della Battaglia, aveva solo 16 anni, ben 26 anni in meno rispetto al più esperto re di Francia. Corradino aveva ricevuto un'ottima istruzione, era un nobile colto, dettaglio piuttosto raro per l'epoca, degno erede di suo nonno, l'imperatore Federico II, colui che rifondò l'attività legislativa e innovò il panorama culturale del suo tempo con l'intento di unificare terre e popoli e che, proprio per questo, entrò in contrasto con la Chiesa di cui metteva in discussione il potere temporale. Tornando a Corradino: la Battaglia lo vide inesorabilmente sconfitto. Il giovane venne processato e condannato a morte: fu decapitato a Campo Moricino (attuale piazza del Mercato di Napoli), il 29 ottobre 1268. I suoi resti non ebbero sepoltura.

Via Corradino a Scurcola e miniatura con Corradino (Codex Manesse)

Infine vale la pena soffermarsi anche su Via Clemente IV, la strada dedicata al papa francese, nato a Saint-Gilles-du-Gard. Clemente IV, il cui vero nome era Gui Foucois, è forse uno dei protagonisti meno ricordati o meno citati quando si parla della Battaglia dei Piani Palentini, eppure il suo ruolo non fu affatto secondario. Gui Foucois era salito al soglio pontificio come Clemente IV il 15 febbraio del 1265 e vi restò fino alla morte, avvenuta il 29 novembre del 1268. Un breve ma significativo pontificato, evidentemente. Uno dei primi atti politici voluti da Clemente IV fu la scomunica di Manfredi di Svevia, figlio di Federico II e zio di Corradino. La politica condotta da Clemente IV mirava a favorire con ogni mezzo gli angioini, tanto che fu proprio grazie all'aiuto di Clemente IV che Carlo I d'Angiò riuscì a sconfiggere Manfredi nella famosa Battaglia di Benevento del 1266 durante la quale il re Svevo venne ucciso. Un paio di anni più tardi rispetto alla Battaglia di Benevento, poco dopo la Battaglia dei Piani Palentini, Clemente IV approvò senza troppi indugi la decapitazione di Corradino. In un saggio di Ornella Mariani viene riprodotto un biglietto inviato dal papa a Carlo I d'Angiò in cui si legge: "Mors Corradini, Vita Caroli. Vita Corradini, Mors Caroli".

Via Clemente IV e ritratto del papa a Tour Ferrande (Francia)

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